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Autore: hunterd    30/09/2013    3 recensioni
La domenica è l'unico giorno della settimana che Embry si rifiuta di trascorrere alla riserva in compagnia dei suoi amici.
C'è troppo "amore" nell'aria per i suoi gusti, troppa gente dagli occhi languidi e dalle mani intrecciate.
Sente i confini della riserva sempre più stretti intorno a lui, come se in quell'ultimo anno si fosse rimpicciolita e lui fosse stato l'unico ad accorgersene.
Così, in sella alla sua moto, anche quella domenica se ne va in cerca di una meta che gli faccia dimenticare per un pò La Push e il lupo che c'è in lui, causa di una sofferenza mai superata.
Per Samantha, invece, quella è una domenica lavorativa come tante altre sull'ascensore panoramico dello Space Needle di Seattle.
Ancora non sa che qualcosa di molto "pericoloso" sta per entrare in quello spazio che considera un buon punto di "osservazione" per i suoi studi di psicologia.
Così, Embry sarà per lei la variante impazzita nello schema ripetitivo che è stata sino ad allora la sua vita.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Embry Call, Nuovo personaggio, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Salve gente,
eccomi con il secondo capitolo.
Non voglio rompere con lunghe introduzioni, quindi vi chiedo gentilmente di leggere le note finali giusto per dirvi un paio di cose a cui tengo (inerenti anche al capitolo stesso).
Buona lettura.
Laura.




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I’m coming for you
When the sun goes down
I’m coming for you
When there’s no one around

I come to your house
Break down the door
Girl I’m shaking
I need more

There’s only one way to soothe my soul
There’s only one way to soothe my soul

Soothe my soul - Depeche Mode




CHAPTER ONE - SEE OR NOT TO SEE, THIS IS THE QUESTION




Quel lunedì, Embry arriva in officina con mezz'ora di ritardo.

