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Autore: hunterd    25/09/2013    5 recensioni
La domenica è l'unico giorno della settimana che Embry si rifiuta di trascorrere alla riserva in compagnia dei suoi amici.
C'è troppo "amore" nell'aria per i suoi gusti, troppa gente dagli occhi languidi e dalle mani intrecciate.
Sente i confini della riserva sempre più stretti intorno a lui, come se in quell'ultimo anno si fosse rimpicciolita e lui fosse stato l'unico ad accorgersene.
Così, in sella alla sua moto, anche quella domenica se ne va in cerca di una meta che gli faccia dimenticare per un pò La Push e il lupo che c'è in lui, causa di una sofferenza mai superata.
Per Samantha, invece, quella è una domenica lavorativa come tante altre sull'ascensore panoramico dello Space Needle di Seattle.
Ancora non sa che qualcosa di molto "pericoloso" sta per entrare in quello spazio che considera un buon punto di "osservazione" per i suoi studi di psicologia.
Così, Embry sarà per lei la variante impazzita nello schema ripetitivo che è stata sino ad allora la sua vita.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Embry Call, Nuovo personaggio, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Salve gente,
c'è questa canzone dei Depeche Mode che continua ad ispirarmi, smuovendomi dal girone delle autrici pigre ... così, faccio pure una pazzia e mi butto nel mondo dei lupi!
Non ho mai scritto nulla su di loro, chiedo già scusa se non saprò delinearli al meglio delle loro potenzialità.
Ho scelto Embry perchè mi ha incuriosito la sua storia, immaginandomelo qualche anno dopo la fine di Breaking Dawn, alle prese con un passato sempre scomodo per lui.
Sicuramente sarà una long... mini, niente progetti in grande, quindi!
Ovviamente sentire qualche parere mi farebbe piacere, dato che critiche, consigli e quant'altro sono sempre ben accetti, nonchè preziosi.
Buona lettura.
Laura



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I’m coming for you
I need to feel your skin
I’m coming for you
To stop this crawling

I’m taking my place
By your side
I’m not leaving
Until I’m satisfied

There’s only one way to soothe my soul
There’s only one way to soothe my soul

Soothe my soul - Depeche Mode




PROLOGUE - UP AND DOWN



La domenica è l'unico giorno della settimana che Embry si rifiuta di trascorrere alla riserva in compagnia dei suoi amici.

C'è troppo "amore" nell'aria per i suoi gusti, troppa gente dagli occhi languidi e dalle mani intrecciate.
Troppi rammolliti, come non manca mai di apostrofare il resto del branco con quel sorriso strafottente mentre si infila il casco, e che più volte gli è valso minacce esplicite di morte non appena farà ritorno.
Ma lui non sembra affatto preoccuparsene, inforca gli occhiali da sole e in sella alla sua moto schizza via, certo che per quando tornerà, i suoi amici si saranno già dimenticati di quelle minacce grazie a tutte le moine che avranno ricevuto dalle rispettive fidanzate.
"Rammolliti" pensa ancora mentre la striscia d'asfalto davanti a lui si estende infinita, come in un viaggio da cui prima o poi non farà più ritorno.
Sì, perchè Embry sente i confini della riserva sempre più stretti intorno a lui, come se in quell'ultimo anno si fosse rimpicciolita e lui fosse stato l'unico ad accorgersene.
"Amico, tu hai bisogno di farti più che una scopata occasionale".
Jacob... anzi, Jake, come ormai tutti lo chiamano perchè lei ha avuto il potere di cambiare anche questo, non fa altro che ripeterglielo.
 "Hai bisogno di una ragazza fissa, di equilibrio, di stabilità...".
"Stronzate", ribatte lui a quello che era il suo migliore amico negli anni A.R., ossia avanti Renesme. Perchè adesso, in quelli D.R., ossia dopo Renesme, è solo un ammasso di carne tremolante tenuto al guinzaglio da quella che è diventata la sua unica ragione di vita.
"Stronzate, solo stronzate".
Sembra essere l'unico ad aver capito che l'imprinting, o l'amore, o qualsiasi cosa sia non fortifica l'animo, ma anzi spappola anche quel poco di cervello sano che il lupo ha lasciato in ognuno di loro.
C'è da dire che è l'unico a pensare che essere diventato metà bestia e metà uomo non sia stata quella grande figata che sembra a tutti gli altri.
Sono iniziati così i suoi "problemi", quelli che sua madre fa finta di non vedere ancora adesso.
"Embry, ti prego, quante volte ancora te lo dovrò ripetere che non mi ricordo del tuo vero padre?  Quante volte ancora mi dovrai rinfacciare il mio errore?"
Lui allora la pianta di insistere, perchè gli occhi lucidi di sua madre sono comunque peggio di qualsiasi altra sua paranoia.
"I tuoi errori, ma', mi hanno fatto diventare un fottuto lupo grande quanto casa nostra! E dato che solo un discendente della stirpe Quileute può diventarlo, allora scusa se passo la maggior parte del mio tempo a sentirmi come uno che ha il marchio dell'infamia addosso!"
Vorrebbe gridarglielo con la rabbia che lo invade ogni volta che pensa a quanto l'amore gli abbia incasinato la vita!
Il Jacob A.R., ne parlava con lui di quel "suo problema", nonostante l'imbarazzo, nonostante la paura di arrivare a scoprire che fosse vero... che loro erano davvero quasi fratelli.
Il Jacob D.R., invece, filosofeggia sul fatto che ormai sono "veri fratelli comunque", quindi nessuno pensa più a quella storia e dovrebbe farlo anche lui, dovrebbe passare oltre e "cercarsi una ragazza seria".
Ma lui non vuole cercarsi una ragazza, a lui sta bene avere ancora quella parte di cervello funzionante, solo che così non riesce ad andare oltre quella storia.
Quando i pensieri arrivano a quel punto, di solito è gia abbastanza lontano dalla riserva per poter iniziare a fingere di essere un'altra persona. Cioè, è sempre Embry Call, non può mica diventare davvero un altro, però può fare finta che il lupo non esista.
E' quella parte, in fondo, che si tira dietro i casini della riserva, eliminata lei, eliminati i problemi.
Se lo chiede spesso, come sarebbe non tornare più a La Push e non trasformarsi più. Potrebbe persino farsi crescere ancora i capelli, una volta li portava lunghi quanto gli pareva.
Quante cazzo di cose ha dovuto sacrificare per quella storia?
Troppe per i suoi gusti, troppe per non essere davvero tentato di non tornare più.
Impreca contro il mondo, Embry, mentre accelera per superare una station wagon con all'interno la classica famigliola, l'icona di una vita che lui disprezza profondamente.
Intorno a lui non parlano che di quello... tutti che sognano di costruirsene una propria, per avere dei mocciosi a cui tramandare quella cazzo di maledizione.
Impreca più forte e corre come un pazzo tra il traffico che si fa più intenso essendo arrivato alla periferia di Seattle, la sua meta per quella domenica.
Un bagno di folla è quello che gli ci vuole per diventare solo un ragazzo anonimo fra tanti altri.
Taglia la strada a qualche automobilista che lo manda all'inferno, senza sapere che lui è già lì. E' stato così fortunato che gli è stato fornito un biglietto di sola andata non appena è nato: finirci era solo questione di tempo,  non di decidere se ci sarebbe voluto andare o meno.


