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Autore: Elis12    29/12/2013    0 recensioni
[Night School]
[Night School]Dal romanzo di C.J. Daugherty
Alla Cimmeria Academy tutto sembra ancora al suo posto, ma niente è più come prima. C'è solo una scelta possibile da fare, Nathaniel o Isabelle, e questo Ashley lo sa molto bene. Non c'è posto per i traditori nella Night School. Tra amore e odio, amici e nemici, gioia e dolore, fiducia e tradimenti, sopravvivere o morire. La lotta per il potere continua...
Genere: Drammatico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Lo so, è passato qualche mese dall’ultima volta che ho aggiornato. Chiedo scusa, ma sono stata davvero molto impegnata e non sono riuscita a finire il capitolo prima. Per ricordarvi un po’ cos’è successo nei capitoli precedenti, vi faccio un mini riassunto.

Riassunto: Ashley Shepherd è appena tornata alla Cimmeria dopo diversi mesi di assenza, durante i quali ha lavorato a stretto contatto con Lucinda. Allie, che finalmente ha rinunciato a Sylvain ed è felicemente fidanzata con Carter, stringe subito amicizia con lei. Sembrano fatte l’una per l’altra, se non fosse per il fatto che tendono sempre più spesso a mettersi nei guai. Dopo aver sabotato il ballo di Lucinda, le due escono di nascosto per un bagno notturno nel lago. L’influenza negativa che Ashley esercita su Allie non va proprio a genio a Carter, e ciò rischia di mandare in crisi il suo rapporto con la ragazza. Allo stesso tempo Ashley, che in segreto frequenta il fratello di Allie, Christopher, è in continua lotta con lui per divergenze che riguardano anche Isabelle e Nathaniel. Nel frattempo, la spia gira a piede libero per la scuola e non ci sono svolte nel capire chi è. Almeno finché Ashley non vede Katie Gilmore nel bosco con Gabe.

Se c’è qualche fan di Katie (ma anche no), questo capitolo è per voi. :)

Night School

Chapter Seven

 

Ashley si svegliò di scatto. Aprì gli occhi di colpo e impiegò solo pochi secondi per mettere a fuoco il soffitto della sua stanza. Si trovava a letto, stesa a pancia in su, con le coperte rimboccate fino alla base del collo e le braccia fuori. Una luce fioca filtrava dalla finestra illuminando appena la stanza; ne dedusse che doveva essere quasi l’alba. Si tastò la fronte con una mano, quasi potesse sentire i pensieri pulsare contro le tempie, e quell’unico tocco bastò a far riaffiorare nella sua mente i ricordi quasi assopiti. La notte precedente, il bagno nel lago con Allie, le voci che bisbigliavano nel bosco. Gabe. Katie. Gabe e Katie. Non indugiò oltre: scostò le coperte con uno strattone e si alzò di slancio. Indossò la tuta pesante della Cimmeria, allacciò strette le scarpe da tennis e afferrò l’iPod nascosto sotto il letto, uscendo poi dalla stanza senza guardarsi indietro. Marciò lungo il corridoio fino ad arrivare davanti alla camera che stava cercando, spalancò la porta senza bussare ed entrò come una furia. Katie si svegliò di soprassalto e si mise seduta sul letto prima ancora di capire cosa avesse disturbato il suo sonno.
«Cosa stavi facendo ieri notte nel bosco?» chiese Ashley, la voce resa gelida dalla rabbia.
«Ma sei impazzita?!» esclamò Katie con voce stridula. Si strofinò il viso assonnato e poi lanciò uno sguardo rapido alla sveglia sul comodino. «Ma lo sai che ore sono? Cosa ci fai nella mia stanza?», si lamentò stizzita.
«Non me ne frega un cazzo di che ore sono. Voglio sapere cosa ci facevi ieri notte nel bosco», sussurrò Ashley, scandendo ogni singola parola, mentre si avvicinava al letto minacciosa.
Katie assunse un’espressione sorpresa, poi spaventata quando capì che Ashley l’aveva vista con Gabe. Ma subito l’indignazione prese posto sul suo viso. «Non sono affari tuoi! E ora vattene! Esci dalla mia stanza».
L’altra ragazza, per tutta risposta, si avvicinò ancora di più e la afferrò con forza per le spalle. Quando parlò, il suo tono fermo aveva un sibilo minaccioso e d’avvertimento al tempo stesso. «Non so cosa stessi facendo là fuori con Gabe, ma ti consiglio di stare attenta, Katie. E’ più pericoloso di quanto immagini». Detto questo, girò su se stessa e tornò sui suoi passi, sbattendosi la porta alle spalle e lasciandosi dietro una Katie insieme stupita e terrorizzata.