Non capita spesso, quindi Jacob gli riserva al massimo qualche battuta sagace e la finta minaccia che si cercherà un nuovo socio più puntuale. Poi, mentre si beve un caffè nero e bollente, gli chiede come è andata la domenica alla riserva, dopo è lui a raccontargli della sua passata sempre in posti diversi. Nel frattempo hanno iniziato ognuno a lavorare sulla macchina o moto che hanno per le mani, accompagnati dall'idea che quella routine, dopotutto, non è poi così malvagia.
Solo che quella mattina, lui sa già che le cose andranno diversamente e per la prima volta, dopo tanto tempo, è nervoso all'idea di dover parlare con il suo migliore amico.
- Sei in ritardo, socio.
La voce di Jacob arriva da sotto una Camaro blu-argento del 75, un gioiello che il direttore della banca di Forks ha acquistato per regalarla al figlio che si sta per laureare e che ha chiesto a loro di revisionare.
Quando l'hanno vista, entrambi ci hanno sbavato sopra per due ore buone, immaginando come sarebbe stato averla sotto il sedere e lanciarla alla sua massima velocità.
Gli sembra un momento lontano, mentre è successo solo quattro giorni prima.
- C'era traffico.
Non si dirige al bollitore come avrebbe fatto di solito, ma si piazza vicino ai piedi che spuntano da sotto la Camaro.
- Jacob, ti devo parlare.
Forse passa solo un secondo, poi sta già fissando un paio d'occhi in cui si è specchiato tante volte, ritrovando spesso le stesse paure e gioie. Sono cresciuti insieme, lui e Jacob, si conoscono meglio di chiunque altro alla riserva.
Certe volte, Embry ha la sensazione di poter leggere nella sua mente anche quando non sono lupi. Il problema è che anche l'altro sembra farlo con lui, quindi ora lo sguardo del suo amico è già consapevole che è roba seria quella che stanno per affrontare.
- Ti ascolto.
Sapeva che non sarebbe stato facile, cazzo se lo sapeva, ma non si aspettava che gli sarebbero mancate le parole sin da subito. Si ritrova a passarsi le mani nei capelli, abbassando momentaneamente lo sguardo.
Il lupo, dentro di lui, in quegli altri occhi scuri ci vede il suo Alpha, qualcosa che va al di là dell' umana comprensione... qualcosa che non puoi far finta che non esista.
- Stai bene?
Cazzo, se fa così gli rende tutto ancora più difficile. Perchè deve sempre preoccuparsi per lui?
- La risposta è sì e no insieme.
Sono alti uguali, hanno la stessa età, si somigliano nei tratti indigeni, hanno capelli e occhi scuri, forse lui è un pò meno massiccio, ma non meno forte e veloce. Se le sono date sempre per gioco, sin da bambini, ma non sono mai andati oltre.
Embry sa per certo che qualsiasi cosa dovesse accadere, non arriverebbero mai a scontrarsi sul serio. Non ha mai neanche pensato che possa accadere, quindi sta cercando le giuste parole per spiegare al suo migliore amico, nonchè Alpha, che per un pò ha bisogno di sganciarsi da quella che è stata la sua vita sinora.
Non sta pensando di abbandonare il branco, nè la riserva... solo che ha bisogno di una pausa dal suo alter ego peloso.
- Il fatto è... che ho bisogno di spazio.
Jacob ha la faccia di chi si aspettava che sarebbe accaduto, più prima che poi, perciò sa che non ci saranno giri di parole inutili tra di loro.
- Potrei chiederti perchè hai deciso di dirmelo proprio ora, che cosa è cambiato da una settimana fa, per esempio, ma ho come l'impressione che non me lo dirai, giusto?
Lui annuisce, sentendosi come qualcuno che sta facendo un'enorme cazzata, ma che però è anche consapevole di doverla fare comunque, perchè è più forte il bisogno di fare chiarezza dentro di lui.
- Giusto. Ora non me la sento, amico. Le cose non funzionavano già da un pò... e tu l'hai capito meglio di chiunque altro. Ma questo non vuol dire che...
- Che ci stai scaricando.
Annuisce ancora Embry, ma non è sollevato dal fatto che Jacob sembra davvero capire, anzi. Vorrebbe potersi già rimangiare quello che ha appena detto, perchè si sente spaccato a metà e non è affatto una bella sensazione.
Tiene duro, però, perchè spera possa esserci una ricompensa adeguata per l'enorme sacrificio che sta compiendo.
- Sì, è così. Ho solo bisogno di capire alcune cose... da solo.
Stavolta è Jacob ad annuire, mentre i suoi occhi per un attimo si incupiscono. Embry sa che è tornato indietro nel tempo, a quando è stato lui a lasciare il branco per combattere i suoi demoni, per cercare di tornare più forte di prima.
- Okay, Embry. Parlerò io agli altri, gli dirò che è un momento no per te e che quindi ci risparmieremo di stare male tutti inutilmente un'altra volta. Mi sembra che in passato il branco abbia già subito abbastanza paranoie per colpa mia e di Leah.
Adesso ghigna Jacob, nascondendo dietro a quella battuta il dispiacere e l' amarezza che comunque sta provando. Lo ha sicuramente ferito chiedendogli di capirlo senza però dargli la possibilità di aiutarlo.
Vorrebbe abbracciarlo e dirgli che senza di lui il suo mondo sarebbe sicuramente un posto peggiore, ma forse non ne ha bisogno, perchè riceve uno spintone bello forte insieme ad una minaccia che ha il sapore di quella fratellanza che cerca sempre di superare ogni ostacolo posto sul loro cammino.
- Vedi di non piantarmi qui da solo troppo spesso, però, perchè allora sì che mi incazzo sul serio, capito?
Sente che gli sbuca fuori un sorriso cazzuto e ricambia lo spintone.
- Allora lo sai che valgo molto più di te come meccanico!
- Se, continua pure a raccontarti questa favola da solo.
Glielo dice mentre si rituffa con il carrellino sotto la Camaro, lasciando in vista nuovamente solo i piedi. Riprende a trafficare con la trasmissione, dandogli l'impressione che stia iniziando una settimana come tante altre.
Ma Embry sa che aver ricevuto quel momentaneo benestare da Jacob non gli renderà le cose più semplici, perchè porsi al di fuori del branco è comunque qualcosa che spezzerà degli equilibri ormai consolidati, costringendo tutti loro a ricercarne di nuovi.
