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Autore: TheCapo91    25/09/2013    2 recensioni
Se avete letto le prime serie del manga e giocato ai rispettivi giochi apprezzerete tutte le sfumature del racconto e i relativi riferimenti presenti.
La storia vede come protagonisti molti personaggi-chiave del manga, come Red e Blue, insieme al ranger Ignotus, mio alter ego, e altri personaggi inediti. Insieme affronteranno il folle Ixor e la sua Gilda delle Ombre, in un mondo dove i cattivi sanno usare un coltello al pari di una Pokèball e i buoni sentimenti devono fare i conti con il dolore e la diffidenza...
Il primo capitolo era stato concepito come autoconclusivo, ma ho iniziato ad affezionarmi ai personaggi e ho deciso di renderlo una serie.
Una storia dedicata ai veri fan, alla scoperta del più grande mistero della prima generazione dei Pokèmon.
Genere: Avventura, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blue, Nuovo personaggio, Prof Oak, Red
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le origini del mito'
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In viaggio verso il mito







Frost aspettò di essere a un paio di metri da terra prima di saltare giù dallo Staraptor che lo aveva trasportato fino a Biancavilla. Il Ranger fece schioccare le articolazioni delle gambe e del collo, mentre il Pokèmon si andava ad appollaiare su un albero vicino, stanco; era un bel viaggio da Unima a Jhoto e loro lo avevano compiuto senza soste, tre ore di volo ininterrotte.
Erano appena le sei di mattina, era improbabile che i suoi compagni fossero arrivati prima di lui, ma si diresse comunque verso il Laboratorio dove avevano appuntamento; era un po’ preoccupato per la missione che lo aspettava, ma almeno poteva contare nella sua squadra una ragazza molto carina e disinibita e un allenatore dalla fama leggendaria.
Quando bussò, gli venne aperta immediatamente la porta ed entrò; oltre al Professor Oak c’era Blue, di cui ancora non ricordava il nome, e un uomo dall’aria stravolta, assicurato con una robusta corda alla sedia su cui era seduto. Frost alzò un sopracciglio alla vista del prigioniero: portava la divisa della Gilda dell’Ombra.
- È mai possibile che questi individui sentano così tanto il bisogno di creare gruppi paramilitari per i loro piani? – ragionò fra sé – Prima i Rocket, poi i Magma e gli Idro, per non parlare dei Galassia e dei Plasma… Cosa si inventeranno ancora…?
Il Professor Oak si informò brevemente sul suo viaggio, scusandosi del poco preavviso che gli aveva dato, ma prima che potesse aggiungere altro, l’alto stridio di un Aerodactyl annunciò l’arrivo del terzo allenatore convocato.
Il Red che entrò nel Laboratorio di Biancavilla era irriconoscibile; il volto, prima sempre illuminato da un’aria irriverente e astuta, era ora freddo e concentrato, indurito dal dolore.
Scambiò uno sguardo di intesa con Blue e quando Frost gli porse la mano per salutarlo, la strinse senza dire una parola.
- Bene, ora che siamo tutti qui è inutile perdere altro tempo – esordì il Professore – anche perché sarà proprio la tempestività del vostro intervento a determinare il successo o il fallimento della vostra missione.
I ragazzi si scambiarono un’occhiata seria.
- Quest’uomo – il Professore indicò il prigioniero alle sue spalle – si è presentato alla mia porta un paio di giorni fa, per poi svenire sulla soglia. Ci sono volute più di ventiquattro ore per rianimarlo, ma come potete vedere da soli, i suoi vestiti indicano che apparteneva all’organizzazione “Gilda delle Ombre” o “Setta delle Ombre” come è anche nota. Prima di spedirlo all’Agente Jenny, però, voglio che ascoltiate attentamente quello che ha da dire, perché dalle sue informazioni possiamo ricavare la chiave per scongiurare una minaccia che credevamo aver sventato…

