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Autore: Niallbestshirt    30/09/2013    2 recensioni
“Come ti chiami?” chiese la piccola bimba dai capelli rossi, tentando di costruire un castello di sabbia, non riuscendoci. “Mi chiamo Niall” rispose il biondino, distruggendole il mucchietto di sabbia accumulato. La rossa gli fece una linguaccia, riprendendo a fare piccoli mucchietti, e poi riprese a parlare. “Quanti anni hai?” “Così!” indicò il biondino, facendo un quattro con la mano. “Io così” la rossa fece un tre anche lei con la mano. Niall le diede un bacio e la rossa rispose con uno schiaffo. “Non si fa!” disse imbronciata. Lui si porto l’indice alla bocca “Shh!” e scoppiarono entrambi a ridere.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 14

Questo capitolo potrebbe avere contenuti a rating rosso che potrebbe infastidire qualche lettore. Vi prego allora di saltare la parte indesiderata e di leggere il resto. Comunque il capitolo è molto lungo, quindi accoccolate il vostro culetto nandoso in una poltrona supermorbida con dei pop-corn e godetevelo :3 ps: leggete a fine pagina, NEWS IMPORTANTI!

BECKY’S POV


Il rumore del coltello sul tagliere, mentre tagliavo le carote per il brodo. Ma sembrava nullo, dato che nella mia testa rimbombavano ben altri pensieri. Stava delirando per la febbre o faceva sul serio? Da quando era piombato così, sconvolgendomi non aveva portato altro che confusione. E poi quel sogno… speravo di averlo dimenticato. E quell’angelo sembrava così vero…

“Piccola?” sentii dei passi lenti e pesanti colpire le scale. Ero così distratta che lasciai cadere il coltello sobbalzando, facendomi un piccolo taglio sul dito. “Merda…” mormorai. “Lo sai che se dici le parolacce prima di Natale finisci nella lista dei cattivi?” infilò un dito tra i miei capelli giocando con qualche ciocca. “Piantala.” Dissi dura, imprecando ancora mentalmente per il dolore al dito. “Nervosetta?” “Ti ho detto di smetterla.” “Hai il ciclo?” “Oh, vaffanculo Niall! Perché diamine sei qui?” la mano gli cadde sul fianco, guardandomi e gelandomi allo stesso tempo. “Lo sai.” “E invece non è solo per tua madre. Tu non è che DEVI stare qui, tu VUOI stare qui!” dissi marcando quelle parole. “Perché sei così? Cazzo Becks!” “Voglio sapere di quelle lettere!” “Tutto a tempo debito.” Ghignò. “Ti odio.” Sospirai impaziente. “So che non è vero.” Prese i miei fianchi e li scontrò con i suoi. “E invece lo è.” Aggrottai le sopracciglia, riflettendo su ciò che diceva. “Ti odio tanto.” Mi strinse ancora di più. “Non ci credo.” Incrociai le sue iridi glaciali. “Ti odio tantissimo.” Accentuò ancor più la presa. “Non ci crederò mai e poi mai.” “Perché?” chiesi esasperata, in preda a quei giochi di parole. “Perché…” fummo colti come due bambini con le mani nel sacco da Maura che entrava con i sacchetti della spesa. “Ragazzi… ho ehm… interrotto qualcosa?” vidi un leggero rossore sulle sue guancie paffute e dopo qualche secondo arrossii anche io. “No, Maura… tranquilla” mi ricomposi, e sistemai una ciocca rossa dietro l’orecchio. “Oh, bene! Qui c’è tutto tesoro! Pomodori, cavoletti di bruxelles, sedano…” “Mamma! Sai che odio le verdure!” disse il biondino, lasciandomi andare con un certo fastidio. “Niall, Becky mi ha detto che hai avuto la febbre questa notte, e…” “Come? Febbre?” chiese lui incredulo, socchiudendo li occhi. “Non ricordi niente?” chiesi io con il suo stesso tono interrogativo. “No…” “Tesoro, penso che io e Niall dobbiamo avere un momento tra madre e figlio… vieni di là.” Prese la parola Maura,
chiamando il biondino.

