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Autore: Nami    21/10/2004    1 recensioni
Ci ho pensato su.. e ho deciso di fare questa ff. Si perchè per chi si sia interessato all'altra mia fic "La ricercata" questa è esattamente il suo seguito. Dopo undici anni Rufy e i suoi amici si sono trasferiti al villagiio Fusha. Ciascuno ha realizzato il suo sogno e finalmente anche Shank e Max fanno ritorno all'isola. Cosa succederà dunque questa volta? Beh.. Rufy & Co., Shank il rosso, Max e la loro figlia di dieci anni saranno alle prese con criminali che vogliono sottrare il tesoro di Gold Roger ritrovato da Rufy, diviso in fine con gli abitanti del villaggio.Ma naturalmente non sarà una storia di sola avventura. L'amore c'è sempre. Il resto lo lascio a voi. Buona lettura e mi rraccomando: GIUDICATE!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 41: Simbolo d'amore



Non smise un attimo di massaggiarle il braccio, sembrava quasi che volesse riscardarla.. forse sapeva che aveva freddo. Dentro di lei regnava una tempesta di ghiaccio così gelata che il suo cuore si era irrigidito. Quasi faceva male. Lui questo lo aveva intuito e tentò in ogni modo di sciogliere la sua neve, distruggere quei campi di ghiaccio nel suo cuore.

- Dormi? -

Per un attimo pensò di si.

- No! -

- Non ti muovevi! Credevo ti fossi addormentata! -

Male non le avrebbe fatto.

- Stavo solo ascoltando il battito del tuo cuore! -

Lo sentiva sulla schiena.

- Mpf! Ti piace? -

- Moltissimo! -

La tranquillizzava.

- Si.. però.. mi si sta addormentando il braccio amore.. -

Era parecchio che ci teneva posato il suo capo.

- Ops! Scusami! -

Si sollevò in fretta, sudando freddo.

- Ti ho fatto male? -

Glielo afferrò sollevando la manica già arrotolata, come la portava sempre.

- Adesso va molto meglio! -

Alluse al tocco della sua mano.

- Stupido, dico sul serio! -

- Ma no! Non è niente! Avevo solo un leggero formicolio! Posso alzarmi o ti servo ancora? -

- Mi servi! -

Si gettò su di lui, come un cucciolotto bisognoso di affetto.

- Coccole! -

Gli disse dunque.

- Non te ne ho già fatte abbastanza? Non puoi dire di avere carenza d'affetto! -

- No è vero, però... coccole... -

- E va bene! -

Non voveva staccarsi da lui. Solo in sua compagnia dimenticava tutto.

- Ti amo! Lo sai questo? -

- Certo che lo so Max! Me lo dimostri ogni giorno! -

Soprattutto dopo la questione di Mihawk... da quando avevano fatto pace, cercava sempre di dargli tanto amore. Più di quanto gliene avesse dato in passato.

- Sicuro? -

Quegli occhi.

- Perchè hai questi dubbi? Non devi più pensare a quella storia! Me l'hai detto tu di dimenticarla! -

- Lo so.. è solo che.. -

- Non temere! Lo so che mi ami! L'ho sempre saputo forse, dentro di me! -

In un angolo nascosto.

- Sei tutta la mia vita, te l'ho detto! -

Il suo tesoro. Forse era anche per questo che non gli era importato più di diventare il re dei pirati.

- Ti amo dal primo momento che ti ho vista! -

Undici lunghi anni.

- Te lo ricordi? -

- E come potrei dimenticarlo! -

- Allora ricorderai anche di essere stata parecchio pungente! -

Sperava di farla ridere, ma si beccò un pugno in pancia.

- Ahio! -

- Antipatico! Perchè devi sempre rovinare tutto? Eri partito così bene.. eri così romantico.. adesso ti prenderei a schiaffi! -

- Ah ah ah ah ah ah! Scusami! Hai ragione! -

In realtà, l'aveva fatto con intenzione. Era diverso dal solito. Non intendeva prenderla in giro, solo distrarla.

- Comunque Max, dico sul serio! Sin da quella volta, io ti ho amato! -

- Non prendermi per i fondelli! -

A quanto sembrava stava funzionando.

- Ma se all'inizio credevi che avessi diciotto anni! -

- Ah ah ah! E' vero! -

Non gliel'aveva perdonato. Era certa di detestarlo per sempre solo per il fatto di avergli dimostrato cinque anni di meno. Invece, le era bastato un giorno. Solo ventiquattro ore ed era completamente persa.