- La maggior parte delle reclute della Gilda delle Ombre non aveva più un posto dove vivere dopo la caduta del maestro - cominciò la recluta, ancora legata alla sedia su cui era seduto – Il distaccamento a cui ero assegnato decise di cercare riparo a Lavandonia, una piccola città a ovest di Kanto. Speravamo che mantenendo un profilo basso, lontano dai capopalestra e dai Ranger, col tempo la gente si sarebbe dimenticata di noi e saremmo potuti tornare alle nostre vite precedenti…
- Ah sì? – tuonò il Prof. Oak – E cosa ha impedito la realizzazione di questo meraviglioso proposito?
La recluta deglutì.
- Lui è tornato. Dopo mesi di assenza, il maestro Ixor comparve nel covo dove ci riunivamo la sera per dormire. Molti di noi hanno esultato nel vederlo – e qui Red gli lanciò un’occhiata fiammeggiante – Credevamo che la Gilda sarebbe tornata in azione. Ma lui non sembrava contento di vederci… Anzi, non sembrava proprio provare nulla. Uno degli ufficiali si era avvicinato per rendergli omaggio… Lui gli ha toccato il braccio... E…
L’uomo abbassò lo sguardo, provato.
- E...? – incalzò Blue
La recluta impallidì.
- E poi… numeri… tanti numeri dappertutto… Orribili, neri, vivi… l’intero corpo dell’ufficiale si è disgregato in un insieme di piccoli numeri… Poi ne sono comparsi altri nel rifugio, ed erano enormi… Apparivano dal nulla e distorcevano… tutto…
Per alcuni istanti l’uomo non riuscì a fare altro che boccheggiare.
- Chiunque abbia preso l’aspetto del maestro Ixor, non appartiene a questo mondo. Ha massacrato un intero reparto di reclute con il semplice tocco del suo dito. I numeri… i numeri erano dappertutto. Attraversavano oggetti, distorcevano…
- Va bene, abbiamo capito – lo interruppe il Professore – Ma perché sei venuto a Biancavilla, perché ti sei consegnato?
- Io… Ho avuto paura… Ho paura! Probabilmente sono l’unico sopravvissuto al massacro di Lavandonia… Mi ero unito alla Gilda perché ero stanco dell’ordine della società, stanco delle regole, stanco di tutto. Ma non ero preparato a nulla di simile… Se questo è il caos che ci aveva promesso il maestro, allora non voglio avere più nulla a che fare con la Setta, mai più. Fermatelo ora, perché vuole ancora più potere e ci riuscirà! I numeri…
- Quale altro potere? – chiese ancora il Prof. Oak.
- I numeri… I numeri…

Il Professore lasciò l’uomo a mormorare tra sé e si rivolse ai ragazzi.
- Questo è quanto. Sembra proprio che Ixor sia tornato, più folle e potente che mai. Non ero d’accordo a mandarvi in missione contro un nemico simile – e qui si rivolse in particolare a Red e Blue – ma sapevo anche che avreste voluto finire il lavoro, dopo quello che è successo alla Torre Oscura... Se non fossi completamente convinto che ce la possiate fare non vi avrei dato nessuna informazione al riguardo, quindi capite che ho la massima fiducia in voi. Siate prudenti. Il vostro è un avversario crudele e unico nel suo genere e vuole conquistare altro “potere”, qualsiasi cosa questo possa significare. Dovete fermarlo a tutti i costi.
Il Professor Oak fece una pausa e li guardò negli occhi.
- Buona fortuna ragazzi, conto su di voi.
Blue sorrise con grinta e Frost scattò sull’attenti. Red voltò semplicemente le spalle e si diresse fuori dal Laboratorio. Era ancora presto, ma l’aria notturna era già stemperata dal primo tepore del sole.
Nel cuore di ciascuno di loro si agitavano emozioni contrastanti; innanzi tutto la paura. Paura per sé e per i propri Pokèmon, paura di uscirne feriti, paura di non farcela proprio: il ricordo della morte di Ignotus non faceva che rammentare loro quale pericolo stessero correndo.
Poi c’era la grinta, la volontà di porre fine una volta per tutte a quella follia che era tornata nel loro mondo e ricacciarla nell’oblio cui apparteneva.
Infine, vi era la feroce determinazione di portare a compimento ciò che era giusto fare, di svolgere il proprio dovere al massimo delle loro capacità, dando prova che un male così fine a se stesso non avrebbe potuto resistere alle loro forze combinate. Senza perdere tempo, i tre ragazzi si misero in marcia, verso il loro obiettivo.


