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Autore: Gavriel    28/09/2013    1 recensioni
Apollonius e Celiane. Dall'odio viscerale all'amore assoluto, passando per guerra, amore e morte.
Lui era lì, in ogni battaglia: a volte compariva davanti al sole, con le ali possenti come ad abbracciare l’astro, e discendeva terribile sul campo; altre volte era al comando dello schieramento , e ordinava l’assalto con le sue vesti cangianti, coi i capelli in un turbine di fuoco. E Celiane lo cercava ogni volta, quasi con disperazione. Lui d’altra parte faceva sempre in modo di trovarsi nelle vicinanze dell’umana che lo aveva ferito, col feroce desiderio di una vendetta.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Apollo, Apollonius, Celiane, Gen Fudo, Toma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Armature
La luce del tardo pomeriggio entrava dalle finestre proiettandosi sul soffitto e illuminando la stanza e il letto di luce indiretta, in quel momento della giornata, la stanza di Toma era il luogo più bello del mondo: da li poteva ammirare non solo l’albero della vita ma anche, al di la di esso, anche la parte est della città, scavata sul versante del monte Leig’hun. Le sue attenzioni tuttavia erano rivolte verso ciò che rendeva quello il luogo più bello di tutta Atlandia. Con un po’ di fatica si alzò a sedere sul letto,  prese una ciocca color alba tra le dita e cominciò ad intrecciarla. Apollonius sedeva sul bordo del letto, con lo sguardo basso, gli avambracci appoggiati sulle cosce. Da quando avevano finito la raccolta, aveva quell’espressione tormentata e colpevole, che non l’aveva fatto riposare e Toma in cuor suo sospettava perché:
-Apollonius
Le membra dell’angelo mietitore si irrigidirono e poi si rilassarono:
-Non capiterà mai più _Toma appoggiò la fronte sulla sua spalla_ Non permetterò più che tu venga ferito da un… umano.
-Non è stata colpa tua, anzi è per merito tuo che ora posso stare qui con te e non al tempio per guarirmi e avrei sicuramente perso tutto il prana che avevamo raccolto.
Il volto di Apollonius si rasserenò, si risdraiò sul letto, dove poteva vedere bene il piccolo taglio sulla spalla del suo compagno e lo toccò col pollice, fornendo un flusso regolare di energia vitale.
-Apollonius?
Non sentendo alcuna risposta Toma si girò: Il suo angelo giaceva addormentato con un’espressione serena, il guardiano poi fece per toccarsi la ferita sulla spalla, ma non c’era più.
-Folle_ mormorò grato
 
