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Autore: Cyanide_Camelia    26/03/2008    8 recensioni
Salve questa è la mia prima fanfiction su neji e hinata! Spero vi piaccia! In questo racconto Neji si innamora di Hinata durante duri allenamenti e lunghe chiacchierate insieme...spero il risultato sia buono!
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Diciotto di giugno, ore nove e trenta

Marriage!N°1: Sai & Yamanaka Ino

 

Diciotto di giugno, ore nove e trenta.

Il matrimonio della mia migliore amica.

Già, Ino ha anticipato vertiginosamente la data.

Figurarsi, impulsiva com’è non avrebbe potuto fare altro.

 

Mi alzo dal letto e subisco un leggero capogiro, così mi appoggio un attimo al muro, portando una man alla fronte. Stringo gli occhi, per poi riaprirli, sbattendo velocemente le palpebre.

Benissimo, ora è tutto a posto.

Alzo il viso e vado in bagno a prepararmi, seguita dalle mie domestiche, che mi aspettavano fuori dalla porta.

Diciamo che per gli eventi importanti è meglio che siano loro a prepararmi: io, impacciata come sono, rischio sempre di dimenticare qualcosa.

E così mi immergo nell’acqua bollente, mentre un delicatissimo profumo di giglio si leva dalla vasca, inebriando l’intero ambiente. Le mattonelle e lo specchio a poco a poco si appannano, il vapore acqueo al contatto con il materiale freddo forma delle deliziose goccioline che scorrono esitanti sulla superficie liscia della porcellana e del vetro.

Io, ad occhi socchiusi, scorro la stanza, soffermandomi su qualche dettaglio che si possa rivelare interessante.

Osservo le decorazioni turchesi ed argentee sulle maioliche che ricoprono le pareti, le assi leggermente usurate del parquet che ricopre  il pavimento, le nervature del legno di ciliegio, più abbondanti in alcuni tratti, più fluide in altri.

 

Prima che me ne possa rendere conto, le donne mi fanno cenno di alzarmi e mi avvolgono nei caldi asciugamani di lino bianco precedentemente adagiati su di una stufa per trasmettergli la temperatura tiepida che presentano ora.

Torno in camera e loro mi fanno sedere davanti alla toletta, dove mi asciugano i capelli e i acconciano saldamente in un alto chignon decorato con dei gelsomini, come richiesto da Ino per le damigelle.

 

La frangetta mi ricade elegantemente sulla fronte, e per la prima volta mi rendo conto di quanto il mio volto sia cambiato: è diventato un bell’ovale, con zigomi e mascella ben proporzionati rispettivamente, mento leggermente sporgente, labbra piccole e carnose, ampia arcata sopracciliare, naso piuttosto dritto, minuto, occhi con una interessante forma che li slancia verso la fine delle sopracciglia esternamente e che li allinea perfettamente nell’angolo interno.

Innegabilmente, sono diventata una donna. Una giovane donna.

E pensare che non meno di qualche anno fa avevo ancora tutti i tratti somatici di una bambina.

 

Indosso prima la sottoveste grigio perla, poi il kimono da damigella d’onore.

E’ verde acqua, ricamato a fantasie floreali, come voleva lei, con degli splendidi gelsomini bianchi dal gambo verde intenso, brillante, e grandi foglie argentee.

L’obi invece è Magenta con delle striature verde bottiglia e viola, il fiocco ed il cordone verde chiaro come il kimono.

 

E, come tocco finale, la collana ed il bracciale di mia madre. Così belli, così eleganti.

 

Scendo le scale con attenzione, improvvisando un portamento fiero e regale laddove invece sto per ruzzolare giù.

Fortunatamente, arrivo fino alla fine della rampa sana e salva.

Lì mi attendono Neji, con un kimono nero bordato di turchese, disegnato per l’occasione da Sai, che ha creato gli abiti per la cerimonia sotto gli attenti dettami di Ino, mio padre e la piccola Hanabi, che si aiuta nel camminare con due ingombranti stampelle, vestita con un kimono lilla.

 

Ci incamminiamo senza dire una parola verso il tempio dove verrà celebrato il matrimonio della coppia, ed all’entrata ci separiamo: io mi dirigo verso il gineceo dove mi aspettano le altre damigelle e la sposa, Hanabi e mio padre nell’androne del tempio con gli altri invitati, Neji con gli altri due testimoni di Sai: Sasuke e Gaara (mi piaceva che ci fosse anche Gaara ^^.NdA).