Quando le porte del Centro Pokèmon di Lavandonia si aprirono, l’infermiera Joy avvertì una folata di vento gelido entrare nella stanza e si ripromise di alzare il riscaldamento; non voleva certo che i Pokèmon prendessero un raffreddore. Poi però realizzò che era quasi estate e si voltò verso il banco di accoglienza.
Ixor era in piedi davanti a lei, evanescente, gli occhi rossi e il viso trasandato: la sua intera figura emanava una sensazione di freddo disagio ed era circondata da un’aura maligna.
- Benvenuto al Centro Pokèmon – squittì l’infermiera, terrorizzata – Desidera…?
Il momento in cui i suoi occhi incontrarono quelli dell’inquietante avventore le sembrò durare un secolo e solo il contatto visivo la riempì di soggezione. Poi lo scienziato pronunciò una sola, secca parola.
- Pc.
L’infermiera abbassò il viso terrorizzata e puntò l’indice verso l’angolo della stanza alla sua sinistra, dove il computer centrale permetteva l’accesso ai box dei vari allenatori.
Ixor si avvicinò al computer e lo osservò con interesse. Digitò alcune password e lo schermo presentò una vasta gamma di Pokèmon, le cavie che la setta della Gilda delle Ombre aveva catturato per gli esperimenti. Con un sorriso perverso, ne selezionò uno, un Tyranitar, e ne spostò l’icona dal box in cui si trovava ad uno vuoto: quando il pc chiese la conferma dello spostamento, lo scienziato afferrò con entrambe le mani il monitor. Nel momento in cui lo toccò, lo schermo fu invaso da miriadi di piccoli numeri neri, mentre una serie di messaggi di errore si sovrapponevano l’un l’altro, fino a che il computer non andò in crash, riavviando il sistema.
Il respiro dell’uomo si faceva sempre più pesante, mentre il computer si ricollegava in rete.
Tornò quindi nel primo box e con un’occhiata individuò il Tyranitar che aveva spostato un attimo prima; quindi selezionò l’altro box. Continuava ad essere vuoto, salvo il piccolo sprite di un nuovo Pokèmon: un altro Tyranitar.
La risata folle di Ixor riempì tutto il centro Pokèmon e l’infermiera Joy lo guardò di nuovo, spaventata, senza il coraggio di fare domande.
Solo dopo diverse ore lo scienziato si ritenne soddisfatto. Senza una parola ritirò la moltitudine di Pokèmon così creati e infilò le Pokèball in una delle innummerevoli tasche del camice: nonostante fossero decine entravano tutte senza problemi, come se fossero state private del volume…
- Mi perdoni, signore, posso aiutarla? – intervenne alle sue spalle l’infermiera Joy, la voce talmente flebile da udirsi appena – Se ha bisogno di assistenza per ritirare uno dei suoi Pokèmon, posso…

Pochi minuti dopo il Centro Pokèmon collassava su se stesso, ricoperto da piccoli numeri neri, mentre Ixor si avviava verso il Tunnel Roccioso a nord della città.
- È tempo di nutrire le mie creature – sussurrò, estraendo una piccola caramella blu dalla sesta tasca del suo camice; anche questa sembrava essere senza fondo…
- Ma i miei nuovi Pokèmon dovranno essere speciali, degni di un così brillante genio… - aggiunse, osservando il dolcetto.
La Caramella Rara che aveva in mano si tinse lentamente di nero, fino a diventare scura come la pece. Con un ghigno di soddisfazione, Ixor estrasse una Pokèball con l’altra mano e la guardò intensamente.
- Mangiate e diventati forti, miei nuovi Pokèmon. Vi prometto che il vostro prossimo pasto sarà molto più succulento…


- Glalie, Geloraggio sull’acqua, per favore.
Mentre il Pokèmon eseguiva, Frost fece un grande sorriso a Blue.
- Perché bagnarsi usando Surf quando possiamo pattinare lungo il fiume?
La ragazza arricciò appena le labbra in un pallido tentativo di sorriso e il Ranger sospirò; sembrava un’altra dall’ultima volta che l’aveva incontrata alla Federazione. Per non parlare di Red.
Frost gli lanciò un’occhiata in tralice: per tutto il viaggio non aveva detto una parola. L’allenatore era già a metà del fiume congelato e camminava veloce e risoluto, come se avesse un’incredibile fretta di arrivare a destinazione.
Ma la sua marcia venne presto interrotta; dal letto del fiume saltò fuori un Tentacruel dall'aria agguerrita, seguito da diversi Tentacool. I Pokèmon medusa atterrarono sullo strato di ghiaccio, lanciando occhiate minacciose ai ragazzi.
- Con la passerella congelata che hai creato i Pokèmon selvatici non riescono a passare – osservò Blue – forse era meglio usare il Surf, dopotutto…
Il Tentacruel distese un lungo tentacolo verso gli allenatori e la massa di Tentacool si scagliò contro di loro.
Spazientito, il Ranger allungò la mano alla cintura, ma prima che potesse fare altro, Red aveva già lanciato in aria due sfere Pokè. Dalla prima uscì un imponente Snorlax, che atterrando sfondò la lastra di ghiaccio, riaprendo il passaggio; dall’altra apparve il fidato Venusaur, che con le liane spintonò il Tentacruel, facendolo tornare nell'acqua. Immediatamente, i Tentacool seguirono il capobranco e in breve tutti Pokèmon selvatici stavano di nuovo nuotando nel fiume, mentre l’allenatore si faceva trasportare a riva sulla schiena dello Snorlax.
Blue e Frost si scambiarono uno sguardo: Red aveva risolto la situazione senza impartire un singolo comando.
- Quindi è questa la tua abilità… – pensò Frost – Riesci a comunicare con i tuoi Pokèmon senza bisogno di ordini. Rapidità di pensiero, attitudine a risolvere la situazione senza scontro diretto… Cosa altro nascondi dietro il tuo silenzio, Red?
Blue aveva scelto il suo Blastoise e stava già seguendo la scia di Red, ma il Ranger era troppo orgoglioso per seguirli e decise di continuare sul ponte di ghiaccio che aveva creato. Con una piccola rincorsa saltò lo spazio che Snorlax aveva creato, ma atterrando il piede gli scivolò in avanti, facendolo atterrare malamente sul sedere.
- Sbrigati Frost! – gli urlò la ragazza, davanti – Non abbiamo tempo da perdere!
Lanciando imprecazioni sottovoce, il ragazzo si affrettò a raggiungere la riva opposta, mentre gli altri due avevano già ripreso il sentiero che li avrebbe condotti a Lavandonia…