Non ha potuto fare diversamente, però. L'inquietudine crescente dell'ultimo anno, ieri è esplosa nella maniera più... impensabile per lui.
Samantha.
In quel nome è racchiuso il mistero di quello che gli sta succedendo.
Si infila la tuta da lavoro, controlla di avere tutti gli attrezzi necessari e comincia a smontare il carburatore di quella moto su cui sta lavorando da sabato mattina.
Anche quello gli sembra un tempo lontanissimo, perchè di mezzo c'è sempre lei, Samantha.
Dopo che si sono salutati, non è tornato alla riserva, si è fermato lungo la strada panoramica ed è rimasto in ascolto di se stesso come non aveva mai fatto prima.
E' giunto alla conclusione di essere quasi certo che non possa essere stato il suo imprinting, perchè non ha sentito cambiare la forza di gravità che lo tiene ancorato al suolo, nè è stato intrappolato da funi d'acciaio, nè attirato da  calamite giganti quanto uno dei due poli.
Però.... non è riuscito nemmeno ad aspettare di vedere se lei lo avrebbe richiamato o meno. Anzi, non può mentire a se stesso, si è accontentato di restare a guardarla studiare pur di racimolare una specie di primo appuntamento immediato.
Ha passato quattro ore seduto ad un tavolo piccolo e scomodo, sorseggiando caffè annacquato in religioso silenzio.
Eppure è stata la cosa più naturale del mondo, non si è mai sentito meglio di così, in contemplazione di una ragazza conosciuta solo qualche ora prima.
La cosa pazzesca è che anche lei ha dato segno di provare la stessa cosa, di sentirsi completamente a suo agio sotto il suo sguardo, come se fossero stati abituati da sempre a condividere il loro tempo così.
Come una coppia affiatata e collaudata.
Gli scappa di mano la chiave con cui sta stringendo dei bulloni, tagliandosi, e impreca come uno scaricatore di porto a cui è appena stata revocata una licenza. Jacob attacca a recitare una specie di preghiera facendo finta di intercedere per lui con gli spiriti dei loro antenati, e ad Embry pare che nulla sia cambiato.
E' su un'altalena impazzita, su delle montagne russe fuori controllo, un attimo prima è tra le nuvole, l'attimo dopo con i piedi per terra.
Che cazzo gli sta succedendo?
Deve capire, è per quello che ha deciso di prendersi del tempo, di allontanarsi dal lupo. Spera che non trasformandosi possa capire meglio cosa si agita in lui.
Sono gli istinti del lupo? E' un cazzo di imprinting anomalo quello che ha avuto ieri in quell'ascensore?
O è lui, Embry, che in circostanze particolari ha preso una botta da paura per una tipa che diversamente non avrebbe nemmeno guardato per più di due secondi?
E' incasinato da morire, ma non pensa minimamente di volerlo far sapere a qualcuno.
Nemmeno a Jacob, perchè sa che potrebbe aiutarlo a fare chiarezza, ma nello stesso tempo non gli risparmierebbe la trafila da cui sono passati anche gli altri. La condivisione del branco è totale, tutti avrebbero accesso ai suoi dubbi, ma anche a quelle emozioni che gli fanno attorcigliare lo stomaco nel momento in cui pensa a Samantha.
Merda, l'ha guardata mordicchiare quella matita per tutta la sera, ma non ha pensato per una volta di voler prendere il suo posto tra quelle labbra... no, cazzo, lui ha pensato che sarebbe potuto rimanere per sempre a guardarla mentre lo faceva!
E non può pensare di farlo sapere agli altri, proprio non può.
Non è questione di reputazione, nè di altre cazzate da macho... è che mette in discussione tutto ciò da cui ha sempre voluto prendere le distanze. Perchè l'amore è solo una grande fregatura: è come camminare sul filo del rasoio, sapendo che sarà qualcun'altro a poter decidere di farti a pezzi.
Lui è cresciuto con gli occhi sempre troppo tristi di sua madre, con i suoi silenzi pieni di parole assordanti, con il suo ammazzarsi di fatica perchè il suo errore non poteva essere lì a darle una mano per crescere suo figlio.
E non vuole finire così, non può pensare di dare ad un'altra persona così tanto potere su di lui. Ma non vuole nemmeno arrivare ad averne lui, non vuole assumersi il rischio di illudere una ragazza.
Non una ragazza... Samantha.
Embry continua a pensare che non avere il controllo sulle proprie emozioni sia terribile, per questo ha una paura tremenda che quella... cosa con lei possa portare entrambi alla rovina.
Deve mettere dei paletti sin da subito, non deve farlo diventare un gioco al massacro.
Quella mattina lavora e pensa quasi nella stessa maniera, con foga e in maniera sconclusionata. In tre ore ha montato e rimontato quel carburatore almeno quattro volte, senza mai raggiungere la soluzione del problema.
Poi il cellulare gli vibra e lui si precipita ad estrarlo, quasi strappa la cerniera della tuta per raggiungere la tasca dei jeans.
"Ci ho pensato. A lungo. Posso offrirti un'altra serata come quella di ieri. Caffè pessimo e io che studio. L'esame di domani è molto importante per me. Fammi sapere per tempo. Ciao, Sam".
Gli esplode un fuoco d'artificio in testa nel leggere quel messaggio. Ne ha ricevuti altri molto più bollenti ed invitanti, ma nessuno gli ha fatto quell'effetto immediato.
Non va affatto bene
Lo sa, se lo ripete altre mille volte, ma non riesce a smettere di pensare che potrebbe rivederla già quella sera.
Rilegge il messaggio e gli sembra di sentire la stessa preoccupazione, la sua stessa incertezza, nel modo in cui Sam ha composto quel messaggio. Tra le righe sembra quasi chiedergli "ma che cosa mi hai fatto?".
Non hanno avuto il coraggio di dirsi niente, ma hanno capito tutti e due che tra di loro potrebbero essere scintille. Anzi un incendio, no un'esplosione nucleare... di più, la fine del mondo!
Che cazzo deve fare, adesso?
- Embry, verresti qua sotto? Questa cosa la devi vedere! E' l'apoteosi della meccanica applicata...
La voce di Jacob lo strappa da quel caos di pensieri che gli stanno mandando in acqua il cervello e ne è sollevato.
- Stringo un paio di bulloni e arrivo.
Così ripone il cellulare in tasca e rimanda a dopo qualsiasi decisione.



