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Autore: SusanTheGentle    24/09/2013    13 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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47. Il serpente marino
 
 
 
La pioggia cominciò a cadere in grandi goccioloni, fredda sulla pelle, pungente quando il vento la sbatté contro le loro facce. Qualche momento dopo, il filmine squarciò le nubi e scoppiò una vera e propria tempesta, mentre l’Isola delle Tenebre tremava e sprofondava negli abissi.
La foresta, i resti di quello che era stato il labirinto, il castello della Strega Bianca…tutto vene inghiottito dai marosi. L’incendio provocato dal drago si estinse in lunghe volute di fumo nero e denso, che presto si perse nel cielo.
Eustace volava rapido, affiancato dagli Uccelli di Fuoco, verso il Veliero dell’Alba, accanto al quale stavano altre due navi.
“Eustace, sono tutti tuoi!” esclamò Caspian.
Il drago emise un ruggito possente, passò sopra la nave delle Sette Isole e si gettò in picchiata sull’Occhio di Falco.
Caricò il fuoco, avvertendo un leggero solletico in fondo alla gola. 
Caspian, Susan, Peter, Miriel e Lord Rhoop, avvertirono il corpo del drago vibrare quando liberò le fiamme dalle fauci.
Esse lambirono le vele della nave nemica, che subito presero fuoco nonostante la pioggia.
I calormeniani- o quel che di loro era rimasto- gridarono di terrore, e il capitano dell’Occhio di Falco girò il timone annunciando la ritirata. Dopo la scomparsa dei pirati di Terebinthia, il tradimento di Aréf tarkaan, e la morte di Rabadash, era l’unica autorità rimasta a bordo in grado di impartire ordini.
“Se ne vanno!!!” gridarono i marinai del Veliero dell’Alba, alzando i pungi in aria in segno di vittoria, e invocando il nome di Aslan, che ancora una volta aveva permesso loro di far trionfare la giustizia.
In quel mentre, Eustace si posò nel centro del ponte, e non appena Caspian e i Pevensie vi misero piede, l’intero equipaggio si raggruppò intorno a loro.
Peter si voltò un attimo indietro, osservando l’Occhio di Falco che si allontanava piano.
“E’ prudente lasciarli fuggire?”
Caspian gli si affiancò. “Sì. Non ci interessano i prigionieri. Non abbiamo affrontato questo viaggio per iniziare una guerra, ma per promuovere la pace e salvare la nostra Narnia”
Peter si volse solo un attimo verso il Liberatore.
La nostra Narnia…
Sorrise, posando una mano sulla spalla di Caspian. “Nostra. Hai proprio ragione. Casa nostra”
Caspian ricambiò il sorriso.
“Ehi, guardate chi c’è!” esclamò ad un tratto la voce di Edmund.
Tanti piccoli esserini simili a funghi, saltellando su un solo enorme piedone, si profusero in tanti goffi inchini.
Erano il popolo degli Inettopodi. Brandivano lunghe lance appuntite, e anche loro avevano partecipato alla battaglia. Erano arrivati suoi dorsi di un nuovo gruppo di Blue Singer- spiegarono gli uomini delle Sette Isole.
“Siamo qui su espresso ordine di Aslan” disse Chief, il capo degli Inettopodi.
I Re e le Regine di Narnia non avevano le parole per esprimere la loro felicità e gratitudine. Il Grande Leone aveva mandato loro rinforzi da ogni dove, ed ora, tutti gli amici incontrati durante il viaggio erano lì insieme.
Presto però, l’attenzione di tutti i presenti fu concentrata sui nuovi arrivi. I Sovrani, il drago, la Driade e il giovane trakaan, avevano portato facce sconosciute dall’Isola delle Tenebre.
Alla vista dei pirati di Terebinthia- o meglio, gli uomini pesce- immediatamente i guerrieri di Narnia si misero sull’attenti.
Ma Lucy assicurò che non avevano da temere nulla da loro, e brevemente racconto chi erano e perché erano venuti.
Lord Rhoop, al momento di essere presentato, non rispose e non guardò nessuno. Sembrava ancora una volta immerso in chissà quali pensieri.
Shanna fu presentata a sua volta da Edmund come la vera Stella Azzurra e guida del cielo.
Purtroppo, non ci fu tempo per aggiungere nulla di più, poiché la nave oscillò proprio in quel momento.
Il tremore cessò, poi ricominciò, e cessò di nuovo.
Prudenti, tutti cercarono di affacciarsi ai parapetti per osservare il mare, scorgendo però soltanto le gocce di pioggia che ne increspavano la superficie.
Ma sotto di essa poteva esserci qualsiasi cosa...
“Che cos’è?!” strillò Gael d’un tratto.
In un sinistro sibilo, una specie di collinetta verdastra salì dall’acqua e poi scomparve rapida inabissandosi di nuovo. Alcuni uomini si spostarono dalla parte opposta, altri a poppa, altri a prua: le strane collinette circondavano la nave, si muovevano, salivano e scendevano.
“Che cosa sono?” chiese Chief, ma nessuno seppe rispondergli.
Edmund deglutì sonoramente. Aveva una spiacevolissima sensazione…
“Mi sembra…” fece Miriel, stringendo gli occhi.
Non voleva dire una cosa per l’altra, rischiando di allarmare per nulla i compagni, ma le parve davvero lo stesso fenomeno verificatosi quand’era stata legata al drago d’oro del Veliero dell’Alba dagli uomini di Rabadash.
Quella volta, qualcosa si era mosso sotto di lei, aveva sibilato, in attesa, di tanto in tanto cercando di afferrarla, Poi, Peter era corso a trarla in salvo, e la cosa se n’era andata, scomparsa sotto il mare.
Miriel non aveva mai capito di cosa potesse trattarsi, non aveva visto nulla di più di quelle strane protuberanze, ma il primo pensiero era stato: ‘se cadrò in mare, finirò tra le fauci di qualche mostruosa creatura degli abissi’.
Non c’era andata troppo lontano…
“Non pensate!” gridò Lord Rhoop a un tratto, facendoli trasalire tutti. “Non pensate a nulla, svuotate la mente da qualsiasi pensiero! Qualsiasi! Sta arrivando!”
Caspian si allontanò dal parapetto e gli si avvicinò, cercando di calmarlo.
“Cosa dite, signore? Chi sta arrivando?”
“La cosa oscura…quella cosa che alberga nel cuore e nella mente di tutti noi, nessuno escluso. La creatura che dorme sotto l’isola e che adesso si è svegliata”
Il Lord indietreggiò, fino a ritrovarsi con la schiena contro la ringhiera opposta.
“Non pensate! Non pensate, o qualsiasi cosa temiate diverrà reale, cento volte più potente di come la immaginate ora!”
Lord Rhoop sapeva quello che diceva, ma nessuno parve comprendere appieno le sue parole. Il Veliero dell’Alba era un insieme di volti attoniti, spaventati.
Nessuno… finché…
“Oh no…” esalò improvvisamente Edmund, chiudendo gli occhi, deglutendo. “Oh, che idiota sono!”
“Ed?” fece Peter, lanciandogli un’occhiata interrogativa.
“Scusate! Io non…se mi dite di non fare una cosa, è logico che io…”
“Cosa stai dicendo?” fece Susan, preoccupata. “Non avrai…”
“Cosa?” chiese Caspian, che sperava di aver capito male.
“Hai pensato!” lo rimproverò Lucy, sgomenta.
“Tutti pensano, Lu! Non si può fare altrimenti!” ribatté il fratello. “E’ come quando dici a qualcuno che sta per attraversare un precipizio: ‘non guardare in basso’. E’ inevitabile: la persona lo farà! Gli verrà automatico!”
Lucy ripensò improvvisamente a quando, sull’isola di Ramandu, avevano attraversato il ponte di pietra, e Emeth le aveva detto una frase identica a quella citata da Ed: non guardare in basso…
“Se me lo dici mi viene voglia di farlo” aveva risposto lei.
Purtroppo era vero, e anche gli altri lo capirono: non era possibile fermare i pensieri. Non era possibile impedire alla propria mente di controllare ciò che le parole di Lord Rhoop portavano fatalmente in superficie dal più profondo del loro cuore in tumulto: la paura.
La pura e semplice paura.
“A che cosa hai pensato?” chiese Peter al fratello minore, con una gran voglia di dargli un pugno su quella testaccia dura che Edmund Pevensie aveva e avrebbe sempre avuto.
“Drinian ha continuato a parlarne per tutto il viaggio” deglutì il Giusto per la terza volta. “E io…”
“Ed, non farmi perdere la pazienza! A-cosa-hai-pensato?!”
Edmund esitò. “…Al serpente marino”
Un altro scossone, più forte, e tutti dovettero aggrapparsi l’uno all’altro per non cadere.
Gael si alzò in punta di piedi e guardò giù verso il mare ancora una volta.
“No, Gael!!!” gridò Lucy all’unisono con Rhynce, entrambi in preda al terrore. “Vieni via di lì!!!”
La bambina si ritrasse strillando di terrore, quando dal mare emerse una mostruosa creatura dal colore indefinibile, con sfumature che andavano dal verde al rosso vermiglio. Era orribile a vedersi, la sua testa sovrastava l’albero maestro, e le sue spire continuavano chissà per quanto metri sotto e attorno al veliero. La sua orrenda bocca era spalancata, la lingua saettante e due spaventose file di denti aguzzi in vista. I grandi occhi rossi che scrutavano minacciosi i piccoli uomini sotto di lei. Il suo sibilo aveva un suono come di mille lame dentate che sfregano l’una contro l’altra.
Alla fine capirono tutto: quelle che erano sembrate collinette che uscivano dall’acqua, era in realtà il corpo del serpente, che si alzava sull’acqua a intervalli regolari. Era la stessa creatura che aveva visto Miriel, la creatura che aveva permesso all’isola delle Tenebre di muoversi da un punto all’altro dell’Oceano Orientale trasportandola sul suo interminabile dorso. Era sempre la stessa: il serpente marino. E adesso che si era risvegliato, l’isola si era distrutta.
“Tutti ai posti di combattimento!” gridò Caspian, iniziando a dare ordini ai suoi uomini.
E così i Pevensie, impegnati a dare veloci disposizioni ognuno a un gruppo diverso di guerrieri.
Le armi da taglio non servivano a molto. Tutti gli spadaccini avevano abbandonato le proprie e si erano muniti di archi, balestre, lance, fionde.
Susan e Lucy schierarono gli arcieri di Narnia, umani e Fauni; Peter prese il comando tra gli uomini delle Sette Isole; Edmund radunò Satiri e Minotauri; Emeth fu alla testa del popolo degli Inettopodi; Miriel invocò la sua magia; Shanna, ancora sperduta e spaventata da tutta quella situazione, salì in cabina di comando assieme a Gael, il dottore e Shira.
Gli Uccelli di Fuoco si riunirono attorno alla testa del serpente. Cercavano di distrarlo per far guadagnare tempo ai narniani, così che potessero preparare il primo attacco.
Lo stesso faceva Eustace, sputando fuoco e mettendo in difficoltà il mostro.
“Non c’è trippa per gatti!” esclamò Ripicì dal dorso del bestione. “Pardon, forse dovrei dire per serpenti…o per draghi? Comunque sia….avanti vecchio mio, fagli vedere che sei!!!”
Eustace ruggì, facendosi largo tra gli Uccelli di Fuoco, lanciando una fiammata dalla bocca.
Gli Inettopodi invece aiutavano con le lance.
Le Blue Singer stavano tutte attorno alla nave e la difendevano, mentre Ader e i suoi uomini pesce si tuffavano sott’acqua per cercare un punto debole nel corpo serpentesco.
Fu allora che Edmund l’udì: una voce chiamare il suo nome.
Edmund….Edmund…
Tra le nebbia verde prese forma una figura.
Il giovane rimase immobile, mentre veniva superato da uomini e creature in corsa. Tutto parve rallentare.
Edmund…vieni da me…
Un lampo fortissimo, e il Giusto fu costretto a chiudere le palpebre.
 
