Fumetti/Cartoni americani > Pucca
Ricorda la storia  |       
Autore: Shainareth    29/09/2013    1 recensioni
Dada ha bisogno di un consiglio in campo amoroso e così decide di rivolgersi a quelli che, a quanto sembra, sono i ragazzi più corteggiati del villaggio per avere da loro dei validi suggerimenti. Peccato solo che, tanto per cambiare, non filerà tutto liscio...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



CAPITOLO PRIMO




Sbirciando fra le alte canne di bambù, riuscì finalmente a scorgerli. Erano impegnati in un duello amichevole, come spesso accadeva, e rimase fermo ad osservarli timidamente dietro al suo nascondiglio. In un moto di sconforto, si domandò se non fosse proprio questa la differenza fra loro: quei due si dedicavano costantemente agli allenamenti, temprando anima e corpo, mentre lui era costretto a starsene rinchiuso in cucina per buona parte della giornata, facendo da cameriere e lavapiatti al ristorante. Era logico, poi, che le ragazze preferissero due aitanti combattenti come loro a uno sguattero imbranato come lui…
   Stava già ponderando di tornare da dov’era venuto, senza neanche prendersi il disturbo di farsi vedere, che per poco non fu investito da un proiettile umano che fu scaraventato contro le piante di bambù accanto a lui. Spaventato, lanciò un urlo e si gettò a terra strizzando gli occhi e coprendosi il capo con le braccia.
   «Non credere che sia finita qui!» gridò la voce di Abyo che, tutto dolorante, stava cercando di rimettersi in piedi per tornare alla carica. «Ti assicuro che…!» Si zittì quando notò che l’attenzione del suo avversario era stata attirata da qualcos’altro. Anzi, da qualcun altro. «Dada?» chiamò Abyo, zoppicando nella sua direzione e massaggiandosi un braccio.
   Il giovane lavapiatti, ritenendo di essere fuori pericolo, si azzardò a riaprire gli occhi e ad alzare lo sguardo. «Oh… ehm… Ciao, Abyo…» balbettò, rialzandosi goffamente sulle gambe malferme.
   «Che ci fai qui?» volle sapere l’altro, incuriosito dal fatto che difficilmente Dada si avventurava fino alla foresta di bambù se non vi era una ragione ben precisa.
   Il ragazzo biondo lanciò uno sguardo intimidito verso Garu che, scrutandoli con interesse, si stava avvicinando. «Mah… Niente…» rispose vagamente, massaggiandosi la nuca. Ma poi si rese conto che, se fosse rimasto in silenzio, avrebbe perso la sua occasione. Sospirò profondamente e ammise: «Ecco, in realtà… avrei bisogno di un consiglio.»
   «Di che genere?» domandò ancora Abyo, stupito da quella novità.
   Di nuovo, Dada esitò qualche istante prima di rispondere. Spostò il peso del corpo da un piede all’altro, evidenziando così inconsciamente il proprio disagio. «Si tratta di… ragazze.» Ecco, lo aveva detto. Lo avrebbero aiutato?
   Vide Garu corrucciare le sopracciglia e fissarlo con fare quasi indignato, tanto che Dada fu lì lì per girare i tacchi e andarsene senza aver concluso nulla. Se non lo fece, fu solo grazie ad Abyo che, sentendo quelle parole, si lasciò andare ad un’esclamazione eccitata. «Hai trovato la persona giusta, amico!» lo rassicurò, impettendosi e poggiandogli una mano sulla spalla.
   Parzialmente rincuorato, Dada abbozzò un sorriso sghembo. «Davvero…?»
   «Ma certo!» gli assicurò l’altro con estrema convinzione.
   Il lavapiatti non poté credere alle proprie orecchie: finalmente aveva trovato qualcuno disposto ad ascoltarlo e ad aiutarlo. «Ecco… Io… Non so come ringraziarti, Abyo…»
   «Oh, non dire sciocchezze!» rise lui, tronfio come un tacchino. «Non mi costa nulla condividere alcuni dei miei segreti da latin lover con chi ne ha seriamente bisogno», aggiunse con assai poco tatto, facendo storcere il naso a Garu. Dada, tuttavia, era fin troppo consapevole dei propri limiti, per cui non ebbe nulla da ribattere in proposito e si fece tutto orecchi. «Tanto per cominciare, dovresti curare maggiormente il tuo aspetto», fu il primo suggerimento che gli arrivò, mentre tutti e tre si sedevano a terra per poterne discutere con calma.