XXXXXXXXXXXXXX



- Saaaammm! Puoi venire un attimo?

L'urlo arriva dal bagno, dove July, una delle due ragazze con cui condivide la stanza, si sta asciugando i capelli. La distrae dall'esame minuzioso che sta compiendo sul suo stesso viso, a caccia di un segnale, uno qualsiasi, che l'aiuti a capire se sta impazzendo veramente.
Raggiunge il bagno e si ferma sulla soglia.
- Che c'è?
L'amica spegne il phon e si volta verso di lei. Nel momento in cui le sue sopracciglia formano due archi, Sam sa che i prossimi cinque minuti saranno spesi nel tentativo di dissimulare la sua agitazione.
Non dovrebbe esserle difficile, dal momento che lei studia psicologia e July economia, emozioni e numeri viaggiano su due binari ben distinti, ma la ragazza di fronte a lei ha un sesto senso che la renderà sicuramente ricca una volta laureata.
- Ah, allora esci anche stasera!
- Mi hai chiamato per questo? Volevi sapere i miei programmi per la serata?
Le sembra già di giocare in difesa, non va affatto bene.
- No, volevo chiederti di darmi una mano, poi ho visto che ti sei cambiata e allora...
Nel frattempo lei l'ha raggiunta e si è fatta passare spazzola e phon. E' attraverso lo specchio che si guardano ora, o meglio che lei cerca di apparire "normale" agli occhi curiosi che incrocia.
- Non esco, vado a studiare come ieri sera da Benny.
- Solo tu riesci a studiare in quel posto, c'è una puzza di fritto... e poi le cameriere sono due vecchie arpie! 
Ieri le ha notate meno del solito, il suo campo visivo era ristretto su di un unico soggetto... Embry.
Sam vede riflesso nello specchio l'effetto che le fa solo pensare a lui, ed è qualcosa che non le piace proprio per niente.
Non ha dormito nemmeno un minuto, stanotte, e poi ha passato una mattinata anche peggiore. Non ha fatto altro che rincorrere pensieri caotici, invece di studiare.
Poi si è arresa è ha mandato quel messaggio che le ha inflitto una pugnalata ad ogni parola scritta. Solo così è riuscita a reimpossesarsi delle sue facoltà intellettive e ad aprire finalmente il libro di neuropsicologia.
- Ahia! Qualsiasi sia il tuo problema, puoi evitare di farlo scontare ai miei capelli?
Brava, Sam, continua così e nel giro di due minuti ti ritrovi a spiattellarle tutto!
- Scusami, sai che prima di un esame sono sempre nervosa.
July la soppesa con lo sguardo, ma lei ha ripreso a pettinarla, abbassando il suo.
- Non è che tuo fratello si è fatto vivo di nuovo? Me lo diresti, Sam, vero?
Come sempre c'è quella fitta dolorosa che la colpisce a tradimento, perchè ogni volta pensa che non dovrebbe più soffrire così. Peter viaggia ormai da troppo tempo su una strada diversa dalla sua, eppure non riesce a farsene una ragione.
Il corso di laurea che ha intrapreso ne è la prova più lampante, lo ha scelto per cercare delle risposte che potessero aiutarla a convivere con le scelte fatte da entrambi.
- No... cioè sì, te lo direi, ma no, non si è fatto vivo.
L'amica le sorride in una maniera che la fa sentire a disagio, perchè non vorrebbe avere segreti con lei. Però non vuole parlarle di Embry, è qualcosa che ancora non sa nemmeno lei che cos'è. 
Sa solo che non riesce a smettere di pensarci.
- Domani, allora, festeggiamo come sempre dopo il tuo esame?
Le sue mani viaggiano in automatico, arrotolando e poi stirando i lunghi capelli biondi dell'amica, mentre i suoi pensieri rincorrono un paio di profondi occhi scuri.
C'era qualcosa in quello sguardo...
Non ha più una testa da pettinare, July si è voltata verso di lei, sicuramente con il suo sesto senso in modalità amplificata.
- Sam, mi dici che cos'hai? Così mi fai preoccupare. Davvero, di solito stai così solo quando...
Non finisce la frase perchè non c'è n'è bisogno. Sono diventate amiche nello stesso momento in cui hanno cercato di ottenere lo stesso posto in quella stanza, l'ultimo rimasto libero nel campus. Così hanno unito le forze, e hanno convinto Pauline, l'altra loro amica, che stringendosi un pò ci sarebbe stato un terzo letto.
- Ieri mi è successa una cosa... strana.
Si arrende, lasciandosi cadere sullo sgabello vicino alla doccia, impugnando il phon e la spazzola come se fosse una guerriera domestica pronta a respingere qualche nemico.
- Strana?
L'eco dei suoi pensieri si riversa nel tono di voce perplesso della sua migliore amica.
- Ho conosciuto un ragazzo.
Vede l'amica tirare un sospiro di sollievo, ma prima che possa dire qualcosa, prosegue lei.
- Si chiama Embry e ha diciannove anni.
- Porca puttana! Diciannove?
Sam annuisce e arrossisce, non ne può fare a meno.
- Lo so, lo so, è pazzesco.
July ha un anno più di lei e tende a farsi delle paranoie se già il ragazzo ha la sua stessa età... sono d'accordo anche su quello, mai ragazzi più giovani di loro!
- Ci sei andata a letto?
A quella domanda, Sam balza in piedi.
- No, certo che no!
Ma non perchè non ci abbia pensato, anzi, ma proprio perchè è... Embry!
