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Autore: TheBlackWolf97    24/09/2013    3 recensioni
Dal testo:
(...) Shari sorrise. - Ci rincontreremo quando saremo diventati dei pirati di tutto rispetto, va bene?
Gli occhi di Rufy brillarono a quella prospettiva e il ragazzino annuì con vigore. Poi, veloce come era arrivato, si voltò e sparì inghiottito dalla vegetazione, fischiettando. Shari lo guardò allontanarsi e lo ringraziò mentalmente per l’opportunità che le aveva dato e, soprattutto, per aver capito. Sei grande, Rufy (...)
E se Ace e Rufy avessero avuto una sorella minore? E se anche lei, insieme ad Ace, fosse diventata una figlia di Barbabianca? E se avesse un dono raro e speciale, capace di cambiare le sorti di una guerra? Spero di avervi incuriositi! Ps: prima ff su One Piece, fatemi sapere che cosa ne pensate!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barba bianca, Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shari teneva la testa appoggiata sulle mani e osservava sorridente suo fratello maggiore che mangiava un grosso pezzo di carne. Forse, si disse rassegnata, la parola giusta è ingurgitando. Ma dopo tanti anni di vita assieme a Ace e Rufy, quello era uno spettacolo a cui era abituata. La cambusa della Moby Dick era veramente immensa, più grande di qualsiasi stanza di una nave in cui Shari fosse mai stata. Il soffitto era alto, fatto interamente di legno come anche il pavimento e le panche, così alto da poter ospitare anche la mole enorme di Barbabianca. I tavoli erano tre, lunghi e stretti, e disposti a ferro di cavallo, e a quello centrale era seduto il capitano, ai cui lati si trovavano Ace e Marco. Shari si era guadagnata un posto d’onore di fronte al fratello, e da quella posizione non aveva problemi a lanciare occhiate curiose a quell’uomo così immenso che la attirava e la intimoriva allo stesso modo.
Mentre tutti intorno a lei si affrettavano a far sparire quello che avevano nel piatto, Shari aveva toccato appena la sua abbondante porzione di carne, sbocconcellando qualche briciola di pane e bevendo invece molto succo. Il viaggio le aveva messo una gran sete, ma era troppo eccitata per riuscire a mandar giù altro. Ace sollevò gli occhi dal suo piatto. - Come sta Rufy? - domandò, improvvisamente serio.
Il sorriso di Shari si allargò. - Benone. Sai, è molto determinato a diventare abbastanza forte da poterti superare. E poi vuole a tutti i costi essere un pirata come te. A proposito, tu sei già riuscito a diventare un pirata, vero?
Il ragazzo annuì, inghiottendo un altro boccone. - Sono uno dei pirati di Barbabianca, adesso - spiegò. Shari era confusa e non riuscì a nasconderlo. - Ma Ace, io credevo che tu volessi batterli con lui - gli fece notare, lanciando un’occhiata alla sua destra. Il capitano della Moby Dick sembrava molto impegnato a vuotare una gigantesca pinta di vino e a Shari parve che non stesse prestando attenzione a quello che diceva. Il fratello maggiore abbozzò un sorriso imbarazzato. - Bhe, in effetti la mia prima intenzione era quella, ma poi…
- Poi - si intromise Marco, sporgendosi dall’altro lato del tavolo, - si è reso conto che era una vera seccatura dover essere portato in infermeria cinque volte al giorno - I pirati scoppiarono a ridere, ma Shari non capiva cosa ci fosse di divertente. Anzi, quelle parole la spinsero ad osservare meglio il fratello, in cerca di eventuali lividi o cicatrici. Ace era forse stato ferito? Però, a guardarlo, non sembrava che ci fosse qualcosa fuori posto.
- Ad ogni modo - riprese Ace, fulminando il compagno con un’occhiataccia, - Barbabianca è il mio capitano, e il tatuaggio sulla mia schiena ne è la prova, Shari.
- Te la sei cavata così bene solo perché nostro padre è stato clemente con te, Ace - lo punzecchiò Marco, un sorrisetto sarcastico stampato sulle labbra. Gli occhi di Shari vennero calamitati dalla sua voce e la ragazzina lo guardò con occhi spalancati. - Nostro padre?
I pirati intorno a lei alzarono gli occhi dai piatti e la fissarono, mentre nella cambusa il consueto mormorio veniva inghiottito da un silenzio imbarazzato. Shari aspettava che qualcuno le desse una risposta, senza quasi osare respirare. Quella semplice parola aveva fatto scattare qualcosa nella sua mente, e adesso tutto il suo corpo era in tensione.
- Si. Nostro padre. È così che lo chiamiamo, Shari - disse Ace, guardando Barbabianca con la coda dell’occhio. Il capitano non sembrava interessato al dibattito e continuava imperturbabile la sua cena.
- Perché? - soffiò la ragazzina.
- Perché lui chiama noi figli.
Shari guardò di nuovo il capitano della Moby Dick, ma questa volta con occhi diversi. Lo osservò con gli occhi di una bambina che non aveva mai chiamato nessuno padre, che non sapeva nemmeno se ne avesse uno. Lo osservò con sguardo sognante, e la sua mente iniziò a fantasticare su come ci si dovesse sentire a venir chiamata “figlia” da un uomo come lui. E quando Barbabianca incrociò il suo sguardo, per un attimo Shari gli lesse quella parola sulle labbra, come se aspettasse solamente di essere pronunciata.
