Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: lovemeswaggy    27/09/2013    2 recensioni
Jessica James è distrutta. Va male a scuola, è morta la sua migliore amica ed è appena stata arrestata di nuovo. I genitori ne hanno abbastanza del suo comportamento così la iscrivono in un collegio.
Justin Bieber. Un ragazzo d'oro esteriormente ma lacerato dal dolore emotivamente.
Entrambi si ritrovano ad affrontare ostacoli difficili, ma sapranno usar tutto a loro vantaggio.
Due vite, tanto misteriose quanto difficili.
Un amore, tanto semplice quanto improbabile.
***
"Non lasciarmi andare, ti prego!"
"No piccola, sto io qui con te."
"Prometti?"
"Prometto.. e io mantengo sempre le promesse."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Jaden Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8. …kiss.
 
 
 
 
Jess’ point of view
 
Iniziò come un bacio semplice, avvertendo appena le sue labbra sulle mie, carnose e dolci sulle mie salate dalle lacrime. Spostò la mano dal suo fianco sulla nuca, tra i miei capelli stringendoli appena e tirandoli leggermente.
Chi diceva che aveva le farfalle nello stomaco, non sapeva cosa significasse averne degli elefanti dentro. un miscuglio di emozioni mi scaldò il sangue nelle vene, e smisi subito di piangere.
Da quanto desideravi questo bacio, Jess? Tanto, forse anche troppo tempo. Il cuore battere velocemente, ed ebbi paura che potesse uscirne dal petto. Schiusi leggermente le labbra, mentre lui mi prese il mento facendo entrare la sua lingua in bocca.
e se non c’era lui lì a tenermi, ero sicura che mi sarei sentita male svenendo. Sfiorò la mia lingua quasi subito, caricando con dell’elettricità sconosciuta, le mani che iniziavano a sudare e le gambe fatte di gelatina. Poi prese ad approfondire il bacio, e nonostante avessi gli occhi chiusi, percepivo che ogni tanto i suoi si aprivano, per poter vedere la mia espressione.
Ma in fondo, non era questo che si aspettava? Presi coraggio, mettendo le mani nei suoi capelli e tirandoli, le mie braccia che circondavano il suo collo, la mia testa inclinata a destra mentre la sua a sinistra, e il nostro battito del cuore che riempiva l’intero corridoio. I nostri corpi mai stati così vicini, e le nostre lingue mai così desiderose di qualcosa.
Ero tutto così sincronizzato, sembrava così semplice ma in realtà era così difficile, sapendo di star baciando la persona che ti piace.
Poi sentii tirarmi i capelli, e mi accorsi solo quando riaprii gli occhi che non era Justin a tirarli. Lo vidi di fronte a me aprire velocemente gli occhi, come si fosse appena svegliato da un sogno, un bel sogno. Poi mi girai e mi ritrovai una bionda ossigenata intenta a sorridermi poco amichevolmente.
“Sammy?” sussurrai, non credendo ai miei occhi. Li ridussi in fessura, mentre lei aprì la bocca per parlare.
“Che ci fai col mio ragazzo, stronza?” se possibile, i miei occhi somigliarono a quelli di un gatto.
Rimasi a bocca aperta, non riuscendo a formulare una frase di senso compiuta che non sia ‘ora ti ammazzo’. Serrai i pugni, pronta ad avvicinarmi a lei evitando di parlare ma Justin parve accorgersene, finché non mi prese il polso tirandomelo indietro.
“Finiscila, Samantha.” La sua voce così calma mi spiazzò ancora di più, possibile essere così sorpresi in una sola giornata? Mi tirò indietro e mi si parò davanti, coprendo la visuale su quella specie di essere vivente chiamata Samantha. Che poi tanto umana non era, poteva somigliare ad una Barbie talmente del trucco che aveva messo per perfezionarsi la faccia.
Tanto è inutile, fai pena lo stesso. Sorrisi alla mia battuta, certe volte ero un fottuto genio con le battute, anche le più semplici potevano essere le migliori se dette col giusto tono.
“Che c’è Justin? Adesso non mi chiami più Sammy,come quando scopiamo?” finì la domanda guardandomi, convinta che sarei rimasta scioccata e che me ne sarei andata via piangendo.
Ah, povera illusa figlia di una capra. la guardai con un sorriso troppo finto sul viso, incrociando le braccia al mio petto.
Justin si passò una mano tra i capelli, guardando me e poi lei prima di “Quel verbo usalo al passato ora, sapevi cosa andavi in contro, Sam. E non azzardarti a dire che non te l’ho detto, cazzo!” urlare puntandole un dito contro. Lei indietreggiò di un passo, forse colpita dall’improvviso cambiamento di Justin.
Ma ovvio, tutti ne restano colpiti. Se un momento prima ti odia, cinque secondi dopo sarebbe capace di dirti ‘ti amo’. E con questo dico tutto.
Poi Sam reagì, facendo quello che non doveva fare.
Spintonò Justin con un braccio, arrivandomi di fronte e mollandomi un sonoro schiaffo sul viso. Girai velocemente la testa, a causa della forza poi strinsi i pugni, tirandole inaspettatamente un pugno in pieno stomaco.
La vidi piegarsi in due, il tempo giuro per ricompormi e mollarle un altro pugno, sotto il mento.
I troppi film di karate e azione mi passarono per la mente come un film proiettato velocemente in una sala cinematografica. La sua testa si alzò, cadendo all’indietro e facendola indietreggiare.
