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Autore: Sgribix    27/09/2013    2 recensioni
Non sei tu l'eroe, non mi devi salvare tu. Tu sei quello in pericolo, e sono io che faccio la parte dell'eroina. Ti salverò, te lo prometto.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I suoi occhi sono tristi, mi guarda come se mi chiedesse aiuto. Vorrei veramente aiutarlo, ma non posso entrare in casa sua e portarlo via. Mentre io penso a ciò che ho visto, vedo gli occhi arrabbiati della madre di Simone fissarmi, a quel punto scatto in avanti dall’imbarazzo. Per tutto il tragitto da casa sua a casa mia penso a lui. Cosa stava succedendo? Forse era solo una cosa momentanea.
Arrivo a casa e trovo mia madre e mio padre agitatissimi che corrono avanti e in dietro per la casa cercando quali vestiti mettersi, la mamma non trova il phon, papà ha perso la sua cravatta.
“Quanto di stava bene da Fede..” penso fra me e me.
Salgo le scale e vado in camera mia, metto la borsa sul letto. Appoggio i-phone e cuffiette sulla scrivania e vado in doccia.
Mentre l’acqua gelida scorre sul mio corpo (si, sono una di quelle che non spreca l’acqua calda), non faccio altro che pensare a Simone.
Aveva una faccia così triste, provo dolore per lui.
Esco dalla doccia, mi avvolgo nell’asciuga mano e inizio a spazzolarmi i capelli. Ancora con i capelli bagnati vado in camera e metto la biancheria, accendo la radio per non sentire i miei che urlano. Torno al bagno  e i asciugo i capelli, una volta fatto scelgo cosa mettere, opto per un vestito nero lungo dietro e corto davanti, ha un tessuto molto leggero, una scollatura abbastanza pronunciata e ci abbino le mie zeppe chiuse nere e una giacca corta di pelle viola.
Mi trucco mettendomi l’eyeliner, il mascara e un gloss rosa chiaro. Mi infilo i vestiti, metto le cose che mi servono nella borsa e mi guardo allo specchio “sembrerò abbastanza adulta per papà?” penso.
Scendo giù in salotto e finalmente i miei sono pronti e calmi.
“andate in macchina, io arrivo subito” dice mia madre rivolta a me e a mio padre.
Raggiungiamo la macchina e io mi siedo dietro, papà lavora a un’ora da qui, quindi infilo le cuffie e mi immergo nel mio mondo. Apro la playlist e parte ‘Diana’ degli One Direction.
Nel frattempo arriva mia madre, così possiamo partire. Mi aspetta una serata noiosissima, e dovrò essere molto educata senò farò fare un brutta figura a mio padre..come dice mia mamma!
Ad un certo punto sulla playlist parte ‘Asleep’ degli Smiths e mi addormento in macchina dopo poco.
*
 
Sento qualcuno che mi scuote la spalla e sento ‘Sophie siamo arrivati’, e mio padre mi apre la portiera dell’auto. Scendo con poca voglia e mi specchio sul finestrino della macchina per vedere come mi ero ridotta dormendo.
Entriamo nel grande edificio, dentro è pieno di gente in giacca e cravatta, mogli con abiti costosi e bambini vestiti come uova di pasqua.
Io e mia madre stiamo l’una vicino all’altra e non facciamo altro che stringere mani ai colleghi di papà. Dopo 20 minuti che stavo a toccare mani sudate decido di andarmene “vado un attimo al bagno” dico a mia madre..lei approva con un cenno di capo.
Mi dirigo verso i servizi, sono appena fuori dal bagno delle donne e sento provenire dal bagno dei rumori…o meglio delle grida…le stesse di oggi pomeriggio. Trovo un bel posticino da dove riesco a guardare e ad ascoltare bene. Eccolo, di nuovo lui, con suo padre davanti però.
“ADESSO TU VAI FUORI IN GIARDINO E ASPETTI CHE IO O TUA MADRE TI CHIAMIAMO PER LA CENA, NON PARLARE CON NESSUNO!” sento gridare il padre di Simone.
Lui cerca di dire qualcosa “ma se qualcuno mi fa una domanda?”.
“stai zitto!” *spam* un altro ceffone, questa volta più forte del precedente data la forza maggiore del padre a differenza di quella della madre.
Vedo Simone che si dirige verso l’uscita, io mi nascondo dietro la parete per non farmi vedere…poi decido di seguirlo. Arriva fino al giardino, si siede su una panchina e delle lacrime iniziano a rigare il suo viso. Non c’è la facevo più a vederlo così..
Lo raggiungo e mi siedo accanto a lui, non si accorge di nulla perché è troppo impegnato a piangere..
“ciao..” cerco di attirare la sua attenzione, ma niente…non mi sente.
Poi per farlo voltare verso di me gli appoggio una mano sulla spalla, in quell’istante si gira e mi guarda negli occhi. Ha gli occhi gonfi e rossi, il viso umido e l’espressione sul viso più che triste era sofferente.
“Che ci fai qui?” mi chiede.
 
