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Autore: mamogirl    25/09/2013    2 recensioni
Nick non aveva mai creduto che potesse giungere il giorno in cui Brian gli avesse voltato la schiena. Eppure, eccolo lì, la solitudine come unica compagna mentre le parole del ragazzo continuavano ad echeggiare nella sua mente. Sapeva, però, che non era un abbandono. No, Brian non l'avrebbe mai abbandonato nè si sarebbe mai arreso. Era lui, invece, quello che stava abbandonando la sicurezza di quel nido solo perchè gli era sembrata una responsabilità troppo grande per la sua giovane età.
Toccava a lui, ora, rimettere in ordine la sua vita e sperare in un perdono. Sperare di poter ritornare a casa.
La sua casa.
La loro casa.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Littrell, Kevin Richardson, Nick Carter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Mpreg
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- Questa storia fa parte della serie 'For Once In My Life'
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Epilogo













Lights will guide you home
-        Fix you, Coldplay
 







 
C’era qualcosa di magico nella semplicità di quella giornata: qualche soffusa nuvoletta bianca si intrometteva in un cielo limpido, un caldo azzurro chiaro che prendeva il suo calore da quel sole che splendeva beato e sonnecchiante proprio al suo centro. I riflessi di quella luce giocavano a rincorrersi per le strade, saltando contro i vetri e poi correndo fra i fili d’erba resi ancora più verdi e splendenti sotto quell’invisibile oro. C’era una semplice arietta a scodinzolare fra le foglie degli alberi e i petali dei fiori, un’aria che si portava dietro i profumi che rubava dalla case in cui entrava e usciva repentina come un ladro.
C’era qualcosa di magico in quel luogo, sì, ed era per quel motivo che Brian amava sempre ritornarci, soprattutto in momenti come quelli, dove la batteria dell’energia era al limite della riserva e non c’era niente che potesse trattenerlo a galla. Quella volta, per quanto forte e stoico fosse riuscito a mostrarsi davanti al mondo, si era reso conto di aver quasi toccato il fondo insieme a Nick: solo suo figlio lo aveva tenuto aggrappato ad un ultimo brandello di sanità, solo per lui era riuscito a ritrovare una parvenza di controllo e mettere un freno a quello pazzia che era diventata la loro vita. Se fosse stato da solo, se lui e Nick fossero stati semplicemente sposati... Brian dubitava che sarebbe riuscito a comportarsi come aveva fatto un mese prima. Sua madre lo aveva sempre messo in guardia, gli aveva sempre detto che amava anche fin troppo, tanto da lasciarsi quasi scomparire pur di rendere felice l’altro. Eppure, quella volta, niente di buono era uscito dal suo sacrificarsi: Nick continuava ad uscire, lui continuava a incolparsi e cercare di risolvere un puzzle a cui mancava sempre un pezzo e, alla fine, nessuno di loro era felice. Nemmeno Baylee che, nonostante così piccolo, si era reso conto di tutta quella tensione che circondava la sua famiglia. Nemmeno ora era completamente felice, esattamente come lui: lo stacco, il periodo di calma, era servito, su quello non c’erano dubbi. Ma sentiva ancora troppo la mancanza di Nick, la sentiva in tutti i quei momenti in cui Baylee faceva qualcosa di nuovo e lui non aveva nessuno al suo fianco con cui condividerla. Più di tutto, a Brian mancava il vecchio Nick, quel ragazzo con cui aveva trascorso ore e ore solamente a progettare il futuro di loro figlio, quel ragazzo che era rimasto alzato tutta notte pur di dipingere la stanzetta senza che lui mettesse mano e, invece, si riposasse.
Con un sospiro, Brian incominciò a camminare sul prato, arrivando fino alla vecchia quercia che ancora ospitava la casetta che lui e suo fratello avevano costruito quando erano piccoli. Era stato il loro rifugio, era stato il loro nascondiglio ed era stato il luogo in cui, separatamente, avevano alzato lo sguardo verso il cielo e immaginato che cosa potesse riservare loro il futuro. Ripensando ai suoi di sogni, Brian non poteva non constatare quanto fosse stato fortunato e graziato di essere riuscito non solo a realizzarli ma ad avere anche ben più di quanto avesse potuto immaginare. Ogni bambino sognava di diventare famoso, calciatore o cantante o attore che fosse; ogni bambino sognava di poter essere conosciuto in tutto il mondo e, in questo modo, di poter regalare un sorriso e cambiare, anche solo di un pochino, la vita di un totale estraneo. A lui era stata data quella possibilità anche quando quel sogno era rimasto solamente un piccolo desiderio di un bambino ormai cresciuto e pronto a cercare di costruirsi una vita nel mondo degli adulti. La chiamata di Kevin gli aveva letteralmente stravolto la vita e ogni giorno si ritrovava a ringraziare quel semplice gesto, non solo perché gli aveva permesso di vivere una vita che solo a pochi eletti veniva concesso. Ringraziava quel giorno e suo cugino perché, a sua insaputa e involontariamente, gli aveva regalato l’occasione più importante della sua vita e gli aveva permesso di conoscere colui con cui avrebbe condiviso il resto della sua vita.