Nel frattempo, gli arcieri di Narnia si apprestavano a lanciare il secondo assalto.
“Pronta, Lu?” chiese Susan, gli occhi fissi sul bersaglio.
“Prontissima!”
Le due sorelle erano fianco a fianco.
“Scoccate!” ordinò la Regina Dolce.
La nuvola di frecce si levò nel cielo tempestoso. Provarono a mirare verso la testa del serpente, verso le fauci spalancate, ma era troppo in alto e troppo lontano, e la maggior parte dei colpi andarono a vuoto.
Il serpente si dimenò, infastidito da qualcosa, e l’acqua si tinse di rosso. Un attimo dopo, Ader e i suoi tornarono sulla nave.
“Trafiggetelo tra le squame” disse il capo degli uomini pesce. “Fategli aprire la bocca. Quando la apre, le squame di tutto il corpo vibrano e si aprono. E’ l’unico modo”
“Eustace, portalo giù!” gridò allora Susan al cugino. “Fallo avvicinare!”
“Preparate gli arpioni!” ordinò Caspian, poco lontano dagli arcieri.
I marinai eseguirono, caricarono, lanciarono al comando del Re.
Il serpente si contorse ancora, e gridò quando gli arpioni penetrarono nelle squame.
“Aspettate, ho un’idea!” esclamò Miriel, evocando la magia del fuoco e trasformando le frecce in veri e propri dardi arroventati.
Eustace si gettò in picchiata verso la nave, e il serpente aprì la bocca e lo seguì, abbassandosi notevolmente.
 “Pronti!” esclamò ancora Caspian, i capelli appiccicati al viso dalla pioggia. Si scambiò uno sguardo con Susan, lei annuì, e quasi all’unisono gridarono: “Ora!”
Le frecce infuocate, combinate alle fucine, sembrarono funzionare. Il fuoco di Eustace e di Miriel indeboliva il serpente, che si contorse di nuovo, emettendo urla di dolore mentre gli arpioni gli si conficcavano tra le scaglie.
Un grido di trionfo scaturì dalle gole dei narniani, e non solo.
Ma c’era qualcosa… qualcosa che impensieriva Susan e Lucy.
Le due sorelle si guardarono negli occhi.
“Dov’è Edmund?”
 