“Ho visto che piangevi e volevo sapere che succede, mi sono preoccupata..” rispondo.
 
“Stai tranquilla, va tutto bene” tira su con il naso.
 
“Non mi sembra..” ribatto.
 
“Ti sembra giusto..” dice sottovoce per non farsi sentire la colgo comunque la sua risposta.
 
“Ti va di raccontarmi?” mi avvicino a lui e gli appoggio una mano sulla gamba per rassicurarlo.
 
“Ti annoierei e basta..” dice asciugandosi un’altra lacrima.
 
“No, ti ascolto volentieri!” gli faccio un piccolo sorriso.
 
Mi guarda di nuovo negli occhi, quei meravigliosi occhi azzurri, ora sono lucidi per colpa delle lacrime ma sono comunque bellissimi.
 
“Non ho una vita facile, va tutto male. Mio padre e mie madre non fanno altro che sgridarmi, come so che tu purtroppo hai visto, oppure mi vietano i mi obbligano a fare qualcosa. Sin da piccolo a scuola mi hanno sempre preso in giro, alla scuola elementare perché ero grasso, poi verso i tredici anni ho smesso di mangiare e mi hanno cominciato a prendere in giro perché ero diventato anoressico..ora diciamo che sto tornando normale ma mi danno comunque dello sfigato, gay, anche perché non ho mai avuto una ragazza…a volte vorrei solo morire. È strano il fatto che io ti dica tutte queste cose, non mi confido mai con nessuno ma tu sembri così diversa…ma molto probabilmente sarai l’ennesima persona che mi abbandonerà..” per tutto il tempo mi ha guardata negli occhi, poi quando pronuncia l’ultima frase guarda in basso.
 
Tutto ciò che mi ha raccontato è così triste e commovente, ora in parte capisco tutto questo suo dolore. Eppure è così un bel ragazzo, dolce, simpatico, e sono sicura che conoscendolo può essere anche divertente..mi chiedo perché devono stare male sempre le belle persone. Lo guardo parlare al cielo mentre cerco una risposta sensata da dargli.
 
“Sono sicura che ci sarà qualcosa di bello per cui vale la pensa restare in vita.” Provo a dire.
 
“Io non ho ancora trovato niente..” dice triste.
 
“E poi io non sono una di quelle persone egoiste e bastare che se ne vanno, se tu vorrai io starò qui, per sempre..” cerco di rassicurarlo.
 
“Ma non mi conosci nemmeno, e sono una persona noiosissima..” dice.
 
“Possiamo conoscerci, il martedì prossimo dopo il corso di scrittura di va di venire a fare un giro?” mi piace l’idea di aver più tempo di parlare con lui.
 
“Va bene, ma..” cerca di continuare ma lo blocco prima.
 
“Ma niente, tu martedì vieni con me!”
 
“hahaa va bene” ecco, finalmente spunta il suo bellissimo sorriso.
 
Continuiamo a parlare, mi racconta che per fortuna i suoi genitori non sono a casa dalla mattina presto alla sera tardi per tutta la settimana così non ha molti problemi e che solo una persona è stata molto importante nella sua vita, sua cugina, che però è morta due anni fa. Mi fa molta tenerezza, e ho paura che mi sto innamorando di lui..sento come se devo proteggerlo.
Vedo suo padre che viene verso di noi, molto probabilmente vuole chiamare Simone per la cena, poi penso subito che gli aveva detto di non parlare con nessuno, così quando è di fronte a noi prima che possa dire nulla intervengo io.
 
“Salve, sono Sophie Piajet!” dico porgendogli la mano.
 
“Oh sei la figlia di Carlo Piajet?” mi stringe la mano.
 
“Si” sul suo volto si disegna subito un sorriso, prima invece, quando ci aveva visti insieme era visibilmente arrabbiato. Mio padre ha un compito molto importante nel suo lavoro, quindi molto probabilmente è un superiore del padre di Simone.
 
“avete fatto amicizia?” chiede subito a suo figlio.
 
Simone gli risponde un timido “si” e si gira verso di me sorridendomi.
 
“suo figlio è molto simpatico e sono sicura che legheremo molto!” mi rivolgo a suo padre.
 
“non fartela scappare!” l’uomo fa l’occhiolino a Simone e gli rivolge un sorriso tremendamente falso, poi continua “è pronta la cena se volete venire!”.
 
Io e Simone ci alziamo e stiamo a qualche metro dal padre, poi il ragazzo vicino a me inizia a parlare.. “mi ha trattato in un modo stranissimo, se non ci fossi stata tu mi avrebbe tirato per la maglia e portato dentro..”…che schifo, quell’uomo fa schifo! Lo proteggerò io, quando ci sono anche io i genitori lo trattano diversamente, quindi non lo abbandonerò mai, si, ne sono innamorata.
 
Sono tornataaa :)
In questo capitolo scopriamo qualcosa in più su Simone, e su suo padre.
Sembra proprio che Sophie sarà la sua salvezza!
Spero di postare il prossimo capitolo il prima possibile e grazie in anticipo a chiunque leggerà la mia storia :) 

 
  
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