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Autore: Sheloveslife    26/09/2013    6 recensioni
Selena è un'orfana, attraente e indipendente studentessa.
La notte si trasforma in una sexy e atletica Robin Hood per conto della Tribù, associazione finanziata dal ricchissimo Luke con lo scopo di rubare ai ricchi, soprattutto a quelli legati all'organizzazione criminale dei M.A.N., per dare ai bisognosi.
E Sel è l'arma migliore della Tribù; nessun legame e tutta efficienza, è stata addestrata fin da piccola: armi, combattimento corpo a corpo, una buona dose di sarcasmo e determinazione.
Nikolai è un brillante e affascinante studente con interessanti attività extra curricolari: la notte si trasforma in un efficiente agente dei M.A.N., l'organizzazione che ha ucciso i genitori e rapito Elyse, la sua piccola sorellina.
La sua invincibilità nei combattimenti viene messa a dura prova quando la sua strada si scontra con quella di Selena, durante quello che sembrava un insignificante incarico.
Lei combatte per i buoni perchè crede nella giustizia, lui per i cattivi per salvare Elyse.
Entrambi vicini ad ottenere quello che vogliono, combattono sul campo, tra le lenzuola e anche nei loro cuori, perchè niente è come sembra e tra colpi di scena, rivelazioni, dolore, ironia e passione faranno la scoperta più grande: l'amore non ha schieramenti.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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NB: questo capitolo ha contenuti appena rosseggianti.


“Selena, devi resistere.”

Silenzio.

“Non puoi mollare, capito? Non puoi.”

Buio.

“Ci siamo quasi, solo un ultimo sforzo.”

Dolore.

Sembra passare un’eternità e le mie palpebre sono troppo pesanti affinchè io possa sollevarle, sembrano dei macigni. Sento il dolore diffondersi dappertutto, fitte lancinanti che scuotono il mio corpo.

Caldo e freddo. Caldo e freddo mentre una bassa e piacevole voce musicale infonde un dolce suono nell’aria e due mani ruvide mi accarezzano. Non può esser Mr Muscolo. Devo essere al Quartier Generale e Kory starà facendo di nuovo il sentimentale, eppure il tocco è gradevole. Vorrei non svegliarmi mai.

“Miciotta, ora basta. È ora di svegliarsi.” Ok. Sicuramente non si tratta di Kory, ma del mio più acerrimo nemico.
Apro gli occhi lentamente, una miriade di profumi invade il mio naso e il mal di testa diventa inspiegabilmente più docile. Mi guardo intorno, alla ricerca di qualche segno caratteristico nella stanza. I profumi, solo i profumi e l’arredamento in legno. Ordinato, pulito e semplice.
È un sogno. Deve per forza esserlo.

Mi giro finalmente verso..
-Qual è il tuo nome?- gli chiedo, realizzando solo in quel momento che non lo so.
-Sono Nikolai- risponde lui, con voce stanca ma un grosso sorriso. Ok, perfetto. Sto sognando.
-Perché mi hai salvato, Nikolai?- non uso un tono arrogante, la mia è semplice curiosità.
La domanda sembra non piacergli e i lineamenti si induriscono visibilmente.
-Perché non voglio che altri innocenti muoiano se posso evitarlo- dice lapidario.
Lo osservo sorpresa. Da un membro dei M.A.N. proprio non me l’aspettavo. Sono un’organizzazione criminale senza scrupoli, che trae guadagno dalla sofferenza degli innocenti.

Sto per ripartire con una raffica di domande ma lui si alza e per la prima volta lo osservo da vicino.
Ha corti capelli biondi, mascella squadrata, penetranti occhi ghiaccio ma pelle abbronzata e tesa sui muscoli. È a petto nudo, indossa solo i pantaloncini dell’allenamento di prima. È alto, molto più di me. Un alto muro di pura forza e virilità. L’unico tratto che addolcisce il volto è la linea delle labbra carnose e rosse.

Niente da dire, nonostante al momento fosse ridotto piuttosto male: piccoli tagli si incrociavano su tutto il petto, la spalla era ancora lussata e la faccia era sporca e insanguinata. L’unica parte pulita erano le mani, con cui mi aveva medicata. Di che forza sovraumana era dotato per riuscire ad alzarmi con un solo braccio e trasportarmi dentro quella casa? Ah già, quello era il mio sogno! Come mai dovevo scegliere prioprio lui come Macho Man?!