NIALL’S POV

“Mamma… io…” “Hai avuto un attacco di panico.” “Ma… io pensavo di essere guarito!” “Ogni tanto ritornano, non si guarisce mai completamente da queste cose…” “Ma come mai non ricordo niente?” “Devi esserti agitato proprio tanto, che è successo?” la guardai come se non capisse come mi sentivo, e infatti non capiva. “Non. Lo. So.” Dissi scandendo le parole, irritato dal fatto che la mia stupida mente non facesse venire a galla i ricordi. Anche da piccolo succedeva, ma non così gravi… mi ricordavo tutto lucidamente, anche ora. Mi sentii una mano sulla palla, leggera ma allo stesso tempo con una presa salda. “e a te, che succede?” chiese enfatizzando quelle parole. Feci spallucce, scostandole di poco la mano. “mi piace davvero tanto…” dissi in un certo senso fingendo. Ero così scombussolato.

BECKY’S POV

Sentii la porta chiudersi, seguita dai passi di Niall e Maura che entravano in cucina. “Ho fame… amore, è pronto?” in un certo senso mi diede fastidio quando esitò a chiamarmi così. Spensi il fornello e tolsi la pentola con il brodo prendendo un mestolo. “Scusami Maura, penso che dovremmo accontentarci del brodo… l’avevo preparato per il malatino” sorrisi, mentre lei si ravvivava la sua chioma a caschetto biondo cenere e scoppiava a ridere. “Sai, sono come mio figlio, mi basta mangiare” apparecchiai la tavola e porsi a ciascuno il suo piatto. “Allora, ragazzi, come lo passate il Natale? Voglio dire, è tra pochissimo!” “Io…” “Io e Niall andremo alla cena di famiglia.” Dissi togliendogli la parola di bocca, e prendendo una cucchiaiata di brodo. “Maura, se vuoi puoi venire! Ci farebbe molto piacere” le sorrisi rassicurante. “Tesoro, mi piacerebbe tanto, ma io e Bobby andremo a cena dalla nonna, ma grazie lo stesso.” Il biondino mi mandò un calcio alla sedia. “Non sapevo niente.” Mi sussurrò. “Forse lo hai dimenticato” sbuffai. “Ehi, è un sgreto della CIA forse?” sorrise amabilmente il nostro ospite. “Non preoccuparti mamma.”

“Piccola, se vuoi posso aiutarti a fare i piatti” “Non ti preoccupare, la aiuto io!” era da cinque minuti che madre e figlio litigavano. “Posso fare da sola dai…” “Insisto! Niall, se non vai a guardare la tv, niente cibo per un mese, e lo faccio per davvero!” il biondino corse come una scheggia andandosi a schiantare dritto sul divano. “Bene, ora abbiamo del tempo per parlare di cose da donne” mi sorrise, e arrossii per l’ennesima volta quel giorno. “Sai Becky, non mi aspettavo proprio che tu e Niall… bhe, hai capito. “ “Non me lo aspettavo neanche io…” “Che buffa coincidenza, non trovi?” “Già.” “Non mi sembri convinta.” “Maura, sono un po’ scombussolata in questo periodo.” “Per cosa? Sai che puoi dirmi tutto, ti conosco da quando eri piccola” mi guardò teneramente. Che cosa faccio adesso? Lui non mi aveva detto ancora nulla, e forse era meglio non dirglielo. No, non glielo dico. “Nulla… mia madre ha una strana tosse.” “Mi dispiace molto per Anne tesoro… portale i miei auguri di guarigione.” Sorrisi “Oggi parto, sai, non voglio disturbarvi ancora.” “Maura, tu non disturbi mai!” “Sai, è stata proprio un’emozione rivederti dopo tanto tempo” si asciugò una lacrima che le stava uscendo. “Ho comprato un regalo di Natale per entrambi” rise in preda al nervosismo. Prese lo strofinaccio e si asciugò le mani passandomelo. “Vieni!” si diresse verso la borsa con l’eccitazione di una bimba di due anni davanti alla pila di doni di compleanno. Ne estrasse una confezione sottile, che sembrava leggera e aveva la carta da regalo coloratissima. Mi prese per mano e mi portò in salotto, posizionandosi davanti alla televisione. “Ho il vostro regalo, e voglio che voi lo aprite insieme, adesso!” battè le mani e porgendomelo. Lo presi saldamente, e la curiosità ebbe la meglio e cominciai a scartare velocemente la velina. Niall mi guardò stupito non appena la foto risaltò colorata sulla cornice d’argento. Mi sorrise teneramente, abbassando lo sguardo, così lo feci anche io. Mi pizzicarono subito gli occhi. Non avevo molte foto di quando ero bambina. Non avevo molte foto così. C’ero io con con un grazioso vestitino rosa e due codini fermati dai nastrini rossi come i miei capelli. Sorridevo con i miei dentini nuovi da latte, mentre un piccolo bimbo biondo, forse uno o due anni più grande di me, mi stampava un bacio sulla guancia. Chi scattava la foto forse stava ridendo, perché l’inquadratura era piegata di lato. Era tutto luminosissimo e pieno di fiori, sembrava un paradiso. E un angelo. “Maura… è… non ho parole. Grazie.” Le lacrime cominciarono a rigarmi le guance, che poi finivano sul cachemire grigio della donna mentre mi abbracciava forte. “Vi voglio bene ragazzi, continuate a volervi tanto bene. È importante.”

