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Autore: carpediem94    24/09/2013    1 recensioni
*DAL TESTO*: "Era venerdì 10 maggio 2013, le giornate iniziavano ad essere abbastanza calde, anche se un po’ ventose, si avvicinava l’estate, e non vedevo l’ora."
Martina è una ragazza di 17 anni, alle prese con i suoi problemi da adolescente: amori da dimenticare, feste da fare, anno scolastico da terminare. Accade però qualcosa che cambierà completamente la sua normale vita
NON FERMATEVI AL PRIMO CAPITOLO:)
Leggete e recensite! un bacio!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 15

Stavo davvero cercando di mantenere la promessa fatta a Lou, ed ero sicura di poterlo fare. Ma pensare a Harry e ai ragazzi era inevitabile. Passavo 2 giorni senza pensarci, e al terzo qualcosa mi portava a indirizzare tutte le mie attenzioni a loro, e tutto il lavoro morale fatto se ne andava a puttane. Però mi accorsi che quando non ci pensavo, se avevo da fare, se dovevo andare da qualche parte, mi sentivo bene, cioè tornavo alla mia vecchia routine, quando vivevo la mia vita normale. E come nella settimana in cui non ci eravamo visti mi accorsi che un po’ la mia vecchia vita mi mancava. Non che ora fosse molto diversa (per ora), però stavo meno con gli amici, uscivo meno, insomma ero sempre con Harry, sempre a pensare a lui a casa, davanti al pc. Ora che non c’era riuscivo a compensare la sua assenza uscendo con le amiche, tra scuola e il resto, fino a quando non mi tornava in mente regolarmente, ogni secondo della giornata.
Ci sentivamo ogni tanto.. non sempre come aveva promesso. Sentivo anche Lou ogni tanto, che mi aggiornava e voleva sapere come stava andando la promessa che ci eravamo fatti. La stavo rispettando, in un certo senso. Ovviamente sarebbe stato impossibile parlare con Harry ogni singolo giorno. Insomma era in tour, concerti, stanchezza, lo capivo anche. Ma forse era meglio così. Mi faceva pesare di meno la sua mancanza. Anche se non sentire la sua voce mi faceva stare male. Era un senso di vuoto che non riuscivo a spiegare. Grazie a Dio c’erano Cate, Davide, Luca e tutte le altre e gli altri della compagnia che mi distraevano e cercavano di farmi pensare il meno possibile.
Era sabato, mancava una settimana all’8 giugno. Davide era passato a prendermi in moto per andare in centro. Ci incontrammo anche con Cate e il suo ragazzo e altri ragazzi della compagnia. Chiacchieravamo tranquilli prendendo un aperitivo fresco in un bar, non potevo chiedere di meglio viste le alte temperature da primi di giugno. Mancava solo una settimana, solo una. Avrei rivisto Harry e i ragazzi! Più passavano i giorni più mi rendevo conto che questo avvenimento era sempre più vicino, quindi negli ultimi giorni ero più serena, allegra, spensierata, proprio una ragazza innamorata.

D: Marty, questa sera c’è una super festa nella casa nuova di Miriam, sai per inaugurarla al meglio, come solo noi sappiamo fare. Dai, solita festa, alcol amici e divertimento. Che dici? Ci andiamo? O meglio, ti ci portiamo? Così ti distrai un po’ e non pensi troppo a Harry. Poi puoi dormire da me, chiedo io a tua mamma, non preoccuparti. Faccio subito aspetta.

M: ma…

Disse tutto in un nano secondo, senza respirare e si allontanò dal tavolo per chiamare mamma. Non mi lasciò neanche il tempo di controbattere, perché alla fin fine la sua non era una proposta amichevole, era un obbligo, un obbligo amichevole, ma pur sempre un obbligo. Certo voleva che non pensassi troppo, in questi ultimi giorni Harry lo sentivo poco, molto poco, e forse era meglio non pensarlo, anche se mi mancava! Eccome! Forse questa festa non era proprio una cattiva idea.
Davide tornò al tavolo con passo svelto e un’espressione beata sulla faccia, interrompendo il flusso dei miei pensieri malinconici e le chiacchiere di Cate e gli altri.