Ashley uscì nell’aria fredda del mattino rabbrividendo. Sebbene fosse febbraio e il sole non era ancora sorto, era sicura che nei giorni precedenti non facesse così freddo. Si tirò sulla testa il cappuccio della felpa e infilò le cuffie dell’iPod nelle orecchie, poi premette il tasto “riproduzione casuale” e alzò il volume al massimo. Si lanciò sul vialetto d’ingresso della Cimmeria a passo di corsa e cominciò a girare intorno all’edificio, percorrendo il percorso ad anello che era solita fare quando decideva di fare jogging di primo mattino. Il cielo era una tela sfumata, come se il pittore avesse lasciato scivolare il pennello lungo il quadro mescolando tutti i colori. Le prime luci dell’alba tingevano l’orizzonte di un rosa e arancio così acceso che sembrava bruciare. Ashley, lo sguardo perso in lontananza, aveva la testa che vorticava di pensieri. Percepiva il proprio cuore battere forte all’interno della cassa toracica, mentre una strana ansia e agitazione si faceva strada dentro di lei. La corsa non aiutava. Era sempre stata l’unica cosa che le permetteva di sfogarsi, ma ora non riusciva proprio a calmarsi. Si costrinse a fermarsi e appoggiò la fronte sudata contro il tronco di un albero, come se cercasse di rallentare insieme al respiro, l’incessante martellare della sua mente che formulava idee. Non è che non voleva credere che Katie fosse la spia, ma proprio non poteva crederci. Insomma, sarà anche stata una stronza ricca e manipolatrice, e i suoi genitori erano sicuramente più dalla parte di Nathaniel che di Lucinda, ma non riusciva a pensare che Katie c’entrasse qualcosa con questa storia. Sebbene avesse tutte le credenziali per entrare a far parte della Night School, come Rachel, Katie aveva rifiutato più volte l’offerta sostenendo che non faceva per lei. E di certo Ashley non ce la vedeva per niente a sporcarsi le mani e rischiare di spezzarsi le unghie mentre faceva allenamenti assassini nel bosco. Decisamente, era impossibile credere che Katie avesse qualcosa a che fare con la guerra di potere di Nathaniel. Eppure, non era lei stessa che l’aveva vista parlare con Gabe la notte precedente? Che cosa voleva Gabe da Katie? E che diamine stava succedendo alla Cimmeria? Ashley non sapeva darsi una risposta e non riconosceva più la scuola e le persone che aveva lasciato qualche mese prima. Tutto era cambiato. Tutti erano cambiati.
Fece un respiro profondo che si trasformò subito in una nuvoletta di fumo bianco e, con fredda determinazione, si costrinse a rialzarsi e a riprendere la corsa che aveva interrotto. Non poteva dire a nessuno ciò che aveva visto. Se Isabelle avesse scoperto a cosa aveva assistito, anche Allie e Carter sarebbero finiti nei guai per essere usciti a quell’ora tarda. E se l’avesse detto ad Allie, avrebbe voluto uccidere Katie con le sue mani ed Ashley aveva invece bisogno che restasse viva abbastanza a lungo per cercare di capire che ruolo avesse. Aveva intenzione di andare a fondo alla questione. Qualsiasi cosa Gabe stesse architettando non l’avrebbe passata liscia. Ed Ashley era più risoluta che mai: sarebbe riuscita a strappare fuori la verità dalla bocca di Katie.

*

Quel giorno, con il naso gocciolante per il freddo preso dopo il bagno nel lago, Allie si ritrovò a fare colazione da sola. Nonostante fossero le otto di un sabato mattina, si era svegliata presto e il suo cervello si rifiutava categoricamente di rimettersi a dormire. Restia a rimanere ancora a letto a farsi prendere dall’ansia mentre fissava il muro della sua camera, decise che tanto valeva la pena alzarsi e andare a fare colazione. La sala da pranzo era quasi deserta, solo pochi tavoli erano occupati. Dal posto riservato agli insegnanti, Eloise le rivolse un’occhiata interrogativa, ma lei fece un gesto della mano per dire che stava bene. Ma non stava bene. Non c’era niente che andava bene. La sera prima, dopo il tuffo nel lago ghiacciato in compagnia di Ashley, Carter le aveva fatto una ramanzina lunga mezz’ora. Allie aveva capito appena l’aveva visto che era arrabbiato, ma non aveva idea che fosse così incazzato. Immerse lentamente il cucchiaio nella ciotola davanti a sé e rimase a fissare il suo porridge senza alcuna voglia di mandarlo giù. Appoggiò la testa contro il palmo della mano come se potesse impedire al mal di testa di diffondersi oltre, e intanto ripensava alla litigata avuta con Carter.