Maura era partita, era passato a prenderla Bobby verso le sei, ed è stato veramente straziante. Era rassicurante parlarle, mi metteva al centro dell’universo, e mi dava una calma indescrivibile. Avevo mandato Niall a fare la spesa, e sinceramente non mi fidavo tanto. Lui e il cibo insieme, qualcosa di catastrofica… il telefono mi vibrò nella tasca dei jeans risvegliandomi ancora una volta. “Becks, so che hai risposto, quindi ascolta attentamente.” La voce autoritaria di Em rimbalzò nella mia testa vuota. “In verità stavo per chiamarti riccia… puoi venire da me?” “Huh? Tutto bene?” “Non lo so…”

“Senti, so che hai sognato Matt, ti ho sentito. Ma tu non puoi andare avanti così!” mise un cucchiaino di zucchero nel tè caldo e cominciò a girarlo quasi ritmicamente. “Non può succedere ancora, ho promesso che non sarebbe successo.” “Becky, non tutte le promesse possono rimanere intatte, non quando ti succede qualcosa di bello.” “Potrebbe anche non essere bello! Sai quanto ho pianto quando è successo? Perché io non ho potuto fare niente!” “Certo che so quanto hai pianto, io ero lì con te!” “E sai anche quanto era frustrante vedere te e mio fratello felici? Mentre io dentro morivo?” “Becks… io… mi dispiace…” “Non ti devi dispiacere, non è colpa tua!” “Ora non ti devi colpevolizzare, è passato, devi colpevolizzarti perché stai perdendo qualcosa che forse non ritornerà mai più…” “Lo so, e sto di merda.”

