Cap.2 Il
furto
Wotan si
raddrizzò il Tarnhelm[1]
e avanzò, schivò un piccone e saltò
oltre una pietra nerastra. Rischiò di
cadere in avanti e il corpo gli scricchiolò in
più punti. Si fermò e si voltò e
guardò il semidio Loge avanzare.
“Sembri
davvero un nibelungo. Sei irriconoscibile”
sussurrò. L’altro falso nano si
piegò in avanti accentuando la gobba, la lunga barba bianca
strisciava sul
terreno sporcandosi di terra.
“Anche
tu.
Ed è un offesa per i nibelunghi di cui prendi indebitamente
l’aspetto” ribatté
bisbigliando. Wotan gonfiò le guance scarne e
sbuffò. Le gambe rachitiche gli
tremarono e la pelle ingiallita intorno agli arti rinsecchiti divenne
grigiastra.
“Lo
vuoi tu
questo anello per avere la potenza, anche se sei un semidio”
borbottò a voce
bassa. Loge proseguì, le fiamme delle torce si riflettevano
nelle sue iridi
castano scure.
“Se
non
fossi intervenuto, Donner e Froh sarebbero morti uccidendo i giganti
Fasolt e
Fafner. E tutto per una sciocca dimora celeste …”
ribatté a voce roca e bassa.
Svoltò a sinistra, la sua spalla strofinò contro
un filone d’oro nella roccia
della caverna.
“Era
meglio
regalare altre dieci sorelle di nome Freia in cambio che venire qui
sotto. Se
Alberich ci scopre ci taglierà in fette e quella sciocca dal
bel visetto
resterà ugualmente rapita” si lamentò
Wotan. Si sentirono delle urla e dei
lamenti provenire da un cunicolo alla loro destra. Wotan
rabbrividì sentendo
uno sciocco di frusta e avvertì un dolore al fianco.
“Rimani
sereno. Tornerai da tua moglie Fricka sano e vittorioso prima che lei
abbia
finito di cucinare” sussurrò.
[1]
Un elmo
che permette di diventare invisibili o prendere l’aspetto che
si vuole forgiato
da Mime. Il fratello di Alberich che però continua a
costringerlo in schiavitù
come fa con la razza dei nani nibelunghi.