Edmund riaprì gli occhi che aveva chiuso solo per un secondo, e si ritrovò solo sul Veliero dell’Alba.
La nave era deserta, come nel sogno in cui aveva incontrato Shanna. Una strana foschia lo avvolgeva.
Solo che, a differenza di quel sogno, non c’erano stelle ad illuminare il cielo. Non c’era quel senso di tranquillità.
Le nubi si ammassavano, nere di tempesta, la pioggia cadeva ancora, le lanterne erano accese, sentiva l’acqua infrangersi contro la chiglia. La nave navigava, eppure era deserta.
“Dove siete?!” gridò Edmund, cominciando a camminare per il ponte.
Tutto era scomparso in un lampo.
Lo aveva abbagliato, mentre il serpente marino emergeva dalle profondità degli abissi. Edmund aveva guardato solo per un secondo in quegli orrendi occhi rossi senza iride, enormi, e poi il lampo…dentro il quale l’aveva vista: un volto bianco, capelli biondi scompigliati dal vento, occhi glaciali che lo guardavano fisso.
Un miraggio, si era detto, in uno di quei ragionamenti fulminei, difficili da spiegare a parole.
Sì, un’illusione probabilmente provocata dalla paura che gli aveva messo il serpente: la sua ossessione per tutto il viaggio.
Non lo aveva mai confidato a nessuno, ma da quando Drinian aveva nominato questi mostri il primo giorno che era salito con Lucy e Eustace a bordo del Veliero dell’Alba, ogni qualvolta incontravano un pericolo, Edmund pensava prima di tutto al serpente marino. Ogni tanto lo sognava, e si vergognava a morte di avere così paura, come un ragazzino…
Anche se effettivamente lo era: aveva quattordici anni. Un anno meno di Susan al loro primo viaggio a Narnia.
Solo che sua sorella era molto più matura di lui, lo era sempre stata… Perché non poteva essere gentile come lei, coraggioso come Peter, buono come Caspian, amichevole quanto Lucy?
Perché, nonostante tutti gli dicessero che era cambiato, che era cresciuto, lui continuava non essere soddisfatto di sé stesso? Cosa gli mancava? Cosa, per essere all’altezza degli altri?
Da piccolo si era sempre comportato bene, finché non si era reso conto (almeno secondo lui) che era il figlio meno amato dai genitori.
Peter era il maggiore, era normale che avesse un posto di rilevanza tra loro quattro. Susan era la prima figlia femmina, giustamente aveva un posto speciale nel cuore della madre. Lucy era la piccola di casa, coccolata e viziata da tutti. E lui?
Tu non servivi.
Lui era il terzo.
Un figlio maschio già c’era, un altro capofamiglia nel momento in cui il padre era stato costretto ad allontanarsi a causa della guerra: un ruolo che Peter aveva ben ricoperto.
Una seconda mamma a cui affidarsi era Susan, con i suoi modi rassicuranti e dolci, la voce calma e piacevole.
Una bimba da proteggere, anche quando fosse diventata più grande, che mettesse allegria con la sua infantile spensieratezza e ingenuità: Lucy, che faceva sempre tornare il buonumore a tutti.
E poi lui: Edmund. Lo scavezzacollo di casa, che aveva sviluppato quel suo carattere arrogante e insopportabile, che non contribuiva all’armonia famigliare, semmai la riduceva.
Lui e le sue battute sarcastiche che facevano arrabbiare Susan e la mamma; i suoi scherzi a Lucy, che la facevano piangere e infuriare Peter e papà.
Perché era diventato così?
Perché avevi capito che eri inutile.
In un certo momento, si era quasi convinto di non aver bisogno di nessuno, né dei suoi genitori, né dei suoi fratelli, né di amici.
Tu non hai bisogno di nessuno. Non devi temere la solitudine. I grandi sovrani del mondo sono sempre stati soli.
Non era vero.
Nel momento in cui aveva voltato loro le spalle, si era sentito incredibilmente solo. E Edmund odiava la solitudine. Gli faceva paura.
Arrivò a poppa, salì sul drago d’oro, e guardò il veliero dall’alto.
Si rendeva conto che gli altri non potevano essere spariti all’improvviso, eppure…
“Non mi hanno abbandonato”, pensò sgomento. “Dev’esserci lo zampino di chi so io…”
Non avrebbe pronunciato il nome di lei. Odiava pronunciarlo. L’avrebbe chiamata Strega, forse, ma non per nome.
Il Veliero dell’Alba avanzava nella tempesta con solo lui a bordo. O forse no…
Improvvisamente, nonostante non ci fosse nulla intorno a lui (non riusciva neppure a vedere il mare, niente al di fuori della nave), era consapevole che qualcosa era in agguato. Una cosa oscura, proprio come aveva detto Lord Rhoop. Una cosa che lo inseguiva da tanti anni… sì, anni, perché a Narnia ne erano passati più di mille. E quella cosa era rimasta imprigionata da qualche parte tutto quel tempo, anche se lui e gli altri avevano creduto di averla sconfitta.
“Io non posso morire”
La voce echeggiò non solo nella sua testa, ma dappertutto.
E ora Edmund capì, anche se l’aveva compreso fin dal momento in cui aveva veduto il lampo e tutto l’equipaggio era scomparso nel nulla: era prigioniero nell’incubo della Strega Bianca. Infine, lo aveva preso.
Quand’erano tornati dal labirinto, Caspian gli aveva brevemente accennato di aver visto la Strega, ma non c’era stato tempo per altro.
Caspian era dunque stato messo alla prova, e adesso toccava a lui.
Doveva fare qualcosa ma non riusciva a muoversi. Provava solo il desiderio di scappare. Dire che era spaventato era troppo semplificativo. Era terrorizzato, in un modo che non avrebbe mai creduto possibile.
Ma non avrebbe permesso a quella donna di perderlo, stavolta. Non si sarebbe fatto ingannare ancora.
“E’ inevitabile. E’ il tuo destino…”
“Tu sei morta!” gridò al nulla, alzando la Spada di Bern che iniziò a vibrare, minacciosa, come se ‘capisse’ che c’era una presenza oscura che minacciava il suo padrone.
“Te l’ho detto, caro Edmund: io non posso morire…”
La foschia si fece più densa, e quando lei apparve non era fatta di nebbia, era carne ed ossa, e gelo, pungente, insopportabile, che gli entrò fin nelle ossa.
Una scia di quel gelo si propagò dappertutto. In pochi secondi, il ponte si trasformò in una lastra di ghiaccio, lambì i parapetti formando strani arabeschi, si levò sull’albero maestro, sulla vela, sul timone. Tutto si fermò, anche il rumore del mare, forse trasformatosi in ghiaccio anch’esso.
Edmund vide il suo respiro concretizzare in rivoletti di vapore. Seguì la traiettoria della scia di gelo, ammutolito, finché questa si fermò là dove aveva avuto origine: ai pedi della donna.
Il ragazzo alzò allora la testa, il respiro affannoso, e fissò quegli occhi terrificanti.
La Strega Bianca era davanti a lui, lo stava osservando in quel modo particolare, come se fosse trasparente e riuscisse leggergli nell’anima, nella mente. Nemmeno la prima volta che l’aveva vista per quel che era si era sentito così.
Chiuse un momento gli occhi, tirando un respiro per calmarsi e soffocare quelle sensazioni che lo paralizzavano.
Lei sembrava sempre così tranquilla e implacabile, mentre lui tremava come una foglia. Come quel bambino stupido che aveva tradito i suoi cari.
Eppure, Jadis dentro di sé non era affatto calma e tranquilla come appariva. Sapeva bene che quella era la sua ultima chance. Traboccava d’odio da ogni parte del corpo.
“Per voi è l’ora” disse poi, facendo brillare la punta della bacchetta magica nella luce dei lampi.
“Per cosa?” la sfidò Edmund, girando in cerchio con lei.
“Per morire!”
 
