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Autore: Niere    27/09/2013    1 recensioni
Livia e Gianluca, in passato, erano una coppia affiatata, ma la vita li ha cambiati e tutto ciò che è rimasto del loro amore è un bambino di quattro anni e tanto rancore. Il rancore però annebbia la ragione ed entrambi si ritroveranno a mettere in dubbio le scelte fatte, le loro convinzioni e i loro sentimenti.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Disegni e riviste - POV Livia

Dopo la giornata lavorativa, passai a prendere Matteo da mia madre e tornammo a casa. Erano passate diverse ore, ma le parole di Fabrizio mi martellavano ancora in testa:
Ma quando tuo marito ti deluderà nuovamente, ricordati che io sarò ancora qui ad attenderti.
Sistemai casa e iniziai a preparare la cena, colta da uno strano senso di inquietudine. E se Fabrizio avesse ragione? E se ero destinata a ricevere una nuova delusione? Cercai di pensare in positivo: Gianluca, negli ultimi giorni, aveva dimostrato di essere cambiato in meglio. Sembrava volesse rimediare ai suoi errori, come io volevo rimediare ai miei. Dovevo fidarmi, come facevo in passato. Dovevo fidarmi dei suoi abbracci, così sinceri e protettivi. Le parole potevano nascondere la falsità, ma i gesti non potevano mentire.
La serata procedette tranquillamente e, dopo cena, concessi a Matteo di vedere un po’ di televisione in salotto. Presi posto accanto a lui, in silenzio. Lo osservai attentamente, stupendomi di quanto fosse cresciuto nell’ ultimo anno. A settembre avrebbe compiuto cinque anni e a me sembrava solo ieri quando gattonava lentamente per casa. Come era possibile che il tempo fosse volato via senza che me ne rendessi conto?
Matteo si voltò verso di me e disse: “Mi stavo dimenticando di darti il disegno…”.
Senza capire cosa volesse dire, scese dal divano e lasciò di corsa il salotto. Dopo qualche istante, tornò tutto sorridente e mi porse un foglio: “L’ ho fatto per te.”.
Osservai curiosamente il disegno, cercando di interpretarlo. Le sue rappresentazioni non erano molto chiare, ma ero diventata abbastanza brava nel decifrarle. Notai in alto un cerchio giallo: facile, quello era il sole. Poi, più in basso, sulla sinistra, un rettangolo arancione. Ci riflettei su, doveva essere una casa. Sulla destra, c’erano tre sagome, simili alle stecche dei gelati Magnum. Sorrisi, quella era la rappresentazione di tre persone. Matteo iniziò a spiegarmi: “Siamo io, te e papà alla casa al mare.”.
Tornai ad osservare il mio ometto, che era letteralmente orgoglioso della sua opera d’ arte. Gli accarezzai i capelli e dissi: “E’ veramente molto bello. Grazie.”.
Prese posto accanto a me e lo strinsi in un abbraccio. Improvvisamente, disse: “Alla nonna non è piaciuto.”.
Sciolsi l’ abbraccio e lo guardai preoccupata: “Hai fatto vedere il disegno alla nonna?”. Mia madre non sapeva ancora nulla del mio ravvicinamento a Gianluca. Avevo deciso di tenerla all’ oscuro ancora per un po’, perché non avrebbe capito e perché avrebbe fatto mille domande.
Rispose, pronto: “Si, le ho raccontato anche che siamo stati alla casa al mare e che abbiamo dormito lì.”.
Matteo, tesoro mio, cosa avevi combinato? Ecco perché mia madre mi era sembrata strana, poche ore prima. Dovevo assolutamente chiamarla per spiegarle la situazione. Addio segreto e riservatezza. Ero stata tradita dal mio stesso sangue.
Ero preoccupata, ma non riuscivo ad essere arrabbiata con Matteo. Gli sorrisi dolcemente e replicai: “Ti svelerò un segreto: la nonna non capisce nulla di disegni!”.
Riuscii a farlo ridere spensieratamente e il suo buonumore mi fece sentire subito meglio. Al diavolo le parole di Fabrizio, la disapprovazione di mia madre. Decisi di godermi quella serata con Matteo, stupendomi di quanto riuscisse a riempire le mie giornate.
Dopo aver visto un po’ di cartoni, decretai che era ora di andare a dormire. Matteo si lavò i denti, si infilò il pigiama celeste e si sdraiò sul suo letto. Come sempre, gli augurai la buonanotte e gli chiesi se aveva bisogno della luce accesa. La sua risposta fu: “No, sono grande ormai.”.
Spensi la luce e chiusi la porta, chiedendomi come avrei fatto quando sarebbe stato veramente grande e non mi avrebbe più cercato per ricevere baci e abbracci.
Guardai l’ orologio: erano le dieci di sera. Era un po’ tardi, ma dovevo assolutamente chiamare mia madre. Presi il telefono portatile e mi rifugiai in camera. Mi buttai sul letto e composi il numero. Uno, due, tre squilli. “Pronto?”.
Mi schiarii la voce: “Mamma, sono io.”.
“Ah, come mai chiami a quest’ ora? Problemi con Matteo?”. Notai il suo tono di voce. Indifferente. Irritato.
“No, Matteo sta benissimo, è appena andato a dormire…”. Presi una pausa: “Ti volevo parlare di una cosa importante…”.
Provai a spiegarle le ragioni che mi avevano spinto a riavvicinarmi a mio marito, ma sembrava non volesse ascoltarmi. Disse più volte che non avevo ancora capito che Gianluca non era l’ uomo giusto per me perché era insensibile, capace di pensare solo a sé e ai suoi desideri. Insomma, quella conversazione di trenta minuti fu un vero disastro e una perdita di tempo.
Quando terminai la telefonata, mi sdraiai a pancia all’ aria, arrabbiata con il mondo che mi aveva destinato ad una madre così testarda. Persa nei miei pensieri, osservai i dettagli della mia stanza, perfettamente ordinata. Notai una sola nota fuori posto: una rivista che era buttata in un angolo della mia piccola libreria. Mi alzai per verificare di cosa si trattasse: era un settimanale di poco conto, datato maggio 2013, che si occupava di gossip. In copertina c’era una famosa modella, forse la più apprezzata del momento e in basso, in caratteri rossi, c’era scritto:

Io e mio marito ci siamo ritrovati a Capo D’ Orlando.

Capo d’ Orlando. Avevo già sentito quella località siciliana. Provai a fare mente locale, poi ricordai le parole di una mia collega, che aveva trascorso qualche giorno in quella piccola cittadina, l’ anno scorso. L’ aveva definito un paradiso. Aprii la rivista e lessi l’ intervista rilasciata dalla modella, spinta dalla noia e dalla necessità di distrarmi un po’. La modella parlò della crisi con suo marito, della vacanza quasi casuale che avevano trascorso in Sicilia e di come avevano ricostruito il loro rapporto.
Un’ idea malsana mi balenò in testa: un viaggio. Io, Gianluca e Matteo. Non avevamo mai fatto una vera vacanza, avevamo sempre trascorso le nostre estati ad Anzio e solo un paio di volte eravamo stati in Spagna, insieme ai miei parenti. Una vacanza per tentare di salvare il mio matrimonio, proprio come quella modella. Chiusi la rivista, ridendo di me stessa e della mia stupidità. Non poteva di certo bastare una semplice settimana al mare per fare dei miracoli.
Andai a dormire, ma quell’ idea continuava a ronzarmi in testa. Un viaggio…
  
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