 

Ino è nascosta da un separé di carta di riso dove sta ultimando la sua preparazione, mentre io e Sakura ci limitiamo ad attenderla dall’altra parte di esso, senza fiatare.

 

Dopo circa un quarto d’ora, esce da lì la donna più straordinaria che io abbia mai visto.

Gli occhi celesti sono attorniati da kohl nero, le labbra rosa confetto ed i capelli biondi ricadono sulle spalle fluenti e lucidi, pieni di fiori di pesco e gelsomini.

Ha un ramoscello di ciliegio appuntato sopra l’orecchio sinistro, il ciuffo abitualmente lasciato davanti al viso oggi è trattenuto sulla nuca da un pettine di giada con perle incastonate in coppiglie di argento.

Indossa un kimono nero con raffigurato un paesaggio marino: scogli argentei sui quali si infrangono onde blu oltremare, che sfumano al turchese, bordate di schiuma bianco-lattiginosa, e un sole le campeggia, giallo pallido ed accecante, sulla schiena, all’altezza delle scapole.

Ha un bellissimo darari-obi oro e blu notte, particolarmente elegante e ben indossato.

La ro che ha sotto il kimono è turchese e pervinca, ricamata di nero.

 

Cammina a passi piccoli e svelti, articolando bene i movimenti delle gambe lunghe e snelle con le braccia e le mani, nascoste dalle furi lunghe e preziose.

Ci regala un sorriso ampio ed emozionato, una lacrima luccica nei suoi occhi come una piccola stella in un cielo immenso.

Si ferma davanti a noi, tremante.

 

“Sei bellissima, Ino-chan.” Sussurra Sakura.

 

“Buona fortuna” bisbiglio io, dal mio canto.

 

Ci guarda riconoscente, senza dire una parola, poi si volta, fiera, ed avanza lungo il corridoio angusto del gineceo per dirigersi verso il luogo dove viene celebrato il rito.

Io e Sakura la seguiamo in silenzio, per poi precederla nell’entrata ed annunciarla.

Attraversiamo la grande navata del tempio lungo la quale siedono tutti gli invitati, tra i quali scorgo Temari che sgrida sottovoce un amareggiato Shikamaru, Sasuke eretto ed impassibile seduto accanto ad un rumoroso Naruto, Tsunade-hime accompagnata da Shizune, la vedova Sarutobi, Kurenai, con il bambino piccolo sulle ginocchia, TenTen accompagnata da Kankuro, evidentemente scocciato, lei con i capelli sciolti per l’occasione, Rock Lee e Gai con un kimono verde ed arancione perfettamente identico, pieni di kleenex ai piedi e con gli occhi ancora umidi, Choji tirato a lucido, Kakashi che, non sapendo resistere, sta ancora dando una scorsa al suo maledettissimo libro, Anko in tenuta elegante seppure sempre e comunque succinta ai limiti della decenza, Kiba che tormenta Shino chiedendogli quanto ci metteremo a spicciare il matrimonio.

Sorrido sottecchi, per poi continuare a camminare dopo una breve interruzione.

 

Accanto al celebrante si trova Sai, in un elegante kimono nero con disegni rappresentanti uno scenario montano scosso da un vento impetuoso, e, più nell’ombra, vi sono Gaara e Neji, statuari, silenziosi, con lo stesso temperamento controllato e scostante.

 

Sakura ed io presto ci ritiriamo, inchinandoci a terra in un angolo remoto, facendo così strada ad Ino, tremendamente splendida e maestosa.

 

Dopo il matrimonio, ci spostiamo tutti nell’ampio e curato giardino di casa Yamanaka, allestito ad arte per l’occasione con bouquet di gladioli, garofani e crisantemi, dando un piccolo attimo di gioia e soddisfazione alle api che approfittano di un’occasione unica come questa per raccogliere polline e riposarsi, inebriandosi della fragranza unica dei fiori.

 

TenTen e Sakura sono sedute su una panchina in ferro battuto a spettegolare un po’, ridono, fanno facce buffe.

Temari sta animosamente discutendo con la madre di Shikamaru, mentre quest’ultimo ha già fatto gruppo con Choji, Shino, Kiba e Naruto, strategicamente appostati vicino al buffet.

