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Autore: AriaChan    26/09/2013    3 recensioni
- Piccola Mezzosangue, attenta il tempo scorre, il destino ti aspetta, la storia si ripete, con piccole differenze, tutti voi siete destinati a morire, gli Dei cadranno e io sorgerò- disse questa voce, non sapevo da dove provenisse, ero in mezzo al nulla e le sue parole non aiutavano.
Sono Alison Green, non sono sicura del perché sono qui, so solo che io non ho paura.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3.


 
Ci furono dei secondi di silenzio, quando Chirone sospirò e iniziò a parlare.
-Beh, conosci la mitologia greca?- feci cenno di si con il capo- per farla breve, tutto quello che la mitologia dice è vero, potrà sembrarti assurdo, ma è vero, gli Dei esistono e tu sei la figlia di uno di loro- non so di preciso come, ma qualcosa dentro di me mi spinse a credergli.
-Quindi mi stai dicendo che mio padre è un dio…- non è decisamente uno dei miei giorni migliori, molte persone al posto mio direbbero ‘oh che bello, conoscerò mio padre!’ io non sono di questa opinione, insomma, lui mi ha abbandonato quando avevo bisogno di lui, perché dovrei essere felice di conoscerlo, magari non mi dirà nemmeno chi è, meglio non farsi false speranze.
-Esatto- era sicuro di ciò che diceva.
-E suppongo che voi non sappiate chi sia- annuirono.
-Sarà lui a riconoscerti, non ci metterà molto- non mi interessa se mi riconosce o no, io non ho bisogno di lui.
-Iniziai a fissare il mio braccio fasciato, eppure non era la prima volta, dopo la catastrofe che aveva sconvolto gli Stati Uniti, non l’avevo mai detto a nessuno pensando che fossero allucinazioni, come tutti i mostri che occasionalmente mi capitava di vedere, ma il dolore era vero, e per quanto odiassi ammetterlo, mi stava distruggendo, non sapevo se parlare o meno, ma decisi di farlo.
-Non è la prima volta che mi ritrovo delle ferite senza sapere come si siano provocate, quando c’è stato quel disastro che ha sconvolto gli Stati Uniti qualche anno fa, qualche mese prima ho iniziato a ritrovarmi delle ferite che non sapevo di come me le fossi procurate, appena dopo il disastro la cosa peggiorò- conclusi bevendo un sorso di thè.
Chirone guardò tutti preoccupato e infine guardò me.
-Alison quello che è successo qualche anno fa, non era un disastro naturale, era una guerra- allora iniziò a raccontarmi di questa guerra, di Tifone di come gli Dei lo avevano sconfitto, di Crono che voleva distruggere l’Olimpo e di tutti gli eroi che erano caduti eroicamente.
-Quindi lei non sa cosa possa essere?- speravo che lo sapesse e che potesse aiutarmi.
-No, non lo so cosa possa essere, forse gli Dei potrebbero, ma non ne sono sicuro- quel briciolo di speranza che avevo si spense.
-Allora andiamo sull’Olimpo e chiediamoglielo- commentò Percy-
-Perché? Si può andare sull’Olimpo?- la cosa è strana, ma potrei abituarmici.
-Si, si può andare sull’Olimpo, ma gli Dei non stanno avendo contatti con il mondo esterno, credo che ci sia qualcosa che non va, è per questo che il Signor D. è dovuto partire così in fretta- disse a malincuore Chirone.
-Chi è il Signor D.?- non sapevo di cosa stessero parlando, avevo il diritto di fare domande.
-Dioniso- questa volta a rispondermi fu Annabeth credo.
-Intendi il Dio del vino e delle feste?- annuì.
-Ragazzi per oggi credo che basti, Nico mostra il campo ad Alison- ci congedò.
Appena uscimmo Nico mi fece segno di seguirlo, appena fummo abbastanza lontani iniziai a parlare.
-Ora cosa faremo?- chiesi guardandolo.
-Io… io non lo so, non è mai capitato qualcosa del genere- nella sua voce c’era preoccupazione.
-Aspetteremo… forse per ora è la cosa migliore- non mi piaceva aspettare, ma dovevo mettere insieme i pezzi e capire cosa sta succedendo prima che mi venisse un esaurimento.