   «Curare il mio aspetto», si appuntò mentalmente. In effetti quella non era una cattiva idea e, anzi, il sospetto che dovesse farlo gli era già venuto da tempo. Se non lo aveva ancora fatto era solo perché si reputava bruttino e sgraziato e, perciò, non credeva di poter effettuare miracoli su se stesso.
   «E potresti prendere lezioni di kung fu», fu il secondo suggerimento di Abyo.
   Ecco, questo già poteva essere più complicato: Dada era goffo e completamente scoordinato. «È proprio necessario?» si sentì in diritto di chiedere, infatti.
   «Certo, se vuoi diventare un atleta aitante e muscoloso. Le ragazze impazziscono per i tipi così», fu l’ovvia risposta che ne seguì. «Ma ti avviso: non illuderti di poter diventare anche fico quanto me, sarebbe impossibile», gli garantì Abyo, intrecciando le braccia al petto con fare saccente.
   Garu lo fissò malissimo, ma si guardò bene dall’intromettersi in quel discorso che, a suo avviso, era a dir poco ridicolo.
   «Il fatto è che… sai…» ricominciò Dada, cercando di far capire ad Abyo che per lui era già tanto riuscire a camminare mantenendo in equilibrio una fila di scodelle, figurarsi il resto. Ma come comunicare con un tipo che sembrava piuttosto ottuso, in quel senso?
   Spostò lo sguardo su Garu che sobbalzò. «Ehi, Garu…» iniziò allora, ritenendo forse meglio rivolgersi a lui. «Tu non dici niente?» Il ninja inarcò un sopracciglio, sentendosi preso in giro. «Voglio dire… Come hai fatto a far innamorare Pucca di te?» Ruotò gli occhi al cielo con aria annoiata: magari l’avesse saputo! Avrebbe fatto di tutto per comportarsi nel modo opposto, nella speranza di farla anche disamorare di lui.
   «Fammi capire, Dada», ricominciò Abyo, che ormai aveva preso a cuore la faccenda. «Ci stai chiedendo consigli sulle ragazze in genere, oppure ne hai puntata una in particolare?»
   Quello arrossì vistosamente e abbassò lo sguardo, ridacchiando scioccamente. «Oh, beh… beh…» tartagliò, colto in flagrante. «Mi hai scoperto…» ammise con un certo imbarazzo. «Ci sarebbe una certa ragazza che…»
   «Oh, non dirmelo», lo interruppe Abyo, che aveva già intuito di chi stesse parlando. «Ring Ring, eh?» Dada si fece ancora più rosso in volto ed annuì. «Diamine, quella sì che è una bella pollastrella!»
   Aggrottò la fronte, infastidito da quel modo di parlare. «Beh… Sì», convenne. «Però, per favore, non riferirti a lei in quel modo», lo pregò, vagamente risentito. In cuor suo cominciò a temere che Ring Ring potesse piacere anche a lui. «Insomma…» iniziò a giustificarsi, rigirando la frittata per autodifesa. «Se Ching ti sentisse…»
   Fu il turno di Abyo, stavolta, di corrucciare le sopracciglia. «Che c’entra Ching?»
   Dada lo fissò stupito, mentre Garu si batteva una mano sulla fronte, chiedendosi come potesse, il suo amico, essere tanto orbo. «Beh… tu e lei state insieme, no?» volle sincerarsi il lavapiatti, colto improvvisamente dal dubbio di aver preso un abbaglio colossale.
   Abyo scoppiò a ridere, agitando una mano a mezz’aria come se volesse sminuire la questione. Garu, tuttavia, avrebbe potuto giurare di vederlo sudare freddo, per nulla certo di quello che stava per affermare. «Oh, siamo solo buoni amici…» fu infatti quel che rispose Abyo, in tono molto vago, fra un finto colpo di tosse e l’altro. Era palese che non ci credesse nemmeno lui, viste tutte le volte che aveva dato corda agli approcci affettuosi della figlia del loro maestro.
   Anche Dada ebbe la sensazione che stesse mentendo, ma preferì non questionare: alla fine si trattava di faccende private e, al momento, lui aveva già i suoi bei problemi con l’altro sesso, senza stare a preoccuparsi di quelli degli altri. Fu sul punto di aprire di nuovo bocca, rompendo l’imbarazzo che era sceso dopo l’enorme bugia di Abyo, quando una voce tuonò sopra le loro teste.