Da un’altra parte, ad uno dei tavolini bianchi, se ne stanno seduti Kankuro e Kakashi, a leggere insieme e in tutta libertà Icha Icha Paradise. Poco più lontano, Neji e Sasuke sono presi in un dibattito riguardante le ultime alleanze condotto principalmente dal Kazekage e da Tsunade.

Finalmente, individuo Ino e Sai che si tengono teneramente per mano sull’altalena.

E’ bello vederla così felice, il suo sogno di avere tutte le attenzioni concentrate su di sé si è finalmente realizzato, e forse questo sarà davvero il giorno più bello della sua vita.

 

Dal mio canto, io mi siedo ai piedi di un albero, inspirando l’odore fresco e dolce del giardino e godendo di uno stralcio d’ombra in una giornata calda come questa.

Ad un tratto sobbalzo improvvisamente: mi volto e vedo Hanabi, affaticata, che si lascia cadere accanto a me, gettando a terra le stampelle impacciatamene.

Con un sorriso, protendo le braccia verso di lei, cosicché si lasci cadere sul mio grembo senza paura.

Hanabi allunga le sue mani, ancora piccole, da bambina, e stringe le mie, per poi abbandonarsi ed adagiarsi sull’erba, con la testa sulle mie cosce. Mi guarda riconoscente e, per la prima volta, il suo sorriso è per me.

Tutto per me.

Delicatamente, le scosto i capelli leggermente sudati dalla fronte e li risistemo nell’acconciatura che aveva prima.

 

“Di’, ti piace Ino oggi?” le chiedo io.

 

“E’ sicuramente molto bella…però…posso confidarti un segreto, onee-san?” mi domanda, furtiva, arrossendo leggermente.

 

“Ma certo! Dimmi pure!” soggiungo, avvicinando l’orecchio alle sue labbra.

 

“Io preferisco di gran lunga Gaara-san!” bisbiglia lei.

 

Ci guardiamo per un attimo come due congiurati, per poi scoppiare a ridere insieme.

Improvvisamente, mi rendo conto di quanto sia straordinario quello che mi sta accadendo.

Io sono la depositaria del segreto più delicato della giovinezza di mia sorella: la sua primissima cotta…e lei l’ha raccontata a me!

La abbraccio forte, baciandole la guancia accaldata, sento le sue mani aggrapparsi alla mia schiena.

Di tutti gli amori che avrà, degli uomini che vedrà, degli sguardi che la colpiranno, Gaara, quello confidatomi, sarà il primo in assoluto, quello che ricorderà per tutta la vita, quello di cui riderà con le amiche alla mia età dicendosi “quanto ero sciocca”, quello che comunque le comincerà a svelare gli spiragli di un lungo cammino alla ricerca di colui che le terrà la mano per sempre.

Ed io, in questo momento, ci sono stata per lei.

 

“Avanti, andiamo a farci una passeggiata! Chissà che non ti noti…” le dico io, strizzandole l’occhio.

 

“Sì, ecco…Onee-san, presto ti sposerai anche tu, non è così?” chiede.

 

“Sì, ben presto ci sarà anche il mio matrimonio…al quale seguiranno Temari e Shikamaru, TenTen e Kankuro ed infine Sasuke e Sakura, in ottobre. Ti va di parlarne?”

 

“Oh, sì, sì! Mi piacerebbe moltissimo! Ho così tante cose da chiederti a proposito. Ad esempio, quali fiori sceglierete per le decorazioni? E che kimono indosserai? Potresti sceglierne uno anche per me? Dove farete il pranzo? Dove celebrerete il matrimonio? E..Aspetta, non ho ancora finito..”

 

Domanda a raffica, contando sulle dita della mano sinistra ciò che mi ha chiesto e ciò che le manca da chiedermi.

Poi estrae da una tasca del kimono un foglietto.

 

“Ecco, queste sono tutte le cose che vorrei sapere.” Dice con fare professionale.

 

Deglutisco, angosciata: saranno più di cinquanta righe di sole domande alle quali per maggior parte immagino già di non aver idea di cosa rispondere.

 

“Sentimi, nee-chan, facciamo così: stasera verrò in camera tua e ne discuteremo, va bene?” propongo speranzosa in una tregua dalla “conferenza” sul mio matrimonio.

