CAPITOLO 1
-STOOOOP!! Buona la prima , bel lavoro Alanis !-
Ancora una volta ero sopravvissuta a una giornata di riprese , Abrahm mi aveva anche fatto i complimenti , ma non mi importava affatto , chiunque può spogliarsi davanti a una telecamera e ricevere complimenti da parte di un uomo.
Quel giorno però ero particolarmente insoddisfatta della mia vita , mi sentivo la tristezza dentro al cuore , che saliva inarrestabile a formare un nodo alla gola .
Sapevo che Abrahm mi stava usando per i suoi porci comodi con la promessa di fare di me una grande attrice , all’inizio mi stava bene , è cominciato tutto con una scollatura vertiginosa e piano piano quel porco mi ha messa in mutande.
Se solo riuscissi a disfarmi di lui … se solo trovassi un modo per guadagnarmi abbastanza soldi da cavarmela lo stesso…
Anche quella sera Abrahm mi salutò con una pacca sul sedere , e si guadagnò un mio insulto, mi trascinai alla fermata dell’autobus fra una miriade di pensieri e tornai a casa.
Il tempo di cambiarmi e indossare la divisa da cameriera e mi fiondai al pub, dove lavoravo dalle otto alle undici.
Attraversai la città a piedi , dalle finestre illuminate si vedevano famiglie felici che cenavano serenamente , in strada i ristoranti cominciavano a riempirsi di clienti affamati , schiere di fidanzati andavano a prendere fiori alle loro ragazze che uscivano da lavoro , Londra era effervescente anche stasera.
-sei in ritardo. Di nuovo.- sibilò Janette mentre entravo trafelata dall’ingresso posteriore ,
-scusami , non capiterà più!- mi scusai velocemente per poi allacciarmi il grembiule e afferrare il block notes e la penna per prendere le ordinazioni.
Sotto lo sguardo malizioso dei soliti alcolisti al bancone mi diressi velocemente verso i tavoli , mi fermai a cambiare una lampadina fulminata , superai in fretta l’angolo fumatori e arrivai a un tavolo di soli ragazzi .
Non riuscii a mettere a fuoco le loro facce , d’improvviso la luce mi dava un terribile fastidio , sentivo solo voci lontane che sembravano solo grugnire e farneticare incomprensibilmente , quando il ginocchio destro mi cedette mi appoggiai istintivamente al tavolo ma scivolai a terra.
Mi sentii sollevare da terra , aprii gli occhi ma la luce mi accecò , quando mi abituai misi a fuoco il ragazzo che mi stava portando in braccio : occhi azzurri , capelli castani , piuttosto alto .
-mettimi giù – farfugliai impotente in preda all’orgoglio che da sempre mi caratterizzava ,
-no- rispose fermo mentre avanzava verso il bancone dove stava Janette , la quale non doveva assolutamente vedermi in quello stato ,
-sto bene , davvero- dissi divincolandomi dalla sua presa , ritornai sulle mie gambe , le quali cedettero leggermente , prima che finissi con il sedere per terra il ragazzo mi riafferrò al volo.
-piantala di cadere !- rise lui , rimasi un tantino stordita da quella calda risata e quelle braccia forti che non sembravano volermi abbandonare a me stessa .
- lasciami andare – lo minacciai rialzandomi da sola e andando verso il bancone il più velocemente possibile e cercando di non dare a vedere che ero uno straccio .
Arrivata al bancone mi feci un bicchierino bello pesante per tirarmi su e mi girai , fu quello che mi tradì, mi girai e lo rividi , i nostri sguardi si incontrarono per una frazione di secondo prima che Janette mi urlò contro di nuovo,
-Lana! Torna subito al lavoro !- impreco la vecchiaccia puntandomi il suo rugoso e sudicio dito contro,
-non chiamarmi Lana ! – ringhiai passandole affianco con due pinte di birra in mano .
Un vento freddo londinese si insinuò fra le fessure , e raggiunse me sfiorandomi il collo e facendomi rabbrividire ,” ancora due ore Alanis , ancora due “ mi dissi servendo la birra a dei motociclisti con le giacche di pelle e le barbe incolte .
La serata passò lenta e inesorabile , alle undici e mezza chiusi il locale e me ne tornai a casa a piedi , finalmente la prospettiva del week end era una certezza .
