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Autore: Vitya    28/09/2013    2 recensioni
Quando Sasuke aprì gli occhi capì subito di essere in ospedale. Era circondato dalle persone a lui più care: sua madre, suo padre e suo fratello. Ma c'era anche la sua nuova, inseparabile compagna di vita: la sedia a rotelle.
-Tu ti nascondi sempre dietro la tua solita indifferenza. Ho capito perché lo fai e ho capito anche che cosa provi. Smettila di nasconderti, con me non lo puoi fare, ormai ti conosco. Anche se so che non lo vuoi ammettere, tu con me sei quello che sei veramente.
Spero di avervi incuriosito almeno un po' :) SasuNaru (ovviamente XD) altre coppie: ItachixNagato, che spero di farvi amare, poi KonanxYahiko e le altre si aggiungeranno via via :D
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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 La storia procede. Questo capitolo è un po' di passaggio, anche se non del tutto. (Lo so, fare un capitolo di passaggio così presto è inaudito, ma ho dovuto -.- ). Ci sono tanti personaggi in questa storia e per concentrarmi su tutti dovrò via via accantonare gli altri, questi sono un po'degli spezzoni degli altri protagonisti :D Infine, un grazie di cuore a tutti quelli che mi lasciano recensioni e commenti :*

 

Cap 3: Un nuovo inizio (quasi) per tutti

Nagato spense la sveglia con un distratto movimento della mano, senza nemmeno degnarsi di guardare l’orario. Quel giorno non aveva lezioni all’università e doveva andare a lavoro nel pomeriggio, quindi aveva deciso di prendersela comoda e di restare a rigirarsi nelle coperte ancora un po’. Gli sarebbe piaciuto uscire con Itachi o anche solo passare un po’ di tempo con lui, però il moro gli aveva già detto che non poteva perché doveva accompagnare Sasuke al suo primo giorno di scuola.

Il rosso sbuffò passandosi una mano fra i capelli, consapevole del fatto che non poteva certo essere geloso di un ragazzino sulla sedia a rotelle, anche se, in fondo, un po’ lo era. Itachi dedicava al fratello tantissime attenzioni, molte di più di quelle che dedicava a lui.

-Non devo pensare certe cose – si rimproverò – è suo fratello, è normale che stia tanto tempo con lui … -          

Doveva fare qualcosa, non poteva restare tutta la mattinata a letto o non avrebbe fatto altro che pensare ad Itachi.

-Vediamo se Konan ha qualcosa da fare – mormorò prendendo il telefono dal comodino.

 

***

 

-Naruto! Hai cinque secondi per alzarti dal letto! – gridò sua madre, spalancando la porta della stanza, mentre i suoi occhi si accendevano di una strana luce quasi demoniaca.

-Mamm … altri cinque minuti … no… non voglio andare a scuol … - rispose il biondo, probabilmente ancora nel mondo dei sogni.

La vena sulla fronte di Kushina si gonfiò pericolosamente mentre gli occhi della donna si ridussero a due fessure.

-HO DETTO CHE TI DEVI ALZARE!!! – sbraitò levandogli di dosso le lenzuola e alzando di colpo le tapparelle.

Naruto dovette coprirsi prima le orecchie e dopo gli occhi: rischiava di diventare cieco e sordo ogni volta che sua madre lo svegliava.

-Maledetta scuola -                    

Notando che il figlio restava ancora ostinatamente a letto, Kushina decise di passare alle maniere forti. Perché fino a quel momento lei era rimasta “calma” e “gentile”.

-NARUTO – scandì afferrando il figlio dalla maglietta del pigiama – sono le otto meno venti: hai cinque minuti per lavarti e uscire di casa prima che ti porti a scuola a calci nel culo. MUOVITI! –

Appena sentì l’orario, il ragazzo si svegliò di colpo spalancando gli occhi.

-Le otto meno venti?! – chiese saltando giù dal letto e precipitandosi in bagno come una furia. Come poteva essere sempre in ritardo?

