Note dell'autore: Non avevo previsto quest'epilogo, ma l'ispirazione è difficile da ignorare.

Naruto © Masashi Kishimoto.
Fan fiction © ArAshiMitArAshi
Traduzione: _faith. 

Epilogo.

Gli occhi che lo fissavano riflettevano esattamente i suoi; erano caldi, del colore del cioccolato ma più chiari.
Riusciva a vedere tanto amore in quegli occhi, e anche se loro ancora non lo conoscevano, e lui non conosceva loro, sapeva che sentivano lo stesso legame che li legava.
Il suo sangue, insieme a quello della donna che amava, scorreva nelle loro vene in quel momento.
«Sono bellissimi.»
Sì, lo erano. Proprio come la loro mamma.
Uno di loro sbadigliò per poi appisolarsi subito.
«Pigrone.»
Come suo padre.
«Tempo scaduto. E’ il mio turno adesso.»
La fissò, non volendo arrendersi, tenendo ognuno di loro su un braccio. Ma la donna era testarda, così prese il fagottino che teneva col braccio sinistro, ignorando le sue protese.
Suo padre si unì a sua madre e insieme presero a fare poche moine al piccolo ancora sveglio.
Una bionda apparve al suo fianco, tendendo le braccia verso le sue. No, non anche lui.
«Lascia che mi occupi io di lui.»
Lui non si smosse di un millimetro.
«So che sei stanco, figliolo.»
Oh sì che lo era.
«E dovresti chiedere a Sakura di dare un’occhiata a quei lividi.»
E guarire le prove di lei che combatteva con forza tra la vita e la morte durante quelle lunghe ore? Niente da fare. «Va tutto bene.»
«Riposati per un po’. Ne avrai bisogno quando si sveglierà.»
Seguì lo sguardo della suocera e decise che suo padre aveva ragione, quindi avvicinò le labbra alla testolina del suo bambino, coperta da una soffice nuvola di capelli scuri, baciandola prima di lasciarlo a quelle braccia che attendevano.
«Grazie, papà.»
«Nessun problema.»
Si avvicinò a lei, prese la sua mano tenendola contro la propria guancia mentre la guardava dormire beatamente.
Era vero, Yamanaka Ino era una peccatrice, ma questo non gli impedì di sposarla.
Anche se era stata consumata dalla lussuria quando i suoi ormoni avevano preso il sopravvento, anche se teneva al suo orgoglio più di ogni altra cosa, anche se era invidiosa da far paura, avara quando si trattava di spendere, a volte un’ingorda, un occasionale bradipo e anche se faceva paura quando era divorata dall’ira…
In quel momento, senza un filo di trucco su quella pelle chiara, con i lunghi capelli biondi sparsi sul cuscino che sembravano formare un aureola, sembrava davvero un angelo.
Il suo angelo.
Impegnarsi a vita con lei non era stata una seccatura.
Era stata una decisione giusta fin dall’inizio.