D: tua mamma ha detto che è okay! Non è fantastico? Oh yesss! Festa, arriviamoooo
 
Arrivammo a casa di Miriam alle 10 meno un quarto. Chiamarla casa è riduttivo, era una reggia! Una villa enorme, con tanto di piscina, idromassaggio e tutti i comfort che una persona potrebbe desiderare. Eravamo davanti alla cancellata esterna, e a giudicare dalla musica e dal chiasso che si sentiva doveva esserci un sacco di gente che si divertiva. Avevo indossato degli shorts di jeans, abbinati ad una camicia senza maniche rosa fluo e ai piedi converse bianche alte. Trucco leggero sugli occhi e labbra fucsia, capelli raccolti in un treccia, l’acconciatura più comoda. Di solito ad una festa devasto è meglio non indossare vestitini e tacchi, si sa, magari si beve, la gente sta male, si vogliono evitare inconvenienti spiacevoli, così decisi di vestirmi abbastanza casual, anche se quello che avevo in mente non era proprio una serata devasto. Quello che volevo era trovare un posto tranquillo, per quanto tranquillo potesse essere all’interno di una festa, e stare a chiacchierare con qualcuno, bere un po’, senza esagerare, visti i precedenti.

C: Marty? Ci sei? Sei pronta??

M: eh? Ahh! Si ci sono, andiamooo! – dissi fingendo entusiasmo – Matteo non viene?

C: no questa sera no, deve lavorare, che sfiga!

M: oh wow! Finalmente sei libera, goditi questa serata finchè puoi! Ahaha

C: ahah puoi dirlo forte!

E ci incamminammo verso la cucina, dove l’immenso bancone era ricoperto da bottiglie di alcolici, analcolici e bicchieri vari. Grazie a dio c’era anche un ragazzo che preparava cocktail, così non avremmo dovuto trafficare con tutte quelle bottiglie.  Ci appoggiammo al bancone, cercando di attirare l’attenzione del ragazzo, per ottenere da bere.

C: cosa prendi?
M: mmm. Un Mojito.

C: EHIII! UN MOJITO E UN PESQUITO GRAZIEE! – urlò sopra la confusione della festa, per farsi sentire dal barman.

M: bè dimmi un po’. Tra te e Matteo tutto okay?

C: uhm, diciamo di si dai.. litighiamo ogni tanto, ma è normale.. vedremo. E tu e Harry.....?

M: io e Harry cosa? Sai che è via, e mi manca tanto. Non vedo l’ora che arrivi sabato prossimo!

C: si, ti credo. Ma intendevo, in tutte le notti che avete passato insieme in albergo, o i pomeriggi a casa tua, non avete ancora….?

M: eh? Ahh! Ahhahahhahah

C: fa così ridere? – chiese con una faccia confusa

M: haha no scusa è che la prima volta che sono stata da lui per la notte, diciamo che l’ho sedotto, ho cercato di fare qualcosa perché pensavo lo volesse. Non sapevo quanto tempo sarebbe rimasto, se ci saremmo rivisti, sai cose così. Però proprio quando stavo stuzzicando il bordo dei suoi boxer, mi ha fermata! Capisci? Ha detto che se l’avessimo fatto si sarebbe rovinato tutto.. quindi quando sarà il momento giusto sarò più che felice di fare tutto con lui, e spero che questo momento arrivi presto. Ma per ora no, anche perché lui ora è in un altro paese, sai è un po’ complicato da fare a distanza! Ahahah!

C: ahahah! Che scema che sei. Bè vedo che sei più felice degli altri giorni- disse sorseggiando il suo cocktail che era arrivato nel frattempo, insieme al mio - mi fa molto piacere cucciola. Sei tornata quella di sempre, quasi

M: si è vero, sto affrontando le giornate in un modo migliore! Grazie a te e a Davide, a Luca. E grazie a questa festa direi! YUUUUUUUUUUUUUU!

D: wow, che urlo da selvaggia! – disse arrivando e stringendomi da dietro – questa è la Martina che conosco!

M: oh sii! I’m back bitches! Ahahah

D: propongo un brindisi, a Marty e a Harry! E a noi! E all’alcol! E a questa festa!

