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Autore: CinziaPV    25/09/2013    3 recensioni
E' un Draco Malfoy accecato dall'odio quello che incontriamo fra le mura di Hogwarts, alcuni anni dopo la fine della seconda guerra magica. Voldemort è caduto, ma non tutti sono disposti a dimenticare.
Dalla storia:
Hermione realizzò di non avere più tempo.
Si trovava ad Hogwarts, il luogo dove tutto era cominciato e stava finendo. Avrebbe preferito che al suo fianco ci fossero Harry e Ginny, o magari Lavanda... invece si trovava vicino a persone con cui non aveva avuto alcun genere di rapporto nel corso degli anni precedenti.
Anche il suo abbigliamento era inadatto.
Indossava un semplice vestito di lana verde, che le arrivava appena fino al ginocchio e evidenziava le forme perfette di un corpo non più adolescente. E si sentiva vulnerabile con il polso ancora bloccato nella presa ferrea di Malfoy.
Si sentiva vulnerabile, perché lui la guardava come nessuno aveva mai fatto, e le impediva d'abbassare lo sguardo.
Eppure doveva farlo, abbassare gli occhi se voleva parlare, altrimenti sarebbe fuggita all'infinito. Così lo fece.
- Non sono più una strega - sussurrò, quasi in contemporanea al ghigno sfrontato di lui.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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5
Verità
Prima parte
 
 




 
 
Hermione aveva paura, ma nessun tremore aveva iniziato a scuoterle il corpo.
Sapeva che l’insicurezza non l’avrebbe portata da nessuna parte, per questo cercando di non agitarsi e rimembrando gli anni passati, stava facendo quello che avrebbe fatto se a suo fianco ci fossero stati Harry e Ron: ovvero mantenere la calma.
Fuffi, così si chiamava l’essere che la stava studiando con tutta tranquillità, era giaciuto per anni a guardia della camera dei segreti, quando la pietra filosofale rappresentava un monile indispensabile.
Ricordava perfettamente le nozioni apprese a suo riguardo, e sapeva che l’unico modo per placare la sua indole aggressiva, fosse farlo addormentare.
Il problema era costituito dal modo, perché per quanto Hermione Jane Granger fosse perspicace, dubitava di riuscire a creare un perfetto strumento musicale senza magia, così realizzò che l’unica soluzione sarebbe stata quella d’aspettare che si facesse giorno.
Senza perdere di vista il grosso cane, si accovacciò sul terriccio irto di fogliame, adagiando la schiena contro un tronco d’acero, e portando le ginocchia contro il petto.
Chiuse gli occhi cercando di rilassarsi. Erano mesi che la sua vita sembrava volesse colare a picco.
Non sapeva come fronteggiare Fuffi, e l’oscurità la intimoriva non poco, senza contare che non capiva l’atteggiamento dei centauri. Conosceva la loro avversione verso le creature non magiche, ma le ultime parole da loro pronunciate, continuavano a solleticarle la mente.
Le avevano detto di non approvare i metodi di Minerva McGranitt, e che lei rappresentava una minaccia.
Sempre con gli occhi chiusi, cercò di concentrarsi sui rumori circostanti, e d’immaginare una melodia.
Da piccola quando non riusciva a dormire suo padre intonava dei cantici.
Questo accadeva prima di Hogwarts, e prima di scoprire di essere una strega.
Già, suo padre, che adesso non si ricordava di lei, e di cui rischiava di dimenticarne i tratti, l’uomo più stonato sulla faccia della terra, le intonava dei cantici.
A Hermione salirono le lacrime agli occhi, e prima che se ne rendesse conto, le prime stille salate iniziarono a scendere, facendola tremare violentemente.
Non era un buon metodo per addormentare Fufi, né per sentirsi meno sola e indifesa, ma forse era un buon metodo per sfogarsi.
Dopo il ballo del Ceppo, e il rifiuto poco elegante di Ron, aveva pianto per la maggior parte della notte, eppure al mattino si era sentita carica e pronta a ricominciare. Allora ne era certa: Ronald Weasley era l’uomo della sua vita.
Adesso invece, non era più sicura di nulla, neanche se fosse giusto continuare a ricercare la magia.
Le mancava essere una strega, e le mancava la sua vita per metà babbana. Le mancavano Ginny e Harry.
Non aveva più un’identità. Non sapeva più chi fosse. E quel pianto nel silenzio della notte, rassomigliava vagamente a una melodia, solo molto triste.
 