La notte precedente, per tutto il tragitto di ritorno a scuola, Carter non aveva detto una parola. Erano solo loro due e il silenzio del bosco; Ashley era rimasta indietro e Allie si soffermò un momento a preoccuparsi su che fine avesse fatto, ma poi pensò che Ashley era la più allenata di tutti loro nella Night School e se la sarebbe cavata egregiamente da sola. Del resto, per lei cose di questo genere, rientrare a scuola in segreto dopo una fuga notturna, erano la normalità. Carter la condusse all’entrata secondaria, dov’era meno probabile che qualcuno li scoprisse. Di certo, non potevano entrare nell’atrio come se niente fosse dopo diverse ore che era scattato il coprifuoco. Zelazny li avrebbe uccisi volentieri con le sue stesse mani. E poi, c’era da considerare l'idea che le guardie di Raj potessero essere ovunque e saltare fuori dal nulla da un momento all’altro per il loro turno di ronda. Il silenzio carico di minaccia e tensione che Carter si era imposto, ad Allie sembrò protrarsi in eterno, eppure sapeva dal modo rigido in cui teneva le spalle, che era fuori di sé dalla rabbia e che stava cercando di fare del suo meglio per controllarsi. Infine, quando raggiunsero la porta sul retro, Carter non riuscì più a trattenersi.
«Dannazione, Allie!» esclamò all’improvviso, tirando un pugno serrato contro la pesante porta di legno.
Allie sussultò sorpresa. Aveva continuato a tacere così a lungo, che ormai pensava non avrebbe più detto niente. Invece, sembrava che a Carter non importasse nulla di farsi scoprire, perché la sua voce si levò alta nella notte.
«Che cosa ti sei messa in testa? Da quando fai tutto quello che ti dice Ashley?»
Allie lo guardò con tanto d’occhi. Sicuramente era la rabbia a farlo parlare.
«Io non faccio tutto quello che fa Ashley. Era solo un bagno innocente, non vedo dove sia il problema», replicò la ragazza sulla difensiva.
«Qual è il problema?» chiese Carter con una vena d’ironia. «Il problema è che hai incontrato Ashley da meno di un minuto e ti sei già fatta condizionare da lei, senza nemmeno conoscerla davvero».
«Ma che stai dicendo?» domandò Allie stizzita. Ora cominciava ad arrabbiarsi anche lei. Non le piaceva il tono di accusa di Carter. «Io non mi faccio influenzare da nessuno. Non capisco perché ti arrabbi tanto!» Fece un gesto frustrato con la mano, ma Carter sembrò non farci nemmeno caso. I suoi occhi mandavano scintille.
«Mi incazzo perché è pericoloso, Allie! Non capisci? Mi preoccupo per te!» Carter fece un passo verso di lei, il tono di voce freddo ed esasperato. «C’è un pazzo psicopatico, là fuori, che non aspetta altro che mettere le mani su di te e tu, al posto di stare al sicuro nella tua stanza, cosa fai? Te ne vai in giro a farti un bel bagno in un cazzo di lago gelato nel cuore della notte!» Le sue parole erano così dure e vere che la fecero sembrare un’idiota senza cervello. «Che cosa sarebbe successo se io non vi avessi tirato fuori di lì e fosse arrivato Gabe?»
Carter la fissò dritto negli occhi in attesa di una risposta, ma Allie non aveva una risposta. Avrebbe voluto dirgli che non era al sicuro nemmeno nella sua camera per colpa di quella dannata spia. E che non sapeva cosa avrebbe fatto se Gabe si fosse presentato lì, ma non era successo. Un moto di orgoglio dentro di lei, le disse che era andato tutto bene e che ce l’avevano fatta anche senza il suo aiuto. Eppure quando glielo disse, il ragazzo sbuffò spazientito. «Davvero, è andato tutto bene. Non c’è bisogno di sclerare così», insisté Allie.
«Questa volta è andato tutto bene!», ribatté lui, alzando il tono carico di rabbia. «Ma la prossima volta, chi lo sa?» Carter appoggiò la schiena contro la porta e si passò una mano sulla fronte come per schiarirsi le idee. Poi fece un respiro profondo per calmarsi e continuò con voce più bassa e normale di prima: «Ascolta, Al, non voglio litigare con te, ma sono seriamente preoccupato. Ashley è una piantagrane di prima categoria. E’ abituata a fare quello che vuole e se ne frega degli altri. Si mette sempre nei guai e l’ultima cosa di cui tu hai bisogno è seguire il suo cattivo esempio». Carter le sbatté in faccia quelle parole con prepotenza, come se stesse parlando con una bambina piccola che non capiva la situazione. E questo fu la goccia che fece traboccare il vaso. Di nuovo. Allie era davvero troppo stanca che tutti le dicessero cosa fare o non fare, di chi fidarsi, di chi dubitare. Era stufa che criticassero lei e Ashley per il loro comportamento, quando anche altri violavano le stesse regole come se niente fosse. Non voleva sentirsi dire anche chi poteva frequentare o meno. Era in grado di scegliersi da sola le sue amicizie, e di certo non aveva bisogno della paternale di Carter. «E tu, invece? Anche tu sei un casinista e finisci sempre nei guai. Ma, ehi, se lo fa Carter West va tutto bene! Se, invece, per una volta, Allie infrange una regola è una tragedia colossale!» Sapeva che stava esagerando, e che stava mettendo in piedi una scenata inutile, ma non poteva fermarsi proprio ora. Era scoppiata senza più freni inibitori. «Forse non hai considerato che io con Ashley mi trovo bene e che, finalmente, ho incontrato qualcuno che mi capisce davvero. Anche se la conosco da poco, è mia amica. Quindi, grazie per il consiglio, ma non penso che questi siano affari tuoi», sbottò Allie alla fine. Ma quando alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Carter, si accorse di essersi spinta troppo oltre e di aver fatto un errore madornale a prendersela con lui. Subito si pentì di essere stata così dura, ma ormai era troppo tardi. Un lampo d’incredulità passò all’inizio sul viso di Carter, ma presto scomparve sostituito da ciò che Allie si era aspettata di meno. L’espressione ferita con cui Carter la guardò ebbe su di lei l’effetto di un pugno nello stomaco. Le spezzò il respiro e in quel momento capì che per niente al mondo avrebbe voluto perdere Carter, o che lui la guardasse ancora in quel modo.
«Be’, scusa tanto se mi prendo il disturbo di cercare di tenere in vita la mia ragazza». Carter si voltò e aprì la porta come una furia. «Solo, stai attenta a quello che fai. Ashley non è la persona che credi». Varcò la soglia con passo spedito e sparì nel buio del corridoio, lasciandola impalata davanti alla porta. Allie chiamò più volte il suo nome, ma il ragazzo non si guardò mai indietro.

Si sentì una stupida. Aveva rovinato tutto. Aveva mandato all’aria ogni cosa. Sapeva che avrebbe dovuto cercare Carter per sistemare le cose, eppure aveva paura che niente potesse tornare come prima. Aveva detto delle cose orribili e temeva che Carter non l’avrebbe mai perdonata. Ma doveva trovare il coraggio di affrontare la questione, perché non riusciva a immaginarsi una vita in cui Carter non facesse parte del suo mondo.