-Hai bisogno di riposo, seguimi- senza dire niente lo seguì, mi guardai un po’ in giro, il posto era completamente innevato, c’erano ragazzi che scorrazzavano di qua e di là e molti avevano delle armi e ogni tanto intravedevo dei satiri, cercai di rimanere impassibile, ma questa situazione stava iniziando a diventare folle. Mi portò in una zona piena di case, ognuna era diversa dall’altra con caratteristiche uniche- questa è la mia cabina, entra- disse indicando una casa con i muri neri, era inquietante, salì per quei pochi scalini ed entrai, non mi guardai intorno, appena vidi il letto mi ci precipitai buttandomici di peso, sentì Nico chiudere la porta e sedersi accanto a me.
-È stata una lunga giornata- disse.
-Concordo- precisai.
-Hai perso molto sangue, devi riposare- iniziò a guardarmi.
-La smetti?- alzò un sopracciglio confuso.
-La smetto di fare cosa?- sbuffai, è possibile quel ragazzo non capisca mai niente?
-Smettila di guardarmi- iniziò a ridere, e ora che ha?
-Non ti stavo guardando- alzai gli occhi al cielo e sbuffai di nuovo.
-Lasciamo stare, ho fame- commentai.
-Non manca molto all’ora di cena- ero davvero stanca, è successo tutto troppo in fretta, restammo in silenzio per un po’.
-Nico… non voglio morire- dissi cercando di non strozzarmi con le parole, lui si girò verso di me.
-Ehi, andrà tutto bene, te lo prometto piccola- disse queste parole con dolcezza cercando di tranquillizzarmi, mi tirai su sedendomi sul letto.
-Ti prego non lasciarmi da sola- stavo per piangere, no Alison, tu NON puoi permetterti di piangere.
-Non lo farò- mi strinse un po’ di più, ci staccammo quando sentimmo un corno in lontananza- è ora di cena, non avevi fame?- disse abbozzando un sorriso divertito.
-Sto morendo di fame, andiamo?- dissi alzandomi di scatto dal letto, stavamo per uscire, ma prima presi il giubbotto, mia madre mi disse che quello era il giubbotto di mio padre e che lo aveva lasciato prima di andarsene, e infine uscì
-Oggi ceniamo al tavolo con Chirone insieme a Percy, Annabeth, Rachel e Bill per mettere un punto alla situazione- ma perché continua a chiamarlo Bill?
-Si chiama Will, come mai sei così scontroso con lui?- qui è tutto strano.
-Tu perché non hai amici?- disse continuando a guardare avanti.
-Scusa se sto cercando di conoscerti, sto solo perdendo il mio tempo- sbuffai, dalla mia bocca uscì una nuvoletta di vapore acqueo.
-I figli di Ade e i figli di Apollo non vanno molto d’accordo, e poi hai visto come ti guardava?- sembrava infastidito
-No, come mi guardava?- non ha senso.
-Si, insomma ti chiederà di uscire- ma a me non piace Will, cioè sembra una brava persona e tutto, ma non è il mio tipo. Eravamo arrivati.
-Di solito mangiano fuori- disse indicando le panchine da pic-nic coperte di neve- ma adesso fa troppo freddo, quindi bisogna andare nella mensa- disse indicando l’edificio accanto alle panchine, appena entrammo constatai che assomigliava alla mensa della scuola, spero solo che il cibo sia migliore, c’erano anche un sacco di ragazzi e ragazze, chi faceva la fila per il cibo, chi scorrazzava di qua e di là e chi era già seduto al proprio tavolo e chi bruciava il proprio cibo… Un attimo, cosa?
-Perché stanno bruciando il cibo?- chiesi indicando alcuni ragazzi vicino al fuoco.
-Oh, è un tributo per gli dei, per questo ti consiglio di prende un po’ di più di tutto, così quando farai il tuo tributo avrai ancora del cibo nel piatto- prendemmo un vassoio e feci come mi disse lui, presi un po’ di più del cibo dovuto, appena bruciai un po’ di insalata sentì un odore dolce di biscotti appena sfornati, e andai a sedermi con Nico e compagnia.
-Alison vieni con me- disse Chirone rivolgendosi a me, lo seguì, mi portò in un punto un po’ rialzato della stanza.
-Ordine ragazzi- dicendo questo tutti si andarono a sedere e lo guardarono- Lei è Alison Green- da lontano sentì un ragazzo commentare.
-LEI NON E’ LA RAGAZZA DI NICO?- e sentì che tutti i ragazzi di quel tavolo si misero a ridere, ero rossa, volevo rispondergli con le rime, ma Chirone mi guardò con per dire “non è il caso , lascia perdere”.