Certo, ha capito benissimo che tra di loro potrebbero essere scintille, e anche di più, ma non è quello che ha pensato di volere da lui... almeno, non prima di aver avuto ben altro.
Baci appassionati, lunghe passeggiate mano nella mano, fughe in motocicletta in luoghi sconosciuti...
Si risiede sullo sgabello, incredula per quello che ha pensato.
- E allora, cosa ti ha fatto per ridurti in questo stato?
Guarda July, che la riguarda un pò incuriosita e un pò maliziosa.
- Pur di restare in mia compagnia... è rimasto a guardarmi studiare per quasi quattro ore filate... da Benny, ieri sera...
- Oh, porca puttana! Ma che cos'è una specie di stalker in erba?
Sam scuote la testa davanti all'espressione un pò più preoccupata dell'amica.
- No, non hai capito. Me lo ha chiesto e io ho accettato.
- Tu hai accettato? Sam, ma che ti dice il cervello? A me non sembra una roba normale...
Lo sapeva che sarebbe finita così. Non c'è un modo per spiegare quello che è successo ieri, almeno non un modo comprensibile agli altri.
Non trova le parole per dire alla sua amica che stare lì da Benny, sentire lo sguardo di Embry su di lei... bè le è sembrato... naturale! Come... come se lo avessero sempre fatto!
Ha sentito ogni secondo la sua presenza avvolgerla come una coperta calda in una giornata di gelido inverno.
Cristo Santo, deve essere impazzita, non c'è altra spiegazione!
- E stasera, allora, ripetete... l'esperienza?
Il tono di voce di July ora è scettico, brusco.
Potrebbe negare, ma conoscendola se la vedrebbe piombare da Benny per controllare, ed è l'ultima cosa che vuole.
- Sì. Ma stasera penso che ci parleremo anche.
Cerca di farla sembrare una battuta, ma non ottiene l'effetto desiderato.
- Sam, non è da te una cosa del genere.
Che lei non lo sa? E' sempre stata a suo agio nel nomignolo Samantha-piediperterra-Preston. La razionalità è l'unica cosa che l'aiuta ad arginare il passato, quel buco profondo in cui Peter potrebbe trascinarla di nuovo.
Per una che studia la mente e i comportamenti umani, dovrebbe essere un gioco da ragazzi capire cosa le sta succedendo. Peccato, che come dice sempre il loro professore di sociologia, nessuno può essere paziente di se stesso.
- So anche questo, July. Potresti dirmi, invece, qualcosa che non so?
La vede incrociare le braccia e assumere un'aria truce.
- Devi lasciar perdere, subito. Da quando ti conosco, quella faccia non te l'ho mai vista per nessuno, nemmeno per David, il che è tutto dire. E poi, il mio sesto senso mi dice che la parola "disastro" campeggia su questa storia come un cartellone luminoso nel centro di New York.
Sa anche questo, in realtà, lo sta solo ignorando, spinta dalla stessa forza che l'ha fatta salire sulla moto di Embry. Però è scocciata di sentirselo sbattere in faccia così dalla sua amica.
- Okay. Vado e glielo dico di persona. "E' stato bello conoscerti, ma non se ne fa niente. Sei troppo giovane per me, baby!"
Si alza, ma due mani decise la respingono giù.
- Sam, stammi a sentire. Probabilmente stiamo dando a questa conversazione più importanza di quanta ne dovrebbe avere, ma tu hai davvero una faccia che io non ti ho mai visto. Sembri una che si è svegliata dopo un'esplosione nucleare, scoprendo che il mondo non è più lo stesso di prima! Forse l'hai avuta in passato, ma io non c'ero a vederla, quindi mi fa preoccupare per come ti conosco. Dammi pure della paranoica, mi sta bene.  Mi prendi sempre in giro sul mio sesto senso, dicendomi che per una che studia economia è un dono sprecato, però quante volte ci ho azzeccato?
Hanno tutte e tre un soprannome, nato dalla sbronza di un dopo-esame e che poi è rimasto come un marchio di fabbrica. Quello della ragazza bionda che la fissa è July-viprediceilfuturo-Stuart. Poi c'è Pauline-testatralenuvole-Deverton. Un trio davvero ben assortito il loro.
- Abbastanza volte da rendere giusto come ti chiamiamo.
La lascia andare, prendendole di mano spazzola e phon.
- Okay, Samantha-piediperterra-Preston ora mi sento di aver fatto il mio dovere di amica che si preoccupa per te, fino in fondo. Portati il cellulare, perchè vale la regola che esci con uno sconosciuto da sola, quindi mandami un paio di messaggi giusto per tranquillizzarmi. Grazie e buona serata.
July è fatta così, rapida, decisa, ma non indolore. D'altronde l'amicizia è dirsi anche cose scomode, e loro si ritengono migliori amiche, quindi sono molto "grandi" a volte le cose scomode che si dicono e che si sono dette anche in passato.
- Va bene, capo.
Le fa un saluto militare che strappa un sorriso a tutte e due, stemperando un pò la serietà di quel momento.
Sam torna di là, a guardarsi nello specchio, ma questa volta lo fa per capire se è in ordine, ormai è arrivato il momento di uscire. Con Embry si sono dati appuntamento verso le sette e non vuole arrivare in ritardo.
Si dice che lo fa perchè la puntualità fa parte di lei, ma sa che è l'ennesima bugia.
Non vede l'ora di scoprire se rivederlo le farà lo stesso effetto di ieri.