 

Ci alziamo da terra contemporaneamente, mi prende la mano e comincia ad andare.

Io dal mio canto mi lascio condurre dalla  sua presa forte ed energica, avanzando con lei al ritmo del suo passo zoppicante aiutato dalla stampella rigida.

Lascio che sia la sua fantasia, la sua parte infantile ad avere la meglio su questi attimi magici condivisi con lei, ed improvvisamente vengo quasi sopraffatta dal desiderio di abbracciarla, coprirla di baci, accarezzare i suoi capelli così sottili e fragili, preoccuparmi scioccamente per la sua gamba ed i suoi polmoni pur sapendo che Hanabi è robusta e vigorosa, e a mia differenza ce la farà in ogni momento nonostante tutto.

 

Andiamo avanti ed indietro per il giardino per un po’, dopodiché mio padre si avvicina, afferrando la piccola per la sala con la sua presa ferrea e incontestabile, e le fa’ cenno di prepararsi ad andare.

Lo guardo negli occhi, senza capire.

 

“E’ giunto momento per me e tua sorella di ritirarci. Sarà stanca senz’altro, e deve riposare, altrimenti i suoi tendini si affaticheranno troppo e potrebbe restarne seriamente danneggiata nella sua promettente carriera di ninja. Ora, Hanabi-chan, rientriamo.”dice severo.

 

Eppure, il suo tono è cambiato. Mantiene sempre quella nota autorevole seppure non compaia più come un padrone autoritario.

 

“Tu puoi restare con Neji. A dopo.”

 

Ci salutiamo con un semplice cenno del capo, niente dolcezze, niente sentimentalismi, solo una rigida, pragmatica formalità che oramai nessuno di noi percepisce più come opportuna.

 

Lentamente, vado verso Ino, che ora sta bevendo qualcosa con le altre.

 

“Ehi, Hinata-chan, dov’eri finita?” chiede TenTen curiosa.

 

“Ero con mia sorella…aveva delle curiosità che le ho chiarito.” Mi limito a dire, sorridente.

 

E per una mezz’ora buona ce ne stiamo lì, in piedi, a ridere: Ino forte e femminile, Sakura bilanciata e moderata, TenTen divertita fino in fondo, vibrante di emozione, Temari sopra le righe e sonora, quasi un ruggito, io timida seppure non mi riesca a trattenere né a controllare.

Poi, improvvisamente un respiro conosciuto si intensifica sulla mia nuca, tiepido, facendomi piacevolmente rabbrividire.

 

“Neji?” esclamo, voltandomi di soprassalto.

 

“Che ne dici se ce ne andassimo? Oramai è quasi sera e sarebbe giusto che i nostri due sposini avessero un po’ di meritata intimità, non credi? Su, ho un posto speciale dove portarti stasera…”

 

Lascia la frase sospesa, conferendole quel fascino tipico, pungente, che suscita curiosità e smania nell’interlocutore, un po’ come vedere un corpo nudo coperto in parte da un velo scuro: ci si arrovella ad immaginare cosa ci sia sotto laddove in realtà basta sollevarlo per svelare ogni mistero.

Così, mi appresto a salutare tutti e, con una certa fretta, raggiungo Neji al cancello.

Basta solo la percezione del suo sguardo ad emozionarmi e a farmi avvampare, cosicché mi trovo costretta ad abbassare il viso e a nascondere nelle ombre del crepuscolo il mio palese rossore.

Sento la sua mano calda e rassicurante stringersi intorno al mio piccolo pugno chiuso e gelido, penetrando tra le mie dita con le sue.

Avanziamo in silenzio sulla strada in terra battuta piuttosto ciottolosa che porta verso l’aperta campagna, ascoltando i suoni notturni, i vari cinguettii e gli stridii dei rapaci che si cominciano a sollevare in volo, il rumore soffuso dei rapidi scatti delle lepri inseguite dalle volpi, scorgiamo il bagliore degli occhi di un gatto fulvo, ed arriviamo dopo un po’ di minuti ai margini del bosco.

 

“Allora?” domando leggermente intimorita con voce tremante.

 

“Allora cosa? Vieni con me, devo mostrarti una bella cosa.” Risponde Neji sbrigativo.

 

Lo seguo a grandi passi, per quanto i miei geta mi permettano di muovermi, sentendomi ostacolata ulteriormente dal kimono rigido.