   «Garu! Preparati a combattere! Oggi si compirà finalmente la mia vendetta!»
   I tre ragazzini alzarono lo sguardo e, sulla cima di una delle canne di bambù che li circondava, scorsero la figura di un ninja che, incappucciato, se ne stava in perfetto equilibrio su una gamba sola.
   «Non ora, Tobe!» lo redarguì Abyo, infastidito da quel contrattempo. «Non lo vedi che abbiamo cose più importanti a cui pensare?»
   Sulle prime, non aspettandosi affatto una reazione del genere, l’ultimo arrivato rimase a dir poco sbigottito. «Come sarebbe a dire?!» protestò animatamente, balzando giù e atterrando accanto a loro. «Cosa può esserci di più importante della mia vendetta?!» pretese di sapere, mostrando minacciosamente il pugno a quel fanfarone.
   «Donne», tagliò corto l’altro, con un gesto eloquente della mano che avrebbe dovuto far capire la gravità della questione e, di conseguenza, farlo tacere.
   Tobe parve calmarsi all’istante e inarcò entrambe le sopracciglia. «Oh», mormorò confuso. «Beh, in tal caso…» fu costretto a dargli ragione, accomodandosi fra lui e Dada come se fossero stati amici da una vita. «Qual è il problema?»
   «Dada ci sta chiedendo dei consigli su come riuscire a conquistare Ring Ring», gli spiegò subito Abyo, non curandosi minimamente della privacy del povero lavapiatti – che difatti arrossì, vergognandosi non poco di dover raccontare i fatti propri ad uno come Tobe.
   Cercando di fare mente locale, quest’ultimo socchiuse le palpebre e si portò una mano davanti alla bocca, coperta già dal cappuccio blu. «Ring Ring è la ragazza che si crede Miss Mondo, giusto?» chiese conferma, suscitando nuovo fastidio nell’animo di Dada. D’accordo, forse l’oggetto del suo amore non era priva di difetti, ma non gli piaceva che si parlasse di lei in quel modo.
   «Proprio lei», annuì Abyo.
   Tobe si lasciò andare ad un risolino beffardo. «E questo smidollato sta chiedendo aiuto a due mocciosi come voi?»
   «Guarda che l’unico bambino, qui, è Garu», affermò con convinzione l’altro, piccato. «È l’unico a cui non interessano ancora queste cose.»
   Garu li guardò in cagnesco: forse era davvero il più giovane fra loro, per via dei suoi dodici anni, ma avrebbe tanto voluto far notare a quei due sbruffoni che proprio quel bambino era in grado di suonarle ad entrambi, e pure di santa ragione.
   «Però è anche l’unico ad avere la ragazza fissa», prese le sue difese Dada, che, dopo gli ultimi scambi di battute, cominciava a credere che forse avrebbe fatto meglio a starsene zitto sin dal principio.
   Il ninja dai buffi codini incrociò le braccia al petto ed annuì, concordando con quelle parole: forse non era corretto confermare quella diceria che girava per il villaggio da tempo immemore, ma al momento il suo orgoglio virile ruggiva di sdegno. In verità si trattò soltanto di un gesto istintivo che Garu compì senza l’ausilio della ragione; tant’è che, quando tornò in sé, arrossì vistosamente e, accigliato, si alzò in piedi come se volesse andarsene, indignato con se stesso e gli altri.
   «Comunque», riprese Abyo, non curandosi di aver offeso il suo amico definendolo un bambino benché avesse appena un anno meno di lui, «non ci hai ancora detto che cosa intendi fare, Dada.»
   «In che senso?»
   «Vuoi chiedere a Ring Ring di uscire con te?»
   Il giovane lavapiatti sussultò, colto alla sprovvista da quella domanda tanto diretta. «No, no, no!» replicò velocemente, quasi incespicando in quelle due semplici lettere. «Non potrei mai farlo!» Gli altri tre corrucciarono lo sguardo, confusi, e lui comprese che avrebbe dovuto essere più chiaro. «È che…» Riprese fiato. «Andiamo, guardatemi! Una come lei non uscirebbe mai con uno come me!»
   «Ecco perché ti dicevo di curare il tuo aspetto fisico», tornò a consigliargli Abyo. «E di prendere lezioni di kung fu.»
   «Fossi in te», s’intromise invece Tobe, rivolgendosi direttamente a Dada, «lascerei perdere in partenza. Anche perché le donne sono una vera rogna.» E per una volta Garu fu d’accordo con lui.