Shanna fece per chiudersi alle spalle la porta della cabina di comando. Il dottore, il falchetto e la bambina la guardarono indugiare.
“Non posso restare qui con voi” disse semplicemente la Stella Azzurra, catapultandosi fuori dalla porta.
“Aspetta!”
“No, Gael!” la fermò il medico. “Noi dobbiamo prenderci cura dei feriti, ricordi?”
La bimba strinse tra le mani l’ampolla di diamante di Lucy e annuì.
Shira invece, seguì l’amica nel corridoio.
“Shanna, torna indietro!”
“No, devo andare! Non capisci….Edmund ha bisogno di me!”
Shira trattenne il fiato, poi esclamò rabbiosa: “La Strega!”
La ragazza annuì. “Re Edmund mi ha slavato la vita, e ora io devo aiutarlo. Lo devo fare!”
Shira guardò l'altra per un momento. “Fai attenzione, piccola cara”
“Stai tranquilla. So esattamente cosa fare. Tu resta qui”
Shanna prese Shira e le diede un bacio sul becco. Poi la depose a terra e corse via.
Salì sopraccoperta e subito individuò il luogo adatto dove nessuno avrebe potuto disturbarla. Si precipitò di corsa verso una scaletta, a prua, che portava sulla coda della scultura della nave di Narnia. Una volta lì, guardò solo per un attimo l’enorme serpente marino invocato senza dubbio dalla Strega Bianca, sperando con tutto il cuore che quella lotta finisse presto, perché avrebbe potuto aver bisogno di aiuto per salvare Edmund.
Avrebbe dovuto avvertire gli altri Sovrani, dir loro cosa era successo al Re Giusto, ma non c’era tempo. Purtroppo, loro non avrebbero potuto fare nulla, anche volendo. Ma lei sì. Lei disponeva dei poteri per fare qualcosa.
Prese un respiro e voltò le spalle a tutto quanto, perché non doveva pensare a nulla in quel momento, doveva svuotare la mente, concentrarsi solo su di lui…
Giunse le mani e chinò il capo. Una luce scaturì dal suo petto. Cercò di avvicinarsi a lui, ovunque Jadis l’avesse portato.
Se era entrata nei suoi sogni, poteva entrare anche nei suoi incubi.
 