Mentre scuoto la schiena, capisco che è stato li con me fino a quel momento, senza curarsi delle sue condizioni.
-Quanto tempo sono stata incosciente?- domando confusa. Sono davvero incerta, non so se sto vivendo nella realtà o sono ancora addormentata.
-Più o meno cinque ore. Sono le nove di sera. Non devi preoccuparti, sono capace di ricucire una ferita e di rimettere al proprio posto le costole. Ho fatto un buon lav..- Stiracchia la schiena – Ahhh – sussurra con il volto contratto in una smorfia di dolore.
Cinque ore. È rimasto in quelle condizioni per cinque ore, per tenermi in vita senza pensare al suo dolore.

Gratitudine. Sollievo. Ammirazione. Confusione. E altri sentimenti a cui non sapeva dare il nome e che preferiva per ora ignorare. Era il momento di ricambiare, almeno in parte.

Mi alzo dal materasso duro, scosto la coperta e mi avvicino a lui. Indosso le mie mutandine sporche e una maglietta che non mi appartiene. E sotto sono nuda. Alzo lo sguardo sdegnata con lui per avermi spogliata mentre non potevo combattere.

-Scusa micetta, se volevo salvarti la vita dovevo impedire che la costola traforasse il polmone o schiacciasse il nervo. Il pudore non era esattamente nei miei pensieri. Niente male comunque, peccato non averci prestato molta attenzione in quel momento – scherza lui, cercando di sdrammatizzare.

Ancora non capisco perché mi ha salvata, la sua giustificazione sembrava celare un motivo più profondo. O forse la mia immaginazione mi giocava brutti scherzi.

-Ora tocca a me aiutarti, Mr Musc.. Nikolai- mi correggo subito. Ho ancora la testa un po’ pesante ma sto cominciando a ragionare lucidamente.

-Siediti qui sul letto- gli ordino e lui obbedisce con un sorrisino sfacciato.

-Sono tutto tuo piccola!- Alzo gli occhi al cielo ma la situazione mi fa sorridere perché per qualcuno dall’esterno, sembriamo una coppia di innamorati appena usciti dalle lenzuola.

Lo osservo. Si fida di me, è curioso di vedere come me la cavo, esamina ogni mia mossa.

“Anche io so qualcosa sul pronto soccorso, Mr Muscolo” lo rimbecco nella mia testa.

-Stai fermo, farà male- lo avverto. Mi siedo a cavalcioni su di lui e sento quanto lui gradisca la posizione. E l’enormità del suo gradimento, anche se attraverso i pantaloncini, mi lascia interdetta. Lui mi guarda con un sorriso, sfidandomi a replicare o a fare commenti ma in quel momento ho la bocca asciutta.

-Hai qualche anestetico? Qualcosa contro il dolore?-domando con voce fredda, nonostante tutto il mio corpo sia in ebollizione.
-Non prendo nulla contro il dolore, i farmaci mi stordiscono e ho bisogno di essere vigile-  risponde lui, sempre percorrendo con gli occhi il mio corpo, come se stesse parlando di buste della spesa riciclabili.

Ok, così non può andare. Non riesco a concentrarmi.
-Ok, come preferisci. Ti fidi di me?- chiedo con un sorrisetto, aspettando una frecciatina cattiva che non arrivava.
-Si- risponde semplicemente guardandomi negli occhi. Gli sguardi si incrociano, sembra di guardare nelle profondità del mare, al momento i suoi occhi sono enormi pozze blu.
-Puoi urlare-. Mi guarda, confuso per quell’affermazione.
Senza preavviso metto una mano sul petto, l’altra sulla spalla e do uno strattone per rimetterla in sede.
Un solo soffio fuoriesce dalle sue narici, poi serra i denti e gli occhi, aspettando che quel dolore indicibile passi. Lascio andare il respiro e poggio la testa sul suo petto, accorgendomi di essere io stessa esausta.

La situazione sembra irreale.
Sto seduta in grembo alla spia che mi ah fatto il sedere a strisce, che è mia avversaria, che mi ha salvato la vita e mi fa ribollire il sangue. “Brava Sel, bella situazione quella in cui ti sei cacciata stavolta” mi rimprovero. Comincio a pensare che questa sia la cruda realtà.. no, non può essere.
Intanto lui torna a respirare normalmente, poggia il mento sulla mia testa e mi avvolge tra le sue braccia.
-Devi lavarti, questi tagli faranno infezione- lo ammonisco.
-Si mamma!- ha ancora la forza di scherzare.