Più di tutto, però, Brian era riuscito a crearsi ciò che aveva sempre desiderato: una famiglia. Era successo in modo strano, era successo quando ormai si era arreso alla realtà che lui e Nick non avrebbero potuto avere figli completamente e totalmente loro. Non era mai stato un vero problema o un dramma di proporzioni apocalittiche, considerando che avevano una miriade di possibilità da ponderare e soldi sufficienti per realizzarle. Ma Baylee era stato il loro miracolo, il suo più grande miracolo. Ed era stato per lui, sarebbe sempre stato per lui che Brian era sicuro che non avrebbe mai smesso di lottare per la sua famiglia: Nick lo aveva aiutato a creare quella meravigliosa creatura e solo per quello non poteva essere quel mostro e quell’orribile creatura che aveva finito per credere di essere. Oh, sapeva che in parte quelle credenze venivano da quella che poteva considerarsi famiglia solo perché così veniva chiamata per definizione ma molte di quelle mura era stato Nick stesso a crearle dal momento in cui si era perso in quel vortice di auto distruzione.
Eppure, Brian continuava a credere che non potesse essere totalmente colpa di Nick. C’era una parte di lui che non era riuscito a scacciare via l’ipotesi che lui avesse fatto qualcosa, un comportamento o anche una semplice parola, e che avesse dato inizio così a quella lontananza che si era venuta a creare fra loro due. Sapeva di non essere una persona semplice da amare: era testardo, era ostinato, doveva sempre fare tutto a modo suo e permetteva a pochi, pochissimi, di aiutarlo nei momenti di maggior bisogno. Forse era stato quello ciò che aveva allontanato Nick: lo aveva fatto sentire inutile, lo aveva fatto sentire come se non avesse più bisogno del suo aiuto e come se non avesse un senso all’interno della loro famiglia. E ciò che lo faceva impazzire più di tutto era rendersi conto che non sapeva come rimettere in sesto la situazione. Non aveva una bacchetta magica, non esisteva un incantesimo che avrebbe cancellato tutto e permesso loro di continuare come se niente fosse. Non poteva fare niente, quella volta, non poteva ricostruire ciò che Nick aveva rotto notte dopo notte, insulto dopo insulto, silenzio dopo silenzio. Perché ad esserne uscito a pezzi non era stato solamente Nick e il loro matrimonio.
Lo era anche lui.
E forse era quella la cosa più spaventosa e terrificante. Brian era sempre stato in grado di rimettersi in piedi dopo ogni colpo, senza mai dover chiedere un supporto a qualcuno. In quel mese aveva quasi dovuto mettersi in pausa mentre aspettava che Nick si rimettesse in pista per poi aiutarlo a ricostruire ciò che era stato spezzato. Era il non sapere che lo stava lentamente logorando. Era il non sapere con totale sicurezza che Nick sarebbe tornato da lui che lo teneva sempre all’erta, una sorta di ansia che non valicava mai i livelli di confine ma se ne rimaneva nell’ombra, sperando un giorno di poter uscire al sole. Se almeno avesse avuto una conferma, se almeno avesse avuto una risposta chiara e precisa, avrebbe potuto incominciare ad organizzare la sua vita attorno all’unico punto che non sarebbe mai cambiato. Baylee.
Un mese. Trenta giorni in cui gli unici scambi con Nick erano stati su tutto e sul nulla. Si erano girati attorno, avevano scambiato le informazioni basilari su ciò che li teneva legati ma non avevano mai affrontato la questione di che cosa sarebbe successo una volta che Nick fosse uscito da quel centro. Nick non ne aveva mai parlato, Nick non aveva mai accennato a dove sarebbe andato o che cosa avrebbe fatto e lui non lo aveva chiesto.
Aveva paura di farlo.