“Non ti consiglio di chiamare aiuto, anche perché nessuno potrà sentirti” disse la Strega Bianca, sempre lasciando una certa distanza tra lei e il ragazzo. Ma i suoi occhi erano quelli di un cacciatore pronto a balzare sulla preda.
“Non avrai mai le Spade” ribatté Edmund, tenendo alzata quella di Bern.
“Sì, le avrò. In un modo o nell’altro”
“Non le puoi usare, e lo sai. Ci hai già provato”
Jadis strinse gli occhi in due fessure. “Purtroppo è vero, ma è per questo che sono qui. Perché sarai tu, Edmund caro, a radunare tutte e sette…per me”
“Te lo puoi anche scordare, maledetta!”
Il Re attaccò per primo, e non fece caso al lampo di trionfo nello sguardo di Jadis.
Lei sperava che fosse lui a fare la prima mossa. Indurlo a tirare fuori la rabbia, a sfiancarlo, privarlo di ogni energia fisica ma soprattutto emotiva, così che non avrebbe più avuto la forza di reagire.
Jadis rispose all’attacco, coprendo la distanza che li separava. La lama azzurra della Spada cozzò contro il metallo della sua bacchetta magica. Con una torsione del polso, lei cercò di far cadere il talismano dalle mani del suo padrone, ma non vi riuscì.
Anche se la Strega era davvero fortissima, molto più di come la ricordava, Edmund non si fece sorprendere né scoraggiare. Usò le sue abilità di spadaccino, sfruttò l’attrito e la spinse indietro.
Ma Jadis continuò a parlare imperturbabile. La sua voce ipnotica entrava nella testa del ragazzo, senza che potesse ignorarla.
“Tutti voi, mio caro, come anche Tisroc, Rabadash, Lilliandil…tutti siete stati pedine di un gran bel gioco. Vi ho usati dal primo all’ultimo. Una volta lanciata la mia magia su Narnia e le altre terre, sapevo i Re e le Regine non si sarebbero tirati indietro se fosse stata in gioco la pace del loro amato regno. E anche quegli stolti superstizioni di Calormen, per salvare la loro stirpe avrebbero fatto qualsiasi cosa, credendo altrimenti di suscitare l’ira di quel loro dio fasullo. Ho usato entrambi voi: tutti, una volta saputa la storia della maledizione del sonno eterno, vi sareste presi l’impegno di scongiurare tale minaccia, chi per uno scopo chi per un altro. Dovevo solo avere pazienza. Ho convinto Tisroc a inviare suo figlio nell’Oceano per inseguirvi, per spingervi oltre le vostre forze, per farvi arrivare qui da me più determinati che mai, e già forniti di tutti i talismani. Vi ho voluto incontrare uno per uno per saggiare le vostre qualità, per accertarmi di persona dei progressi che io stessa vi ho spinti a fare. All’epoca, inoltre, credevo che annientandovi avrei potuto prendere la Spade per me, ma quando riuscii ad avere quella di Peter, capii che non avrei potuto usarle finché la loro magia non fosse stata sbloccata. Su questo hai ragione, mio caro: prima, devono essere poste tutte insieme sulla Tavola di Aslan. Quando accadrà, allora niente potrà più impedirmi di assorbire il loro potere e tornare in vita definitivamente!”
“E tu pensi che sia io ad aiutarti, vero? Sei così sicura di te…”
Jadis lo sbatté contro la parete sotto il cassero di poppa.
Edmund sentì un dolore acuto alla schiena e il respiro gli si mozzò per un secondo soltanto.
“Tu non capisci, Edmund. Tu puoi avere quel potere. Sei un grande spadaccino, sei astuto, sei potente come i tuoi fratelli e Caspian non lo saranno mai. Prova a pensarci…”
“No, stai zitta!”
Lei rafforzò la presa, premendo sulla gola di lui con l’avambraccio.
“Io posso fare di te l’uomo più potente di tutto il mondo. Io posso insegnarti ad usare il tuo potenziale come Aslan non potrebbe mai!”
Gli occhi di ghiaccio di Jadis erano fissi in quelli di lui. Presto, si trasformarono in pozzi di oscurità profonda e Edmund, che avrebbe voluto con tutte le sue forze riuscire a distogliere lo sguardo da lei, rimase invece ipnotizzato.
“Se solo dessi a te stesso una possibilità, allora capiresti che non solo sei il più forte, ma che nessuno potrebbe fermarti e impedirti di diventarlo. Avresti allora l’ammirazione di Caspian, l’affetto delle tue sorelle tutto per te, e il rispetto che Peter ti deve. Per troppo tempo hai subito. Per troppo tempo sei stato messo da parte…Non ti chiedi perché continuano a tenerti indietro? Perché seguitano a rimproverarti, a frenarti? Si impongono su di te perché sanno che potresti spazzarli via in un secondo. Sono egoisti, e invidiosi del tuo titolo: il Re Giusto…Un Re che è migliore di un Liberatore, di un Magnifico, di una Valorosa, di una Dolce…Cosa se ne fa Narnia della libertà, quando ancora giace sotto il dominio di Telmar? Caspian è e sempre sarà un telmarino.
“Sotto la maestosità del Re Supremo, cosa si nasconde? Un ragazzino arrogante, irritabile. Non ci siamo proprio, non credi?
“Davvero molto a poco serve la gentilezza, se una guerra minaccia il tuo regno. Come crederebbe, Susan, di risolvere la faccenda? Parlando attorno a un tavolo?
“Uno spirito troppo impavido a volte è rovinoso, per sé stesso e per altri. Lucy non sa cosa sia davvero il coraggio, è ancora troppo piccina. Potrebbe rischiare grosso, lei e Narnia.
“Ma la giustizia, l’astuzia, uno spirito interiore forte…queste sono le qualità di un vero Re. Tu possiedi tutto questo, Edmund. Tu forse ti credi una nullità, ma non lo sei. Ritrova la persona che eri in passato, quando non avevi paura di niente”
Quando lo sentì tremare, Jadis abbassò il braccio, così che il ragazzo poté respirare.
Edmund si portò una mano al collo, massaggiandoselo, ma senza mai poter staccare gli occhi da quelli di lei.
“Io lo so cosa vuoi, Edmund. Tu vuoi Narnia. Vuoi che sia tua, vuoi un trono tutto per te. Con il potere delle Sette Spade, tutto questo ti può appartenere” esclamò la Strega, gli occhi che brillavano d’eccitazione.
Percepiva le difese del ragazzo crollare piano piano, anche se lui aveva tentato di farle rimanere in piedi fino all’ultimo. Ma lei lo conosceva troppo bene. Edmund non poteva resisterle a lungo.
“Non dev’essere facile dividere sempre tutto ciò che la vita ti da, e non è giusto privartene per il bene di altri”
“Io non sono più come tu credi!” rispose Ed, furibondo, attaccando ancora e ancora.
La Strega Bianca gli afferrò un braccio, e lui fu attraversato da un brivido di gelo e di terrore.
“Io posso farti diventare il mio re, Edmund. E molto di più…” disse lei, con voce suadente.
Il Giusto abbassò la Spada, esitando un attimo soltanto. Poi gridò: “No!” costringendola ad indietreggiare.
Sapeva benissimo cosa lei gli stava facendo, e allora perché non riusciva a ignorarla? Perché le parole della Strega erano ancora così persuasive?
“Non sono più il bambino stupido che hai conosciuto! Mettitelo in testa, dannata Strega!”
 “Non puoi tirarti indietro. E’ il tuo destino. Tu apparterrai a me” dichiarò Jadis con enfasi.
Edmund frenò il proprio attacco quando la Strega Bianca rivolse la punta affilata della sua bacchetta contro il suo cuore. Il Giusto percepì l’arma di lei premere sull’armatura. Avrebbe potuto perforarla e colpirlo se avesse voluto.
“Non c’è destino che non si possa cambiare” disse lui, il respiro ansante, le gocce di sudore e di pioggia che gli appiccicavano gli abiti al corpo, i capelli alla fronte.
“Allora scegli” disse Jadis. “O ti unisci a me, o vedrai i tuoi cari morire”
 