- Ma dico sul serio! Ti ho cercata! Non sapevo perchè, ma ti volevo rivedere! -

Tutti credevano che volesse prenderla nella ciurma come una guerriera.

- Forse perchè sentivo, che eri un dono del destino. Un dono tutto mio! Solo per me! -

- Infatti è così! Io lo sono! -

- Cosa? -

- Solo tua! -

Si sdraiò nuovamente, strofinandosi contro il suo petto.

- Ti apparterrò sempre! -

E mentre lo disse, una lacrima le scese dagli occhi.


...quarant'otto ore dopo...

Riusciva a malapena a sollevare un dito, quando tentava con tutto il braccio, una fitta tremenda gli trapassava l'arto. Succedeva con entrambi, con la schiena.. tutto.

- Ma che diavolo.. -

Era in assoluto la prima volta che gli capitava. Si era allenato per due giorni di fila. Ora doveva pagarne le conseguenze.

- Te l'avevo detto io! -

Disse sprezzante Ania.

- Ma tu no! Non hai voluto ascoltarmi! -

- Fammi passare i dolori! -

- E come faccio? -

Poteva solo disinfiammargli i muscoli con una pomata, ma soltanto il tempo poteva guarirgli il dolore.

- Sei un medico no? Aiutami! -

- Ho cercato di aiutarti! Mi hai forse dato retta? Ora arrangiati! -

Imbronciata salì le scale e scomparve dietro la porticina della cabina.

- Ehi! Aspetta! Non puoi lasciarmi qui! -

Offesa e delusa per non essere stata considerata, si recò in cambusa, dove prepararò la colazione. Zoro non si meritava niente, nemmeno una briciolina.. però gliela portò ugualmente. Se voleva svolgere bene il suo lavoro, doveva nutrirlo con qualcosa di sostanzioso. Solo in questo modo lui, si sarebbe sentito meglio.

- Ne vuoi? Ci sono anche dei biscotti al cioccolato! Gli ho fatti io secondo una vecchia ricetta di Sanji! -

- Grandioso! Peccato che non possa muovermi! -

Ania posò il vassoio sulla scrivania e aiutò il suo ragazzo a sollevarsi dal cuscino.

- Ahia! Piano! -

- Guarda come ti sei ridotto! Che bisogno c'era di allenarsi così! Hai faticato quattro ore in due giorni! -

- Cosa vuoi che faccia? Che mi scusi per non averti ascoltata? Va bene, hai vinto! Mi dispiace! Sei contenta ora? -

- Non ti arrabbiare! Lo dicevo solo per il tuo bene! -

Cos'era quell'aria strana?

- Ania, sei sicura di stare bene? -

- Benissimo! Perchè? -

Non era lei, non era la solita Ania.

- No, niente! Passami i biscotti! -

.. non poteva essere ancora spaventata per Rufy e gli altri, ormai lo sapeva che erano tutti al sicuro, che li avrebbero rivisti presto.. c'era dell'altro.

- Vado a controllare la rotta. Tu non fare disastri! Muoviti piano, dopo vedo se posso fare qualcosa! -

Si, era diversa. Si aspettava che le cose andassero in modo differente. C'erano solo loro. Da soli, su quella nave.. Da quando si erano separati dai loro compagni non gli aveva dato nemmeno un bacio. Come se qualcosa la bloccasse, come se fosse a teatro, d'innanzi ad una platea.

- Uff! -

Portò a fatica un biscotto alle labbra, con grande dolore. Era squisito.. ottimo. Forse anche migliore di quelli di Sanji. Peccato che in uno stato simile, non poteva assaporarlo alla perfezione.

Raggiunse lentamente il parapetto, guardandosi intorno. La desolazione.

- Cosa mi succede? -

Si strofinò la fronte, cercando nel suo profondo una risposta plausibile. Non la trovava. Si era perduta, in tutti i sensi. Si sentiva sola e il solo pensarlo la lacerava, perchè sapeva che non era così, che c'era Zoro accanto a lei. Eppure con lui non riusciva più a parlare, da due giorni ormai.. forse non voleva in realtà.. lo vedeva così forte, senza preoccupazione alcuna.. che non se la sentiva di deprimerlo con i suoi racconti, con i suoi sentimenti incompresi. Per la prima volta in vita sua, l'orgoglio prese il sopravvento. Che brutta influenza quella di Zoro.. ma che poteva farci? Era innamorata..

- Zoro.. -

Lo voleva sentire più vicino, perchè lo avvertiva distante, troppo. Due ore al giorno si allenava con i suoi pesantissimi pesi e non la degnava di uno sguardo. La magia era scomparsa. Non era più come all'inizio. Forse perchè erano già quarant'otto ore che convivevano loro due da soli.. però ci stava malissimo.

