Mazel tov!
Capitolo
06 –
La fuga
A causa del mio essere cresciuto tra i vizi di
una famiglia ben vista dalla società, ero convinto che nulla potesse rompere
quell'equilibrio precario. Così per un paio d'anni le cose sembravano andare
piuttosto bene. Avevo vent'anni, era il 1939. Dovevo entrare nell'esercito ma
mi opposi.
Non ricordo molto di quella notte, feci tutto di fretta e al buio. Ebbi una
lite furiosa con mio padre e tornai in camera mia. Presi un sacco di tela e vi
buttai dentro delle cose, un libro e qualche vestito. Uscii dalla finestra. Mio
fratello mi vide ma fece finta di continuare a dormire.
Era notte fonda e mi ritrovai a vagare nella città vuota tranne che per qualche
soldato di pattuglia. Mi mossi nell'oscurità come un ladro e andai a casa di
Noah. Lui mi aprì la porta assonnato, ma leggevo negli occhi il terrore di
vedermi lì a quell’ora insolita, probabilmente pensava che era qualcun altro o
che avessi combinato qualche guaio.
« Zarin, che ci fai qui a quest'ora? »
« Sono scappato di casa. »
« Sei... Sei impazzito? »
« No. Papà vuole farmi arruolare nell'esercito. Io non voglio. Devo
nascondermi. »
« Lo sai vero, che è il primo posto nel quale ti verranno a cercare? »
Noah aveva ragione.
La mattina seguente Alina bussò alla porta di casa con una certa urgenza.
« Noah, devi venire subito di là. Sta salendo il padre di Zarin. Non so cosa
sia successo, ma se non stiamo insieme, non crederà che siamo fratello e
sorella. »
Io rimasi nascosto in casa di Noah con sua nonna, mentre Noah andò da Alina e
parlò con mio padre fingendosi preoccupato per la mia scomparsa e gli disse di
non avere idea di dove fossi. Inveì contro di me asserendo che mi ero
approfittato della sua sorellina ed ero fuggito. Il generale Wolfrang se la
bevve tutta e andò via dopo una tazza di tè.
Quella non fu
l'unica tragedia che accadde in quella settimana. La dolce signora Maya morì il
giovedì successivo. Una sera era andata a dormire molto presto perché le faceva
male la testa e il giorno dopo non c'era più. Quel giorno bruciarono il resto
dei testi sacri ebrei trovati in città. La popolazione ebraica iniziava a
lasciare la Germania, alcune invece sparivano e basta. Nessuno sapeva, o meglio
tutti fingevano di non capire cosa stava succedendo.
Non ci fu un funerale per la signora Maya. Non in via ufficiale almeno,
altrimenti saremmo morti tutti. Ricordo quei giorni così tristi.
Noah si occupò di
lavare con un panno il corpo senza vita della signora e la vestì con dei tachrichim.
Mi spiegò che il lutto era prescritto solo per i parenti più stretti, ma io
vedevo nella signora Maya più di una sconosciuta e dissi che avrei seguito
quelle tradizioni a mia volta. Avvolgemmo la salma in un lenzuolo bianco e la
poggiamo a terra, circondandola con delle candele a olio. Noah mi spiegò che
sarebbero dovute restare sempre accese fino al momento della sepoltura. Coprimmo
tutti gli specchi della stanza, uno solo, con dei panni. Durante quel rito,
Noah praticò la krià, strappandosi il lato sinistro: per lui, la signora
Maya, era un vero e proprio genitore. Anche Alina e la sua famiglia presero
parte alla veglia per la nonna di Noah. Leggemmo dei salmi, o meglio, la mamma
di Alina li ricordava a memoria così, li recitò, parte in ebraico e parte in
tedesco per farmi capire quello che veniva raccontato. Quella fase si chiamava
"Aninut". Ci fu la sepoltura del corpo senza vita della
signora Maya.
Dopo iniziò l'Avelut. L'avelut si divideva in tre fasi: la prima fase si
chiamava shiva, che durò sette giorni nei quali Noah non proferì quasi
parola. Alina mi spiegò che durante questa fase, nessuno può parlare con la
persona in lutto salvo che non sia lui a iniziare una conversazione. La seconda
fase invece era chiamata shloshim, che durava trenta giorni, questo
periodo vietava a Noah di sposarsi o partecipare a feste felici come matrimoni.
In questi giorni Noah non poteva né radersi né tagliarsi i capelli. La terza e
ultima frase si chiamava shneim asar chodesh, che durava dodici mesi dal
giorno del decesso nei quali ogni sera doveva dedicare una preghiera alla
defunta, pur potendo riprendere, dopo lo shloshim, la sua vita di
sempre.
Sarebbe andato
tutto bene se non fosse stato per quelle maledette divise. Io, Noah, Alina e sua madre ci nascondemmo in
una botola nascosta sotto al letto di Alina. Ci nascondemmo lì senza neanche
respirare. Ricordo la paura e il battito cardiaco accelerato.