*

Ashley rimase appostata fuori dalla biblioteca per un’eternità, tanto che le sembrò fossero passate delle ore. In realtà, era lì solo da mezzora. Appoggiata contro la parte di legno di quercia in corridoio, con le braccia incrociate sul petto, canticchiava nella sua mente e aspettava. Poco prima aveva visto Katie entrare in biblioteca e, visto che non poteva entrare lì e fare una scenata di fronte a tutti, aveva deciso di seguirla e sorprenderla quando era da sola. Passarono altri interminabili minuti, durante i quali Ashley osservò il lento viavai di studenti che si spostavano pigramente dalla biblioteca alla sala comune. Finalmente, intravide mescolata tra la folla una massa di capelli ricci rosso fuoco che poteva appartenere a una sola persona. Scivolò velocemente in una nicchia nella parete, proprio mentre Katie le passava davanti incurante. Lasciò che qualche studente e diversi metri si frappose tra di loro, poi sgusciò fuori dal suo nascondiglio come se niente fosse. Una studentessa del primo anno le lanciò un’occhiata incredula, come se per magia fosse comparsa in mezzo al corridoio all’improvviso. Ashley le rivolse un sorriso amabile, prima di tornare a concentrarsi sul suo obiettivo. Katie aveva imboccato le scale per il dormitorio femminile.
Meglio così. A quest’ora ci sarà meno gente, pensò Ashley, salendo a sua volta ai piani superiori.
Imboccò lo stretto passaggio del dormitorio femminile. Su ogni lato c'era una fila di identiche porte bianche. Se Ashley allargava le braccia, poteva toccare le due pareti con entrambe le mani. C’era un solo problema. Il corridoio era completamente vuoto.
Merda.
Si era distanziata troppo da Katie per non farsi scoprire e l’aveva persa di vista. Per lei che era un’esperta della Night School, era proprio un errore da dilettante.
Con tutto quello sta accadendo in questi giorni, non so proprio dove ho la testa, pensò amaramente la ragazza.
All’improvviso, una porta si spalancò e Katie ne uscì in tutta fretta. Ashley s’immobilizzò in mezzo al corridoio, senza alcun posto in cui nascondersi. Decise di rimanere semplicemente ferma, ogni movimento poteva attirare l’attenzione. Ma Katie non la degnò nemmeno di uno sguardo, occupata com’era a sibilare furiosamente qualcosa nel cellulare che teneva incastrato tra la spalla e l’orecchio. Aveva le braccia cariche di vestiti. Con una certa fatica, aprì un’altra porta e poi la richiuse dietro di sé con un piede. Ashley sapeva benissimo che stanza era quella. Raggiunse l’entrata del bagno con poche falcate.
Bingo.
Socchiuse piano la porta, ma quella non fece alcun rumore. Trovò Katie davanti a uno degli specchi, con le mani appoggiate sul bordo del lavandino e la testa china in avanti. I capelli le ricadevano sul viso coprendone il riflesso. Aveva chiuso la comunicazione e il cellulare giaceva ora abbandonato accanto al sapone.
«Con chi stavi parlando?» chiese Ashley, con tono fintamente interessato. Aveva una spalla appoggiata allo stipite della porta ancora aperta e le gambe incrociate di lato, in una posa insieme comoda e noncurante. I suoi occhi però scrutavano Katie senza perdersi neanche un dettaglio.
La rossa si girò di scatto spaventata. «Dio, Ashley! Cosa sei una bambina?!», chiese stizzita per nascondere l’ansia che le era presa, e sicuramente anche l’espressione preoccupata che aveva in viso.
«Paura, eh?» commentò Ashley, socchiudendo gli occhi e scostandosi dalla parete. «Volevo proprio fare due chiacchiere con te». Si chiuse la porta alle spalle.
Katie fece un sospiro impaziente. «Ho di meglio da fare ora, che parlare con te», disse sprezzante. Raccolse il telefono e fece per dirigersi verso la porta ma Ashley le si parò davanti. «Oh, io invece credo che tu abbia del tempo a disposizione. A meno che tu non voglia che Isabelle venga a sapere che ti ho vista nel bosco con Gabe».
«Se avessi voluto, gliel’avresti già detto», ribatté Katie spavalda. Ashley poté comunque notare la scia di paura e incertezza nei suoi occhi e nel modo in cui le tremavano le mani appoggiate ai fianchi, in una posa da dura.
«Già, il punto è che io non voglio che Isabelle lo sappia».
Katie le lanciò un’occhiata incuriosita. «E perché no? Fare la lecchina non è il tuo hobby preferito?» chiese la ragazza sospettosa.
«Non stavolta. Se lei lo scoprisse, s’incazzerebbe, metterebbe tutti in punizione e non sarebbe di nessun aiuto». Ashley alzò gli occhi al cielo. «Io, invece, voglio scoprire una cosa».
«E’ tutto molto interessante, ma non vedo come io ti possa aiutare». Katie inarcò un sopracciglio che incorniciava perfettamente il suo visino impertinente.
«Questa è la parte meno divertente. Tu sei l’unica che può rispondere alla mia domanda», Ashley scosse la testa esasperata. «Ti pare che sarei qui a perdere tempo a parlare con te, se non mi servissi?»
«Ok, dimmi cosa vuoi sapere e poi finiamola qui. Ne ho abbastanza di questa farsa», esclamò l’altra.
«Voglio sapere di cosa stavi parlando con Gabe e come ha fatto a mettersi in contatto con te», annunciò Ashley, incrociando le braccia. Stavolta, l’avrebbe fatta confessare con ogni mezzo.
