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Autore: gaia1986    30/09/2013    2 recensioni
Rivisitazione della storia del Port-to-Port killer.
Tony viene rapito dal killer che lo vuole trasformare in un suo adepto in quanto lo ritiene un suo fratello. Leon Vance, Ray Cruz e Philip Davenport saranno nel mirino dei due.
Gibbs, Ziva e il resto del team, nel frattempo, cercheranno di fermarli e farenno di tutto per riuscire a riportare Tony a casa, ma lui non sarà più lo stesso. Questa situazione avrà ripercussioni su tutto il team e sul rapporto tra Tony e Ziva, ma anche con Gibbs. Cosa succederà tra i Tiva? E con Gibbs? Riusciranno a tornare alla normalità? Sta a voi scoprirlo leggendo.
Nella storia compariranno anche la dottoressa Rachel Cranston, EJ e il suo team, Fornell e Sacks.
Buona lettura.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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Tony si era guadagnato un paio di jeans logori e una maglietta sporca. Aveva perso il conto di quanto tempo avesse passato in quella cantina, ma pensò che fossero passati almeno trenta giorni, forse di più. Era difficile stabilirlo per lui, dato che Cobb non lo lasciò dormire molto le prime due settimane. Tra la musica ad alto volume e il servizio sveglia con acqua fredda e calci nelle costole, era difficile dormire.
La maniglia della porta iniziò a muoversi. Cobb aprì la porta. «Ho un po' di cibo per te» disse. Aveva un vassoio con un piatto di fagioli, un pezzo di pane bianco e un bicchiere di limonata. Cobb lo appoggiò sulla sedia e fece un passo indietro. Tony era una minaccia per lui. Era stanco e indebolito dalla mancanza di cibo e dalle tecniche di modifica comportamentale. Tony guardò Cobb e poi il cibo. La fame ebbe il sopravvento sulla sua voglia di combattere Cobb per riuscire a fuggire. «Non sono granché come cuoco» disse a Tony.
«Posso mangiare?» gli chiese Tony.
«Certo che puoi, fratello!» disse Cobb. «Mangia»
Tony si avvicinò alla sedia e si inginocchiò, poi iniziò a mangiare. Prese delle cucchiaiate di fagioli al forno e le mise in bocca gustandoli a malapena per quanto mangiava in fretta. Erano passati giorni dall'ultima volta che aveva mangiato nulla di più che un panino alla mortadella e formaggio. Questo, in confronto, era un piatto adatto ad un re.
«È ora che ti parli di quelli che ci hanno tradito, fratello. Si tratta di una breve lista di uomini malvagi e tu ed io stiamo per portare loro un po' di giustizia. Vediamo da chi dobbiamo cominciare. Beh, c'è il Segretario della Marina, Philip Davenport, un uomo che usa le persone come pedine, ha a cuore solo la propria ambizione e se stesso, nulla di più. Poi c'è Leon Vance, che ha ideato l'Operazione Frankenstein. Siamo persone non esercizi intellettuali. Leon Vance se l'è dimenticato. Naturalmente poi c'è Trent Kort, ma lui l'ho già ripagato almeno un po', non completamente, ma in parte. Forse lo lascerò vivere, devo ancora decidere. Infine c'è l'uomo che mi ha gestito... Ray Cruz, l'uomo che si sta portando a letto la donna di cui sei innamorato. Lui mi diceva chi uccidere, mi ha usato come un'arma e non si è mai preoccupato delle vittime o dell'assasino che stavo diventando. Questo è l'uomo che sta con la tua Ziva. Non è ironico?» spiegò Cobb.
«Più giustizia poetica che ironia» disse Tony.
Cobb si mise a ridere: «Molto bene, fratello. Molto bene. Posso accettare la tua giustizia poetica»
Tony finì di mangiare i suoi fagioli, poi mangiò il pane bianco a cui fece seguire la limonata. Il suo stomaco era pieno. Era da un po' di tempo che non era pieno.
«Ti lascerò digerire prima di scegliere il tuo divertimento notturno» disse Cobb.
«Che ne dici se stanotte dormissi semplicemente?» Chiese Tony.
«No, temo che non sia possibile» disse Cobb. «Credo che ora parleremo della tua nottata. Posso incatenarti e percuoterti con un tubo di gomma che non lascia segni oppure le scosse elettriche. Spetta a te scegliere, fratello»
«Scegli tu» disse Tony. «Mi piacciono le sorprese»
«35 giorni e hai ancora la forza di combattermi» sorrise Cobb. «Molto bene»
«Significa che ho la serata libera?» chiese Tony.
«No, vuol dire che farò uscire tutta la merda che hai ancora dentro di te con un tubo di gomma» disse Cobb.