Scendo dalle sue gambe e lo lascio alzarsi, andando ad aprire l’acqua nella vasca del bagno adiacente alla stanza. Gli lascio i suoi spazi, è orgoglioso, è forte, non vuole esser visto debole ne esser aiutato. Esattamente come me.
Quando si abbassa i pantaloncini rimango a bocca aperta. Non porta le mutande. Pensavo di non aver neppure più la forza di arrossire ma non è così, perché all’improvviso sono paonazza. Vedere corpi nudi non mi disturba. Nelle palestre sono abituata alla promiscuità negli spogliatoi, alle docce per maschi e femmine insieme.. E non sono esattamente una pudica vergine. Ma sembra che ogni parte di lui faccia effetto sul mio corpo. “Grande” mi riprendo senza entusiasmo, uscendo dal bagno per sedermi sul letto, poggiata alla spalliera con le gambe distese.

Potrei scappare. D'altronde è il mio avversario. Potrebbe farmi del male. Non so perché mi ha salvata. Non so nulla e potrebbe aver approfittato di me.
Eppure qualcosa mi convince a restare li, immobile ad aspettare Nikolai. Mi dico che è solo frutto della mia malata fantasia e perché deve rispondere a delle domande ma in realtà so che c’è di più. Semplicemente, non sono disposta ad ammetterlo a me stessa.

Esce dal bagno con un asciugamano in vita e anche se sono stanca e mezza addormentata rimiro i suoi addominali luccicanti.
-Ti piace quello che vedi?- mi sfida mentre indossa delle mutande nere.
-Molto- rispondo con gli occhi socchiusi. Non ha senso continuare a negare l’evidenza. Siamo attratti l’uno dall’altra. Qui in questa dimensione del mondo dei sogni, si intende. Il mio tono sembra un invito ma siamo entrambi esausti. Basta combattere anche contro quest’attrazione fisica, per stasera. Non riesco a controllarmi, sono stanchissima e sembro dimenticare che mi sto per addormentare tranquilla come un gattino vicino ad un leone.
-La tregua è valida anche in questa casa, non devi temere per la tua sicurezza- il suo tono è un po’ offeso. Si è reso conto della mia paura. Non ha il diritto di offendersi, probabilmente quando mi sveglierò dopo questo strano momento mi starà puntando una lama alla gola, elencandomi i 99 modi più terribili per torturarmi. E sono così stanca che, pensandoci, quasi sorrido.

Gli occhi si chiudono, non riesco a tenerli aperti, è tutto in silenzio.
-Grazie- sussurra.
-Tu hai fatto lo stesso per me, anzi, sono ancora in debito- dico io piano di rimando.
-No, grazie per fidarti di me- una lunga pausa fa aleggiare le parole nell’aria. “È  solo un sogno. È solo un sogno”
-Non ti illudere, è solo il luogo neutrale- lo rimbecco. La minaccia non subisce l’effetto voluto, a causa del mio tono strascicato
-Lo so, Selena- risponde lui. La sua voce suona stanca, non solo per la giornata pesante. Un eco di tristezza pervade la stanza, attorno a quei suoni, riesco a percepirla e non ribatto.

“Peggio di così non può andare” mi ricordo. In questo momento non mi interessa di niente e per di più sono ancora in debito. Ed è solo uno stupido sogno concepito mentre soffro come un cane tra le grinfie di una spia criminale. O almeno è quello che mi dico mentre mi giro e poggio la mia testa nell’incavo della sua spalla alzata. È come se fossi senza freni inibitori, sento una vocina dentro di me che mi avverte del pericolo ma viene soffocata sempre più. Mi sento ebbra, libera per la prima volta da tempo e voglio che anche lui si senta così. Almeno per un istante.

All’inizio è interdetto dalla mia mossa, poi si mette comodo e mi avvolge con il braccio.
“Non importa se è un sogno” penso.
Mi addormento sorridendo per la prima volta da quando possa ricordare.


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Salve a tutti!
Vorrei abbracciare-stritolare tutti quelli che hanno messo la mia storia tra le seguite, le preferite e le ricordate. E soprattutto a chi mi lascia un pensiero nelle recensioni. Sul serio, è una cosa bellissima!
Nel prossimo capitolo si ricostrurà un muro tra i due protagonisti, saranno un pò diffidenti nei confronti dell'altro a causa di questo "legame" che si sta creando. Spero di non deludervi,
un bacione!
  
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