All'improvviso, si blocca, facendomi rapidamente cenno di tacere.

Afferro la sua mano e cammino due passi dietro a lui, presa da una forte sensazione di instabilità data dal suolo maledettamente sconnesso e dissestato.

Finalmente, giungiamo ad una distesa al centro della quale troneggia un albero dal fusto della portata di un talamo, i rami si aprono quasi a formare una strana sorta di riparo concavo.

Immediatamente, Neji si adagia all’interno della cavità, trascinandomi accanto a sé ed indicandomi un punto indistinto nell’erba mentre con l’altro braccio mi cinge le spalle.

Avvicina le labbra al mio orecchio mentre io fisso con gli occhi sgranati il punto da lui segnalatomi.

 

“Guarda mia cara…ora!” bisbiglia concitato.

 

Ed in questo attimo preciso si solleva uno stuolo di farfalle bianche e sfavillanti, che riempiono il cielo del primo crepuscolo con il loro bagliore, volteggiando sempre più in alto per poi andare ad adagiarsi, leggiadre, sui rami dell’albero sul quale giacciamo distesi io e lui.

Rimango a bocca aperta per qualche secondo, per poi voltarmi verso di lui, sorridente e stupita, incapace di fare alcuna considerazione data la bellezza di questo fenomeno unico.

 

“Come fai ad essere sempre l’uomo che desidero? Come riesci a capire in ogni momento esattamente di cosa ho bisogno?”

 

“Io ti ho studiata per anni. Mi è bastato lottare ed allenarmi con te per capire esattamente chi sei, quali sono le tue priorità ed i tuoi bisogni. Ed è per questo che ora siamo qui, perché io e te siamo due anime sole tra la gente, complementari anche nelle nostre somiglianze, due ramificazioni di un’unica perfetta natura destinate ad intrecciarsi e sviluppare insieme qualcosa di più alto di ogni sogno possibile, più nobile di qualunque virtù, più sacro dell’amore stesso.”

 

Si avvicina ancora e mi bacia, con le sue labbra ormai esperte e delicate, inoltrandosi con le mani tra i nodi che sostengono i miei indumenti, rovistando freneticamente per trovare il capo dell’obi, insistendo oltre, spogliandomi di ogni cosa.

Tremo al contatto con l’aria fredda ed aromatica.

Neji si porta rapidamente su di me, guidando le mie, di mani, sul suo torace, sulla schiena, mentre io mi perdo infantilmente ad accarezzare i fasci di muscoli longilinei ed elastici.

È un attimo.

Lo sento divaricare leggermente le mie gambe per inserirsi tra di esse, dopodiché si stende su di me premurandosi di non farmi male.

Ci baciamo un poco, con dolcezza e foga.

E infine lo sento affondare gentilmente, in un insieme di sensazioni, miste a dolore, gioia, agitazione, eccitamento massimo e l’assoluta percezione della meraviglia di questo momento unico e profondo nel quale si abbracciano ed unisco gli estremi ed eterni paralleli costituiti da istinto e ragione, pulsione ed amore.

 

Madidi di sudore, ci avvolgiamo nel kimono di Neji, invasi dalla più sublime delle emozioni, senza riuscire a distaccarci l’uno dall’atra, nel tentativo disperato di aggrapparci al tempo per dominare la notte e stringerla al petto il più a lungo possibile, con forza e violenza, come un pazzo capriccio.

Finalmente, tutto sembra aver preso una tregua dalla sofferenza e, lentamente, ci lasciamo cullare dal bagliore delle ali delle farfalle, dalla brezza gelida e dai nostri desideri di serenità e perfezione nel nostro primo sonno condiviso insieme.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Cos: Salve lettori amatissimi!

Vorrei ringraziare velocemente tutti coloro che hanno aggiunto la storia nei preferiti, coloro che hanno letto e quelle persone che hanno recensito, che non posso nominare per motivi di tempo e di studio impellente.

Grazie di tutto, soprattutto delle vostre gentilezze e del supporto che mi offrite.

In ultimo, vorrei dedicare questo capitolo ad Arwen5786: so che attendi la NejiHina anche per quel che concerne Rehab (la mia AU), ma spero che questa possa andar bene ugualmente.

Un bacio a tutti!

 

Cos<3

  
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