Ecco quale era stata la principale conseguenza di tutti quei mesi. Brian non sapeva più leggere Nick, non sapeva più dire con esattezza come si sarebbe comportato o quale sarebbe stata la sua decisione. Era come se, all’improvviso, davanti a lui fosse comparso una persona che assomigliava in tutto e per tutto a Nick ma non era l’anima e il cuore di cui si era innamorato e di cui conosceva ogni particolarità e ogni traccia. Per quanto ridicolo potesse sembrare, a Brian sembrava di essere tornato a quei primi giorni dopo quel bacio e confessione durante il matrimonio di Kevin, quando tutto, anche un semplice messaggio, sembrava dovesse contenere qualche altro significato implicito. Quell’incertezza e insicurezza che provava era la stessa anche se moltiplicata per mille e mille più volte. Tornerà? Era quella la domanda che più di tutte lo aveva tenuto sveglio. Tornerà da me ora che ha risolto tutti i suoi problemi? Continuerà a volermi, continuerà a volere questa famiglia o si è reso conto che eravamo noi a essere un peso?
Ma una parte di Brian, quella parte che ancora continuava a battere e respirare il nome del suo compagno, sapeva che sarebbe tornato. Lo sapeva con così assoluta certezza da non ribattere nemmeno a quelle povere e deboli obiezioni, quasi come esse fossero solamente dei rimbrotti di un bambino deluso e viziato. Ed era a quella certezza che Brian doveva aggrapparsi. Era da quella certezza che Brian traeva la forza per svegliarsi alla mattina e sorridere e provare ad essere felice. Perché quella certezza gli diceva che Nick sarebbe tornato e che insieme avrebbero risolto ogni problema. Perché quella sicurezza gli ricordava che era ancora possibile continuare a sognare di ricreare quella famiglia che tanto aveva desiderato sin da piccolo.
Un filo di aria si liberò dai rami con cui aveva giocato fino a quel momento, buttandosi a capofitto sul prato e decidendo che era più divertente prendere in ostaggio un petalo di un fiore e farlo volare insieme ad essa. Con sguardo divertito, Brian osservò quel punto rosso incominciare a danzare davanti ai suoi occhi, vicino ai suoi capelli, prima di correre verso la casa dietro alle sue spalle. E fu in quel momento che Brian si accorse di qualcuno che, dalla veranda, lo stava osservando.
Nick.
Un sorriso. Entrambi si sorrisero come se niente fosse successo, come se non fossero trascorsi più di trenta giorni dall’ultima volta che si erano visti o come se non ci fosse un enorme punto di domanda in quella distanza. E come sempre, come dalla prima volta con cui Brian aveva guardato Nick con occhi diversi, il suo cuore si fermò un secondo prima di battere ancora più velocemente. Era cambiato, fu la prima cosa che Brian notò. I capelli erano più lunghi e un ciuffo gli cadeva davanti agli occhi, nascosti dietro ad un paio di occhiali neri; i vestiti, una maglietta azzurra e un paio di jeans, sembravano essergli diventati più grandi, segno che non solo lui aveva perso qualche chilo durante la loro separazione.
Erano entrambi impacciati. Si guardavano, si osservavano, si sorridevano ma nessuno dei due sembrava sapere quale dovesse essere la prossima mossa. A chi toccava il primo passo? Dovevano salutarsi? Dovevano avvicinarsi? Brian voleva farlo, a malapena riusciva a contenere l’istinto di correre fin alla casa e buttarsi nell’abbraccio che di sicuro lo avrebbe accolto. Dall’altra, invece, voleva che fosse Nick ad avvicinarsi, voleva che fosse lui a correre fra le sue braccia, quasi a dimostrare che aveva sentito la sua mancanza nello stesso egual modo in cui lui aveva sentito la sua.
Fu Nick a metter fine a quella situazione insolita, incominciando a camminare verso di lui e fermandosi solo quando mancavano pochi passi a essere l’uno di fronte all’altro. Si tolse gli occhiali, infilandoli poi nella tasca dei pantaloni.
“Hey.”
“Hey.”
“Kevin mi ha accompagnato. Volevo farti una sorpresa.” Fu tutto ciò che disse Nick ma c’era altro implicato in quelle semplici parole: non volevo farti correre come sempre. Devo essere io a rimettere a posto il casino che ho combinato.
Faceva sentireBrian a disagio, almeno in parte, aspettare la prossima azione di Nick. Era così che Nick si era sentito ogni qualvolta lui arrivava e, con uno slancio di mantello, rimetteva tutto a posto? Ma come poteva Nick rimettere insieme se non aveva tutte le carte a disposizione?
“Non sapevo se saresti tornato. – Mormorò quindi, abbassando lo sguardo e stingendo le mani in pugni. – Non sapevo se questo, se io e Baylee, fossimo ciò di cui tu hai bisogno per essere felice.”