Peter, sulla nave delle Sette Isole, diede l’ordine agli uomini di Kal di lanciare i giavellotti, che purtroppo fecero appena il solletico all’enorme serpente marino.
“Non è possibile!” esclamò rabbioso il grosso Kal. “Queste armi perforano scudi e armature!”
“Ho idea che la pelle di quel mostro sia molto più dura dell’acciaio o del ferro” commentò Peter.
Ancora una volta, solo le Spade dei Lord avrebbero potuto risolvere la situazione, ma non potevano usarle. Avvicinarsi sarebbe stato un suicidio.
Peter osservò il serpente, poi la nave di Narnia, e l’orribile presentimento che si era impadronito di lui fin dall’inizio di quello scontro, divenne impossibile da ignorare ulteriormente.
Doveva sapere.
“Kal, ti lascio il comando, io devo andare”
“Cosa…ragazzo, aspetta!”
“Scusami, ma c’è una cosa che devo assolutamente fare!”
Peter corse verso il parapetto, dove un Uccello di Fuoco lo accolse sul suo dorso portandolo sul Veliero dell’Alba.
Passarono in volo sopra la testa del serpente, e questi li fissò, spalancando le fauci. Per un pelo, non finirono ingoiati.
Il Magnifico balzò sul ponte del Veliero dell’Alba e corse in cerca degli amici e delle sorelle.
Vide Susan e Lucy, e attirò la loro attenzione.
Le due continuavano a guardarsi attorno, a scrutare tra l’equipaggio alla ricerca di qualcuno. Anche loro dovevano essersi accorta che qualcosa non andava.
Quando lo videro, le ragazze scesero di fretta la scaletta del ponte, dimentiche per un attimo della battaglia.
Poco lontano da lì, Caspian udì nella confusone il proprio nome.
Riconobbe immediatamente la voce della sua sposa, e alzò il viso, osservandola correre verso di lui assieme a Peter e Lucy. Tutti e tre avevano un’espressione preoccupatissima.
Vide Susan muovere le labbra, gridargli qualcosa.
“Dov’è Ed?!” gridò più forte la Dolce.
Caspian sentì il proprio cuore sprofondare. Scosse il capo. “Non lo so”
Si guardò attorno, freneticamente, mentre gli altri lo raggiungevano.
Si fissarono negli occhi, sgomenti, senza parlare.
Tutti loro avevano avuto lo stesso identico presentimento. Tutti avevano capito che era successo qualcosa a Edmund.
“Non può essere sparito nel nulla” disse il Re Supremo.
“E allora dove…” fece Lucy.
Si lanciarono un nuovo un’occhiata, senza voler esprimere quello che pensavano.
Tutti avevano affrontato le prove di Jadis, tranne lui. Era possibile che…
“Miei Sovrani!” esclamò dall’alto una nuova vocina.
Era Shira, che volò svelta tra le braccia di Lucy, e li informò di quel che stava succedendo.
 