«Bene, cazzo. Sono un uomo fortunato» ringhiò Tony.
«Lo faccio perché mi piaci, fratello, non perché ti odio» disse Cobb. «Se non mi piacessi, a quest'ora saresti già morto»
«Magra consolazione» mormorò Tony.
 
NCIS
Un irascibile Gibbs entrò nel bullpen alle 5 del mattino con in mano un enorme tazza di caffè. Da quando Tony era scomparso, lui arrivava sempre in ufficio a quell’ora. Aveva l’abitudine di indagare sulla scomparsa del suo agente anziano da solo e senza interruzioni.
L’agente speciale EJ Barrett era ora assegnata alla sua squadra per sostituire Tony. Gibbs non si era opposto dato che lei sembrava intenzionata a trovarlo tanto quanto lui. Anche se nessuno sembrava volerlo trovare più di Ziva, che non si concentrava su altro a parte trovare Tony.
Gibbs si sedette alla sua scrivania e cominciò a controllare che non fosse emersa qualche nuova pista durante la notte. Non c’era nulla di utile, nulla che potesse davvero aiutarli a trovare Tony.
Il ding dell’ascensore annunciò che qualcuno era appena arrivato. Gibbs sapeva che era una delle due donne, Ziva o EJ. Sembravano sfidarsi per vedere chi arrivava prima e chi andava via per ultima. In qualche modo stavano combattendo per Tony che era arrivato davvero molto vicino ad infrangere la regola #12. Se fosse stato un normale incarico, le avrebbe prese a calci nel culo per il loro comportamento da bambine, ma si trattava di Tony. voleva trovare il suo agente anziano più di quanto volesse far rispettare le proprie regole.
«Buongiorno Gibbs» disse Ziva con voce tesa.
Lui la guardò. Aveva i capelli tirati indietro e indossava i suoi soliti cargo – pants, una camicia di jeans, un maglione e una giacca di pelle. Sembrava fosse tornata ai vecchi tempi del Mossad.
«Buongiorno Ziver»
«Nulla di nuovo nella notte?»
Gibbs sospirò lentamente. «Nulla»
«Trentasei giorni, Gibbs. Se Cobb gli sta facendo il lavaggio del cervello per qualcosa, allora, gli occorreranno diversi mesi per raggiungere un livello accettabile di assimilazione» disse Ziva. «Ho contattato qualcuno del Mossad ieri sera, è un esperto di lavaggio del cervello, e mi ha detto che a seconda della personalità occorrono dai 3 ai 6 mesi per la programmazione intensa»
«E questo come ci aiuta a trovarlo?» chiese Gibbs.
«Ci dice che non dobbiamo mollare e che quando lo troveremo dovremmo stare attenti» rispose Ziva.
«Mi stai dicendo che DiNozzo potrebbe essere pericoloso?» domandò Gibbs.
«Potrebbe essere pericoloso per qualcuno. Non so per chi, ma lo sarà per qualcuno» disse Ziva.
«Lo terrò a mente» constatò Gibbs.
«Qualcuno si è preso cura del suo appartamento?» chiese EJ, entrando nel bullpen.
EJ li fece voltare indietro. Indossava dei jeans, un maglione e un cappotto. Entrambe le donne erano concentrate su un’unica cosa.
«Me ne sono occupato io» rispose Gibbs. «È suo. Ha un canone mensile che continua ad essere pagato»
EJ lasciò cadere la sua borsa e si tolse il cappotto. «Avrà bisogno di qualcosa di famigliare, un po’ di normalità, quando tornerà»
Il telefonino di Ziva squillò. Lo tirò fuori e controllò chi la stesse chiamando. Era Ray Cruz.
«Khara!» esclamò in ebraico.
Spense la suoneria e ripose lo smartphone. Non c’era tempo per il romanticismo in quel momento. Il suo collega aveva bisogno di lei.
«Cruz?» chiese Gibbs.
«Si» rispose Ziva.
Gibbs sbuffò, ma non disse nulla
 
SCANTINATO IN VIRGINIA
Cobb entrò nella cantina. Non aveva con sé alcuna arma perché sapeva che non gli sarebbe servita. Tony era troppo stanco ed affamato per attaccarlo e non era abbastanza addestrato per batterlo in un combattimento corpo a corpo. Questo non era un insulto a Tony, ma una semplice questione di allenamento e Cobb aveva intenzione di correggere il suo addestramento. Quella sarebbe stata la prima lezione, come combattere correttamente.
«Fratello» disse guardando Tony seduto sul pavimento, con la schiena appoggiata contro al muro.
«Quali nuovi divertimenti hai portato per me questa volta?» chiese Tony.
«Ho una proposta per te» rispose Cobb.