-È appena arrivata al campo, spero…- si interruppe quando vide una luce blu provenire da sopra la mia testa, alzai lo sguardo e vidi la figura di un fulmine che roteava sopra a mia testa circondato da una luce azzurra, mi guardarono tutti stupiti, appena la luce scomparve Chirone continuò a parlare.
-Ave Alison Green, figlia di Zeus, Re degli Dei- concluse, tornammo a sedere.
-Bene, ora torniamo a noi- disse Chirone in modo molto serio.
-Come prima cosa dobbiamo scoprire che collegamento c’è tra te e tutto quello che è successo- disse Annabeth.
-Chirone dobbiamo andare sull’Olimpo, e capire cosa succede- aggiunse Percy.
-Va bene, allora andrete sull’Olimpo per il solstizio d’inverno, ma non so se vi lasceranno entrare- quindi tra una settimana saremmo partiti, ad un certo punto sentì qualcosa toccare il mio piede, guardai Nico che era di fronte a me, fece un di quei suoi sorrisetti stupidi.
-Smettila- sperando che smettesse, continuava a picchiettare sul mio piede, c’erano gli altri perplessi ma non ci feci caso.
-Perché? - quanto odio quando fa così.
-È fastidioso, io ti avverto se non la pianti finirai molto male- sentì che smise- grazie- sbuffò divertito, non credo si possa capire -se qualcuno è divertito da come sbuffa, ma lo intuivo, gli altri ci guardavo come per dire “ma che problemi hanno?”.
-Ritornando a noi, Alison, ti ricordi il periodo preciso in cui è iniziato tutto questo?- chiese Percy, ripensai a quando ero piccola.
-Quando ero bambina ogni tanto mi capitava, ma non ci facevo caso, erano solo piccoli graffi, potevo essermeli fatta mentre giocavo, poi qualche mese prima di questa battaglia ho iniziato a stare davvero male- la mia espressione era cupa, è stato orribile sentirsi sul punto di morire per mesi.
-Ti prometto che troveremo una soluzione- rispose Nico cercando di rassicurarmi, lo fissai negli occhi cercando di capire se stava solo cercando un modo per dire “ehi morirai, ma ti riempiremo di parole carine per rendere a situazione più piacevole” vidi solo uno sguardo duro, come se fosse determinato a trovare quella soluzione.
-Già…- non sapevo cosa rispondere, e se nessuno conosce la soluzione? E se succedesse qualcosa di così grave che nemmeno gli Dei possono fermare? Non Avevo più voglia di stare lì e scoraggiarmi, mi alzai e  senza dire niente andai fuori dalla mensa, non volevo scoppiare a piangere in mezzo a tutti, dovevo prendere aria e ributtare dentro le lacrime, non posso permettermi di essere debole in questo momento, non posso MAI permettermi di essere debole.
Mi incamminai verso la casa di Ade, stavo per entrare quando sentì dei passi dietro di me mi girai, pensavo fosse Nico, ma vidi una ragazza bellissima, aveva dei capelli rossi, erano corti, le arrivavano a malapena alle spalle, aveva una frangia che le copriva leggermente gli occhi color del caffè.
-Pensavi fossi Nico? Eh?- disse la ragazza come se si aspettava che fossi delusa del fatto che non fosse lui.
-In realtà si, ma tu chi sei?- in effetti si, ero un po’ delusa, ma non ne feci un dramma, Nico non può starmi sempre dietro, anche lui ha da fare.
-Io sono Bonnie Anderson, figlia di Afrodite, piacere- disse facendo un sorriso smagliante tendendomi la mano.
-Io sono Alison Green- dissi stringendole la mano.
-Cosa ci fai qui, davanti alla Casa di Ade?- mi chiese curiosa.
-Dovevo fare una cosa, tu invece cosa di fai qui?- chiesi scendendo da quei pochi gradini.
-Io volevo conoscerti, pensavo che avessi bisogno di amici qui al Campo e quindi…- io? Bisogno di amici?
-Io veramente non ho mai avuto amici e non credo di averne bisogno- cercai di non sembrare scorbutica in fondo sta cercando di essere mia amica, mi faceva tenerezza.
-Beh non mi sembra che tu e Nico non siate amici, e poi c’è sempre una prima volta no?- disse sorridendo, se ci teneva così tanto...
-Se proprio insisti- non volevo sembrare scorbutica, ma io non sono la tipa che stringe amicizie come .
Iniziammo a conoscerci un po’ di più, mi parlò di lei, e di suo padre, era uno stilista di Los Angeles, mi disse che anche se aveva un lavoro che gli prendeva molto tempo, cercava di passare più tempo possibile con lei, e molte altre cose, io non dissi molto, non mi piaceva parlare di me.