Poi dopo nemmeno due secondi, mi fu affianco prendendo i miei capelli sciolti e stringendoli tra le mani. Justin cercò di tirarla, non sapendo che tirandola mi avrebbe procurato ancora più male alla testa. E così fu, un dolore allucinante mi attraversò il cranio, facendolo impazzire a causa del troppo male che subì. Sam lì lasciò in fretta, trattenuta da Justin che le circondava i fianchi con le braccia per tenerla ferma.
Justin. Che aveva le mani su quella stronza. Mi arrabbiai ancora di più, correndo quei cinque passi che ci dividevano e tirandole un calcio al centro delle gambe.
Provai quasi dolore, sapendo cosa stava provando in quel momento la ragazza. Mi sentii stringere forte, e solo allora vidi un cerchio di persone intorno a noi. Ma ‘sti stronzetti non sapevano farsi i cazzi loro?
Mi girai vedendo appena Jaden, il colore della sua pelle a stretto contatto con la mia, le labbra schiuse leggermente facendo intravedere i suoi denti perfettamente bianchi e allineati. I capelli scompigliati che gli davano un’aria ribelle. Era stupendo, anche mentre mi stringeva volendomi quasi uccidere.
“Mi fai male, stronzo!” urlai, cercando di spintonarlo con più forza possibile. Mollò di poco la presa, prima di lasciarla definitivamente e guardando dietro di me.
Mi girai di scatto, notando solo allora la preside camminare correndo verso di noi.
**
“Non voglio storie, perché voi qui non le fate. Mando subito una cartolina ai vostri genitori, e ve ne andrete a casa domani mattina. Adesso salterete le lezioni, ma non potrete uscire dalla camera, intesi? Vi terrò d’occhio tutto il giorno.” Replicò in fretta camminando davanti e indietro per il corridoio.
Avevo ancora la testa che continuava a sbattere, così misi le mani sulle tempie prendendole a massaggiare fregandomene della donna di fronte a me.
Che dire, per me era assolutamente una cosa normale essere continuamente mandati in punizione e la sospensione quindi non mi sorpresi più di tanto quando la donna pronunciò “Vi annuncio una sospensione di una settimana, poi potrete ritornare qui.”
Girai la testa verso Samantha, che era lì immobile con le guance rigate dalle lacrime.
“Vi annuncio una sospensione di una settimana, poi potrete ritornare qui.” Una settimana senza Justin, una settimana senza la sveglia pronta a rompermi i timpani alle 6:30 del mattino, una settimana senza quei stupidi ma tanto buoni professori, una settimana senza Rose e Jaden, senza il rumore assordante che percepivo quando mi dirigevo verso il bagno o la mensa. Una settimana in compagnia dei miei genitori, dei miei incubi e delle mie lacrime, una settimana ripresa a pensare a Cla, una settimana probabilmente insieme a Jake.
Era lui l’unica cosa positiva di quel momento, di quella futura settimana che mi aspettava.
Senza pensarci urlai un “No” secco, attirando l’attenzione di entrambe. “Io…volevo dire, non posso Mrs. Sheridan. Io non posso ritornare lì, riprendere a pensare al mio passato, secondo voi perché mi hanno mandato qui? Per gioco? No,perché i miei volevano dimenticassi Claudia e ritornando lì peggiorerei solo le cose, peggioreremo.” Mi corressi velocemente, assumendo la voce di una brava ragazza.
Parve pensarci su, prima di scuotere la testa e “Jessica, il tuo comportamento stamattina non è corretto qui. Magari nella tua vecchia scuola, il tuo preside potrebbe metterci una pietra sopra ma io non sono lui o lei. Se vuoi rimanere qui, basta dirlo. Ma non aspettarti di uscire liberamente per i corridoi dell’Istituto o per il prato. Non ti, non vi è concesso farlo se volete rimanere qui. Sarete rinchiuse in camera per una settimana, e uscirete solo per fare lezioni” rispondere velocemente alla mia domanda.
Annuii velocemente ed entusiasta, io non volevo ritornare a casa. Mi girai verso Samantha, che fece la stessa così dopodiché se ne andò via, lasciandoci sole.
Brutti momenti che possono capitare solo a me. Sperai vivamente che non mi avrebbe fermato, ma lo fece.
“Jessica...Jess, ti va di dirmi cosa è successo?”
“Preside…” abbassai lo sguardo, puntandolo sulle bamboline che portava Kate.
“Kate..” annunciò lei sorridendo.
“Kate, si tratta solo di gelosia. Uhm, non è nulla di che. Samantha ha solo sbagliato a reagire così” replicai dando tutta la colpa a lei, sinceramente quando poteva fregarmene da uno a dieci?
“Però tu potevi evitare di metterle le mani addosso, nonostante il tuo passato sei molto più grande di lei psicologicamente e anche in questo momento dovevi affrontare la situazione da intelligente persona.”
“Sta insinuando che Samantha è stupida?” ridemmo entrambe alla mia domanda.
“Non sto dicendo questo, Jess. Dico solo che rispetto a te, lei è meno matura quindi tende a non pensare con il cervello. Non voglio darvi punizioni, perché non vorrei essere vista come una cattiva donna, ma adesso ne sono costretta. Mi dispiace, lo sai.” Mi accarezzò il braccio destro prima di abbracciarmi.
Ricambiai l’abbraccio, decisa a domandarle “Riduzione dei sette giorni?”
“No.” Replicò divertita, continuando ad avere le braccia intorno al mio corpo
“E dai, Kate. Facciamo almeno quattro…”
“Sei, e basta.”
“cinque allora, dai.” Replicai usando il tono di una bambina in cerca di qualche dolce.
“Affare fatto.”
“TI VOGLIO BENE!” urlai, felice di aver appena vinto una proposta.
 
