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Autore: BeatriceH    27/09/2013    2 recensioni
Sentì dei passi dietro alla porta, il suo cuore accelerò, e non sapeva nemmeno perché, forse perché non sapeva se avrebbe riincrociato lo sguardo del biondino, che per lei era una calamita potentissima, lo sguardo del ragazzo dei suoi sogni.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Dov'è?- una voce di uomo

-Chi?-

-Sai benissimo di chi sto parlando, Zayn, quella ragazza, quella che era insieme a Harry e all'altra che ho trovato insieme a Louis! Quelle due che hanno fatto un casino bestiale!-

-Paul, per favore non urlare-

-Quella ragazza ha fatto stare male Niall, se ne deve andare a casa sua, e se non lo fa da sola giuro che la sbatto fuori a calci!-

Cosa?! Aveva fatto sentire male Niall?! Si portò una mano sullo stomaco che aveva iniziato a contorcersi come un'anguilla fuori dall'acqua, si sentiva in colpa anche se non sapeva esattamente cos'era successo. Ascoltava cercando di non vomitare:

-Ho capito, ma calmati.. Non ho idea di dove sia. E poi non parlare così, non è colpa sua.- la difese Zayn

-Non è qui in camera?- cominciò a calmarsi

-La vedi? E comunque lo saprei se ci fosse una ragazza in camera con me, no?- 

-Beh..- l'uomo era confuso

-Paul, puoi uscire ora? Stavo facendo una cosa importante, se non ti dispiace- Eve non lo vedeva ma era sicura che stesse indicando la porta. Sempre con la mano sullo stomaco continuò ad ascoltare fissando il buio.

-Ma..-

-Paul, per favore..-

Improvvisamente quello spazio in cui era raggomitolata era diventato incredibilmente stretto, buio e senz'aria. Incominciò a trattenere il respiro, perché aveva la sensazione che respirare le togliesse ancora più aria di quella che aveva già nei polmoni. Senza volerlo sì ritrovò gli occhi inondati di lacrime, ma non ne fece scendere nemmeno una, almeno non prima di sapere che cosa era successo a Niall.

Sembrava che Paul se ne fosse andato ma non aveva il coraggio di aprire l'anta dell'armadio, e non ci sarebbe riuscita, si sentiva svenire di nuovo. Prese una boccata d'aria che le sembrava incredibilmente pulita per essere racchiusa in uno spazio così ristretto. Cominciò a tastare le pareti dell'armadio e il “soffitto” di legno, sembrava che quello spazio si rimpicciolisse sempre di più, non riusciva più a stare lì dentro, doveva uscire. In quell'istante sentì la porta sbattere e allungò un braccio in avanti per spingere l'anta che trovò molto più lontana dal suo braccio di quanto si aspettasse. La spinse e si fiondò fuori dimenticandosi di essere a un metro e mezzo da terra: se ne rese conto quando ormai era troppo tardi e stava già quasi per cadere. Dopo quei minuti nell'armadio la luce che entrava dalla finestra era accecante e non riuscì a capire chi era ancora con lei nella stanza, ma non se ne preoccupò e dette più attenzione alla boccata d'aria che respirò a pieni polmoni: le sembrava che fossero passate delle ore; in quello spazio chiuso e stretto il tempo sembrava passare dieci volte più lentamente. Non le era mai successo di avere questa reazione quando veniva chiusa da qualche parte: all'asilo si ricordava che era stata chiusa per ore nell'armadio della stanza dei giochi per colpa di un bambino della sua classe che la voleva picchiare, aveva paura e si era nascosta, ma nonostante il tempo passato al buio e al chiuso, il tempo era passato tranquillamente senza attacchi di panico.
Ecco che atterrò, ma non sul pavimento, su qualcosa di morbido che che la stringeva, un millesimo di secondo dopo si accorse che la “cosa” su cui era caduta era una persona sul cui petto aveva appoggiato la testa e che, prontamente, l'aveva presa al volo. Aveva ancora il respiro affannato e il cuore che le andava a mille, sentiva un profumo dolce avvolgerla che dopo l'odore di chiuso dell'armadio la faceva stare meglio di quando l'avrebbe fatta stare bene in condizioni normali, aveva già sentito quel profumo, ma non si ricordava quando né dove, l'aveva già sentito così vicino a lei, ma, per quanto si sforzasse non le veniva in mente. 

Quando la sua vista tornò a funzionare normalmente, senza macchia verdi viola o nere cercò di guardare in faccia il suo “salvatore” alzando lo sguardo. Si trovo con ancora meno fiato di quando era dentro all'armadio, si trovò un paio di occhi azzurri che la guardavano, ma non erano quelli che aveva già visto da vicino di Harry, e non erano nemmeno quelli di Louis, bensì erano quelli del ragazzo irlandese che l'avevano guardata poco tempo prima dal letto e ora erano a pochi centimetri dai suoi. Improvvisamente si rese conto che le braccia del ragazzo la stavano stringendo a sé e senza pensarci due volte lo abbracciò a sua volta appoggiando ancora la testa alla sua maglietta e ascoltando il suo cuore battere. I due ragazzi si strinsero in un abbraccio che durò un minuto buono, senza parlare né senta fare altro, solamente facendo scontrare i loro corpi e stringendosi con le braccia. Era l'abbraccio più bello che Eve avesse mai ricevuto.

Rimasero così sperando che il tempo si fermasse e cercando di rimanere più vicini possibile e stringersi di più come se facesse talmente freddo da aver bisogno di un altro corpo a contatto col proprio che lo scaldasse. Eve non pensava, il suo cervello aveva smesso di funzionare quando la pelle del ragazzo aveva sfiorato la sua e una scossa era partita da quel punto arrivando alla testa dove aveva momentaneamente bruciato tutti i neuroni che aveva. L'unica cosa che sentiva erano le vociy delle persone che erano nella stanza con loro che non aveva ancora guardato; le sentiva ovattate come se fosse chiusa in una bolla di sapone e senza riconoscerne la persona:
-Ora la porto via-
-Aspetta, Paul, guardali-
-E quindi?-
-Dalle un minuto-
-No! Ora la porto via!-
Così velocemente come tutto era iniziato tutto finì, una mano le afferrò il braccio e fece scoppiare quella bolla che rendeva tutto morbido e la strattonò via dal corpo di Niall. Eve gli prese la mano, la strinse e lui fece lo stesso, ma Paul era testardo e cominciò a trascinarla verso la porta per portarla chissà dove, ma lontano dal ragazzo che cercò di fermarlo ma invano. Quando ormai l'uomo e Eve erano alla porta Niall cercò con un ultimo tentativo di rimanere nel cuore della ragazza con una semplice parola gridata con tutta la forza che aveva nei polmoni, con tutto il dolore che il momento gli trasmetteva, con tutte le e veloci emozioni che aveva provato in quell'abbraccio caldo e ricambiato: -Eve!-
Quando sentì il suo nome, riconobbe ogni singolo sentimento con cui Niall lo aveva pronunciato e promise a sé stessa che pur di morire sarebbe tornata da lui. Non riuscì a rispondergli: Paul la stava trascinando giù dalle scale.

  
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