XXXXXXXXXXXXXX



Quando parcheggia la moto, lo sguardo vola alla vetrina dall'altra parte della strada, sopra la quale campeggia la scritta "da Benny" tutta illuminata di rosso, tranne la e, che lampeggia solo ogni tanto.
Si sfila il casco e per un attimo rimane così, come uno che non sa se andare o restare.
Non riesce a vedere il tavolo che vorrebbe, perchè è nella parte di locale che è nascosta dietro l'alto bancone. Gli ha spiegato che si mette sempre lì perchè la vista della strada la distrae, si perderebbe ad osservare i passanti, cercando di indovinare il loro stato d'animo cogliendo solo pochi particolari.
E' una sua mania quella di osservare la gente, gliel'ha detto arrossendo, e lui ha pensato che scoprire tutto di lei potrebbe diventare la sua.
Dopo qualche altro scambio di battute ha tirato fuori i suoi libri, un bel pò a dire il vero, e si è messa a consultarli prendendo appunti.
Lui all'inizio ha tirato fuori il cellulare, un pò ha giocato, un pò ha visitato i siti di moto che frequenta di solito, poi si è arreso e ha cominciato a fissarla spudoratamente.
Era quella l'unica cosa che aveva voglia di fare, e l'aveva fatta. Senza "se" e senza "ma".
Oggi, non ha fatto altro che pensare ai "se" e ai "ma"...
E se non gli farà lo stesso effetto rivederla?
E se non si presenterà all'appuntamento?
E se a lui farà lo stesso effetto rivederla, ma a lei no?
Una catena infinita, un bombardamento che lo ha quasi sfinito, rendendolo silenzioso e cupo. Jacob lo ha lasciato nel suo brodo, anche se Embry ha sentito il suo sguardo sondarlo a più riprese, costringendolo a volte a distogliere il suo.
Alla fine scende dalla moto, da un'ultima occhiata lungo la strada semideserta e poi la attraversa deciso.
Il campanello sulla porta emette un suono stridulo, attirando subito l'attenzione della cameriera che sta passando lo straccio sul bancone. Gli sembra che lo riconosca, perchè accenna un breve saluto con la testa.
C'è una coppia seduta alla sua destra, lei lo guarda un pò indecisa, il ragazzo invece guarda fuori dalla vetrina, probabilmente per capire che tipo di motociclista sia.
Molti lo fanno un tipo da Harley, magari anche in cerca di guai, mentre a lui piacciono le moto da strada, veloci e scattanti. Jacob ha provato più volte a convertirlo alle HD, ma lui non ci sente.
Supera la coppia, e nonostante il locale non sia così grande, gli sembra di non arrivare mai al punto in cui potrà vedere quel benedetto tavolo.
Il campanello alle sue spalle suona ancora, qualcuno è entrato subito dopo di lui. Non ha bisogno di chiedersi chi sia, perchè gli si accappona la pelle della nuca, proprio come quando è un lupo gli si rizza il pelo.
Ma non è in pericolo... almeno, non ancora.
Si volta e lei è lì, un paio di jeans, un maglioncino bianco, scarpe da tennis e la sacca dei libri a tracolla. Ha i capelli legati, il viso privo di trucco, un sorriso appena accennato.
E poi ci sono gli occhi... cazzo, quelli gli annodano le budella come se fossero corde elastiche.
Adesso è in pericolo.
- Ciao... pensavo di essere in ritardo... ma vedo che sei appena arrivato anche tu.
Adesso che ha parlato si accorge del suo lieve affanno, e gli occhi viaggiano da soli più in basso, per sfiorare momentaneamente una parte ben specifica del corpo minuto che ha davanti, seguendo il su è giù di quell'invitante rigonfiamento.
Poi si risollevano e si perdono nuovamente in quell'azzurro che a lui pare di una sfumatura mai vista prima.
Cazzo, sembra la brutta copia del protagonista di uno di quei romanzi rosa che sua madre abbandona ancora in bagno e che lui ha sbirciato a caccia di indizi quando ha smesso di pensare che l'unica cosa  buona che potevi fare con le bambine era tirargli le trecce.
- Sì, c'era abbastanza traffico.
C'è traffico anche nei suoi pensieri, uno sbattere di "cazzo quanto è bella", "devo stare calmo", "deve essere solo mia" e tanti altri che lo spaventano sempre di più.
- Seattle di lunedì è ben diversa dalla domenica, in effetti.
Lei invece è identica, come è identico l'effetto che gli fa.
Fottutamente, fottuto.
- Tu no, invece. Sei bella uguale.
Non c'è nessun filtro tra il suo cervello e la sua bocca, non quando lei è nel raggio di qualche metro da lui, deve iniziare a farci i conti con questa cosa. La fa arrossire, e pensa che una ragazza a ventitrè anni non può essere certo così innocente, ma poi pensa che anche lui non dovrebbe avere le budella attorcigliate in quel modo, quindi sono pari.
- Ci sediamo?
Sì, ecco una cosa intelligente da dire, così si fa da parte e la lascia passare. Non è cavalleria la sua, ma solo la scusa per guardarle il culo. Anche fasciato dai jeans è uno spettacolo che lo fa deglutire a vuoto.
Ora si riconosce e si rilassa un pò, mentre compie qualche piccola contorsione per infilarsi tra il tavolo e il sedile. Samantha, invece, scivola ovviamente senza problemi su quello opposto.
- Ti capita spesso?
Il rossore è scomparso dalle sue guance, lasciando il posto ad un'espressione più divertita. Certo, le sue manovre non sono passate inosservate.
- Se ne vanno ore di prove con questa tua affermazione, lo sai?
Le strappa una risata sincera e per non farle vedere quanto è compiaciuto della cosa, si tuffa nella lettura del menù trovato sul tavolo.
- Scusa, non volevo prenderti in giro. Anzi, ad essere sincera, la gestisci molto bene la tua altezza. Ci sono ragazzi che sono molto più goffi ed impacciati. Può diventare un vero complesso, a volte.
Lui tira fuori solo gli occhi dal menù e la guarda.
- Sono tornato ad essere una cavia?
Scuote la testa e ride ancora.
- No, stasera solo teoria.
Batte una mano sulla sacca appoggiata di fianco a lei, e lui vorrebbe averla ancora tra le sue, piccola e morbida come l'ha sentita quando gliel'ha stretta.
- Ragazzi. Cosa vi porto?
La cameriera si è avvicinata, ma lui non se ne è nemmeno reso conto.
- Salve. Io prendo un tramezzino al tonno e una bottiglietta d'acqua naturale.
Lui un pò si vergogna, ma stasera ha la fame dei giorni lavorativi, quindi...
- Salve, a me porta un maxi doppiochesburger con del bacon a parte e delle patatine. Da bere della coca. Dopo, mi porta anche una fetta della torta del giorno.
La cameriera ha annotato tutto diligentemente e sta per andarsene.