Katie fece una smorfia incredula, ma i brividi che la percorsero da capo a piedi non sfuggirono all’altra ragazza. «Col cavolo che te lo dico. Ora, se vuoi scusarmi…» Fece per sorpassare Ashley, ma quella si mosse con agilità di lato, bloccandole di nuovo la via d’uscita. In quel momento, la porta del bagno si spalancò e la stessa ragazzina di prima s’inchiodò sull’entrata, spostando lo sguardo dall’una all’altra.
«No. Fuori», esclamò Ashley, puntando un dito verso il corridoio. La bambina, riconoscendola, le rivolse un’occhiata terrorizzata e poi scappò via lasciando sbattere la porta.
Bene, ora potrà andare a dire a tutte le sue amichette che c’è un alieno nella scuola.
La ragazza tornò a concentrarsi su Katie, che aspettava con le braccia incrociate e l’aria di chi vorrebbe essere ovunque tranne che lì. «Stavamo dicendo?»
«Non stavamo dicendo un bel niente. Spostati».
Ashley la fissò dritta negli occhi e fece un passo verso di lei. «No». Senza volerlo, Katie indietreggiò. Quando si rese conto di quello che stava facendo, assunse un’espressione da dura che non le si addiceva affatto. La sua smorfia di timore era come un libro aperto sulla sua faccia. Fece un respiro tremante e provò di nuovo a oltrepassarla, ma quando vide che Ashley continuava a fissarla senza dar segno di muoversi, esplose. «Non posso dirti niente, non lo capisci?! Se lui venisse a sapere che ne abbiamo parlato, mi ucciderebbe!» Lasciò cadere le difese tutte in una volta tanto che Ashley, all’inizio, si sorprese e pensò che stesse recitando. Invece, si rese conto che Katie era davvero sconvolta.
«Di chi stai parlando? Chi ti ucciderebbe?»
«Gabe! E chi se no?!» Ora Katie sembrava isterica. Ci mancava solo che cominciasse a strapparsi ciocche di capelli con le mani ed era pronta per l’ospedale psichiatrico. Tremava visibilmente e il suo viso era un misto di terrore e disperazione.
«No, Katie. Ti posso assicurare che Gabe non ti farà niente. Non lascerò che ti accada qualcosa, ma devi dirmi che sta succedendo». Ashley fece un passo verso di lei, parlò con quanta più calma avesse in corpo per non spaventarla oltre. «Non posso aiutarti se non so come stanno le cose».
Katie fece un bel respiro per calmarsi e si nascose il viso tra le mani. Dopo un attimo di pausa, disse: «Ok, dimmi cosa vuoi sapere». Sembrava così sconfitta che perfino ad Ashley faceva pena. Non era certo la sua migliore amica, ma non aveva mai visto Katie Gilmore ridotta in quelle condizioni. E se c’era qualcuno che non si faceva mai abbattere e sconvolgere da niente, quella era proprio Katie.
«Parti dall’inizio». La ragazza le rivolse un’occhiata comprensiva.
Katie le raccontò che qualche settimana prima Gabe si era messo in contatto con lei. Non che lei ci avesse parlato molte volte. Semplicemente, aveva trovato una lettera finemente scritta su carta da invito, in cui Gabe richiedeva la sua collaborazione. I genitori di Katie, infatti, oltre ad essere membri del Consiglio della Cimmeria, erano anche dalla parte di Nathaniel e speravano che la figlia facesse altrettanto. Ciò che Gabe voleva da lei era che cercasse di coinvolgere altri studenti, figli di membri del Consiglio, per cercare di convincere anche i loro genitori ad allearsi con Nathaniel. Quello che però nessuno aveva considerato, era che Katie non stava dalla parte di Nathaniel e non aveva alcuna intenzione di aver qualcosa a che fare con quella storia.
«E’ quello che ho detto a Gabe ieri sera. Che non ho intenzione di aiutarlo», concluse Katie.
«E lui come ha reagito?»
«Non ne era per niente contento. Mi ha minacciato», ammise infine. «Immagino che tu abbia notato che non stavamo esattamente prendendo il tè come buoni amici. A proposito dov’eri nascosta?»
«Dietro al cespuglio», confessò Ashley. «Dimmi ancora una cosa. Chi ti consegnava le lettere e come facevi a rispondere?»
«Non rispondevo. Gabe mi ha detto di non farlo. Trovavo le lettere sempre sulla mia scrivania», Katie alzò le spalle come se non potesse farci niente. «Credo che fosse la spia nella Night School che me le consegnava, anche se non ho idea di chi possa essere. Non l’ho mai visto e credimi ci ho anche provato a coglierlo in flagrante».
«Non ne dubito», commentò Ashley, guardandola in modo strano. «Toglimi un’altra curiosità. Quante volte hai incontrato Gabe?»
«Solo due», rispose lei. «Ieri sera e qualche settimana fa. La notte in cui ci fu la cena della Vigilia di Natale e Sylvain era appena stato aggredito, ricordi? Non so perché Gabe abbia voluto vedermi quella notte e non mi avesse inviato un’altra lettera e basta. Forse la spia in quel momento non poteva».
«Forse perché era alla cena di Natale e non poteva mancare». Le due ragazze si scambiarono un’occhiata complice.
«Forse sì».
«Comunque sia, non ti devi preoccupare. Farò il possibile per risolvere questa storia». Le diede una pacca sul braccio, dimentica del fatto che loro due non erano mai state in buoni rapporti. «Se Gabe dovesse mettersi ancora in contatto con te, fammelo sapere. Ci penso io a mandarlo a cagare».
Katie si concesse addirittura un sorriso. Sembrava molto più sollevata ora. E l’espressione grata che rivolse per ringraziarla, convinse Ashley che non c’era bisogno di preoccuparsi. Katie stava bene.