 

Justin’s point of view
“Jess ha fatto proprio bene a prenderla a capelli” “Infatti, era da tempo che qualcuna lo voleva” “Sì, si crede Dio solo perché Justin se la fa” “Oh zitta, che sta qua vicino” mi avvicinai veloce al gruppetto di ragazze che circondavano Rose.
“Ciao ragazze, come va?”
“Ohw ciao Justin” risposero in fretta tutte in coro, quasi cadendo a terra come gelato sciolto. Possibile che in quella scuola nessuno aveva rispetto di sé stessa? Pensai, prima di farmi venire in mente due nomi.
“Comunque Rose, posso parlarti?” la guardai dritta negli occhi, sperando accettasse di venire con me. Avevo urgente bisogno di parlarle in quel momento.
“Io? Che vuoi?”
“Per dirti ‘posso parlarti?’ significa che voglio parlarti di una cosa, in privato.”
“Oh ma quanto sei scorbutico oggi oh, calmati e ci vediamo dopo ragazze.”
Le salutò in fretta, uscendo dalla classe dietro di me. Ci rifugiammo nella palestra immensa accanto in fondo all’Istituto, per non farci sentire.
“Ora che mi hai fatto letteralmente correre fin qui, che vuoi?”
“Senti, ho bisogno di un consiglio da femmine.”
“Bieber che mi chiede consigli? Devo segnarmela sull’agenda.” Scherzò lei, non notando che io ero fottutamente ansioso e serio.
“Ma dai, che di consigli te ne avrò chiesti mille o più.”
“Cazzo, perché non mi porto mai un registratore dietro? Magari dopo mi ridici questa frase così la memorizzo.”
“Ok Rose, tutto quello che vuoi ma, che dire, tu sai no cosa è successo prima?”
“A parte il fatto che hai fatto piangere Jess? No.”
“Sì Rose, mi dispiace ok?”
“Certo che deve dispiacerti, sai che ha sofferto e sta soffrendo ancora! Perché farla soffrire ancora di più?” urlò lei, aprendo le braccia e avvicinandosi a me.
“Ovvio che mi dispiace, sai che non voglio farla soffrire…”
“Oh, frena, cosa?” le sue pupille simili a due puntini appena percepibili, la voce detta in un sussurro appena udibile.
“Sì Rose, non ti facevo così intelligente da non capire che le voglio bene.”
“Sì, ma vuoi bene anche me e sono sicura che non è lo stesso bene.”
“Fatti i cazzi tuoi, comunque…”
“Non posso consigliarti se non mi dici se ti piace o meno, stronzo.”
“Oggi andiamo tutti con ‘sta parola, da quando va di moda eh?” le sorrisi dolcemente, sperando di non dire seriamente quel che provavo ad una ragazza, che per di più era anche una sua amica stretta.
“Ti piace.” Continuò lei, un sorriso dipinto sul viso, dicendo quelle parole al posto mio. La sua voce che prima era un sussurro, ora era diventata simile ad un urlo, pieno di gioia ed eccitazione.
 “Sì ok, il fatto è che quando l’ho seguita dopo essere uscito dal bagno abbiamo avuto una discussione…”
 