Nel frattempo, in un piano dell’esistenza molto lontano dal nostro, si stava verificando un evento incredibile. Una contrazione dello spazio rivelò una figura fumosa e indefinita, simile a nebbia, che galleggiava nel mezzo del nulla assoluto .
- Io… dove mi trovo?
L’unica sensazione che riusciva a percepire era quella di stare fluttuando da qualche parte, in un luogo sereno e rassicurante, pieno di luci ed ombre.
Lo spirito, perché questo era, scivolava nell’aria, senza meta.
- Dove sono finito? Ero nel bel mezzo di…
Si interruppe.
Aveva avvertito improvvisamente la presenza di un’enorme potenza dai poteri inimmaginabili: era lì, nascosta dal nulla, vicina ed inarrivabile.
- Mostrati! – disse ad alta voce.
- Temo che non sia possibile, in questa dimensione.
Rimase allibito. La voce che gli rispondeva era profonda e antica, ma anche assolutamente diversa da qualsiasi altro suono avesse mai sentito. Vibrava nell’anima, ogni parola significava di più del mero concetto espresso. Era davanti ad una divinità.
- Chi sei?
- Ho molti nomi in ogni lingua. Ritengo che tu mi conosca come Arceus, l’Originale.
Certo che lo conosceva. Aveva davanti a sé la creatura che si diceva essere stata creatrice dell’intera razza Pokèmon. Ma c’era qualcosa che non andava.
- Sei noto come un dio nel mondo nei Pokèmon, ma io sono un umano. E il mio ultimo ricordo è della mia morte. Presiedi forse anche l’aldilà degli umani?
- Davvero sei morto? A me sembri ancora vivo.
Nello spazio davanti allo spirito era apparso il corpo di un giovane ragazzo, circondato da una teca di cristallo, apparentemente addormentato: sul petto era presente una larga macchia rossa, all’altezza del cuore. 
Lo spirito di Ignotus fissava allibito il corpo che aveva avuto in vita.

- Certo che sono morto! Io sono…
Si interruppe. All’improvviso tutta la gravità della situazione gli cadde addosso.
- Eccome, se sono morto. Sono molto morto! Accidenti, che diavolo…
- Voi umani chiamate vita la serie di funzioni biologiche che influenzano il vostro corpo. Ma la vita è altro.
L’immagine di un Mew con il viso bagnato di lacrime apparve accanto al corpo di Ignotus.
- Mew…
- La vita è amare la natura e tutti suoi figli, arrivando ad essere una sola cosa con essi. È essere padrone e servo delle sue creature ed un compagno fedele nei momenti di gioia e dolore.

Ignotus vacillò. L’immagine del suo fidato compagno gli straziava il cuore.
Poi la sagoma di un Misdreavus affiancò quella di Mew, ed il ragazzo riconobbe il Pokèmon che aveva liberato dalla Torre Oscura.
- Alcune specie di Pokèmon hanno un legame più diretto con le forze trascendentali di altre. La preghiera di questo Spettro ha richiamato la mia attenzione e attraverso i suoi occhi ho visto ciò che è accaduto in quella torre dove hai lasciato il corpo. E lì ho visto l’Errore.
Ignotus ebbe un tuffo al cuore, anche se era solo spirito.
- Cosa vuol dire?
- Un Errore è stato creato la notte in cui hai abbandonato il corpo. Un Errore capace di portare grandi cambiamenti e di sovvertire leggi universali. 