 
 
 



 
 
 
***
 


 
 
 
 Pretendo delle spiegazioni.  Hermione sobbalzò spaventata, facendo fatica a raccapezzarsi.
Si sentiva terribilmente stanca e fece fatica ad aprire gli occhi.
Qualcuno stava reggendo una fiaccola fra le mani. Strizzò gli occhi, cercando di proteggersi dalla luce, frapponendo una mano fra lei e l’avventore.
La fiaccola in realtà era un lumus. Riusciva a intravedere le fiamme sospese a mezz’aria, e le mani di chi stava adoperando la magia.
Nella foresta proibita era ancora notte. Sollevando lo sguardo verso l’alto, dal folto degli alberi, non riusciva a intravedere alcunché.   Cosa?  biascicò, intontita, mentre cercava di intravedere il volto di colui che l’aveva svegliata poco gentilmente.
Si rimise seduta, aggiustandosi goffamente il vestito che durante il sonno si era sollevato, e avevano dato al visitatore, una visione non poco casta della sua immagine.
Quella notte non l’aveva ospitata alcun letto adornato da morbide coltri color vermiglio. Il suo giaciglio era costituito da una distesa di foglie secche, dai colori multi cangianti.
Ricordava perfettamente quanto era accaduto qualche ora prima. Ricordava il suo arrivo nella foresta proibita, e la sua prigionia.
Quello che non capiva, era cosa ci facesse Draco Malfoy in sua compagnia.
L’uomo la sovrastava imponente, e la guardava come se fosse la colpevole di ogni sua disgrazia.
 Ho detto che pretendo delle spiegazioni  ripeté facendo un altro passo verso la sua direzione. Portava i capelli scarmigliati, e anche se ultimamente si era abituata a vederlo in tal modo, non era sicura fossero stati fatti di proposito. Non quella notte.
Malfoy ansimava, come se fosse reduce di una corsa, e gli occhi di solito glaciali, la stavano analizzando con fermezza.
Indossava dei jeans scuri e una camicia bianca, sbottonata sul davanti.
Hermione ebbe l’impressione che l’avesse indossata in tutta fretta, forse dopo l’incontro con qualche amante.
A fatica si sollevo all’in piedi, sostenendosi pigramente al tronco di un albero, che stranamente non la rigettò in malo modo.
Malfoy la guardava con una sfrontatezza fuori dal comune, costringendola contro il tronco dell’albero, e impedendole alcuna scappatoia.
Si sentiva a disagio, soprattutto di fronte all’avvenenza dell’ uomo.
Lei di primo mattino era inguardabile, con i capelli più gonfi del dovuto, la reattività di un ghiro, e senza la sua buona dose di caffeina.
Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, maledicendo ancora una volta, la scelta di voler indossare un vestito.
Non riusciva a respirare con lui così vicino. Non ci riusciva da quando quei maledetti sogni avevano iniziato a far parte della sua vita, da quando lei sola sapeva chi, la tormentava.
– Parla maledizione. – La voce di Malfoy era rauca, e solo in quel momento Hermione si rese conto dello stato in cui vessava.
Draco Malfoy era decisamente furioso, e col terrore scoprì d’esserne la causa.
Si morse le labbra indecisa sul da farsi, proprio mentre la mano del biondo si artigliava alla sua gola.
– Bene, se non parlerai con le buone, lo farai con le cattive – sibilò vicino al suo viso. Davvero troppo vicino.
Hermione sussultò, tuttavia quando parlò, la sua voce non fuoriuscì tremante.  Se era cambiata, nessuno se ne sarebbe avveduto: sembrava la stessa ragazzina recalcitrante che al quinto anno lo aveva colpito con un pugno.
– Che cosa vuoi?
Malfoy fece leva sulle proprie braccia, e si avvicinò maggiormente al suo viso. – La verità mezzosangue. Non presterò i miei servigi senza sapere.
Sul viso della riccia comparve un’espressione stupita. – I tuoi servigi?
– A quanto pare spetta a me l’ingrato compito di tirarti fuori dalla foresta proibita. Si guardò in giro cospiratore: gli spiriti hanno scelto me. – La sua mano scese ad agguantarle un polso. – Te lo chiederò un’altra volta soltanto, mezzosangue: chi ti perseguita?
Hermione sbiancò. Aprì più volte la bocca per contro ribattere, ma tutto quello che ne seguì fu il silenzio.
Il cuore aveva iniziato a batterle forte, talmente forte che si chiedeva se Malfoy potesse sentirlo.
Nessuno aveva diritto di violare quella parte di lei, era stato difficile raccontarlo a Minerva McGranitt, ma non poteva assolutamente aprirsi a Draco Malfoy. Neanche adesso che non era più un meschino ragazzino viziato. Neanche adesso che era diventato un uomo. Neanche adesso che sotto le coltri d’indifferenza da lui sapientemente alzate, sembrava più umano.
Scosse il capo risoluta.
– Bene, l’hai voluto tu.  
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
– Dove siamo? – Hermione ansimava, forse a causa della stanchezza, forse per la paura, ma non riusciva comunque a raccapezzarsi. Ovunque puntasse lo sguardo, l’oscurità faceva da padrona.
La foresta proibita sembrava ancora più spettrale, soprattutto da quando ogni sibilo si era zittito.
Malfoy procedeva senza prestarle la benché minima attenzione. L’unico contatto esistente fra loro, era la presa ferrea sul polso che non si decideva a rilasciare, e che sicuramente le avrebbe lasciato un livido.
C’era freddo, talmente tanto che Hermione credette che gli arti si potessero spezzare.
– Dove siamo? – Hermione fece la domanda, e per la seconda volta attese una risposta che non arrivò.
Malfoy si limitò a strattonarla, e a farle lanciare un urlo stridulo non appena le acque le lambirono la pelle.
 – Non so nuotare – si lamentò, aggrappandosi di malavoglia al braccio del biondo.
Malfoy ghignò.  – È irrilevante. E solo per la cronaca, lo sono anche i tuoi piagnistei – disse trascinandola nelle acque più profonde.
Hermione gridò ancora, quando si rese conto di non riuscire a toccare il fondo.
– Ti odio! – gridò aggrappandosi al biondo con tutte le sue forze.
Aveva paura, e il fatto di non riuscire a intravedere alcunché la mandava su tutte le furie.
– Idem – replicò l’ex serpeverde.
– Ti ho odiato quando eri una stupida saccente so tutto io, e ti odio ora, che in un modo o nell’altro hai deciso d’incasinarmi la vita. – La strinse prontamente per la vita quando le acque si fecero più profonde, ignorando le sue proteste.
– Dove siamo? – Hermione fece per l’ennesima volta la stessa domanda, chiudendo gli occhi quando avvertì il rimbombo della sua voce, perché se prima aveva avuto dei sospetti, adesso il dubbio la stava logorando.
Scosse il capo, ignorando il senso di vertigine che la stava avvolgendo.
– Respira e non pensarci mezzosangue, passerà in fretta – gracchiò gelido la sua nemesi.
– Non può essere... – la riccia faticava a crederci, mentre il terrore s’impadroniva di lei, e in modo del tutto involontario si stringeva più forte al petto di Malfoy.
– Lo è – disse risoluto.
– È magia oscura – replicò.
– La conosci? – Draco Malfoy non le era mai apparso così spaventoso come in quel frangente.
Ogni volta che parlava il suo profumo, la investiva, e lei provava un desiderio primordiale di ucciderlo.
– Sei un bastardo!
– Touché, sono sicuro che tu possa fare di meglio, mezzosangue.
Hermione sollevò il capo furente. – Che cosa ti ho fatto? Perché ce l’hai con me?
– Non essere drammatica, voglio solo delle risposte.
– Usando la magia nera?
– Con ogni mezzo possibile, mezzosangue. – Il nomignolo da lui stesso affiliatole non era mai stato tanto dispregiativo. – Prendi un bel respiro... mezzosangue.
Hermione gridò, realizzando troppo tardi quello che stava per fare il biondo. Cercò di aggrapparsi ancora all’uomo, ma quando agitò le braccia tutto quello che toccò, fu il nulla.
Gridò ancora, ma tutto quello che uscì dalla sua gola fu un sibilo strozzato, attutito in parte dalle acque, in parte dalla paura.
Sapeva che niente di quello che stava accadendo era reale, ma non riusciva a respirare per davvero, e quando la prima immagine fece capolino, seppe d’essere perduta.
 