*


Il sole aveva già iniziato a calare fuori dalla finestra quando finalmente Allie trovò Carter. Era seduto da solo a un tavolo in mogano della biblioteca, immerso nel silenzio mentre studiava. Allie avrebbe voluto rimanere lì a fissarlo per ore, godersi la visione delle sue lunghe ciglia che sbattevano a intervalli regolari e la sua mano che si muoveva sinuosa mentre scriveva. Invece, fece un respiro profondo e si costrinse a fare qualche passo avanti verso di lui. Era così concentrato sui suoi compiti che non alzò lo sguardo finché lei non gli si parò davanti.
«Pensavo che potessimo parlare», annunciò Allie, un po’ incerta e speranzosa insieme.
Se Carter credeva che avesse fatto male a pensarla così, non lo disse. Appoggiò la schiena contro lo schienale della sedia con un sospiro, la penna dimenticata tra le lunghe dita e gli occhi fissò sul suo saggio. Almeno si costrinse a fermarsi e ascoltare.
Che ti aspettavi, Allie? Che saltasse dalla gioia appena ti avesse visto?, si chiese in modo sarcastico.
La ragazza scostò titubante la sedia di fronte a lui e si sedette appoggiando i palmi delle mani sudate sul piano lucido.
«Credo proprio di doverti delle scuse», cominciò sbirciandolo appena da sotto le ciglia. «Mi sono comportata da completa idiota, ieri sera». Carter fece una smorfia come per dire che sì, era un’idiota. «E mi dispiace, Carter. Mi dispiace così tanto. Ti ho detto delle cose orribili che non meritavi e che non pensavo realmente, devi credermi…»
Il ragazzo non sollevò nemmeno lo sguardo. «Lo pensavi davvero, invece», replicò. La sua voce triste aveva una nota di accusa.
«No, io…»
«Lascia perdere, Allie. Non cercare di giustificarti con me». Carter aveva smesso di giocherellare con la penna, ora la guardava dritta negli occhi grigi. «Lo capisco, ok? Hai passato un periodo orribile. Mi rendo conto di quanto tuo fratello ti abbia ferita quando se n’è andato. So cosa provi. Ci sono passato anch’io, ricordi? So quanto ci si può sentire tristi nel perdere qualcuno che si ama. Provo le stesse cose, ok? Mi sento solo; è da quando i miei genitori sono morti che mi sento solo e..» Sembrò fare uno sforzo immenso nel pronunciare quelle parole. Allie sapeva quanto fosse difficile per lui parlare dei suoi e ammettere quanto gli mancavano. Ma lui si costrinse a continuare. «So che ne ho combinate di cotte e crude in passato e forse dovrei essere l’ultima persona che può permettersi di parlare. Anche Isabelle mi darebbe ragione su questo», Carter si lasciò sfuggire un breve sorrisetto triste ma subito lo represse. «Ma conosco Ashley meglio di te, so come fa. Ha quel modo intrigante e affascinante che fa sembrare tutto una buona idea; credimi quanto ti dico che lo so, perché ci sono passato anch’io. Ma non è sempre così, è pericoloso e Ashley…» Diede una scrollata di spalle come se non sapesse nemmeno lui come definirla. «Lei.. è fuori controllo. Nessuno riesce a gestirla. Non sa cosa vuol dire la parola “rischioso”, lei fa la prima cosa che le passa per la testa senza pensare alle conseguenze. E Isabelle gliel’ha sempre lasciato fare».
Dopo un attimo di pausa continuò: «Ma per te è diverso. Nathaniel è una costante minaccia per te e io ho paura». Ora Carter sembrava esasperato e addolorato insieme, i suoi occhi brillavano di una qualche luce bellissima. Con le guance arrossate per la concentrazione, la fissava con una tale intensità che il suo sguardo bruciante poteva quasi scottarle la pelle. Allie lo osservava assorta, senza aprir bocca o perdersi anche una sola parola. La sua gola si era seccata così tanto che forse, anche se ci avesse provato, non poteva comunque parlare. «Ho una dannata paura che ti possa succedere qualcosa, che a volte mi sembra di impazzire. E uscire da sole con il buio è stata un’idea davvero stupida e mi hai spaventato a morte. Quando mi sono accorto che non eri nella tua stanza e che potevi essere ovunque, che potevi essere sparita senza che qualcuno se ne accorgesse, magari rapita, io…» Carter appoggiò i gomiti sulla scrivania e si coprì il volto con le mani. Fece scorrere i ciuffi di capelli tra le dita e poi tornò a guardarla con un’espressione dolce e triste insieme. «Al, mi dispiace per la scenata che ti ho fatto ieri sera e di aver litigato con te, ci ho pensato tutta la notte. Ma di fronte anche alla più piccola eventualità di poterti perdere, io esco di testa».