Non si era aspettato che Jadis lo volesse davvero dalla sua parte. Era convinto, più che convinto, che lei lo volesse morto.
“Scegli, Edmund” insite lei. “Hai detto che puoi cambiare il tuo destino. Bene: scegli una possibilità, e cambiala. Ma sappi che qualunque delle due sceglierai, il risultato finale sarà sempre e comunque a mio favore: se ti arrendi, io avrò la tua Spada. E le altre sei senza di essa, anche se poste sulla Tavola di Aslan, non potranno sprigionare il loro reale potere; se scegli la seconda opzione, invece, io ne gioirò con tutto il cuore”
“Tu non hai un cuore!”
Jadis rise di gusto, gettando la testa all’indietro, i lunghi capelli svolazzanti nell’aria gelida.
“Non puoi vincere. Devi accettare quello che sei, devi accettare che tu appartieni a me dal momento che hai stipulato un patto di obbedienza”
Edmund sentì un nodo allo stomaco. “Non ho stipulato alcun patto con te! Tu mi ingannasti!”
“Tu scegliesti di seguirmi, Edmund. Tu e tu solo. Nessuno ti obbligò, quel giorno. Non rammenti più? Volevi farla pagare ai tuoi fratelli, disprezzavi persino Aslan”
“Aslan morì a causa mia proprio per cancellare il mio errore. Sacrificando la sua vita pose fine a qualsiasi cosa ci fosse tra me e te”
Jadis rise ancora.  “Aslan… se hai così fiducia in lui, allora chiamalo, digli di aiutarti, di morire ancora per te”
“Non metterò mai alla prova Aslan!”
La Strega abbassò la bacchetta magica. “Così, hai firmato la loro condanna”
In un altro lampo di luce, il Veliero dell’Alba si ripopolò del suo equipaggio.
Edmund vide i fratelli e Caspian; Miriel e Emeth poco lontano; Drinian al timone; Eustace e Ripicì.
Li chiamò tutti a gran voce, superando la Strega Bianca che non tentò di fermarlo. Ma non lo sentivano.
C’era qualcosa che non andava…
I suoni erano ovattati, i colori spenti. Quando provò ad allungare una mano per richiamare l’attenzione di Peter, la vide passare attraverso il corpo del fratello.
Sgomento, se la portò davanti al volto. “Che cosa mi hai fatto?”
 “Non possono vederti né sentirti. Sei nel tuo incubo, Edmund caro.” La voce di Jadis si fece affettata, quasi mortificata. “Ho cercato di darti una possibilità, di essere più forte, ma tu hai preferito dare ascolto alle tue paure. Temi che loro non s’interessino di te, e questa paura si è avverata: nemmeno ti vedono adesso. Crederanno che tu li abbia abbandonati un’altra volta. Ti compatiranno e ti odieranno. Io farò in modo che lo facciano e poi…”
 “Non ti azzardare, Jadis!” tuonò Edmund, la Spada di Bern che brillava più che mai.
Infine aveva pronunciato il suo nome.
Non provò paura. Non provò sensi di colpa. I ricordi del suo tradimento erano affiorati e gli invadevano i pensieri, ma non li rifuggì, li affrontò e li scacciò.
Gli bastava focalizzare la mente sui volti a lui più cari e sentì la paura svanire, il coraggio tornare.
“Non mi puoi sconfiggere” disse la Strega, avanzando verso di lui con passo deciso. “Arrenditi all’inevitabile, è l’unica cosa sensata da fare, o moriranno tutti!”
Una scia accecante come il riverbero del sole sulla neve, saettò dalla punta della bacchetta di Jadis in direzione dei Re e delle Regine di Narnia.
L’urlo di Edmund gli morì in gola, gli occhi sbarrati dall’orrore.
Vide il serpente marino abbattersi sulla nave, sull’equipaggio, sui fratelli e gli amici. In pochi secondi, tutto divenne rosso…
Le fauci del mostro marino facevano a brandelli ogni cosa e persona.
“Se fossi stato più forte, ora saresti là a proteggerli” insinuò ancora la Strega Bianca, implacabile.
La visione fu di quanto più terribile il ragazzo avesse mai visto o anche solo immaginato. Distolse lo sguardo, gridando e scagliandosi verso Jadis.
La disperazione s’impadronì di lui: stava per perdere anche quella battaglia.
Sapeva che probabilmente (e fu quel probabilmente a farlo vacillare ancor di più) sul Veliero dell’Aba non stava accadendo nulla di tutto ciò, ma sembrava così vero…
La Strega brandì ancora la bacchetta magica e lo colpì al braccio destro, quello con cui reggeva il suo talismano.
La Spada di Bern cadde a terra, mentre l’arto del giovane si pietrificava.
“Ti prenderò pezzo per pezzo, se sarà necessario” disse Jadis. “Ma sei sempre in tempo per cambiare idea”
“Va all’inferno!”
Lei lo schiaffeggiò così forte il ragazzo cadde a terra.
“Piccolo impertinente!”
Si piegò poi verso la Spada di Bern, che giaceva ora incustodita.
Edmund fu più svelto, e con un calcio la gettò ancor più lontano.
Ma la Strega non si arrese.
Il ragazzo e la donna lottarono per il possesso della Spada magica, quando questa, appena venne sfiorata dalle dita della Strega, scomparve.
Toccò al Giusto ridere.
“Non la puoi usare, è inutile che ci provi”
Jadis, il viso contratto in una smorfia di sdegno, lo trasse in piedi afferrandolo per il bavero della camicia, mozzandogli il fiato. Lo tenne sollevato da terra, come non pesasse nulla.
Perché non si arrendeva? Perché continuava ad opporsi a lei? Era davvero diverso da come lei lo ricordava? Possibile che fosse sul serio cambiato?
Aveva tanto sperato di poterlo irretire ancora una volta per impossessarsi delle Sette Spade…e invece…
Bene, se così doveva essere, allora sarebbero morti tutti. Dopotutto, Edmund non era indispensabile. Avrebbe trovato un altro modo per avere quel potere.
Mentre formulava questi pensieri, accadde qualcosa.
Una scia di luce bianca la costrinse a mollare la presa su di lui, e il Giusto cadde a terra con un gemito.
“Tu?!” tuonò Jadis, fissando incredula la figura della ragazza appena comparsa a qualche metro da loro.
“Io” sorrise Shanna, con negli occhi una barlume di quel coraggio racchiuso nel suo cuore, ma che ancora stentava a fuoriuscirne. Un coraggio che né il Re né la Strega le avevano mai visto.
Dentro di lei, la Stella Azzurra tremava di terrore. Non era pronta per affrontare la sua nemica, ma doveva assolutamente farcela.
Alzò le mani, evocò la magia, e dai palmi scaturì una luce accecante, una scarica simile a fuoco azzurro.
La Strega lo schivò, ma l’onda d’urto, mista a un ruggito potente, la fece sbilanciare all’indietro, facendole cadere di mano la bacchetta magica.
Si affrettò a riprenderla, e in quel suo attimo di distrazione, Shanna afferrò la mano sana di Edmund e lui si alzò in piedi a fatica.
“NO!!!” strillò Jadis, più infuriata che mai.
Proprio com’era accaduto quando avevano lasciato il labirinto, i due ragazzi scomparvero nella luce e dopo un momento ancora, i suoi tornarono chiari.
Edmund si guardò attorno, osservando l’equipaggio del Veliero dell’Alba.
Erano vivi. Tutti vivi.
I colori che si erano tinti di rosso, tornarono verdi, blu, neri, grigi. Cupi, ma pur sempre colori.
Avvertì una lieve pressione sulla spalla. Si voltò, e vide Shanna osservarlo preoccupata.
“Non è finita”
“Sì, lo so”
“Edmund!!!” gridò un coro di voci.
Presto, i fratelli e Caspian gli furono vicino. Appena dietro di loro, Emeth, Miriel e Shira.
“Brava piccola, ce l’hai fatta!” esclamò il falchetto all’amica Stella.
“Che cosa diamine è successo?” fece Peter, il primo a notare la condizione del braccio destro del fratello. “Jadis…”
“Sì…questa volta mi ha preso” fece il Giusto, provando a tastarselo. Non lo sentiva.
“Il mio cordiale serve a poco, in questo caso” disse Lucy mestamente.
Caspian la guardò preoccupato. “La tua pozione non funziona? Ma allora come…”
“Solo Aslan potrebbe…” fece la Valorosa, ma si fermò a metà frase.
Fissò un punto alle spalle di Edmund e Shanna, trattenendo il fiato.
Anche gli altri si volsero nella sua stessa direzione. Ma ancor prima che ebbero tempo di metterla a fuoco per bene attraverso la pioggia incessante, l’immagine del Leone scomparve e il braccio di Edmund tornò sano.
Aslan.
E’ venuto per me, pensò il Giusto con un immenso senso di gratitudine…e forse un po’ di delusione.
Avrebbe voluto che gli dicesse qualcosa, che si fermasse con loro più a lungo.
Gli parve di udirlo però, mentre diceva che ogni cosa aveva il suo tempo stabilito.
L’incubo di Jadis non era terminato. E per evitare che accadesse davvero quel che aveva visto dovevano sconfiggere il serpente marino.
Il Giusto cercò la sua Spada, improvvisamente ricordando che era sparita nel nulla. Aveva l’altra- ne aveva sempre due- ma a cosa gli sarebbe servita?
“Shanna, la mia Spada…”
“Lo so” disse lei in fretta. “So tutto, ho visto. Non ti preoccupare, so dov’è la Spada di Bern”
Lui la fissò interrogativo. Lo sapeva?
“Pensaci, è logico”
“Alla Tavola di Aslan…” mormorò il ragazzo.
“Andiamo a prenderla, allora” fece Caspian. “Perché le nostre armi non sono abbastanza forti per sconfiggere il serpente marino, e gli uomini sono troppo provati dal recente scontro contro Calormen, e non resisteranno a lungo”
“No, la Spada di Bern deve restare là dov’è, almeno per ora” ribatté Shanna. “Per sconfiggere definitivamente la Strega Bianca dovete radunarle tutte laggiù al più presto. Ormai non c’è più tempo!”
“Ma non ha senso” replicò Susan. “Se dobbiamo usarle dobbiamo toccarle. Come potremo farlo se tu ci dici di separarcene?”
“No, ha ragione lei, invece” ribatté Edmund difendendo Shanna, e ricordando le parole della Strega. “Dobbiamo sbloccarne il potere prima di poterle davvero utilizzare, e possiamo farlo soltanto collocandole sulla Tavola di Aslan. Siamo venuti qui per questo, no?”
“Forse è vero, proprio come ha detto anche Lord Rhoop” rammentò Caspian. “Non abbiamo ancora impiegato il loro vero potere”
“Come se stessero dormendo e aspettassero di essere svegliate” disse Lucy, e Shanna annuì.
“Una cosa del genere” rispose.
“E va bene” disse infine Peter, “ma non possiamo andarci tutti”
Il Re Supremo pensò che se davvero era al suo ultimo viaggio a Narnia, l’avrebbe concluso in grande stile.
Miriel gli si accostò. Aveva già capito. “Vengo con te”
“Volete andare voi due soli?” chiese Emeth.
“Per una volta, si fa come dico io” dichiarò il Magnifico in un tono che non ammetteva repliche. “Caspian, tu sei il Re, e i tuoi uomini hanno bisogno della tua presenza, guida e rassicurazione. Edmund, se te la senti…”
“Sì, me la sento”
Peter sorrise. “Allora prendi il posto di Lucy e guida l’altra metà dell’equipaggio. Caspian non può fare tutto da solo. Lu, a te affido i comandi degli uomini delle Isole. Emeth, tu torna pure a occuparti degli Inettopodi. Saranno anche tontoloni, ma sono formidabili guerrieri. Susan, gli arcieri hanno bisogno di te. Shanna, tu puoi usare i tuoi poteri, anche se non so esattamente quali siano…”
“Diversi da quelli di Miriel, Maestà. I suoi sono offensivi, i miei difensivi. Proteggerò tutti al meglio delle mie capacità”
“Perfetto. Allora è deciso, e non voglio sentire ‘ma’ ” concluse il Re Supremo alzando un dito ammonitore verso Lucy, che stava già per dire la sua.
“Ehm-ehm….scusate” Shira saltellò in mezzo al gruppo, schiarendosi la voce.
Peter parve molto imbarazzato. Si era completamente dimenticato di lei.
“Ah….sì, ehm…tu Shira puoi…”
Lei mosse le ali, spazientita. “Magari venire con voi? Se posso suggerire…”
In quel preciso momento, la coda del serpente marino si abbatté sul Veliero dell’Alba, portandosi via l’albero di bompresso.
Infuriato, ferito a morte, il mostro oscillava pericolosamente il grosso collo, sferzando ancora con la coda la superficie dell’Oceano, che produsse un’ondata gigantesca. Poi si accasciò e sprofondò negli abissi da dov’era venuto.
Nessuno esultò, stavolta. Molto attentamente, sia gli uomini del Veliero dell’Alba che quelli della nave delle Sette Isole, si affacciarono ai parapetti graffiati dagli attacchi del serpente.
Il mare s’increspava, ma era inutile: l’acqua era troppo scura per scorgervi qualcosa al di sotto.
Gli uomini pesce proposero di andare a controllare, ma Caspian disse che era meglio lasciar perdere.
“Ehi, voi!” gridò il grosso Kal dalla sua imbarcazione, alzando un pollice in segno di vittoria. “E’ andata bene, no?”
Purtroppo, erano le ultime parole famose.
Un tuono esplose nel cielo, la nebbia verde si addensò e si raccolse in un'unica nube in mezzo alle due navi. Quando si diradò, apparve la figura di una donna.
La Strega Bianca.
“Miriel!” chiamò Peter.
“Andiamo!” gli fece eco lei.
Corsero via con Shira, chiamando Blu, che li fece salire sul suo dorso e si allontanò il più in fretta possibile.
“Armatevi! Non è ancora finita!” esclamò Drinian dal timone.
Jadis si volse verso il capitano, e il potere della sua furia scaturì dalla sua bacchetta.
Lord Drinian ebbe i riflessi pronti, ma non abbastanza. Non venne pietrificato, la magia lo colpì solo di striscio e finì a terra, immobile.
Caspian fu subito al suo fianco.
“Uno alla volta” li derise la Strega, ma dietro lo scherno si avvertiva la rabbia. “Mettetevi in fila!”
Edmund avanzò verso il parapetto. “E’ me che vuoi, Jadis! Vieni a prendermi!”
Lei lo fissò negli occhi e lui non poté reprimere un brivido.
Dopo un istante, la Strega Bianca alzò le braccia al cielo nero. Le nubi iniziarono a formare una spirale, nella quale si aprì uno spiraglio per permettere al fulmine di abbattersi sull’acqua. Colpì Jadis, e produsse scariche elettriche su tutta la superficie del mare, il quale iniziò a vorticare in un vortice che inghiottì la stessa Strega.
I narniani e i loro amici si ritrassero per paura di venire colpiti dalle scariche.
Passò un minuto interminabile, durante il quale nulla si mosse, nessuno respirò. Poi, il serpente riapparve, e tutti capirono- non avrebbero saputo spiegare come, solo lo sapevano- che la Strega Bianca aveva assunto un nuovo e terrificante aspetto.