-ehi ragazzi guardate! Quella è Alanis Foster ! ehi piccola spogliati per noi!- urlò un uomo venendomi incontro ,
-mi lasci stare – dissi accelerando a testa bassa , ma lui mi afferrò per la giacca , con il cuore in gola , i battiti che acceleravano e l’adrenalina in circolo tesi i muscoli di tutto il mio corpo , pronta a difendermi,
-ma come? Ti rifiuti di fare quello che sai fare meglio?- rise beffardo l’uomo fra le risa di approvazione dei suoi due compari ,
-lo dirò un’ultima volta , spogliati!- minacciò l’uomo avvicinandosi pericolosamente a me e sollevandomi il viso con due dita , riuscivo a sentire il suo alito , era ubriaco fradicio , puzzava di malintenzionato , alcool e guai.
Mi divincolai dalla sua presa ma i suoi due amici mi immobilizzarono velocemente , a quel punto l’uomo mi guardò con disprezzo e mi tirò un paio di pugni .
Rialzai a fatica la testa e gli sputai indignata sostenendo il suo sguardo; l’uomo si pulì la guancia dal mio umido affronto e ringhiando caricò un potente pugno che mi arrivò sulle costole, ma prima di perdere i sensi vidi un’ombra insinuarsi fra me e l’uomo , i due uomini mollarono la presa e caddi a terra priva di sensi .
Quando mi svegliai venni colta da un forte mal di testa e dovetti chiudere gli occhi , quando li riaprii misi a fuoco la stanza , era una camera da letto sui toni del blu , un piccolo armadio, una scrivania poco ordinata ,una tastiera , notai un pallone da calcio vicino alla porta , decisi di alzarmi .
Cercai un minimo di equilibrio , camminai verso la porta socchiusa della camera e afferrai il pallone , me lo passai fra le mani, divertita , ma proprio in quel momento mi guardai in giro e mi accorsi di essere a casa di uno sconosciuto .
Posai il pallone e aprii la porta senza fare rumore , indossavo una maglietta della vans che non era mia e dei pantaloncini da calcio che non avevo mai visto , “ma che diavolo ho fatto ieri sera?!” mi chiesi perplessa, sentii delle voci provenienti dalla stanza alla fine del corridoio , stranamente le conoscevo entrambe .
Mi diressi incerta attraverso la casa , arrivata alla stanza mi fermai davanti alla porta spalancata , a quel punto Megan e il ragazzo della sera prima si voltarono verso di me con aria sorpresa ,
-Lana! Stai bene ?- esclamò la mia amica venendomi incontro ,
-Meg?- chiesi contemplando la chioma scura ondeggiare ad ogni suo passo ,
-oddio mi sono spaventata un sacco , Niall ti dava già per dipersa!- disse abbracciandomi calorosamente,
“spero che sia stata lei a vestirmi così , lo spero davvero” pensai fra me e me ,
-qualcuno mi spiega cosa ci faccio qui?- chiesi stordita guardando Megan e il ragazzo senza un nome,
-ieri sera sei stata picchiata e Louis ti ha portata via mentre eri svenuta !- mi spiegò Meg pazientemente mentre Louis , così pare si chiamasse , mi porgeva una tazza di the .
-grazie – ringraziai con un debole sorriso , mi parve sorpreso , spalancò gli occhi azzurri per poi sorridere , in quel momento andai in tilt ,
-come stai?- chiese lui facendomi tornare sulla terra ,
-b-bene – dissi prendendo un sorso di the, - grazie per avermi dato una mano. Di nuovo. – dissi arrossendo , lui si passò una mano sulla nuca e fece spallucce,
-dovere signorina , dovere – disse con tono autorevole , facendomi ridere ,
-hai chiamato tu, Meg?- gli chiesi non avendo il coraggio di chiedere chi mi avesse vestita,
-si , ho trovato il numero sul tuo telefono … - rispose guardandomi intensamente .
Lo ringraziammo , mi rimisi i miei vestiti e Meg si offrì di accompagnarmi in macchina ,
-allora?- chiese maliziosamente ,
-allora cosa ?- risposi io,
-hai passato la notte da un ragazzo!- rise fragorosamente lei,
-ero in pessime condizioni , ok?! E poi …- risposi imbarazzata,
-poi?- chiese lei ridendo,
-chi mi ha messo quei vestiti ?!?!?!?- chiesi ridendo ,
-mio dio , Alanis! Ti ha cambiata! L’ha fatto lui!- mi guardò incredula ridendo .
Il viaggio in macchina lo passai a descriverle la sera precedente , lei divenne subito seria,
-non puoi andare avanti così , ti stai autodistruggendo , buon dio Lana se non ci fosse stato Louis non ho idea di dove saresti potuta finire. Io e le ragazze siamo seriamente preoccupate per te.- pronunciò decisa,
-ho vent’anni Meg , me la so cavare da sola. – le risposi convinta,
-hai bisogno di qualcuno che si prenda cura di te , dammi retta !- disse scendendo dalla macchina , parcheggiata davanti a casa sua.