-Vedo che sei una ragazza piuttosto riservata- disse sorridendo
-Non sono solita a parlare di me con altre persone, tutto qui- eravamo sedute in una panchina vicino alla casa di Poseidone e a quella di Ade.
-Ti capisco, tranquilla- disse sfoggiando un bellissimo sorriso- comunque ho visto come ti guarda Nico- aggiunse.
-Cosa? Nico? Cosa intendi? Guarda che siamo solo amici- ero rossa, non c’era niente tra me e Nico, perché lo pensano tutti?
-Nico non parla mai con nessuno qui al Campo, specialmente con le ragazze, se ne sta sempre per conto suo o spesso è in giro per il mondo, è strano vederlo ridere e scherzare con una ragazza, fidati di una figlia della Dea dell’amore- siamo solo amici.
-Dovresti vederci quando litighiamo- commentai e ci scoppiammo a ridere.
-Andiamo al falò, tra cinque minuti arriveranno tutti gli altri, che ne dici?- disse sfoggiando un sorriso degno delle figlie di Afrodite.
-Va bene, cosa faremo al falò?- chiesi, non ero esperta in queste cose.
-È come nei film, ci riuniamo davanti ad un fuoco magico, cantiamo, parliamo e altre cose così- wow non mi aspettavo qualcosa di normale.
-Fuoco magico?- mi correggo: quasi normale.
-È un fuoco che rispecchia le emozioni di tutti i ragazzi del campo, è una cosa stana lo so- molto strana, ma mi ci devo abituare no?
-Non molto più strana del resto- iniziò a ridere.
-Ci siamo passati tutti, ti ambienterai bene- sorrise, non ho mai conosciuto nessuno che sorrideva così tanto.
-Sorridi molto- non ho peli sulla lingua, dico sempre tutto quello che penso.
-Si, mi sono sempre detta che piangere sul latte versato è inutile e cerco di essere più positiva possibile- sorrise ancora, aveva ragione, ma io non ero fatta così.
-Capisco… - sentì dei rumori in lontananza.
-Stanno arrivando– si sentivano i passi nella neve e il chiacchiericcio dei ragazzi.
-Già- mi sbrigai a rispondere, spero solo che non sia una di quelle ragazze insistenti che vogliono sapere tutto.
-Sorrise per l’ennesima volta, mi chiedo come fanno a non venirle i crampi alla mandibola, rivolse uno sguardo nella direzione in cui stavano arrivando persone, sembrava stesse aspettando qualcuno, ad un certo punto vidi passare Will.
-Ciao- disse Will con un sorriso smagliante, guardando prima Bonnie e poi me.
-Ciao…- rispose lei imbarazzata, io mi limitai a sorridere gentilmente, quando dietro di lui vidi Nico, un buon pretesto per lasciarli soli.
-Oh guardate, c’è Nico io vado, ci vediamo dopo, ciao- e me ne andai in fretta e furia, Bonnie era rossa come un peperone, qualcosa mi diceva che in quel momento voleva uccidermi.
-Nico eccoti- era praticamente dall’altra parte del falò, avevo fatto un po’ di corsa.
-Ehi piccola… Ehmmm… scusa se prima non ti ho seguito, pensavo volessi rimanere sola per cercare di mettere insieme i pezzi- disse guardandomi come se volesse assicurarsi che stessi bene.
-In teoria si, volevo rimanere sola, solo che poi è arrivata Bonnie, una figlia di Afrodite, che voleva conoscermi e fare amicizia con me per forza- dissi senza prendere fiato.
-Ah Bonnie, lei cerca di fare sempre amicizia con tutti, o almeno ci prova- disse andando a sedersi, lo segui e mi sedetti accanto a lui.
-Infondo è una brava ragazza- commentai, guardai verso di lei e vidi che stava allegramente parlando con Will, erano una bella coppia.
-Ora come stai?- nessuno si è mai preoccupato di me come faceva Nico, ci conoscevamo a malapena da una settimana, ma con lui mi sentivo al sicuro, sapevo di potermi fidare di lui, misi la mani nelle tasche della giacca per vedere se c’erano le mie sigarette, non avevo intenzione di fumarle adesso, volevo solo assicurarmi che fossero lì.
-Ora sto bene, sono solo un po’stanca- dissi sorridendogli, mi portai le ginocchia al petto e ci appoggiai sopra la testa.
-Hai freddo?- continuò Nico.