- Ho notato che hai un dono speciale, mocciosa - disse invece l’uomo, analizzando il viso sognante di Shari. La ragazzina sbatté gli occhi come qualcuno che si sveglia di colpo. Guardò Ace per avere una conferma, e gli occhi scuri del fratello le comunicarono che aveva capito la sua idea. Le fece un cenno con la testa e Shari si alzò lentamente. Indietreggiò fino a trovarsi al centro dei tre tavoli, e le occhiate incuriosite dei pirati intorno a lei sembravano perforarle la schiena. Mutò forma, e poco dopo un lupo dalla pelliccia nera come la notte piegò le zampe posteriori e si sedette sul pavimento di legno. Ci fu un mormorio sommesso da parte degli spettatori, e l’animale piegò la testa pelosa da un alto e fece guizzare le orecchie.
- Ma prima era un uccello - osservò Marco, attento ad ogni minimo movimento di Shari. Ace sorrise. - Shari può trasformarsi in tutti gli animali che vuole.
- Molto interessante - commentò Barbabianca. Si portò una mano al volto e giocherellò con uno dei lunghi baffi. - Sei una Mutaforma.
Il lupo nero drizzò la testa di scatto, si alzò e tornò ad essere Shari.
- Tu sai cosa sono? - esclamò la ragazzina, sbattendo le mani sul tavolo proprio davanti al capitano della nave. Barbabianca si sistemò sulla sedia, indeciso se sorprendersi per l’affermazione della ragazzina o infastidirsi per quel gesto sfrontato. Ma dato che l’espressione di Shari era implorante, decise di sorvolare per la seconda volta sul comportamento di quella strana mocciosa.
- Lo sai che sei buffa, mocciosa? Non venire a dirmi che non lo sapevi - E invece, a giudicare dai suoi occhi spalancati e dal modo in cui ascoltava ogni sua parola come se fosse stata stregata, sembrava proprio che fosse così.
Shari sentiva che era ora di dare qualche spiegazione sulle sue origini. Non era un argomento che affrontava volentieri, perché le tornavano alla mente i brutti momenti del Prima, ma capiva che se voleva avere delle risposte doveva rivangare il passato. Era troppo tempo che aspettava quelle informazioni e adesso che erano ad un palmo dal suo naso non se le sarebbe certo fatte scappare.
Si schiarì la voce e iniziò: - Non so nulla del mio passato. Né dove sono nata né chi sono i miei genitori. Ricordo solo che da bambina ero sola e vivevo da vagabonda, viaggiavo senza neanche sapere dove andavo. Ma i miei poteri li ho sempre avuti, almeno per quello che riesco a ricordare.
Ace osservava la sorella minore con una certa apprensione, conoscendo bene gli effetti che quella storia aveva sulla ragazza. Lui la conosceva a memoria e avrebbe preferito non sentirla un’altra volta. Tuttavia rimase in silenzio, perché lo sguardo di Shari era più che eloquente. Lei voleva quelle risposte, ne aveva bisogno per imparare a conoscere meglio se stessa.
- Adesso capisco - commentò il capitano della Moby Dick, pensieroso, soppesando le notizie ricevute da Shari. - Bhe, mocciosa, quello che posso dirti è che ho sentito parlare dei Mutaforma molti anni fa, quando ancora ero giovane. A quanto ricordo il loro è un dono estremamente raro, e sono in pochi a riceverlo. Se la memoria non mi inganna dovrebbe esserci un’isola, nel Nord, abitata solo da Mutaforma.
Non solo Shari, ma anche tutti i pirati ascoltavano con interesse sempre maggiore la storia del loro capitano, cercando di immaginarsi l’isola e i suoi abitanti. Nella mente della ragazzina la sua fervida immaginazione era già al lavoro, dipingendo un’isola dai paesaggi più svariati, il cielo azzurro e l’acqua che la circondava di un blu cobalto, e soprattutto creava uomini, donne e bambini come lei, capaci di mutare forma. Chissà se ci saranno anche i miei genitori. Un tremito attraversò il corpo di Shari. Immagazzinò quelle informazioni in un cassetto della sua memoria, giurando a se stessa che le avrebbe conservate con cura.
- Al Nord - disse Marco, come se un’idea fosse appena nata nella sua mente. Si rivolse a Barbabianca. - Avevamo in programma di andarci se non sbaglio, padre.
Il volto della ragazzina si illuminò mentre i pirati dietro di lei sorridevano. - O sì! Andiamo al Nord!
Ma la decisione finale spettava al capitano. Shari cercò di guardarlo negli occhi, nel tentativo di convincerlo, ma l’uomo aveva lo sguardo fisso in un punto indefinito e sembrava rinchiuso nei suoi pensieri. Poi, con una scrollata di spalle, disse: - Suppongo che sia un viaggio come un altro.

Angolo autrice:
Ehila! Rieccomi con un nuovo capitolo, spero vi piaccia! Barbabianca mi sembra davvero il tipo d'uomo che si farebbe in quattro per aiutare i figli, come ha ampiamente dimostrato! Che ne dite, Shari riuscirà a far luce sul suo passato? E il viaggio dei pirati sarà tutto rose e fiori o ci saranno mille pericoli da affrontare? Bhe, scopritelo nei prossimi capitol! Baci,
TheBlackWolf97

 
  
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