1 giorno dopo

I bicchieri dello champagne cozzavano e tintinnavano allo stesso tempo, e si sentiva anche da fuori alla porta rossa brillante, che spiccava dalla neve gelida. Le calze nere, come il vestito stretto in vita da un sottile cinturino, pizzicavano e le scarpe erano altissime. Ma l’abbinamento era veramente perfetto. Emma era bella, come sempre. Il suo vestito color crema metteva in risalto il colore dei suoi ricci, e mentre camminava sui tacchi dimostrava tanta sicurezza, anche se aveva estremamente paura di quello che sarebbe successo stasera. I capelli sciolti di entrambe svolazzavano al vento mentre Niall suonava il campanello. E a parte averlo visto con il trench quel giorno al bar, stasera mozzava il fiato. Era veramente elegante. Mia madre, aprì con un gran sorriso la porta, con un bicchiere in mano che sul bordo aveva le tracce del suo rossetto rosso. “Buona Vigilia a tutti!” mia madre abbracciò prima me e poi la riccia, poi si soffermò sulla porta a guardare il biondino “Cavoli Niall… sei tu?” chiese con un tono di eccitazione nella voce “è…è da molto tempo che non ti vedo.. sei diventato proprio un bell’uomo” si sporse verso di lui abbracciandolo calorosamente. “Venite con me nel salone, vi stavamo aspettando!” nel salone c’era tutta la famiglia Styles, non mancava nessuno all’appello. E anche se non era una vera famiglia per me, avevo imparato a farla mia. E poi vidi mio fratello, che rigirava le mani nervoso nelle tasche, e ogni tanto si asciugava la fronte. “Fratellone!” corsi verso di lui stringendogli le braccia al collo. “Ehi!” “Sei nervoso?” “abbastanza…” “Dai, andrà tutto bene” gli feci un occhiolino sorridendogli. “Per me si, non sono venuto a cena con un amico d’infanzia psicopatico” “Harry, non fare il sarcastico e comportati bene.” Lo rimproverai, dirigendomi verso gli altri parenti prendendo Niall per il polso. In un angolo, vicino al camino, c’era qualcuno che mi fissava. Si leccò il labbro. Non ci feci caso, forse era un prozio o un cugino di mia madre.

“Allora Rebecca, com’è vivere da dipendenti?” accennò mio padre ironico. Sapevo che voleva ancora avere il controllo su di me, ma non ce l’avrebbe fatta. “Sai, non mi sono mai sentita così libera in vita mia, papà.” Accentuai la parola libera, che finalmente era entrata nel mio vocabolario. “Anche preparare toast in una paninoteca è bello?” chiese mia zia, la sorella di mio padre, che in famiglia era la persona che giudicava tutto e tutti. “Sai, zia, io penso che cucinare sia un’arte dolce o salata, ma mai acida.” Mia madre chiamò all’ordine il cameriere. “Sai tesoro, da quando te ne sei andata non ho più visto Marcel, non lo trovi strano?” io e il biondino ci guardammo con un’occhiata di intesa e cominciammo a ridacchiare in silenzio. “Cosa c’è di divertente, vorrei saperlo anch’io!” esclamò ad alta voce la nonna, con le guance rosse forse per aver bevuto troppo vino. “Nulla nonna.” Troncò la questione Harry. “Leeroy, potresti portarmi la cosa?” il nuovo cameriere fece l’occhiolino al riccio “Certo, monsieur, tutto sarà per-fect!” si avviò con i piatti sporchi verso la cucina, e ritornò in sala con un carrellino per i dolci con al centro un copri pietanza. Lo poggiò sul tavolo di fronte a Harry ed Emma che erano seduti vicini. “Ho un annuncio da fare, e desidero condividerlo con tutta la mia famiglia in questo giorno speciale.” Prese tra le mani e poi sollevò la grande cupola di acciaio. E con lo stupore di tutti, specialmente quello della mora che scoppiò in lacrime vedemmo una scritta. “Vuoi sposarmi, Em?” lei boccheggiò qualcosa, ma presa dall’emozione ebbe un giramento di testa e cadde direttamente nelle braccia di mio fratello. “Spero sia un si, perché devi rimanere viva se vuoi sposarmi!” la fece sorridere, come sempre. Ebbi un tuffo al cuore, perché vederli felici era straziante… avrei voluto tanto avere quello che avevano loro. Ci fu un boato nella sala, gli uomini andarono da Harry sommergendolo di pacche sulle spalle e di “congratulazioni, figliolo.” Mentre mia madre e tutte le altre donne andarono da Em che era ancora in preda all’emozione. Io rimasi seduta, a guardarmi le scarpe. “Che hai, piccola?” scostò la sedia fino a girarla verso di me. “Vorrei la loro felicità…” “Fidati, prima o poi accadrà anche a te, non arriva tutto e subito, arriva quando meno te lo aspetti!” “Fidati Niall, ho aspettato tanto, ma la vita non ha fatto altro che darmi dolore, e non riuscirò mai più ad innamorarmi perché potrebbe scivolarmi tutto tra le mani…” tutti intanto si erano riseduti a tavola, felicemente sorpresi ed emozionati. “Adesso ho io un annuncio da fare!” prese la parola mio padre, facendo tintinnare leggermente una posata sul bicchiere. “C’è un pretendente alla mano di mia figlia Rebecca qui a cena con noi, ho l’onore di presentarvi Marcus Black, presidente e amministratore della MB Company.” Tutti si girarono verso l’ospite seduto a qualche metro da me nella lunga tavolata. E guardandolo in viso ebbi un brivido lungo la spina dorsale, stringendo di colpo la mano di Niall. Era il maniaco della festa di Halloween.