Gli occhi verde mare di Tony si illuminarono. Finora, quando Cobb aveva proposto qualcosa, lui l’aveva assecondato. Così aveva ottenuto due piatti di fagioli il giorno prima.
«Okay» disse Tony.
«Ho lasciato la porta aperta. Tra poco noi combatteremo. Se mi batterai, fratello, allora potrai uscire da qui di tua spontanea volontà e andartene. Io non ti seguirò e non cercherò di fermarti» spiegò lui.
«Perché?» chiese Tony.
Cobb sorrise. Quella era una buona domanda perché indicava che non si fidava delle circostanze. Tony stava imparando.
«Tu non sai combattere nel modo più adatto. Per tornarmi utile, devi sapere combattere e uccidere» disse Cobb.
«Non hai un video o un libro con cui addestrarmi?» sogghignò Tony.
«No» rispose Cobb. «Accetti la proposta?»
«Sai già che lo farò» ringhiò Tony.
«Alzati e attaccami» ordinò Cobb.
Lentamente e con fatica, dato che i suoi muscoli e il suo corpo risentivano delle torture quotidiane di Cobb. Tony si alzò. Gibbs diceva che Tony non capiva mai quando doveva rinunciare a qualcosa. Non era nel suo carattere rinunciare. Se così fosse stato, allora, sarebbe diventato quello che suo padre voleva che diventasse.
Una volta in piedi, Tony attaccò goffamente e violentemente Cobb. A differenza di Ziva e Gibbs, Tony non aveva mai avuto una formazione approfondita nelle arti marziali o nel combattimento corpo a corpo. Lui era un attaccabrighe, Cobb uno ben addestrato. Con due calci ben assestati e un gancio destra alla mascella, mise Tony al tappeto. Dal momento che quello era un addestramento, Cobb non aveva alcuna intenzione di trattenersi. Se doveva essere rotto qualche osso, allora sarebbe stato rotto qualche osso.
«Il modo migliore per addestrare qualcuno, fratello, è il dolore» disse Cobb. «Il dolore lascia una lezione indelebile. Il dolore si imprime sui tuoi muscoli. Il dolore è tutto, fratello»
«Si come se tutto fosse un dolore sul mio culo» ringhiò Tony, mentre si rialzava lentamente.
«Sto aspettando il tuo nuovo tentativo» disse Cobb.
Tony optò per una tattica diversa questa volta. Non agì di fretta, ma tentò una finta. Non funzionò, però. Cobb se l’aspettava e crudelmente aveva lasciato capire a Tony di non essere impressionato dal suo cambio di tattica. Quando ebbe finito di picchiarlo, Tony era sul pavimento sanguinante e senza fiato.
«La cosa più importante che ti sto insegnando qui, non è la tecnica, ma di pensare sempre. Presumi sempre che il tuo avversario abbia un cervello e lo usi per pensare. Mi offende che tu abbai pensato che sarei caduto nel tuo lieve cambiamento di tattica. Ti comporti come se io fossi uno stupido. Esile fratello, pensa sempre. I combattimenti sono più che semplici scontri fisici, sono battaglie della mente e dell’intelletto» spiegò Cobb. «Adesso alzati e riprova»
«Posso rimandare?!» chiese Tony.
«Alzati, o ti prendo a calci mentre sei a terra» replicò Cobb.
Tony si alzò. Si asciugò il sangue che usciva dal suo labbro sanguinante e dal taglio sul suo occhi sinistro.
«Presta attenzione alle mie mosse e contromosse. Nota che penso a più mosse in anticipo, ma sono in grado di cavarmela se dovessi sorprendermi» spiegò Cobb.
«Si, Sensei» rispose Tony sarcastico.
«Ascolta e impara, fratello» ripeté Cobb.
«Credimi, lo farò» replicò Tony.
Cobb sorrise. Senza saperlo Tony era appena diventato un elemento attivo nella sua modifica comportamentale. Lui non stava più combattendo l’addestramento, ma vi stava prendendo parte attivamente. Ben presto sarebbe stato in grado di averlo pronto ad uccidere Leon Vance. Ci sarebbero voluti solo altri tre o quattro mesi.
 
RISTORANTE
Ziva aveva accettato di cenare con Ray Cruz. Lui aveva scelto un ristorante messicano in U Street Corridor. Si chiamava Alero. Non era elegante, ma era il tipo di posto che serviva più margaritas che chimichangas. Si sedettero ad un tavolino e la cameriera portò loro un cestino di tortilla chips e salsa.
«Prendiamo della tequila e come antipasto delle quesadilla» le disse l’uomo. La cameriera si allontanò.
Ray sorrise a Ziva che non era in vena di flirtare. «Ho accettato di venire a cena perché hai detto che dovevamo parlare» disse freddamente.