Citofoniamo , una voce metallica ci rispose ,
-si?-
-sally ? siamo noi!!- risponde Megan ,
-oh! Vi apro!- rispose lei .
Attraversammo silenziosamente il vialetto che conduce al palazzo , prendemmo l’ascensore, sempre in religioso silenzio , il mal di testa mi martellava ancora in testa , quando varcammo la porta dell’appartamento,
-Alanis Jay Miller , hai idea di quanto io e le ragazze fossimo in pensiero per te ?!- mi rimproverò Summer correndomi incontro e abbracciandomi ,
-ehi ehi , sto benone !- risi ,
-c’è poco da ridere ! ti hanno picchiata , guarda quel livido ! e hai il labbro rotto , Lana ! di qualcosa !- mi sgridò preoccupata Sally .
Abbassai la testa non trovando nessuna spiegazione ,
-devi uscire da quel giro Alanis , devi uscire .- Meg mi mise una mano sulla spalla,
-quei soldi mi servono – risposi .
ci fu un silenzio pieno di apprensione , e questo mi riempì di rabbia , non ho bisogno della pietà di nessuno , me la cavo da quando ho 7 anni ,da quando i miei sono spariti nel nulla , e da allora che bado a me stessa da sola , e da allora che mi rialzo da sola e più forte di prima .
-beh , non ci racconti del tuo salvatore?- cambiò velocemente discorso Sum ,
-Louis , si chiama Louis- cercai di non sorridere , ma mi veniva così naturale associarlo a un sorriso ,
-e com’è , com’è ? racconta !- esclamò eccitata Sally spingendomi sul divano e facendomi sedere in mezzo alle mie amiche ,
-è un po’ più alto di me , hai capelli castani e gli occhi azzurri – descrissi visualizzandolo nella mia mente , e ancora una volta sorrisi come una beota .
-sorride , guardate!- rise eccitata Summer sistemandosi i lunghi ricci biondi su una spalla ,le ragazze risero,
-e ha un culo encomiabile – aggiunse ammiccando Megan,
-sul serio? Hai una foto?- commentò interessata Sally , Meg annuì e con grande sorpresa di tutti sfoderò il telefono ,
-hai fotografato il suo sedere?!-dissi incredula ,
-no , scherzavo , volevo vedere se ci credevate!! – rise lei , scoppiammo in una grossa risata .
Pranzammo insieme e passammo il pomeriggio piovoso a guardare film , dopo cena declinai gentilmente il loro invito di rimanere per la notte e tornai a casa a piedi , facendo bene attenzione alle facce che vedevo per i marciapiedi umidi di Londra .
Arrivai a casa esausta dalla giornata e dalla lunga camminata , mi diressi in bagno e mi misi il pigiama, mentre mi guardavo allo specchio notai un grosso coagulo di sangue sottocutaneo sotto il seno sinistro , lividi di dita sulle braccia , corrispondenti ai posti in cui le strette degli uomini mi avevano immobilizzata , il labbro rotto bruciava ancora e un livido sullo zigomo destro mi rendevano davvero terrificante .
Andai a dormire ma con tutta la buona volontà che ci misi , non riuscii a chiudere occhio , c’era qualcosa che ancora volevo sapere : sentivo di avere qualcos’altro da ricordare sulla sera prima , mentre Louis mi difendeva dall’uomo che mi picchiava , ricordo di aver sentito che dopo aver mandato via quegli uomini lui mi aveva parlato , ma non ricordavo le parole .
Ricordavo bene il suo tocco delicato , mentre sfiorava il labbro sanguinante , le sue braccia che mi sollevavano e mi portavano via , il suo calore , il battito del suo cuore che sembrava impazzito , il suo continuo accertarsi che nessuno ci stesse seguendo , ricordo il suono della sua voce ma non ricordo le parole .
Ore e ore in quel letto pensai a lui , dovevo sapere che diavolo stesse dicendo , mi sentivo come quando non ti ricordi la battuta di due cavolo di sillabe che ti sei studiata per ore il giorno prima.
Porca miseria lo dovevo sapere .
Dovevo rivederlo e chiederglielo , ma come? Non gli avevo chiesto il numero , non avevo idea di quale fosse il suo cognome e dovevo saperlo.
D’improvviso mi accorsi di quello che stava succedendo , avevo passato la notte in bianco a pensare a lui.
Non andava affatto bene , i ragazzi portano guai , portano preoccupazioni , panico , invidia e altre cose che preferirei evitare .
Alla fine decisi di comune accordo con me stessa che avrei lasciato perdere , di nuovo.