“Papà, cosa cazzo ti salta in mente?” ricevetti pochi secondi dopo uno schiaffo sulla guancia, che fece pizzicare gli occhi. Mio padre non mi aveva mai picchiato. “Non usare questo tono con me. Dovresti essermi mille volte riconoscente! È lo scapolo più ambito della città, è ricchissimo e le nostre aziende in società farebbero degli ottimi affari insieme.” Lo guardai con gli occhi fuori dalle orbite per l’orrore “Papà, non siamo più nel Medioevo, non si da in sposa una figlia per agganciare due società!” ero quasi in lacrime. “Qui si fa come dico io, e dopodomani avete un appuntamento, quindi non mancare o peggio per te.” “Preferisco qualcosa di peggio a questa buffonata!” gli urlai sputando le parole, ma ciò che ottenni fu un altro schiaffo. Non ce la feci più e le lacrime cominciarono a colare sulle mie guance, lasciandomi un sapore salato in bocca. Mi tolsi le scarpe ferocemente, scaraventandole a terra e correndo più veloce possibile. Aprii una porta a caso e mi ritrovai nella lavanderia. Mi gettai a terra e piansi fino a tirare fuori l’anima, e i miei singhiozzi sarebbero potuti arrivare in Cina. Odiavo me stessa, odiavo la mia famiglia e tutto per me andava storto. Forse lassù qualcuno mi odiava. Sentii bussare alla porta, e pensai subito a Niall… non poteva che essere lui, lui era venuto a salvarmi. La aprii di scatto, e mi gettai tra le sue, o quelle che pensavo fossero le sue braccia. Perché quello non era il suo profumo, era puzza di sigaro. “Ciao piccolina. Cos’è non ti piaccio?” mise qualcosa davanti alla porta, bloccandola. Odiavo quel soprannome detto da quella voce, volevo quella del biondo. “Vai via schifoso bastardo!” sibilai tra i denti. “Ops…” mi stritolò i fianchi portandomi dritta contro il muro. “Se vuoi possiamo dare alla signorina una dimostrazione di quello che faremo insieme…” cominciò a sollevarmi il  vestito, mordendomi il collo provocandomi dolore. Mi toccò ovunque, provando a mettermi una mano sul pube da sotto le mutandine, che io respinsi con un pugno sulla mascella barbuta. “Abbiamo una verginella qui, eh?” si mise a ridere, e lì ebbi la certezza che era ubriaco marcio. “Becky!” una voce familiare, quella che sentivo ogni giorno, mi arrivò alle orecchie, e i miei occhi si riempirono di speranza. “Aprimi, o sfondo la porta!” “Non…” prima di finire la frase l’uomo mi tappò la bocca. Anche la sua mano puzzava di sigaro. Mi ricompose mettendomi giù il vestito e sistemandomi i capelli. Poi infilò la sua lingua secca e porosa nella mia bocca con un bacio che neanche si poteva definire tale, prima che il biondino sfondò la porta. “Rassegnati pivello, lei vuole me!” gli fece l’occhiolino prima di sistemarsi la camicia. “Buonanotte piccoletta.” Se ne andò congedandosi, lasciandomi paralizzata. Ma prima che Niall potesse dire qualcosa, scappai dalla porta sul retro.