“Che minchia ho fatto?” guardai disperatamente Rose, che ritrovai magicamente al mio fianco.
“Vai da lei, no?” mi suggerì e non capii nemmeno cosa disse dopo, perché oramai ero già fuori da quella stanza, correndo per il corridoio principale che portava ai dormitori.
La vidi da lontano correre, inciampando su se stessa mentre allungava prima una gamba poi l’altra, disperata di raggiungere presto la sua camera, forse. Corsi a perdifiato, raggiungendola in cinque secondi o su di lì. Le fermai un braccio, cadendole quasi addosso per l’improvvisa frenata dei miei piedi. Lei si fermò bruscamente, chiudendo gli occhi e riaprendoli dopo un po’.
Ed io ero immobile, incapace di credere che stavo davvero per perdere quell’unica persona che era riuscita ad aiutarmi. Incapace di credere che Dio le avesse dato così tanta bellezza, perché anche mentre piangeva era bella. E mi maledii per i pensieri troppo smielati che iniziarono a formarsi nella mia mente, pensando che io non ero affatto un tipo così prima del suo arrivo.
E qualcuno in quell’istituto aveva ragione su di lei, perché era riuscita a modificare l’intera esistenza di tutti noi. Chi era ormai cotto di lei dal momento che l’aveva vista entrare in mensa, chi la odiava per la sua troppa bellezza naturale, chi invece per il fatto di essermi amica, o amica di Jaden. E io facevo parte del primo gruppetto, ma a differenza loro io la vidi la prima volta che varcò la soglia della scuola, soffocata dall’aria che la circondava. In quel momento l’avevo anche odiata, ma chi avrebbe immaginato che mi ci sarei affezionato così tanto? Neanche io ci credevo.
Presi chissà dove quel coraggio che non ero sicuro di avere in quel momento e “Non è così, Jessica” dissi.
“Tu. Non devi toccarmi mai più” le lacrime che continuavano a bagnarle il viso e in quel momento non volevo altro che baciarla, così come avevo fatto in seguito al nostro piccolo litigio.
 
“e...?” mi incitò lei, troppo curiosa di sapere cosa è successo.
“Ci siamo baciati. Io, l’ho baciata e lei ha baciato me. Non posso crederci, Rose.” Mi misi le mani tra i capelli, tirandoli e alzando il viso per evitare di piangere.
“Justin dai, non piangere. Non sei contento di averlo fatto? Si vede che le piaci, visto che ha ricambiato dopo quello che è successo qualche minuto prima. Non c’è bisogno di incazzarsi su questo.”
“Non si tratta del suo ricambio o cosa, cosa faremo dopo questo? Di certo non saremo amici come prima, e io fidanzato non ci voglio essere ancora sinceramente. Non me la sento ancora di amare qualcun’altra che non sia Emma.”
“Emma è il passato Justin, non puoi sperare che lei ritorni all’improvviso. Tu la ami, intendo Jess, anche se adesso non vuoi convincertene. Io so che è così perché me lo sento, e sai che ho sempre ragione su queste cose.”
“Emma non è il passato, magari forse, ma io non voglio innamorarmi di Jess vivendo con la paura che lei mi lasci definitivamente da un momento all’altro.”
“Non abbiamo mai parlato di Emma, e sono sicura che tu neanche ci hai mai pensato in quest’anno dopo quell’incendio ma Justin, a Jess non potrà mai succedere quello che è successo a Emma, ok? Non devi farti tutte queste paranoie, così non si risolverà mai nulla.”
“Jess ti sta aiutando molto a non pensarci, e tu in lei rispecchi Emma. Ora devi amare Jess come lei è, non come la tua immaginazione la vede” continuò lei, abbracciandomi.
Le circondai il collo mentre lei mi circondava il bacino, e le lasciai un bacio sui capelli, così morbidi e profumati che sarei stato capace di annusarli prima o poi.
La guardai per un po’ prima di “Il problema è che a me piace Jess com’è, non secondo la mia immaginazione” rispondere.
 


 
spazio autrice:
ok, potete anche ammazzarmi adesso!
il capitolo è cortissimo :o
ma capitemi hhahahaha domani escono i 
biglietti per il concerto dei one direction,
ho scoperto ora che forse casillo verrà nella
mia città e la scuola mi riempie già di compiti:o
mi dispiace un casino, spero vi piaccia il capitolo
fatemi sapere.
xoxo, angelica
  
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