- Mi scusi... mentre aspettiamo, potrebbe portare dei nachos con formaggio? Grazie.
Un grugnito di assenso è tutto quello che ottiene in cambio, ma tanto non è che gliene importi molto, non è certo lì per il servizio che offre il locale.
- Vedo che sei a dieta.
Lui si sta giusto togliendo il giubbotto e lo sguardo di lei passa dal divertito all'imbarazzato... ovviamente con una buona dose anche di apprezzamento.
- Non credo di dovermene preoccupare, tu che dici?
Flirtare è un gioco che lui sa condurre molto bene, si sente su un terreno più saldo.
- Direi che è innegabile.
Non è preparato a ritrovarsi quegli occhi piantati nei suoi, sinceri e sicuri nell'esprimere quel complimento. Forse è un gioco che lei sa condurre meglio, tra rossori e sguardi diretti. Un'alternanza che lo proietta verso di lei, anche fisicamente dal momento che si è sporto sul tavolo.
- Tu, invece, perchè mangi così poco?
- Perchè le ragazze non si abbuffano, almeno non fuori casa ... preferiscono ammazzarsi di schifezze nella loro stanza, dove nessuno le può vedere e criticare!
La risposta è divertente, ma qualcosa stona nei suoi occhi. Embry lo coglie distintamente, come se avesse un radar puntato solo sulle sue frequenze.
- Che genere di schifezze?
- Oh, bè... pop-corn, marshmallow, cioccolato, patatine... ma anche fette di pizza con doppia mozzarella e peperoni o pancakes annaffiati con sciroppo d'acero... credo di aver reso abbastanza l'idea.
Scuote le spalle e si ravvia una ciocca di capelli che non c'è, forse compiendo un gesto che le è abituale quando li ha sciolti.
- Il cibo ti rende nervosa?
Lei piega la testa di lato e sfodera una smorfia ironica.
- Ehi, guarda che sono io la psicologa qui!
Lui ride, ma non la molla con lo sguardo. Vorrebbe già conoscere tutto di lei, non vorrebbe dover attendere le sue risposte per capire cosa sia quell'ombra che è passata nei suoi occhi.
- Scusa, sono troppo diretto, mia madre me lo dice sempre.
- La mia dice che sono troppo grassa, invece.
Cerca di non reagire al lampo di dolore che ha accompagnato quella risposta, perchè altrimenti si ritroverebbe a saltare il tavolo per sedersi al suo fianco ed abbracciarla.
- Non per i miei gusti.
Eccola che torna ad arrossire, spostando lo sguardo sul bancone.
- Bè, magari allora potrei mangiare anch'io una fetta di quella torta...
- Ottima idea, le cose più belle si fanno sempre in compagnia.
Samantha torna a guardarlo e lui immagina una serie di "cose" da fare in ordine sparso, perchè tanto con lei vorrebbe provarle tutte.
Per esempio... intingere dei biscotti in una tazza di latte freddo, a letto completamente nudi e dopo aver fatto l'amore per tutta la notte.
- Ma come ci riesci?
Questa volta non capisce subito che cosa intenda e la cosa lo irrita, anzi si incazza con se stesso perchè non può lasciarle già così tanto spazio nelle sue emozioni.
- A fare che cosa?
- A farmi l'effetto che mi fai ogni volta che mi guardi e che mi parli.
Per un attimo si ritrova a trattenere il fiato, poi lo butta fuori insieme alla verità.
- Avevo in mente di chiederti la stessa cosa, stavo solo cercando di fare un pò di conversazione prima, più che altro per non dover ammettere che mia madre ha ragione su di me.
Nel successivo minuto si fissano in silenzio, c'è la reciproca convinzione di essersi scoperti troppo, ma rimangiarsi le parole è impossibile. Sono saliti di un altro gradino ancora in quella storia, volenti o nolenti.
Un oggetto che plana sul tavolo con un colpo secco li riporta al presente e alla cameriera dai modi bruschi. Dopo il piatto con i nachos, scarica il bere, poi i bicchieri e per ultimo un portatovaglioli.
- Il resto arriva tra un pò.
Non fanno in tempo a dire niente, che lei si è già smaterializzata.
- Finirò con l' innamorarmi di lei.
E' lui a spezzare il silenzio con quella battuta, seguito da lei che scoppia a ridere.
Esorcizzano così la paura che hanno provato dopo essersi scambiati quella verità scomoda ed inopportuna.
- Io lo sono già, è per questo che vengo sempre qui.
Si rilassano con quella ridarella scema, poi cercano di recuperare argomenti più neutri, fingendo che non ci sia stata la parentesi "confidenze" di poco prima.
- Allora, sei pronta per l'esame di domani?
Lui attacca a mangiare i nachos, lei si serve dell'acqua.
- Direi di sì. Ancora qualche ora di ripasso e domani A+ non me lo toglie nessuno.
- A+? Sei una secchiona, allora!
- Sì, lo ammetto. Il voto peggiore che ho preso è una B+, ma solo perchè ho dato l'esame con quasi trentanove di febbre.
- Io con trentanove di febbre minimo ci attaccavo due settimane d'assenza...
Lo osserva, sembra tentennare, poi si lancia.
- A dire il vero sembra che tu abbia un febbrone perenne... la tua pelle scotta, sul serio.
Annuisce, come a sottolineare che è vero, non sta esagerando.
Lui cerca di non irrigidirsi, sa che prima o poi deve rispondere anche di quello... così scuote le spalle e intinge un altro nachos nel formaggio fuso.
- Roba da indiani, dovrei raccontarti di alcune nostre leggende... ma così ti esporrei all'ira dei nostri spiriti guerrieri, sai loro sono ancora un pò incazzati con voi visi pallidi.
E' una mezza verità che la fa ridere ancora, anche se capisce dal suo sguardo che si accontenta di quella battuta solo momentaneamente, l'argomento tornerà fuori in futuro.
In futuro.
Un'altra parola che inizia con la "f" e che va di pari passo con fottuto.
Essere lì con lei, sa già che domani gli costerà caro con gli altri.
Hai trovato quella che sta per metterti il guinzaglio, eh, Embry?
Il tuo momento "no" è perchè hai trovato quella che vuole la fede al dito "prima" di aprire le gambe e non dopo?
L'imprinting è sempre un momento no, specie quando sei stato così coglione da dichiarare che è roba da "rammolliti"!
Non gli verrà risparmiato nulla, perchè in fondo è giusto così.
Se c'è una lezione che lui ha imparato bene, perchè ha avuto una buona insegnante, è che gli errori si pagano, sempre.
E lui, quindi, può permettersi di coinvolgere qualcuno nella sua incasinatissima vita?
In un futuro che non è mai riuscito ad immaginare, perchè ancora troppo legato alle ombre del suo passato?
Ma poi guarda negli occhi Samantha e si sente annegare in quell'azzurro, dove potrebbe dimenticarsi di tutto, tranne che di lei.