C: ahah si insomma, A TUTTTO! CIN CIN

E scoppiammo in una fragorosa risata, scolando i nostri drink freddi.
Faceva un caldo asfissiante, l’estate stava ormai arrivando, e si faceva sentire. Ballammo scatenati nel salone, dove una massa di persone accaldate si muoveva seguendo il ritmo regolare della musica house che riempiva la casa intera. Era una festa grandiosa, forse anche grazie alla presenza dell’alcol, di cui come sempre avevo accolto la chiamata, senza però esagerare. Mi stava solo aiutando a sciogliermi in pista, come una volta, e a ricacciare indietro i cattivi pensieri.
M: mi fermo un attimo! Non ce la faccio più! Vado a bere dell’acqua! – urlai nell’orecchio di Cate, che con gli occhi chiusi e invasata dalla musica, annuii, continuando a ballare.
Mi incamminai in cucina, aprii il frigo e ne estrassi una bottiglietta d’acqua gelida. “Proprio quello che mi ci voleva” pensai tra me e me mentre bevevo la bevanda. Ero troppo stanca, troppo accaldata, troppo sudata per ritornare in pista, schiacciata e scaraventata di qua e di là dalla musica e da chi ballava, guidato dall’alcol, allora mi incamminai nel corridoio vicino alla cucina. Era un po’ isolato, non c’era quasi nessuno, erano tutti in giardino, in piscina o dentro a ballare. Anche la musica dentro quello spazio ristretto era un po’ attutita. Avevo trovato il mio piccolo spazio di tranquillità. Anzi, di apparente tranquillità.
Mi ero appoggiata al muro, in fondo al corridoio, quando una figura spuntò all’entrata di questo, venendo con passi lenti verso di me. Non lo riconobbi subito, all’inizio pensavo che fosse Luca e infatti gli rivolsi la parola

M: ahah ehi Luca, tutto bene?

Ma quando non sentii nessuna risposta mi venne il dubbio. Allora lasciai stare, pensando di aver sbagliato persona. Però quest’ombra continuava a venire verso di me, e solo quando fu abbastanza vicino lo riconobbi. Era lui. Alex. Il mio ex. Che cavolo ci faceva qui? Quando era arrivato? Da quello che sapevo non era nemmeno stato invitato. Che diavolo voleva da me?

A: ciao bambola. – disse avvicinandosi sempre più, sfiorandomi la guancia con il dito

M: non chiamarmi bambola. E non provare a toccarmi- dissi scostando la testa dopo il suo tocco. Feci per allontanarmi e tornare di là alla festa, ma quando mi mossi, lui mi afferrò per il polso, stringendo fino a fare male.

M: lasciami!
A: no cara, tu non mi dici cosa devo fare. Devi solo stare zitta. Vieni, facciamo due chiacchiere – disse premendo la mia schiena contro il muro.

A: allora, vedo che la tua vita va bene. Ora hai un nuovo ragazzo. Bello e ricco, ho visto la sceneggiata che avete fatto al concerto. Ci sono foto ovunque su internet, complimenti. E sai, non vorrei dirtelo, ma lui sta con te solo perché sei un bel bocconcino, non per altro.

M: non credo, tu non sai niente!

A: oh si invece. Sei una puttana- disse avvicinandosi al mio volto. Sentivo il suo alito pesante, l’odore dell’alcol mescolato a quello del fumo e a quello dell’erba che probabilmente si era fumato.

M: come ti permetti! Stronzo lurido, non provare a sfiorarmi, lasciami!

A: no, non ti lascio, troietta! Anche io, come lui, ti avevo scelta solo per quello. Perché sei una troia, e a letto ci sai fare. Solo per quello.
Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Troia, io. Non potevo credere a quello che stava dicendo sulla nostra relazione. No, non era così. E Harry non mi voleva per quello.

A: e guarda un po’, ora ti rivoglio. – disse posandomi una mano sul fianco, mentre con l’altra mi stringeva le guance, costringendomi a guardalo in quella faccia da stronzo.

A quelle ultime parole sbiancai, anche se nel buio nel corridoio non era percepibile. Pensieri si accalcavano spaventati e confusi della mia testa, brividi mi percorrevano il corpo, il battito accelerava e il fiato si faceva corto. Che diavolo voleva farmi? Non volevo altro che essere a casa in quel momento, o in qualsiasi altro posto, ma non lì. Non con lui che mi spaventava, lontani dalla festa, da soli nel buio di un corridoio.

A: oh si, eccome se ti rivoglio. Qui. Ora.

“No no no no no!” pensai in preda al panico
La mano dal mio fianco passo sul mio ventre, alzando la maglietta e scorrendo verso il mio reggiseno di pizzo. Cercavo di divincolarmi, ma era inutile, mi teneva troppo stretta, schiacciata tra il suo petto e il muro freddo della casa.
M: nnn-no ti prego, lasciamii!

A: zitta! – disse tappandomi la bocca con una mano, per poi avventarsi con quella lurida bocca sul mio collo, e con le mani sui miei seni.

 

Continua....

  
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