Nello stesso momento Celiane aprì gli occhi: il soffitto era quello della sua stanza,  il volto dalla barba brizzolata era quello di suo padre, seduto a bordo del letto. Non appena vide sua figlia destarsi sorrise sollevato:
-Celiane!
Era strano vedere suo padre al suo capezzale, ma anche lei venne pervasa da una felicità leggera, anche se breve: il re non si era l’aveva mai cercata nemmeno da bambina e Celiane non si sarebbe mai immaginata di vederlo la,  a vegliare su di lei. La luce vermiglia del tramonto tingeva la stanza di fuoco. All’improvviso si rese conto che non era più sulle colline, erano passate diverse ore,  aveva abbandonato il campo di battaglia, aveva abbandonato Gen.
Suo padre sembrò intuire la sua agitazione:
-Non ci sono state grosse perdite, la battaglia è durata molto poco dopo che tu…
Celiane si accigliò interrogativa
-Dopo che tu hai abbattuto un angelo mietitore
Cercò di fare mente locale, ma l’unica cosa che riusciva a ricordare era quel colpo parato, niente ferite, anzi, lei stessa stava per essere prosciugata di tutta la sua energia; fece per spiegarlo a suo padre, ma lui la interruppe dicendo che l’indomani sarebbe comparsa davanti alle truppe per spronarle e istruirle alla battaglia.
-Riposati, figlia mia
Detto questo se ne andò lasciando sua figlia, che aveva spedito sulle montagne per dieci anni, che non aveva mai considerato più di tanto in quanto unica figlia femmina su tre possibili eredi al trono, e che non la aveva avvisata della sua malattia.
Celiane si mise a sedere sul letto, gesto che le costò non poco dolore: l’atterraggio brusco col vector, il breve combattimento e tutto ciò che non si ricordava, ma che era successo.
Troppo debole per allenarsi nella spada, passò tutta la serata nella sua camera a rileggere  tutti i manuali angelici che si era portata  a casa, troppo nervosa  e arrabbiata persino per rispondere con gentilezza alla povera cameriera che le aveva portato la cena.
Col passare delle ore c’era qualcosa che non le tornava: se gli angeli mietitori riescono ad assorbire il  l’energia vitale solo tramite contatto cutaneo diretto, perché i soldati venivano mandati in battaglia con armature di metallo, che lasciavano le giunture, gli arti, il collo e il viso scoperti?
Poi c’era quell’angelo mietitore dai capelli cangianti come il tramonto: non aveva l’aria di un mietitore comune: usava un’arma, inoltre era lui che aveva ucciso, a rigor di logica. Celiane provò il sordido desiderio di dissezionare il cadavere, se ce n’era uno.
Dormì poco e male, il suo sonno era stato nel corso della notte un campo di battaglia tra angeli e bestie e il suo viso la mattina ne riportava la devastazione: occhiaie e colorito spento.
Venne svegliata di buon’ora dalla servetta della sera prima, tutta tremante, Celiane si scusò e si fece aiutare nel bagno e a vestirsi. A quanto pare il giorno prima aveva collezionato una discreta quantità di lividi e graffi, ma nulla di grave. Si vestì con un sotto-armatura di cotone blu, formato da pantaloni aderenti, stivali borchiati, canottiera e giacca. Non prese ne spada ne pugnale e scese nelle cucine passando per vie traverse. Aveva un nodo in gola al pensiero di Gen, non voleva incontrare nessuno prima di assicurarsi che lui fosse vivo.
Quando dopo pochi minuti entrò nell’hangar attraverso la porta secondaria lo trovò vuoto. I suoi timori divennero certezza, non c’era nemmeno il vector beta. Che avessero già smantellato tutto?
Celiane lasciò che il vuoto si facesse strada nel suo cuore prima di voltarsi per andare alla porta principale, la aprì e venne inondata dalla luce mattutina.
Non poteva credere ai suoi occhi: dove prima c’era il portico-armeria, ora un’enorme officina che occupava non solo il portico, ma anche il cortile interno, normalmente lasciato sgombero, ma che ora, coperto da una tettoia in legno e tela di vela ospitava un vector angelico.
Non passò molto tempo prima che le circa trenta persone che stavano installando le grosse apparecchiature  si accorsero della sua presenza e cominciassero a salutarla festosi. Lei rispose con saluti e sorrisi a sua volta, cercando di orientarsi, fino a che una voce familiare la chiamò, veniva dal vector angelico.
La principessa faticò a trattenere le lacrime di gioia nel vedere il suo amico Gen sbucare tutto sporco dalle viscere metalliche del velivolo, poco ci mancò che gli corresse incontro. Gen Fudo scese agilmente camminò velocemente verso di lei, sorridendo raggiante. I suoi capelli corvini scarmigliati, la sua corporatura snella, non del tutto adulta sembravano sani e intatti; un’espressione di dolcezza si dipinse sul suo volto quando constatò che anche la sua principessa era illesa e senza pensarci troppo la abbracciò. Celiane ricambiò complice, prima di chiedergli spiegazioni
-Ci hanno visto tutti ieri_ disse lui indicando il velivolo sotto il capannone_ e visto che le armi convenzionali non funzionano con loro abbiamo deciso di ampliare la sezione vector a tutta l’armeria: in qualche settimana riusciremo a convertire i reattori e le tubature angelici e montarli  nel vector beta, e forse anche nell’alfa, per non parlare delle nuove macchine in costruzione!
- Ne sanno qualcosa nel dipartimento Guerra?_ non voleva smorzare l’entusiasmo di Gen, ma chissà perché aveva intuito che quella non poteva essere una delibera del vecchio Han._ Ne sa qualcosa mio padre?
- Non ancora, è un’iniziativa partita dal basso
-Gen_ disse a bassa voce_ ho bisogno di chiederti alcune cose, riguardo a ieri
Gli occhi di lui brillarono di intelligenza per un attimo:
-Hai visto i sistema di raffreddamento dei vettori angelici?
Il ragazzo si diresse verso una delle due carcasse metalliche, aprì due pannelli di marmo venato da crepe e vi si insinuò, a contatto con un sistema di tubature  e cavi; Celiane lo seguì. Aspettò che Gen cominciasse ad armeggiare a vuoto prima di cominciare a sussurrare:
-L’hai …visto?_Gen la guardò interrogativo, Celiane non sapeva come dirlo, non trovare le parole la irritava e la metteva a disagio. Porse all’amico un pane alle noci., meglio centrare il punto.
-L’ho io ucciso l’angelo?
Gen rimase immobile,guardando in basso, col pane in mano; sollevò lo sguardo verso Celiane.
-Il vettore. Non sei stata tu, ma il vettore angelico si è schiantato sui due angeli.
Gli occhi di Celiane si spalancarono, le sue labbra erano serrate
-All’impatto c’è stata un’esplosione. Quando il fumo si è diradato c’eri solo tu.
-Nessuno ha visto la carcassa di un angelo- obbiettò Celiane
-Nessuno ha mai visto un angelo morto,per quanto ne sappiamo loro magari non lasciano cadaveri, forse il loro essere anima li esenta dalla decomposizione.
Gen diede un morso al pane alle noci, Celiane non rispondeva. Il suo compagno sapeva essere molto convincente, ma la sua tesi non la persuadeva del tutto, cercando di ricordare vedeva solo immagini confuse e rossastre. Aveva bisogno di riflettere da sola, in un posto calmo. Guardò l’orologio: mancavano solo tre ore al suo debutto come cavaliere scelto e l’ultima cosa che voleva era  che si pensasse che quel ruolo fosse solo il frutto di una diceria.
 