Corsi a piedi nudi nella neve, mentre i piccoli fiocchi cadevano tra i miei capelli. Correvo, scivolavo, cadevo, mi rimettevo in piedi e ripartivo, non sentendo neanche il freddo. Nulla era paragonabile a quello che stavo provando. Caddi per l’ennesima volta, ma non avevo la forza di rialzarmi. Piansi ancora, e mi sembrava che le lacrime diventavano piccoli cristalli di brina. “Bambolina, ma che succede?” sollevai lo sguardo, e vidi una donna anziana, che aveva l’aria di una chiromante. “Stai morendo di freddo, vieni qui!” mi offrì il suo scialle, che io accettai disperata. “Perché stai piangendo?” e per tutta risposta singhiozzai ancora di più. “Dammi la mano, bambina, io so leggerla.” gliela porsi, non sapendo più cosa fare. Se la rigirò per qualche istante, e poi mi guardò con un sorriso comprensivo. “Ora capisco. Prendi questa, e dalla a lui. Capirà.” Mi porse un ciondolo e alzai lo sguardo. Ma lei non c’era più.

NIALL’S POV

Ero in preda al panico. Non poteva venirmi un altro attacco, non ora. Mi tenevo la testa tra le mani, e non avevo fiato per la voce. Non m’importava, spalancai la porta e seguii le sue tracce. Svoltai un angolo, poi un altro, fino alla fine delle sue orme. Trovai una donna avvolta in uno scialle seduta su una panchina. “Io so chi sei. Vieni qui.” Mi avvicinai. Forse aveva visto Becky. “Prendi questo e dallo a lei.” Mi diede un piccolo anello in mano. Alzai lo sguardo per ringraziarla. Ma lei non c’era più.

BECKY’S POV

Svoltai ancora un altro angolo. Non avevo ancora guardato il ciondolo, che stringevo in un pugno nella mia mano destra. Non ci potevo credere. Lui era lì, alla
fine dell’isolato, che tra la neve e la luce fioca dei lampioni sembrava un angelo. Gli corsi incontro piangendo, scontrandomi contro il suo petto, facendomi stringere dalle sue possenti braccia. “Questo è per te.” Pronunciammo entrambi a cappella, il che mi fece sorridere. Gli feci passare il ciondolo da sopra la testa. Era meraviglioso. Erano due ali d’angelo, e sopra c’era un’incisione: “Save me”

NIALL’S POV

Lei era tra le mie braccia, e la musica più bella era il mio battito accelerato. Le presi una mano tra le mie grandi. Ora capivo perché l’anello era così piccolo. Glielo infilai al dito. Ma prima notai che dentro c’era un’incisione “I will”


MY CORNER

SCUSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAATEEEE
! So che non mi perdonerete mai, ma plis, perdonatemi :c il fatto è che ho cominciato il liceo, e non ho molto tempo per aggiornare… tra diritto, francese, matematica, psicologia e italiano…. È un casino, e poi ci sono anche le interrogazioni! Poi la mia scuola è in culonia… ogni mattina devo alzarmi alle sei, quindi per me è molto difficile dormire e aggiornare. Però l’ho fatto c: e per farmi perdonare l’ho fatto un pochinino più lungo, sperando di non annoiarvi e di non avervi fatto venire i sederi quadrati… anyway, qualcuno di voi va al concerto? Non voglio demoralizzarvi se qualcuna/o non ci va… io ci andrò! È stata una botta di sedere per mio padre che li ha trovati per il 29 su livenation. Sono nel blocco 350 del settore verde, e si vede bene direi c: detto questo, volevo informarvi che aggiornerò ogni domenica e non più ogni due giorni come in estate… scusate, ma la scuola è proprio una merda… ora vado a nanna, e se ho aggiornato è grazie a @stylesoxygen ! vi amo tutti, continuate a recensire!

Un bacio, niallbestshirt
  
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