   «Ma lei mi piace davvero tanto!» protestò vivacemente Dada, disperato poiché nessuno, fra loro, era in grado di dargli un consiglio sensato o anche solo una minima parola di conforto. «Secondo voi, se le facessi un regalo, potrebbe concedermi un po’ della sua attenzione?» provò a domandare, aggrappandosi ad ogni possibilità. «Cosa potrebbe piacerle? Vestiti? Scarpe?»
   «Ehi, mi è venuta un’idea!» esclamò di colpo Abyo. «Perché non chiediamo a Ching? Lei e Ring Ring sono cugine, dopotutto, sicuramente la conosce meglio di noi.»
   In questo non aveva torto, ma Dada non aveva alcuna voglia di spargere ulteriormente la voce riguardo alle sue sofferenze d’amore. «No, no… Lasciamo perdere, d’accordo?» cercò di dissuaderlo, tornando a credere di aver fatto un colossale errore, rivolgendosi a loro. «Ci ho ripensato, lasciamo perdere», ripeté con voce affranta.
   «E perché?» non si capacitò Abyo, troppo insensibile per accorgersi del suo tormentato stato d’animo. «Oh!» fu poi colto da un nuovo lampo di genio. Si rivolse a Tobe. «Essendo il più grande fra noi, sicuramente hai più esperienza», trasse le sue conclusioni senza alcuna certezza di fondo. «Di’, come hai fatto a conquistare tua moglie?»
   Il ninja col cappuccio blu imprecò fra i denti. «Io non ho alcuna moglie!» ci tenne a sottolineare, battendosi i pugni sulle gambe. Possibile che nessuno riuscisse a capire che si era trattato soltanto di un maledettissimo, colossale fraintendimento?!
   «E il matrimonio dell’altra volta, allora?» gli fece notare Abyo con tono ovvio, come a volersi far beffe di lui. E forse se le stava facendo davvero, tant’è che Tobe saltò su, pronto a suonargliene se non l’avesse piantata seduta stante.
   «Ehi, ehi…» cercò di intervenire timidamente Dada, dispiaciuto di aver creato disagio.
   Sinceramente stufo di tutte quelle chiacchiere, Garu sbuffò e volse loro le spalle, intenzionato ad andarsene per davvero, questa volta. Forse era vero che a lui quel genere di discorsi non interessava poi granché, vuoi per la giovane età, vuoi perché troppo preso dai suoi doveri di ninja; tuttavia, era fermamente convinto che, fra tutti, fosse anche l’unico ad aver capito che, per conquistare una donna, bastava essere semplicemente se stessi. Non lo dimostrava il fatto che Pucca si ostinasse a ronzargli fastidiosamente intorno nonostante lui continuasse a scoraggiare i suoi approcci, nella vana speranza di essere lasciato in pace?
   Non fece neanche in tempo a pensarlo, che una furia umana spuntata dal nulla lo investì in pieno, mandandolo giù disteso a terra, proprio sotto al naso degli altri tre. Scosse il capo, intontito, e la risata gioiosa di Pucca lo riportò alla realtà. Irritato, il giovane tentò di scollarsela di dosso, domandandosi come diamine riuscisse, quella matta, a rintracciarlo ovunque lui si trovasse.
   «Beato te, Garu!» sospirò Dada, ammirato e anche un po’ invidioso della fortuna del ninja. «Sapessi che darei, per essere al tuo posto!»
   L’altro gli lanciò un’occhiata eloquente, come a dirgli che, se proprio ci teneva, il suo posto glielo avrebbe ceduto più che volentieri. Quella distrazione, tuttavia, gli costò caro: approfittando della situazione, infatti, Pucca non esitò a schioccargli un sonoro bacio sulle labbra, capace di fargli rizzare i codini e stordirlo più di prima.
   «Ehi, Pucca!» esordì Abyo, troppo abituato a quello spettacolo per farci granché caso. «Tu sei femmina!» Alzandosi a sedere sullo stomaco del povero Garu, la bambina lo fissò come se il suo amico avesse appena scoperto l’acqua calda. «Magari puoi aiutarci!»
   Allarmato da ciò che poteva dire, Dada tentò di dissuadere il figlio del poliziotto del villaggio. «A-Aspetta, Abyo…»
   Quello, com’è logico supporre, lo ignorò a bella posta. «Cosa dovrebbe fare, Garu, per convincerti ad uscire con lui?» domandò, assai imprudentemente.