Sulle prime, Nick non disse niente. Brian vide nei suoi occhi l’effetto delle sue parole, simile ad un pugno dritto allo stomaco. Avrebbe voluto riprendersi quell’affermazione, avrebbe voluto cancellare quella confessione ma, prima che potesse dire qualcosa, Nick colmò la distanza fra loro due e lo abbracciò, stringendo le braccia e aggrappandosi quasi alle scapole.
“Mai. – Gli sussurrò Nick con tono fermo e deciso nell’orecchio. – Non dubitare mai che possa tornare o meno. Tu e Baylee siete l’unica ragione per cui posso essere felice, hai capito?”
Con un singhiozzo intrappolato in gola, Brian poté solamente annuire, quel dubbio finalmente sgonfiato e volato via insieme al suo sospiro. Non si staccarono. Nick, soprattutto, non voleva lasciare andare Brian, impaurito quasi che potesse svanire e scomparire come se fosse stato solamente un’illusione creata dalla sua mente. Era stata la sua assenza, era stata la sua mancanza a pesare come un macigno in quei trenta giorni. C’erano stati giorni in cui aveva pensato di uscire di forza, ripercorrere tutti quei chilometri e farsi riprendere da Brian in ginocchio, solo per poter assaggiare ancora una volta il suo abbraccio. Aveva voluto, soprattutto, consegnargli ognuno dei suoi problemi e lasciare che fosse lui a rimettere in ordine i pezzi per poi dirgli come fare ad andare avanti e a cambiare. Sì, era stato quello forse il passo più importante e difficile che aveva compiuto: guardarsi allo specchio e vedere perfettamente nudi ogni suo minimo difetto e sbaglio che aveva commesso in passato. Guardare e sapere che solamente lui stesso poteva rimetterli a posto prima di poter tornare dalla sua famiglia.
Se ancora loro lo avessero voluto.
“Anch’io, lo sai? Anch’io avevo paura che non mi voleste più. Meriti molto di più, Brian. Per tutto quello che ti ho fatto passare, per tutto il dolore che ti ho provocato, meriteresti molto di più di me.”
A quelle frasi, sussurrate con un filo di lacrime nella voce, Brian scostò il viso in modo da poter osservare direttamente Nick. Una mano si appoggiò sulla sua guancia, un sorriso misto di dolcezza e consapevolezza rispose all’inizio, con l’unico scopo di rassicurare. “Mi ami. Mi hai dato Baylee. Bastano solo queste due ragioni per farmi rimanere qui e aspettarti. Sempre.”
“Scusami. So che dirtelo ora non è abbastanza, so che ho sempre usato quella parola e ormai ha perso di significato ma...”
“Non importa, Nick.”
“No, invece importa. Parte del mio percorso è fare ammende con il passato e... tu ne fai parte. Tu sei la persona, oltre a me stesso, a cui ho fatto più del male.”
“So che sei dispiaciuto. Ho solo bisogno di capire perché.”
Prima di rispondere, Nick fece scivolare una mano dalla schiena fino a raggiungere la controparte di Brian; con le dita intrecciate una nell’altra, fece spostare entrambi fino a quando non giunsero all’albero, sedendosi poi con la schiena appoggiata contro il suo tronco.
“Fino ad un mese fa, non avrei mai potuto rispondere a questa domanda. – Incominciò Nick a dire, appoggiando la testa sulla coscia di Brian. – E non ho ancora tutte le risposte. Volevo... no, non ho mai rimpianto di averti sposato e di avere Baylee. E credevo di poter riuscire là dove i miei avevano fallito: la vedevo come una sfida, una battaglia contro ciò che pensavo fosse anche il mio destino. Volevo esserci per te, volevo esserci per Baylee e volevo dimostrare al mondo intero che anche Nick Carter poteva essere un padre e un marito modello.”
“E io non ho avuto fiducia in te.” Obiettò Brian, incominciando ad accarezzare i capelli di Nick.
Nick chiuse gli occhi, mordicchiandosi il labbro inferiore. “Avevi anche ragione. Perché nel momento in cui avrei dovuto farmi valere e dimostrarti che potevi appoggiarti a me, sono invece scappato come un codardo. Deluso e ferito, più che altro da me stesso e da ciò che stavo provando.”
“In che senso?”
“E’ stupido da dirlo ma... ero geloso di Baylee. Geloso che si fosse preso tutte le tue attenzioni, geloso che avesse così sconvolto la nostra vita da lasciarmi fuori ad osservare invece che farne parte. E, in qualche modo, ero arrabbiato perché sembrava che tu non avessi più bisogno di me. Così me ne uscivo, forse per dimostrarti che se tu non avevi bisogno di me allora nemmeno io ne avevo. E da lì è iniziato tutto: più uscivo, più mi sentivo in colpa così cercavo di dimenticare tutto bevendo ma, una volta terminato il periodo di oblio...”