Decidemmo di partire per l'America, insieme alla famiglia di Alina. Noah
recuperò una foto di sua nonna da portare con sé.
Il padre di Alina conosceva un tizio che cercava di aiutare quelli come loro.
Ebrei. Omosessuali. Zingari. Testimoni di Geova. Polacchi. Tutti quelli che,
insomma, non erano "tedeschi". Ricordo che si parlava di
"superiorità della razza ariana". Stronzate.
Restammo nascosti a
casa del signor William Pryce. Il signor Pryce aveva una piccola capanna
circondata da terra. Vedevo solo terra da lì ma stringevo la mano di Noah nella
mia. Ricordo che dormivo usando il petto di Noah come un cuscino, con lui che
mi accarezzava la testa. Noah aveva i sensi di colpa. Ogni tanto piangeva e
diceva che non avrebbe voluto trascinarmi in quella fuga disperata. Io lo
abbracciavo. Io lo amavo. Che colpa aveva? Quella di amarmi? Che colpa avevo?
Quella di amarlo?
Siamo stati nascosti nella terra del signor Pryce per qualche settimana. Ogni
settimana dovevamo cambiare locazione. La seconda settimana siamo stati
ospitati dal signor Skeile. Il signor Skeile era un po' più ostile rispetto al
signor Pryce, ma ci offriva sempre il latte delle sue mucche. Lo aiutavamo nei
campi. Il sole batteva forte sulla mia pelle e sentivo di poter affrontare
tutto quello se il risultato fosse poter vivere con Noah per sempre.
La terza settimana ci ospitò il signor Kinley. Non sapevo più dove eravamo,
ormai il mondo aveva perso i confini. A volte sbucava fuori un soldato e noi ci
nascondevamo sugli alberi, in silenzio. Alina ci rammendava i vestiti con i
peli che i cavalli perdevano dalla coda o dal crine.
La mamma di Alina cucinava anche per il signor Kinley.
Dormivamo nel fienile, di notte. Non era molto confortevole, ma almeno potevo
sentire il calore di Noah vicino al mio corpo. Ogni tanto capitava che mi
svegliassi di soprassalto e mi tranquillizzavo solo nel vedere che Noah era
vivo accanto a me. La sera prima di partire per il porto - l'unico modo che
avevamo per raggiungere l’America, era via nave: quello più sicuro, anche se
più lungo - facemmo l'amore in quel fienile. Non avevo idea fosse l'ultima
volta che avrei fatto l'amore con Noah.
Facemmo l'amore tutta la notte. Più la gente ci odiava, più noi ci amavamo:
avevamo alimentato il nostro amore con il loro odio e la loro inettitudine. C’eravamo
lasciati travolgere dalle nostre emozioni e abbiamo lasciato che gli altri
sapessero quanto eravamo trascinati in quel vortice d'amore e coraggio. Eravamo
vivi come un fuoco ardente, eravamo veri come il sole che sorge ogni mattina.
Ci amavamo, cazzo. Cosa c'era di sbagliato in tutto quell'amore?
Il giorno dopo il signor Kinley, o forse dovrei
dire: il giorno dopo, quell'infame del signor Kinley ci lasciò al porto.
Ricordo Noah masticare una foglia di tabacco mentre un filo di luce illuminava
quei suoi capelli ribelli. Strinsi la sua mano nella mia.
« Ti amo, Noah. Promettimi che andrà tutto bene. »
« Anche io ti amo, scricciolino. Tra qualche giorno saremo in America, in
una bella casa, con un bel giardino e tantissime margherite profumate. »
« Me lo prometti? »
« Te lo prometto. »
L’angolo dell’autrice:
Salve a tutti! Eccomi qui con il sesto
capitolo di “Mazel tov”. Volevo ringraziare AsanoLight,
Jasminevampire, Frauro, Amarie, LolaBlack , darkmagic31 e otti89 per aver
aggiunto la storia alle seguite e Ladydaredevil e Danyel per le recensioni :3 l’invito
è sempre il solito: sapere cosa ne pensate di questo racconto mi aiuterà a
scrivere meglio, prendete il recensire come un’opera di bene u_u.
Ah e.. Povera signora Maya. Devo ammettere
che mi è dispiaciuto molto vederla morire :( dopotutto era una simpatica
vecchina! Sigh.. Sono stata crudele!!
A presto! :3
Dal prossimo capitolo:
« Portami
da Noah. Voglio andare dove sta Noah. » era l'unica cosa che dissi con voce
tremante di rabbia.
« Credevi di prendermi per il culo, moscerino? Secondo te non l'avevo capito che
ti nascondevi a casa di quel frocio ebreo? »
« Non rivolgerti a lui con quel tono, bastardo!! Tu non hai la minima idea di
cosa significa vivere, io l'ho imparato grazie a lui e- »