XXXXXXXXXXXXXX


Samantha ormai non ha più un indumento asciutto, ma la cosa non la scalfisce minimamente, non sente più nemmeno cadere la pioggia.
C'è un fuoco tutto intorno a lei, un calore che penetra in ogni sua fibra, incendiandola.
Ha perso la cognizione del tempo, come dello spazio... almeno di quello posto al di fuori delle braccia di Embry che la stringono a lui come se li volesse fondere in un corpo solo.
Non sa il momento esatto in cui è successo, l'attimo in cui entrambi hanno capito che non c'era più nulla da fare, nè da dire per impedire che le loro labbra si scontrassero in un cozzare di denti tanta è stata l'irruenza con cui lo hanno fatto.
Sa solo che quello è il suo primo, vero bacio, perchè tutti quelli che ci sono stati prima sono sbiaditi come le immagini di una vecchia fotografia.
E' tutto perfetto, l'incastro dei loro corpi, il modo in cui Embry le sostiene la testa preoccupandosi della loro differente altezza, come l'altra mano le stia accarezzando il fianco proprio nel punto dove lei è più sensibile, provocandole dei brividi di piacere che la fanno gemere e la spingono a ricercare un contatto ancora più profondo con lui.
Quando è successo l'irreparabile, lei è solo riuscita a trascinarlo nell'angolo più buio offerto dalla strada in cui si trova l'edificio dove abita all'interno del campus universitario, sperando che l'ora tarda potesse fare il resto in fatto di privacy.
Poi è stato come se fosse entrata in un'altra dimensione, dove l'unica cosa che contava era soddisfare il bisogno di sentirlo con tutti i suoi cinque sensi: tatto, gusto, olfatto, vista e udito.
Muscoli solidi, sapore di cioccolato, profumo di erba, occhi scuri, gemiti rochi.
Embry è tutto questo e ancora di più.
E' un incendio che divampa, minacciando di lasciare dietro di sè solo terra bruciata.
Ne è cosciente Samantha, ma la ragione non ha nulla a che fare con quel bacio, viaggia ad un livello più inconscio, tocca quelle che vengono chiamate "corde profonde".
Solo adesso è convinta di poter capire appieno quel modo di dire, ora che c'è qualcosa dentro di lei che vibra all'unisono con il cuore del ragazzo che la sta baciando come se non potesse farlo mai più.
Pensarlo è come pensare di non vedere più la luce di una nuova alba, e Samantha ne è terrorizzata.
Lo abbraccia ancora più forte, rendendosi conto che sta facendo la stessa cosa, lo bacia come se sapesse che non potrà farlo mai più.
Il suo passato non ha mai smesso di incombere sul suo futuro, proprio come se fosse un guardiano silenzioso ma sempre presente.
No, mentre assapora la fine di quel lunghissimo bacio, Samantha sa che Embry non si merita di essere trascinato nella sua vita.
E' solo un ragazzino.
Anche se a volte c'è qualcosa di antico che fa capolino nel suo sguardo, come se avesse dentro di sè una saggezza che prima o poi diventerà vera consapevolezza, e allora lo renderà lo splendido uomo che lei si immagina potrà essere.
Domani...
domani glielo dirà, troverà le parole giuste e lo farà, metterà fine a quella storia che non può portare ad altro, se non ad un disastro certo.






Note Autrice


Se avete la fortuna di avere una migliore amica degna di questa definizione, sapete che non potete nasconderle nulla, come lei a te. Inoltre, se ti capita qualcosa di eclatante e non vuoi proprio farglielo sapere, non devi nè sentirla nè vederla, altrimenti capisce che qualcosa non va anche solo per come le hai detto "ciao". Il problema è che se passa un giorno e non le hai detto nemmeno ciao (anche solo via sms), allora lo capisce lo stesso che qualcosa non va (ne approfitto, CIAO PATTY!).
Per questo, a mio avviso, Samantha e July possono avere la conversazione che avete letto sopra senza essere dotate di poteri paranormali! XD
Angst: un pò non guasta, a chilate non lo so gestire, quindi scelgo la via di mezzo e come vedete i due protagonisti sanno anche ridere, non devono sempre e per forza camminare sui carboni ardenti (bè, in teoria Embry potrebbe... XD).
Trama: scontata? Può essere, spero però di riuscire a personalizzarla, rendendo comunque interessante la lettura.
Recensioni: che me ne lasciate anche una piccola piccola?
Insicura? Bè, sì, l'approcio con i lupi prosegue, i danni non sono ancora scongiurati! XD

Se dovevo aggiungere qualcos'altro adesso l'ho dimenticato, al massimo ve lo dirò la prossima volta!
A presto.
Laura
  
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