Ora Allie aveva anche le lacrime agli occhi. Possibile che fosse stata così egoista da non rendersi conto dei sentimenti che Carter provava? Era stata così stupida da pensare solo a sé in una situazione come questa? Anche Carter aveva perso delle persone importanti nella sua vita, eppure non andava in giro ad accusare la gente di non riuscire a capirlo. Lui era solo al mondo e non una volta l’aveva sentito lamentarsi di questo. Lei, in confronto, sembrava una bambina viziata che  si cacciava nei guai apposta per far arrabbiare i grandi, e si odiò per questo. Aveva ferito i sentimenti di Carter e si sentiva più stupida che mai.
Quando finalmente aprì bocca per parlare, non riuscì più a sostenere il suo sguardo. «Non sei tu a doverti scusare. Sono io quella che ha sbagliato. Sono io l’idiota che era troppo concentrata su se stessa per pensare alle conseguenze e agli altri. Mi dispiace così tanto, Carter». Avrebbe voluto smettere di tormentarsi le mani ma proprio non ci riusciva. Alzò lo sguardo verso di lui. Se doveva trovare un modo per farsi perdonare, almeno l’avrebbe fatto guardandolo negli occhi. Si sarebbe impegnata per dimostrargli quanto era davvero dispiaciuta, per indurlo a credere di nuovo in lei. «Non ti ferirei mai intenzionalmente, lo sai. E’ solo che… non stavo pensando. Ho agito d’istinto come una stupida e non avrei mai dovuto assecondare Ashley. Non avrei mai dovuto dirti quelle cose, sono stata orribile. E ora sembro una lagna che si strugge per le sue colpe».
«No continua pure, mi diverte vederti così. Fa parte della tua punizione», le disse Carter con un sorriso.
Allie sorrise a sua volta e allungò timidamente il braccio verso di lui. Il ragazzo le prese la mano e la strinse nella sua. Quando le loro dita si toccarono, entrambi sentirono dei piacevoli brividi risalire lungo il braccio, come se si toccassero per la prima volta. Quella sensazione ricordò a entrambi i motivi per cui stavano insieme.
«Quando Lucinda è venuta qui, ieri pomeriggio, per dirmi che avrebbe accettato di aiutarci, mi ha dato un avvertimento. Mi ha detto di stare alla larga da Ashley e io, non so cosa volevo dimostrare, ma è ciò che mi ha convinto a fare quella cosa con lei. E anche quando mi hai detto di stare lontana da Ashley, ieri sera, io mi sono arrabbiata. Non voglio sentirmi dire con chi posso uscire o di chi posso essere amica, vorrei scegliere da sola le persone di cui fidarmi. Ma a quanto pare non so fare neanche questo, perché finisco sempre nei casini».
«Penso che siamo tutti un po’ esauriti da questa storia della spia e che ci renda nervosi e sospettosi. Ma hai ragione, dovresti imparare a decidere di chi fidarti da sola. E non avrei dovuto gridarti addosso in quel modo e importi di non vedere Ashley. Voglio solo che tu sia al sicuro e che stai attenta a ciò che potrebbe metterti in pericolo», disse Carter. Le sue dita intrecciate a quelle di Allie erano fredde al tatto.
«No, hai ragione. Forse avevo solo bisogno di un indirizzamento. Vorrei che il dottor West mi consigliasse più spesso su ciò che è giusto o no», suggerì timidamente.
«Il dottor West è sua disposizione quando vuole, Miss Sheridan», replicò lui con un sorriso. «E parte del trattamento prevede anche che sia necessario uno sbaciucchiamento rappacificatore», le lasciò un’occhiata maliziosa. Allie sorrise ma non si mosse. «Potrai mai perdonarmi?»
«Comincia a portare qui le chiappe, e poi vedremo». Carter la tenne per mano mentre faceva il giro del tavolo e si sedeva sulle sue gambe. La vicinanza dei loro corpi era la medicina più efficace di cui ora entrambi avevano bisogno. Quando Carter la baciò, Allie giurò a se stessa che non l’avrebbe più lasciato andare. Che non avrebbe più combinato o fatto niente che potesse mettere a rischio il loro rapporto. Desiderava davvero riuscire a mantenere quella promessa.