- Ti amo! -

Dolci parole sussurrate nel piacere..

- Sei bellissima! -

Una mano calda che ricadde sul seno passionalmente..

- Non ti lascerò mai più scappare via! Mi appartieni per la vita! -

In ogni dettaglio, le tornò alla mente il momento in cui era diventata donna a tutti gli effetti, in cui aveva perso la sua purezza, in cui avevano fatto l'amore.
Scosse la testa cercando di scacciare via quei pensieri, si odiava. In un momento così critico lei pensava al sesso.. Ma non appena si riconcentrava sul mare, sentiva risuonare quella voce, quelle parole.. risentiva addosso quel calore, quel piacere infinito..
Una volta non ne sarebbe mai stata capace. Forse perchè non aveva mai avuto una cosa simile da ricordare. Ora che ce l'aveva, che anche lei si era fatta sfuggire dalle dita la sua verginità, non riusciva a dimenticare.


Si allacciò i pantaloni appena cambiati e sistemò la pancera accuratamente. Abbottonò la camicia profumata di pulito e si sistenò il nero mantello in spalla. Si rimirò allo specchio con attenzione. Dieci anni non lo avevano per nulla cambiato.

- Però, virile! -

Aveva mantenuto il suo fascino. In realtà non si era mai dato tante arie, nemmeno davanti alle donne. Non gli piaceva apparire vanitoso, a suo parere, le persone che se la tiravano, non potevano fare nient'altro nella vita.. però, da quando Max dormiva nel suo letto, da quando era innamorato di lei, non poteva fare a meno di controllarsi i capelli ogni secondo e di guardarsi per ore cercando un'imperfezione. Perchè per lei, voleva essere perfetto.
Nulla di sbagliato, era tutto a posto.
Max dormiva ancora. Quella notte non aveva chiuso occhio. Per la verità nemmeno lui. Si era accorto che non stava dormendo, le parlò a bassa voce. Avevano passato il tempo abbracciati, confortandosi l'un l'altro. E si rattristò nel rammentare..

- La verità è che sono un falso! -

Aveva detto.

- Cerco sempre di cancellare la tristezza dal cuore di tutti.. quando sono io il primo che sta male! -

Ennie gli mancava. Voleva sentire ancora il suo sottile richiamo, le sua manine che gli tiravano il mantello, voleva ancora prenderla in braccio e giocare a nascondino per tutta la nave. Con lei anche lui tornava bambino. Il bambino che è sempre stato dentro di lui, che è sempre in ogniuno di noi.

- Perchè mentire! Anche i capitani sanno piangere! Perchè impedirglielo se vogliono farlo? -

Lei gli aveva detto così.

- Perchè non voglio piangere! -

E stavolta l'orgoglio non c'entrava affatto.

- Se piango vuol dire che mi sono arreso! E non voglio farlo! Voglio andare avanti a credere fortemente che ce la faremo! Anche se soffro, anche se starò male finchè tutto non tornerà com'era prima! -

Quale liberazione parlare con lei. Era la prima volta che stava così bene dopo aver ceduto, dopo aver mostrato la sua debolezza.

- Ti ho deluso, vero? -

- Tu non mi deludi mai! Anzi! Che tu ci creda oppure no, sono orgogliosa di te per quello che mi hai detto! -

Piangere era una debolezza. Lei non era debole, non voleva esserlo. Chi mangia il frutto del diavolo dovrebbe essere sempre in forza.

Fece per uscire dalla cabina, quando notò i suoi pantaloni di due giorni prima, quegli stessi pantaloni che nella tasca portavano il simbolo del loro amore. Se n'era scordato. Perchè aspettava a darglielo, COSA aspettava? Forse lei lo voleva al dito.. non desiderava altro.. forse temeva si fosse dimenticato di comprarglielo... che si fosse scordato del loro matrimonio. Si avvicinò ai pantaloni e frugò nella tasca. La scatola era ancora chiusa, ancora nuova. Senza pensarci troppo su l'aprì e prese l'anello. Se lo rigirò in mano a lungo.. poi gettò la scatola nel cestino sotto la scrivania e s'inginocchiò dalla parte di Max. Sollevò la spallina della sua camicia da notte che si era abbassata con i movimenti nel letto e le prese delicatamente la mano. Infilò lentamente l'anello sull'annulare, calzava perfetto. Temeva di non aver preso bene la misura..
Quando avrebbe riaperto gli occhi, il suo umore sarebbe cambiato, almeno lo sperava.
  
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