In soli cinque minuti il ragazzo si era già lavato e vestito, aveva recuperato lo zaino dal pavimento ed era sceso giù dalle scale dirigendosi in cucina. Lì suo padre lo aspettava con un sorriso ed una tazza di caffè fumante che il biondo bevve tutta d’un fiato.

-Ah! Brucia! – si lamentò tirando fuori la lingua.

-Se ti fossi svegliato prima avresti potuto berlo con calma – ribatté Minato, porgendogli una busta di carta.

-Cos’è? – domandò il figlio.

-La tua colazione – rispose l’uomo - Ora vai prima che tua madre ti veda ancora qui – concluse facendogli l’occhiolino.

-Ti voglio bene papà! – mormorò Naruto uscendo di casa, dirigendosi verso la prima fermata dell’autobus.

 

***

 

-Sei pronto per il primo giorno di scuola? – gli chiese sua madre porgendogli la tracolla.

-Se continuate così ci ripenserò immediatamente – rispose Sasuke osservando il viso sorridente della donna.

Somigliava a sua mamma in maniera impressionante: era la sua versione al maschile, con gli stessi occhi grandi e i capelli blu. Il carattere, invece, era più simile a quello di suo padre, sempre fiero, orgoglioso e pieno di sé. Sasuke non sapeva se Itachi somigliasse più a sua madre o a suo padre, perché gli dedicava tantissimo affetto, così come Mikoto, ma con molti altri era freddo e silenzioso come Fugaku.

-Dovresti essere meno scorbutico – lo ripreso il fratello iniziando a spingere la carrozzina fuori dalla porta di casa.

-Tsé – borbottò il ragazzo volgendo lo sguardo alle numerose piante che ornavano il giardino. Tutte erano cresciute bene grazie alle amorevoli cure di Mikoto ed ora ricompensavano la donna con colorati e profumati fiori. Le rose, in particolare, erano più belle del solito, con i loro grandi boccioli non ancora aperti.

-Va tutto bene? – gli chiese il fratello, spaventato da quello strano silenzio.

-Stavo pensando che mamma potrebbe far fiorire qualcosa persino nel deserto – mormorò Sasuke avvicinando la carrozzina al grande roseto rosso.

-Su questo hai ragione – ammise il maggiore con un sorriso – ora però dobbiamo andare. –

 

***

 

-COOSAA?? Sasuke-kun si è iscritto a scuola quest’anno?! – chiese Karin mentre i suoi occhi si illuminavano come se al loro interno ci fossero tante lucine natalizie.

-Non lo sapevi? – le chiese Jugo mentre si avvicinava alla porta della classe – I suoi l’anno iscritto al liceo Konoha –

-Ah! Non è giusto, perché al Konoha? In questo schifo di scuola non c’è nemmeno un ragazzo carino! – sbuffò la rossa sistemandosi gli occhiali.

-Oh, andiamo, ci sono io! – commentò Suigetsu, gettando lo zaino sul primo banco libero.

-Infatti, questo già di suo dovrebbe indicare il degrado in cui viviamo – rispose lei imitandolo –OH! In quella classe ci saranno una decina di ragazze che gli andranno dietro! – concluse amareggiata abbandonandosi sulla sedia.

Così, dopo aver preso penna e quaderno, Karin si mise subito a scrivere, arricchendo la pagina con numerosi scarabocchi simili a grafici.

-Che stai facendo? – le domandò il ragazzo dai capelli bianchi voltandosi verso di lei.

-Mi serve un piano d’azione per riprendermi Sasuke! – rispose seria fissando il foglio con occhio critico.

 

***

 

-Sono tutti presenti? – chiese la preside fissando la quinta B.

-Mancano solo Uzumaki e Inuzuka – rispose il professore osservando uno ad uno i volti degli allievi.