*


«Sai, comincio ad odiare sul serio Raj; mi rifila sempre il turno di notte quando fa un freddo cane», esclamò Ashley stringendosi nel cappotto nero, che non la stava riscaldando affatto.
«Ci vogliono continuamente attenti e vigili, però non ho ancora capito perché non se le fanno loro queste stupide ronde», concordò Allie tremando nell’aria gelida della sera.
«Ma ce li vedi, Isabelle e Zelazny che passeggiano al chiaro di luna tenendosi per mano, rivelandosi chissà quali segreti e cercando spie nascoste dietro gli abeti?»
«Bleah, ti prego. Ho appena mangiato!» commentò scandalizzata Allie. Scosse la mano davanti a sé come per scacciare quella disgustosa immagine.
Era, probabilmente, già passata la mezzanotte e loro stavano gironzolando da almeno un’ora, pattugliando il campus per la Night School. Entrambe stufe di girare in tondo come due sceme, decisero di deviare di poco il percorso, addentrandosi ancora di più tra gli alberi. Qui, a parte le loro voci, regnava il silenzio; solo ogni tanto si sentiva il lieve spostamento di foglie causato da qualche animale, messo in agitazione dal loro passaggio. Oltre a questo, niente di interessante da riportare. Nessuna spia in circolazione, nessuna effrazione nel giardino della scuola. Niente Gabe o Nathaniel. Niente Christopher. Ashley preferiva non pensarci e si concentrò quindi su Allie.
«Allora, dimmi. Come va con Carter?» chiese infrangendo il silenzio della notte. La sua voce fu come lo sparo di un colpo di cannone in mare aperto. «So che si è arrabbiato, ieri sera».
«Arrabbiato è un eufemismo. Direi piuttosto che era infuriato. Ma è colpa mia, ho detto cose che non avrei dovuto e…», Allie sospirò, «…ho solo peggiorato le cose».
«Mi dispiace che Carter se la sia presa con te. In fondo, è stata una mia idea quella del lago e so che lui non è esattamente un mio fan quando si tratta di te», Ashley le scoccò un’occhiata indecifrabile.
«Oh, lascia perdere. Abbiamo parlato a lungo anche di quello e alla fine ci siamo chiariti».
«Mi fa piacere. Ti prometto che per un po’ eviterò di farmi venire altre idee folli. Dovremo stare più attente d’ora in poi..» La frase di Ashley era quasi un sussurro ed Allie fece fatica a sentirla. Avrebbe voluto chiederle a cosa era dovuto quel cambiamento, ma non ne ebbe il tempo. Accadde tutto in un istante. Il rumore di passi che si allontanavano frettolosamente, le voci che si levarono alte nella notte, il cielo che si capovolse sopra di lei. Un secondo prima stava camminando al fianco di Ashley e quello dopo si ritrovò stesa per terra. Si girò con fatica a vedere in che cosa era inciampata e notò Ashley, immobile sul posto, che confusa cercava ancora di capire cosa fosse successo. Videro il corpo nello stesso momento. Una figura era accasciata per terra, priva di sensi.
«Oh mio Dio», Ashley si riprese dallo shock, si abbassò e rigirò delicatamente la ragazza per vederla in faccia. Allie si avvicinò abbastanza per riconoscere il viso di Katie Gilmore pallido come un lenzuolo, gli occhi chiusi. Sembrava non esserci più alcuna vita in lei, eppure intorno a lei non c’erano tracce di sangue. Ashley incontrò il suo sguardo, e Allie poté vedere lo stesso orrore che provava riflesso negli occhi terrorizzati della ragazza.

 
Pochi istanti dopo, Allie stava già correndo a scuola a chiamare aiuto. Ashley appoggiò due dita sulla gola di Katie per sentirne il battito. La ragazza era ancora viva e dall’assenza di evidenti ferite esterne, ne dedusse che fosse solo svenuta. Qualcuno l’aveva colpita. Il bernoccolo che si stava formando sulla sua testa ne era una prova lampante.
Porca puttana. Ed io che le avevo detto di stare tranquilla.  
Ashley desiderò sapere chi fosse stato, anche se aveva già una mezza idea. Decise su due piedi. Si alzò di scatto, scavalcò Katie con un passo e corse nella direzione da cui, poco prima, aveva sentito provenire le voci. Non dovevano essere lontani, questa volta li avrebbe presi.
Ma quando raggiunse la radura da cui arrivavano quegli strani rumori, capì che non importava quanto lei fosse forte e menefreghista. Quanto si sentisse superiore agli altri. Comprese che la fiducia e la lealtà erano sentimenti così importanti di cui neanche lei poteva fare a meno, e che se infranti potevano avere delle conseguenze disastrose sullo stato d’animo delle persone. Comprese solo in quel momento come doveva sentirsi Isabelle ogni volta che lei infrangeva una promessa fatta. Ashley aveva voluto credere in lui così tanto, si era fidata di lui più di chiunque altro e, proprio per questo, era l’unico che poteva ferirla nel profondo. Che poteva distruggere tutte le sue speranze. Niente poteva prepararla alla scena che le si parò davanti.
«Cosa pensi che succederà quando tutti scopriranno che sono io la spia?!» La voce familiare. Il marcato accento francese. Li riconobbe all’istante, ma niente le spezzò il respiro quanto la vista della persona che aveva parlato. Sotto la luce della luna, le due figure brillavano come sabbia al sole. Quando i due ragazzi si girarono a guardarla, le sembrò di ricevere un calcio nello stomaco. Gabe. E Sylvain.
Ma che diavolo..?
«Ma cosa… Sylvain?»
Sylvain è la spia della Night School?!

To be continued...

Ok, calma calma. Ci tengo a precisare, prima che qualcuno si faccia prendere dall'ansia (fan di Sylvain dico a voi), che Sylvain NON è la spia di Nathaniel. O almeno, per quanto ne sappiamo ora (siamo arrivati alla pubblicazione del secondo romanzo in Italia), potrebbe anche esserlo. Detto questo, io non credo che sia lui la spia, anzi sospetto di qualcun altro, ma dato che non posso dire chi è per via dello spoiler, ho pensato di fare di Sylvain la mia spia.  Era un'idea che mi elettrizzava. Lo ammetto all'inizio ho pensato che fosse davvero lui ahahah. Per il resto godetevi la storia senza prenderla troppo seriamente, è pur sempre una fanfiction di mia invenzione. :)

Passiamo a fare un po' di pubblicità. Per chi volesse leggere l'altra storia che ho appena pubblicato su Jo, questo è il link http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2357648&i=1 . Ma occhio allo spoiler!

Per chi invece è un fan della saga ed è in cerca di qualche curiosità, passate a dare un'occhiata al blog apposta da me creato http://nightschoolitalia.blogfree.net/ ;) .

Mi farebbe molto piacere se veniste a commentare o anche solo a visitarlo. 
Lasciate pure una recensione a questo capitolo, se vi è piaciuto.

A presto, Elis. 

 

  
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