La sagoma squadrata di Missingno apparve accanto alle altre, minacciosa.
- Esso è in costante ricerca di perfezione, poiché durante la sua creazione è stato interrotto e diviso. Quando tornerà ad essere uno, l’Errore si risolverà e non sarà più.
La mente di Ignotus lavorava febbrile per accettare tutte le informazioni che riceveva.
- Ho fatto tutto ciò che era in mio potere per evitare che accadesse… - mormorò, sconsolato.
- Il destino dell’Errore è collegato al tuo, poiché anche tu hai dato luogo alla sua creazione. Di conseguenza ho preso la decisione più adeguata alla situazione.
Ignotus fremette.
Le immagini del suo corpo, di Misdreavus, di Mew e di Missingno si sovrapposero con una luce accecante, e la sua percezione di quella strana realtà venne meno.
- Torna nel tuo mondo, Ignotus, e vivi tramite coloro cui hai donato la salvezza. La tua missione non è ancora giunta al termine, un’ultima avventura ti attende prima del grande passo…

Accecato dalla luce, Ignotus ci mise un po’ per aprire di nuovo gli occhi. Quando ci riuscì, realizzò di essere al centro di un fitto bosco, nella parte più remota della giungla in cui si era addentrato per arrivare alla Torre Oscura. La notte avvolgeva quel posto nella più totale oscurità, eppure tutto quel buio lo metteva stranamente a suo agio, come fosse il suo habitat naturale.
Provò a muoversi, ma invece di alzare le gambe, l’impulso di movimento lo fece fluttuare in avanti. Stupefatto, guardò il suo corpo: era fatto di pura ombra.
Mentre cercava una superficie in cui specchiarsi, avvertì una sorta di richiamo nella mente, un pensiero estraneo eppure in qualche modo familiare. Troppo preso dall’assurdità del momento non vi fece caso e finalmente trovò un piccolo laghetto. Quando arrivò alla sponda, non riuscì a credere ai propri occhi: alla luce della luna, il riflesso sull’acqua era quello di un Misdreavus.
Di nuovo avvertì una presenza all’interno della sua coscienza e finalmente decise di ascoltare; con un fascio di puri pensieri, il Misdreavus che aveva liberato dalla Torre Oscura gli trasmise la sua infinita riconoscenza per averlo salvato dalle torture dell’uomo malvagio e gli offrì in dono il proprio corpo d’ombra per tutto il tempo in cui si sarebbe fermato in quel mondo. Prima che il ragazzo potesse in qualche modo replicare, la coscienza dello spettro si ritirò sempre di più, fino a diventare quasi impercettibile, un piccolo angolino pulsante nella sua mente.
Ignotus chiuse gli occhi: era diventato un Pokèmon.
Un sorriso selvaggio si disegnò sul volto del piccolo fantasma e il suo acuto urlo di gioia echeggiò in tutta la foresta: per tutta la vita si era domandato cosa si provasse ad essere un Pokémon e ora finalmente aveva l’opportunità di viverlo davvero.
Ridendo, concentrò le sue energie e creò una sfera oscura che lanciò contro il lago, creando una serie di piccole onde concentriche; un attacco Palla Ombra in piena regola.
Svolazzò a lungo, felice come non lo era mai stato, sentendosi libero e parte integrante nel mondo: poi però ricordò le parole del Pokèmon Originale e decise di mettersi in viaggio immediatamente. In qualche modo Ixor era riuscito nel suo intento di creare un Pokèmon in grado di sovvertire l’ordine e portare il caos; era suo dovere intervenire.
- E con questi poteri – sorrise tra sé – sono proprio curioso di vedere la faccia di Red quando mi vedrà!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autore: non tutti sono a conoscenza dei numerosi glitch nella serie di Pokèmon, quindi ho deciso di dare un piccolo supplemento a fine capitolo elencandoli.
In questo capitolo è presente:
La clonazione Pokèmon: è un altro famoso glitch, che permette di ottenere un Pokèmon identico ad un altro di cui si è già in possesso. Le modalità cambiano da gioco a gioco, in questo capitolo mi sono ispirato a quella di Oro/Argento.
Oggetti infiniti: quando Ixor estrae la Caramella Rara, la prende dalla “sesta tasca del suo camice”. Questo perché dopo aver incontrato Missingno nel gioco, l’oggetto in sesta posizione nel vostro zaino aumenterà x99 volte o addirittura all’infinito. Spesso i giocatori decidono di spostare oggetti rari (come Master Ball o Caramella Rara, appunto) in quella posizione per approfittare del beneficio del glitch.
  
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