 
 
 
 
Ron... – Fu l’unica parola che Hermione riuscì a mormorare appena fuori dall’uscio della propria casa.
Non si aspettava una sua visita a quell’ora del mattino. In realtà, non si aspettava di vederlo.
Si umettò le labbra, e si portò distrattamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Dopo i MAGO si erano incontrati poche volte. Ron le aveva detto d’aver bisogno di tempo, e lei glielo aveva dato, incurante delle conseguenze, ovvero perdersi.
 – Ti trovo bene. – Sorprendentemente era Ron quello più espansivo, e Hermione suo malgrado si ritrovò ad arrossire, a pensare che quella visita per quanto inaspettata fosse piacevole. – Sto bene – tentennò. Si sentiva stranamente irrequieta – Vuoi entrare?
 





 
Non era reale. Hermione lo sapeva, eppure alla vista di Ronald Weasley,  non potette impedire al cuore di stringersi in una morsa dolorosa.
Tremava, e le lacrime le offuscavano la vista.
Non voleva vedere, ascoltare o quant’altro. Voleva solo sprofondare, essere inghiottita dalle viscere della terra.
 
 
 
 
 
 
.
 
 
 
 
 
 Angolo autrice:
 
 
Non sono scomparsa, semplicemente io e l’estate non conciliamo bene. Adesso le acque sono più calme, e così sono tornata con un nuovo capitolo.
Che ne pensate di Questo Draco? E di Hermione?
Il loro rapporto è solo all’inizio, e spero possa piacervi l’evolversi della loro storia.
Draco non è un zuccherino, e Hermione è molto insicura.
Vado di fretta, ma spero vogliate rilasciare la vostra impressione.
Baci
Tess
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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