Si congedò da Gen ed uscì dal portico, verso il palazzo, Salì fino all’ultimo piano, dove c’era l’osservatorio, una torretta coperta circondata da un piccolo portico e una terrazzina in pietra: il sole di mezzogiorno le scaldava piacevolmente il  viso e il petto, il rumore attutito dall’altezza era piacevole, il panorama dalla terrazza particolarmente nitido, poteva scorgere persino le montagne Blu a nord-est, dopo le colline, mentre a sud-ovest si poteva veder tutta la città di Alicia, costruita su un intreccio intricato di vie curve, i tetti erano rossi come il sangue. Celiane distolse lo guardo, ma anche il cielo appariva scarlatto, il sole era bianco come la neve; la principessa sbattè le palpebre e il mondo tornò a colorarsi. Nella sua mente balenò fugace il volto dell’angelo armato. Era Morto?
 
 
Il rintocco dell’orologio le ricordò che doveva prepararsi alla sua prima visita con le truppe, strascicando i passi la principessa de Alisia si diresse verso le sue stanze, pronta alla vestizione.
Non era completamente ingrata a quell’incombenza: sperava che avere qualcosa da fare le avrebbe tenuto la mente occupata.
Non poteva fare previsione più sbagliata: poco dopo era nella sua  vasca da bagno, intagliata nell’alabastro, a rimuginare sul giorno prima, o meglio, su cosa si ricordava del giorno prima. Checché le dicessero non era completamente convinta di aver ucciso un angelo mietitore, anzi, era certa di non averlo fatto: al massimo era stato il vettore. Però lei era rimasta illesa  e Gen le aveva detto che c’era stata un’esplosione: se lei si era salvata, come sarebbe potuta essere fatale per un angelo?
Celiane si immerse nell’acqua caldissima, il soffitto si muoveva seguendo le piccole increspature dell’acqua, per un attimo ritornò tutto rosso. Insofferente riemerse e uscì dalla vasca.  Uccidere un angelo significava avere la possibilità di non essere delle semplici prede, delle vittime, ma di combattere ad armi pari.
Celiane scelse i vestiti del giorno prima, indumenti da sotto-armatura e protezioni alle spalle, alle gambe e al collo. A questo punto, anche solo l’idea di poter sconfiggere quei demoni era preziosissima per la loro sopravvivenza, e poi con i nuovi vector in costruzione questa appariva già un’eventualità concreta. Celiane si affacciò alla finestra che dava sul porticato interno, sul muro di fronte una meridiana segnava che era passato mezzogiorno, era ora di andare. Fece per uscire dalla sua stanza quando bussò qualcuno; La principessa diede il permesso di entrare e sulla soglia comparve un uomo sulla quarantina, con il viso bianco e una bella barba brizzolata. Se non si ricordava male era uno degli uomini del consiglio, Helender. L’uomo la salutò cerimonioso, lei gli disse che stava uscendo, m poteva accompagnarla, se desiderava parlarle.
-Allora vi presenterete ufficialmente alle truppe tra poco
La sua voce era calma e bassa, educata.
- Sembra che verrò eletta come cavaliere scelto.
- Penso che per aver ucciso un angelo vi meritiate come minimo il titolo di Paladino
Imboccarono il corridoio ovest, che portava alle caserme e alle scuderie. Le pareti erano decorate da arazzi ricamati con seta e pietre, che narravano della fondatrice della casata de Alisia, una regina-maga dai poteri taumaturgici. Conversarono ancora per qualche passo, poi Helender  arrivò al punto:
-So che voi cercate risposta per gli avvenimenti di ieri, io ero la, a presiedere lo schieramento destro.
La principessa de Alisia non rispose, ma l’irrigidirsi del suo corpo tradì la sua curiosità.
-Io stesso non sono riuscito a capire molto e dopo aver interrogato tutti quei pochi testimoni oculari ho concluso che non si è visto nessuno scappare dopo l’esplosione
- Ma non è stata pervenuta nessuna carcassa
-Nemmeno ad un raggio di quattro chilometri dal luogo dell’esplosione_ completò Helender_  non ci sono mai state testimonianze di un cadavere angelico…
-altrimenti avremmo qualcosa di più che scarse nozioni sulla loro natura…
-Può sempre dire che il demonio si è fatto saltare in aria non trovando vie di scampo
Per un attimo il campo visivo di Celiane venne di nuovo occupato dalla visione scarlatta, si fermò. E allora perché lei era viva? Guardò il suo interlocutore: possibile che fosse così ingenuo? Davanti a lei anche il consigliere Stratega Helender  si era fermato, sembrava volesse fingere indifferenza, ma in realtà la stava studiando. Ed è li che capì: che idiota, stupida, che era: ecco l’effetto di aver passato dieci anni chiusa in un eremo protetto. Helender aspettava una sua risposta, alzò il sopracciglio. I suoi occhi svegli lo rendevano simile ad un felino: aveva capito che aveva capito.
-Lungi da me creare false speranze nella popolazione _Celiane  ricambiò lo sguardo_ e lungi da me, è ingannare il popolo su cui mio padre regge il trono
La principessa non aspettò gli ossequi ed entrò  nell’atrio della caserma.
Helender la seguì,  e finchè non salì le scale lo sentì dietro di lei, perforarle le scapole con i suoi occhi lampeggianti. Arrivò il generale maggiore nella sua armatura argentea, Hanilej, e la guidò fino al rialzo da dove avrebbe parlato alle truppe. Come entrò nella sala un fragore di applausi, asce sugli scudi e urla di uomini la investì e Celiane si sforzò di non indietreggiare, il capitano Hanilej alzò le braccia in segno di silenzio e la folla si placò.