   Garu inorridì, mentre Pucca si portò entrambe le mani al volto sorridente e cominciò a sprizzare cuoricini da ogni dove. «Sai, non credo che gli occorra sforzarsi molto, per convincerla», fece notare Tobe, che aveva assistito alla scena con un certo disgusto. «Semmai dovresti invertire le parti.»
    «Giusto», dovette dargli ragione Abyo. Guardò verso l’amico, ancora steso a terra, sotto al dolce peso di quella che era universalmente riconosciuta come la sua fidanzata – con suo grande scorno, si intende. «Garu, cosa dovrebbe fare, Pucca, per convincerti ad uscire con lei?»
   La ragazzina si fece tutta orecchi, mentre il ninja intrecciava le braccia al petto, inalberando un’espressione ostinata: non c’era pericolo che accadesse una cosa del genere, perché lui non sarebbe mai uscito con quella peste di sua spontanea volontà. Beh, di certo non per un appuntamento di tipo amoroso. Pucca gli pizzicò le guance, tirandogliele per avere la sua attenzione. I loro sguardi si incrociarono, ma Garu non parve intenzionato a recedere dalla propria posizione, nemmeno quando lei forzò la mano, facendogli lacrimare gli occhi per il dolore.
   «Forse dovremmo davvero chiedere a Ching», concluse Abyo, decidendo di ignorare quei due e tornando a rivolgersi a Dada.
   Il quale davvero non voleva saperne. «No, davvero… Lasciamo perdere, per favore.»
   «Ma come? Non ti importa più di Ring Ring?» si lasciò scappare l’altro, mandandolo nel panico più totale, dal momento che, essendo a due passi, sicuramente Pucca doveva aver sentito tutto.
   Difatti quest’ultima alzò la testa nella loro direzione, lasciando perdere momentaneamente Garu, al quale aveva iniziato a tirare anche codini e orecchie pur di fargli ammettere di essere innamorato di lei – e, per amor di logica, noi non indagheremo sulla possibile utilità di queste azioni.
   «Ops…» mormorò Abyo, scusandosi con il lavapiatti per mezzo di un sorrisetto mortificato.
   Pucca li fissò entrambi e comprese: dunque Dada voleva chiedere a Ring Ring di uscire con lui e non sapeva come fare? Se non fosse stata sinceramente affezionata al suo collega, la ragazzina gli avrebbe fatto notare che stava sprecando il suo tempo, a correre dietro a quella fanatica di una modaiola. Non perché Dada non avesse davvero speranze, quanto perché era Ring Ring a non meritare un ragazzo tanto dolce e premuroso. Bastava soltanto ripensare a tutte le volte che si era presa gioco di lui, sfruttandolo e illudendolo per i propri comodi, senza mai ricambiare le sue gentilezze. Tuttavia, Pucca voleva bene a Dada; e forse Ring Ring non era poi così pessima come poteva apparire. In effetti in un paio di occasioni aveva persino dimostrato di possedere un cuore.
   Liberando finalmente il povero Garu dal proprio peso, e consentendogli così di recuperare il fiato, Pucca si alzò in piedi e si avvicinò al lavapiatti con un sorriso d’incoraggiamento sulla labbra.
   Bastò quello per accendere la speranza nel cuore del ragazzo. «Dici… Dici che ho qualche chance?»
   La piccola cameriera annuì.












Nuova long di due capitoli. Nelle mie intenzioni iniziali doveva essere una semplice shot, ma i personaggi (soprattutto Abyo, per la miseria!) hanno vita propria e decidono di testa loro cosa dire e cosa fare. Spero che si siano comportati bene e che non siano andati troppo OOC.
Quanto al resto, domani sera dovrei riuscire a postare anche il secondo capitolo, visto che è già pronto e che ha solo bisogno di una revisione. In realtà, forse anche questo ne avrebbe bisogno, benché lo abbia già letto e riletto un paio di volte, ma sicuramente mi saranno sfuggiti diversi errori di battitura e/o ripetizioni. Bon, con calma correggerò tutto.
Al secondo capitolo!
Shainareth
P.S. Fan di Tobe, perdonatemi se insisto sulla faccenda del matrimonio: sono una sciocca fangirl. :°D





  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Pucca / Vai alla pagina dell'autore: Shainareth