Kakashi, anche se non lo dava a vedere, sentiva sulle spalle una grandissima responsabilità: lui aveva il compito di istruire e forgiare quelle giovani menti, che costituivano la futura generazione. Presto avrebbero lasciato il liceo e avrebbero intrapreso strade diverse, ma sperava di cuore di essere riuscito ad insegnare loro qualcosa di più importante della letteratura. Insomma, voleva che loro lo ricordassero un po’ come un maestro di vita più che come un semplice professore, un po’ come Jiraya era stato per lui. Ma con degli alunni così pigri e svogliati era davvero difficile arrivare alla fine dell’anno scolastico.

-Quei due scemi hanno davvero sparato al primo giorno? – chiese Sakura voltandosi verso Ino.

-Oh, andiamo! Che senso ha saltare il primo giorno? Tanto non si fa niente! – sbuffò la bionda per rivolgere l’ennesima occhiata curiosa al loro nuovo compagno.

Quel ragazzo era incredibilmente affascinante: quei lunghi capelli blu dai mille riflessi, il colorito pallido, quegli occhi così dannatamente profondi. Se pensava al suo “problema”, però, Ino si sentiva quasi in colpa a fare simili pensieri su un ragazzo sulla sedia a rotelle.

-Poverino, non dev’essere facile da accettare, specie alla nostra età – pensò la bionda.

-Nah, è impossibile – commentò Shikamaru, seduto nel banco dietro le ragazze – Naruto verrebbe ucciso da sua madre se saltasse il primo giorno di scuola, idem per Kiba. E poi non sono così stupidi da stare a casa proprio un giorno senza interrogazioni o altro – continuò coprendo uno sbadiglio con la mano.

Si girò anche lui a fissare il nuovo arrivato: si chiamava Sasuke Uchiha e, a giudicare dal cognome, doveva essere ricco sfondato. Che gli Uchiha fossero pieni di soldi era risaputo, bastava passare davanti alla loro villa per averne la conferma, eppure tutti quei soldi non erano riusciti a curarlo.

-La vita è proprio una puttana … - pensò Shikamaru.

 

***

 

In quel preciso istante, Sasuke sentì l’irrefrenabile desiderio di ritornare dritto a casa. Muovere la carrozzina dalle ruote non era difficile, anzi, aveva imparato a muoversi quasi subito dopo l’incidente, ma se si fosse dato alla fuga Itachi se la sarebbe presa. Inoltre, lui era un Uchiha e gli Uchiha non scappano mai di fronte ai problemi, mai. Ma quell’orribile, opprimente sensazione era insopportabile.

-Lo sapevo che sarebbe successo – mormorò fra sé.

Perché lo fissavano tutti in quel modo? Tutti i suoi compagni, appena l’avevano visto, gli avevano subito rivolto quel compassionevole sguardo, quasi come se lui facesse loro pena. Eccetto la preside ed il maestro Kakashi, che probabilmente dietro quell’assurda mascherina medica non possedeva alcuna forma di espressività, nessuno gli aveva risparmiato quell’occhiata carica di apprensione. I pensieri del ragazzo, però, furono interrotti dal rumore della porta che sbatteva contro il muro.

-Parlando del diavolo – commentò Sakura osservando i due compagni sulla soglia della classe, entrambi con fiato corto e le mani sopra le ginocchia.

-Chi altro poteva essere in ritardo già dal primo giorno? – chiese la preside senza aspettarsi nessuna risposta.

-Il tram … - mormorò il biondo riprendendo fiato – non siamo riusciti a … prenderlo in tempo -

-Beh, dato che è il primo giorno direi che non è poi così grave – sospirò il maestro – ma non potrete fare come l’anno scorso – concluse rimproverandoli.

I due annuirono e si sedettero nell’ultimo banco rimasto vuoto.

Tsunade, osservando la disposizione dei ragazzi, chiese al coordinatore di classe di sistemare il prima possibile i posti degli alunni.

-Anche se sono in quinto si comportano come dei bambini – pensò la donna sistemandosi meglio i capelli biondi che le erano scivolati sul viso.

  
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