 
 
 
 
Cari lettori, anche questa settimana ho dovuto rimandare di un po’ l’uscita del nuovo capitolo. Perdonoooooo!!!!!!!!!!
Voi siete buoni e mi capite, vero??? Purtroppo è a causa di impegni di lavoro, e sono cose importanti….
Non ho seguito il film per le descrizioni della battaglia, anche se in certi punti mi sono ispirata ad esso. Credo che nemmeno nel prossimo capitolo lo farò, più che altro mi atterrò un po’ al libro.
Come avrete notato, l’ho diviso in molti pezzi alternati, mi piaceva così. Mi sembrava che ci fosse più suspance….eheheh…spero che si capisca tutto bene!!!
Grazie mille per l’incoraggiamento che mi avete dato nello scorso capitolo, e chiedo scusa a chi non ho lasciato una risposta alla sua recensione. Lo farò, voi sapete che ci tengo.
Se trovate tanti errori, non fatemelo notare troppo T__T…non ho tempo di rileggere. Scrivo come una forsennata, le dita vanno dove vogliono, si accavallano, si incirccano…insomma, un delirio!!!
Vi giuro, avrei voluto lavorare di più a questi ultimi capitoli, e spero proprio che almeno a quelli in cui arriveranno alla Fine del Mondo, potrò dedicarmici come si deve.
 
Ringraziamenti:
 
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Per le recensioni dello scorso capitolo:

Babylady, Cecimolli, Charlotte Atherton , EstherS, FioreDiMeruna, Fly_My world,  FrancyNIke93, HikariMoon, ImAdreamer99, mmackl, piumetta e Serena VdW
 
Angolino delle anticipazioni:
Siamo al round finale!!!
La prova di Edmund non è ancora conclusa per cui, continuate a fare il tipo per lui!!!
Riusciranno Miriel, Peter e Shira ad arrivare incolumi alla Tavola di Aslan?
Come faranno a sconfiggere il serpente-strega?
 
A proposito, vi è piaciuta la trovata di aver trasformato Jadis nel mostro marino? Mi è venuta all’ultimo momento….

 
 
Non faccio in tempo a mettere i risultati del sondaggio nemmeno stavolta, ma vedrete che ce la farò prima o poi……T______T
Abbiate fiducia, e il capitolo 48 sarà postato per domenica….
Rimanete con me sino alla fine, ormai ci siamo carissimi, e io conto su di voi ora più che mai!!!
Un bacio e un abbraccio grandissimi,
vostra Susan<3
   
 
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