-No- vidi in lontananza la figura di un cavallo avvicinarsi, poi quando si avvicinò al fuoco riuscì a schiarire l’immagine, era Chirone, e al posto della sedia a rotelle c’era il corpo di un cavallo dal manto bianco, come faceva ad entrare in una sedia a rotelle? COME?
Al falò c’era un aria così felice e tranquilla, mi sentivo a disagio. Io e Nico andammo a farci una passeggiata, tirai fuori il mio pacchetto di sigarette, non fumavo quasi mai, solo quando ero stressata, e lo ammetto tutta questa storia mi aveva stressato molto, tutto così all’improvviso.
-Da quando fumi?- sembrava sorpreso.
-Non molto, e comunque non lo faccio quasi mai, mi aiuta a rilassarmi- risposi tirando fuori una sigaretta e un accendino.
-Ti fa male, non dovresti- aggiunse, non riuscivo a decifrare il suo sguardo, a vote lui diventava così complicato per me.
-Lo so, ma adesso mi serve, mi aiuta a tornare in me, ma se ti da così fastidio smetterò- così dicendo buttai la sigaretta mezza -consumata nella neve e la pestai.
-Aveva uno di quei suoi sguardi che uccideva, si riusciva a leggere la malinconia e la solitudine che provava. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai, solo che lui era più alto di me, quindi mi alzai in punta di piedi e gli sussurrai all’orecchio -non so per quanti anni tu sia stato solo, ma ora ci sono io, sei il mio migliore amico, ti voglio bene- sentì che mi strinse forte, avevo una strana sensazione nello stomaco, ma non ci feci caso più di tanto.
-Ritorniamo dagli altri?- disse sorridendo, come se quello che avessi appena fatto lo sollevava.
-Va bene- sorrisi, era uno dei pochi sorrisi che mi venivano spontanei, camminammo per cinque minuti, quella sensazione fastidiosa che avevo prima era ancora lì, anzi, era aumentata a tal punto che iniziò a farmi male, dopo altri cinque minuti di camminata non ce la facevo più dal dolore, mi senti mancare il fiato, mi inginocchiai con una mano sullo stomaco e una sulla neve, cercavo di respirare inutilmente, iniziai a tossire sangue, sentì Nico prendermi in braccio.
-Ora ti porto da Will, stai tranquilla andrà tutto bene- stava cercando di convincere anche se stesso con quelle parole, non risposi, il dolore mi impediva di pronunciare parola, respiravo a fatica, come potevo stare tranquilla? Sto praticamente sputando sangue, probabilmente starò meglio quando morirò ma questi sono solo dettagli.
-Iniziò a camminare velocemente, aveva la faccia sconvolta, in pochi minuti arrivammo al falò, tutti i ragazzi improvvisamente smisero di fare ciò che stavano facendo e iniziarono a fissarmi, vidi due figure avvicinarsi di corsa, non riuscì a distinguerle fino a quando non furono vicine, erano Bonnie e Will.
-Cos’è successo?- chiese Bonnie preoccupata.
-Non c’è tempo adesso, dobbiamo portarla di corsa in infermeria- disse Will sbrigativo, Nico si limitò ad annuire e si diressero verso l’infermeria, ogni minuto che passava mi sentivo sempre più dolore, non avrei retto ancora per molto, appena arrivammo in infermeria mi fecero sdraiare su una brandina, Will chiese a Nico cosa fosse successo, lui gli spiegò tutto tralasciando la parte dell’abbraccio, Bonnie era accanto a me cercando di rassicurarmi, intanto la tosse di sangue si era attenuata, ma mi sentivo bruciare, sentì che Bonnie mi stringeva forte la mano, e poi più niente, ero svenuta.




Angolo Autrice.
Ne sono consapevole, questo capitolo fa schifo, ma ero leggermente a corto di idee, prometto che i prossimi saranno migliori, mi scuso ancora.
Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno seguito/ricordato/preferito la mia storia, vorrei ringraziare anche chi ha recensito, grazie mille a tutti.
In questo capitolo scopriamo chi è il padre di Alison, cioè Zeus, questa sarà una cosa fondamentale nella fic, come Bonnie, la nostra adorabile figlia di Afrodite, anche lei sarà un personaggio fondamentale nella fic, ma questo lo vedremo più avanti, intanto vi lascio delle domande a cui rispondere: cosa sarà successo ad Alison? E perché gli Dei non vogliono ricevere più visite?
Cercherò di aggiornare al più presto.

Baci Aria.
   
 
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