“Era anche peggio, vero?”
“Già. – Rispose Nick annuendo con il capo. Ecco che cosa era mancato loro. Parlare. Si erano nascosti nel loro dolore e nella loro rabbia, avevano lanciato frecciatine e sguardi accusatori ma poi ognuno era sempre ritornato nel suo angolo e le ferite avevano preso il sopravvento. – Odiavo me stesso per ciò che ti stavo facendo e, per non ammetterlo, preferivo odiare te e scaricare tutta la mia rabbia su di te.”
“Mi dispiace, Nick.”
Nick alzò di scatto la testa, voltandosi e mettendosi seduto in modo da poter osservare Brian. “No, Bri, non è stata colpa tua.”
“In parte sì, invece. Lo hai detto tu stesso, ti ho escluso dalla famiglia. Non l’ho fatto volontariamente e se solo avessi avuto un minimo sospetto avrei cercato di porre rimedio prima che la situazione peggiorasse. Ma sai bene quanto non sia ancora capace di fare affidamento su qualcun altro o ad ammettere di avere bisogno. E dopo i mesi della gravidanza non volevo più essere un peso per te.”
“Non lo eri. Ho amato quei mesi, Bri. Ho amato potermi prendere cura di te.”
“Non sapevo come chiederti aiuto. Non ho mai saputo farlo. – Brian prese la mano di Nick, quella sul cui anulare ancora splendeva la fede che si erano scambiati qualche anno prima. – Abbiamo sbagliato entrambi, non importa chi ha più colpe e responsabilità. Abbiamo sbagliato ma, per fortuna, ce ne stiamo rendendo conto in modo da poter ripartire da zero. E possiamo farlo, possiamo ricominciare. Un nuovo capitolo.”
“Entrambi abbiamo molto su cui lavorare. – Aggiunse Nick, intrecciando le sue dita con quelle di Brian. – Ma ora so che niente riuscirà a spezzarci. Potremo piegarci sotto la forza del temporale ma ciò che abbiamo è più forte e resistente,”
Brian annuì, lasciandosi poi cadere contro Nick ed appoggiare la testa sulla sua spalla; un braccio gli circondò la vita mentre l’altro appoggiò l’intreccio di dita fra i loro corpi, in quel punto in cui sembrava non esserci una netta divisione fra il corpo di uno e dell’altro. In quei giorni, in quelle settimane, Brian aveva compreso che l’amore era come la fede: non era qualcosa di tangibile, non era qualcosa che potevi toccare e definire semplicemente tramiti i sensi. Era qualcosa in cui dovevi crederci, soprattutto in quei momenti in cui sembrava essere destinato a cadere e dissolversi in cenere e anche senza la certezza che potesse ritornare a splendere come una volta. Bisognava avere il coraggio di continuare a crederci e combattere, dubitando e cercando risposte alle proprie domande. Bisognava stringere i denti e sopportare, lamentarsi e piangere sapendo che presto qualcuno avrebbe cancellato quelle lacrime e posato un sorriso. E ne valeva la pena. Valeva la pena soffrire, valeva la pena ritrovarsi a terra solo per potersi aiutare a vicenda e riprendere il cammino insieme.
Nick aveva ragione. Potevano piegarsi, potevano abbassare la testa e rimanere in quella posizione fino a quando il temporale non fosse passato ma nemmeno il peggiore dei tuoni e delle tempeste sarebbe riuscito a spezzarli. Perché poi, con i primi timidi raggi del sole, avrebbero incominciato a rialzare la testa, a controllare i danni e trovare un modo per ripararli.
Brian aveva la sua fede. Brian credeva nell’amore, non forse quello romantico dei film ma quello pratico, quello che metteva le sue fondamenta su mattoni di sforzi e lacrime. Più di tutto, credeva nell’amore che provava per Nick e in quell’amore che Nick provava per lui e Baylee ne era la prova più tangibile. Insieme si sarebbero rialzati perché erano forti, erano due persone a cui la vita aveva sferzato la tempra con differenti ostacoli e ciò rendeva il loro rapporto qualcosa di praticamente indistruttibile.
 
 
 
 
 
 








_________________________________________
Non ci credo! E' finita!!!! Una storia in meno da completare! LOL
Spero che sia piaciuta. Di sicuro tornerò a scrivere di questi Brian e Nick. Un giorno, chissà, mi piacerebbe scrivere la parte mpreg della storia.
Alla prossima,
Cinzia!
   
 
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