«Zi, certo che dobbiamo parlare. Non ci siamo più visti ultimamente. Sei troppo presa dalla ricerca di DiNozzo» le disse.
«Ovvio che sono troppo occupata a cercare Tony. É il mio partner» replicò lei.
«Riguarda la Somalia, vero?!» chiese lui.
Il suo tono la fece irrigidire. Si riguardava la Somalia, ma non nel modo che pensava lui. Tony era stato disposto a morire pur di vendicarla e al posto della morte trovò lei. Lui, McGee e Gibbs la riportarono a casa, a Washington e non in Israele. Il loro rapporto era cambiato da allora. Lui non aveva più realmente flirtato con lei e lei sapeva perché. Tony in Somalia aveva ammesso di non poter vivere senza di lei. A modo suo, l’amava e lei amava lui, ma Tony era rimasto ferito dall’amore. Wendy l’aveva abbandonato la notte prima del loro matrimonio e con Jeanne Benoit era stata solo una farsa che, però, l’aveva ulteriormente ferito. No, lui scappava dall’amore, scappava da lei, così lei aveva cercato l’amore altrove.
«Ascolta Ray. Questo riguarda Tony. Lui è nelle mani di mostro. Lo è da tempo» disse. «Io lo troverò»
«Non sarà più la stessa persona» replicò lui.
«Lui sarà sempre Tony. Cobb vuole trasformarlo in un mostro, ma Tony non lo diventerà» disse lei.
«Ovviamente lo diventerà» replicò Ray. «Tu credi che sia un cazzo di santo, ma non lo è. Quel ragazzo ha l’abitudine di scoparsi ogni gonna che si muove. Lui non è un dannato santo»
«Ray stai zitto prima che ti faccia del male!» disse Ziva. «Tu non conosci Tony»
«Conosco Cobb e quello che sta facendo a DiNozzo» ribatté.
«Tu conosci Cobb» disse lei. «Come fai a conoscere Cobb?»
Lui si alzò e scosse la testa. Prese il portafoglio e gettò alcune banconote sul tavolo. La cameriera arrivò con le tequila. Lui la guardò. «I soldi dovrebbero bastare per le tequila e il resto» disse per poi guardare Ziva. «Chiamami quando avrai finito di rincorrere qualcuno che nemmeno esiste più»
Si precipitò fuori. La cameriera posò le bevande poi prese i soldi. «Penso io al conto» disse.
«Faccia pure» replicò dura Ziva.
Prese la sua tequila e se la scolò in un sorso, poi prese quella di Ray e fece lo stesso. Lui nascondeva qualcosa e lei avrebbe scoperto cosa fosse. Ora era sicura che Ray avesse qualcosa a che fare con Cobb e gli omicidi del Port – to – Port killer.
 
NCIS
Gibbs entrò nell’ufficio di Vance proprio come gli era stato richiesto. Si fermò davanti alla scrivania e aspettò che Vance finisse di telefonare. Vance sembrava infastidito da quella telefonata. Quando l’ebbe conclusa fece cenno a Gibbs di sedersi.
«Rimarrò in piedi, Leon» disse Gibbs.
«Era il segretario Davenport» disse prima di sospirare. «Vuole che riduciamo le ore dedicate alla ricerca di DiNozzo»
«Perché?» domandò Gibbs a denti stretti.
«Sostiene che sia una perdita di tempo. Cobb non si farà trovare almeno che lui non voglia essere trovato» disse Vance. «Secondo lui, Cobb ci restituirà DiNozzo quando avrà finito con lui»
«Maledizione, Leon. Non rinuncerò a Tony» disse Gibbs.
«Sono d’accordo con te, Gibbs»
«Sei d’accordo» replicò Gibbs, sorpreso.
«Devo rimettere la tua squadra in rotazione, però. Il segretario lo noterà se non lo faccio, ma il tempo libero è il vostro tempo libero. Sai cosa intendo» concluse Vance.
«Capisco Leon» disse Gibbs. «Tienici fermi nei weekend più a lungo che puoi però»
«Lo farò Gibbs. Voglio indietro DiNozzo pure io. Ho contribuito a creare Cobb, per cui mi sento responsabile di ciò che gli sta succedendo» disse Gibbs.
«Quello che gli sta succedendo è colpa di Cobb e di nessun altro, Leon. È lui il mostro» disse Gibbs.
«L’Operazione Frankenstein ha creato quel mostro, Gibbs» replicò Vance.
«E io ho intenzione di uccidere quel mostro, Leon» disse Gibbs, prima di voltarsi e uscire velocemente fuori dall’ufficio di Vance.


NdA:
Ecco un nuovo capitolo. Le ricerche di Tony sembrano ad un punto morto, ma Ziva e il resto della squadra non mollano.
A presto con un nuovo capitolo.
Gaia
  
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