-Se mai c’è stato un giorno vittorioso nella Guerra contro gli angeli  _cominciò Hanilej facendo risuonare la sua voce per le arcate_  non era luminoso come questo, quando la nostra Principessa, Celiane de Alisia, ha annientato un Angelo Caduto!
La folla ruggì ancora. Celiane fece un passo avanti, incerta se confermare o no l’accaduto; allargò le braccia per accogliere gli ultimi istanti dell’ovazione, forse non era malvagio rassicurare le guardie…
-L-le  armature
Silenzio. Giusto per metabolizzare l’enorme sciocchezza che aveva detto; poi un brusio rumoroso. Celiane deglutì:
-Non sono efficaci: gli Angeli Mietitori non combattono, si limitano ad assorbere la nostra energia vitale attraverso la pelle. _la stavano ascoltando ancora, prese coraggio_ Uno scudo d’acciaio non serve a nulla se il vostro volto è scoperto!
Le venne in mente anche della strategia sui velivoli angelici, ma la sua prima sillaba venne coperta dal suono baritonale dell’allarme antiangelo, che le fece vibrare la cassa toracica.

Grazie per essere passati sopra errori di ortografia e incoerenze sintattiche ed essere arrivati a leggere fino a questo punto. Alcuni, anzi tutti lo avranno notato: ci sto andando piano, troppo piano coi due piccioncini. Il punto è che se da una parte non voglio bruciarmi subito tutte le parti, dall'altra mi interessano i percorsi che i due personaggi percorrono prima di abbandonarsi l'uni nelle braccia dell'altra. Inoltre mi piace troppo descrivere combattimenti e battaglie, anche se non ne so nulla di munizioni, strategie belliche,logistica militare e tutte le altre robe mimentiche che gravitano intorno al mondo militare. Non disperate, fan del melenso! qua ci vogliono solo un po'di capitoli.
Ah, potete dirmi se Celiane e Apollonnìius sono credibili? Passo la metà del tempo a mazziare Celiane e a farla fallire, ma non riesco a capire se sia efficace o meno, magari è una Mary Sue colossale...
Gavriel

 
  
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