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Perchè ci è salito su quell'ascensore lo sa bene, ma quando si ferma improvvisamente Embry non sa perchè sia stato così stupido da prenderlo davvero.

- Porca puttana, se non è sfiga questa!
E' claustrofobico, quattordici lettere per dire che ha una paura fottuta di rimanere chiuso dentro in posti troppo piccoli.
L'unica a sapere di questa sua fobia è sua madre, l'ha scoperto quando era ancora piccolo e in seguito gli è bastato minacciarlo di rinchiuderlo nello sgabuzzino per ottenere tutta la sua cieca obbedienza.
Il branco non lo sa, invece, perchè almeno vivere a La Push qualche pregio ce l'ha, ossia avere quasi sempre come tetto un cielo infinito e come pareti i confini d'aria della riserva.
Le case, quelle non gli mettono ansia, a meno che non gli chiudano le porte delle stanze alle spalle... e lui sta sempre ben attento a far sì che non succeda.
Quindi, ora, ha un grandissimo problema.
Sono una testa di cazzo.
Lo pensa, ma non lo dice ad alta voce solo perchè l'unica altra persona presente in ascensore è una ragazza.
- Mi scusi... non c'è nulla di cui preoccuparsi, ci sono dei generatori ausiliari che ci permetteranno di riprendere a salire entro breve.
La suddetta ragazza, ha appuntata alla divisa una targhetta che la qualifica come Samantha Preston - SN Staff.
Lo sta guardando incerta, ma anche se il panico sta strisciando dentro di lui inesorabilmente, Embry capisce che è preoccupata per la sua stessa incolumità, non per lui.
Sono una testa di cazzo.
Se lo ridice perchè si è reso conto di essersi catapultato verso le porte dell'ascensore nel momento in cui si è fermato, imprecando e cercando di infilare le dita nella piccola fessura per forzarle ad aprirsi. Uno spettacolo decisamente inquietante data la sua stazza e la faccia incazzosa che deve avere in quel momento.
- La prego... mantenga la calma. Ci sono sistemi di controllo avanzati su questi ascensori che li rendono più che sicuri. C'è anche la possibilità di contattare la centrale operativa, vede? Ci daranno presto notizie.
Il dito indice di Samantha Preston - SN Staff, gli sta appunto indicando una cornetta rossa che spicca vistosa nel panello di controllo accanto a lei.
Sono una testa di cazzo.
Potrebbe farlo diventare un mantra per riprendere il controllo, anzi, lo fa.
Se lo ripete una decina di volte di fila, mentre si costringe ad allontanarsi dalle porte e a riportare le braccia lungo i fianchi, rilassando le spalle.
Samantha, grandi occhi azzurri e lunghi capelli castani, è decisamente più spaventata da lui, che non dalla situazione.
- Scusa... credo di essermi... ehm... fatto prendere la mano.
Se la sta facendo sotto, ma nello stesso tempo gli piomba addosso anche l'imbarazzo di essersi mostrato debole davanti ad una ragazza.
Debole, lui?
In automatico si erge in tutto il suo metro e novantatre di muscoli ben modellati per dimostrare alla ragazza che è stato proprio un attimo di tilt , niente di più.
Che poi, in realtà vorrebbe piangere come un bambino, ecco... ma cercherà di controllarsi, ripetendosi il suo mantra segreto.
Sono una testa di cazzo.
Sì, perchè solo così si spiega come abbia fatto a pensare di sfruttare quel biglietto omaggio vinto al tiro a segno del luna park in cui è finito nel suo girovagare per Seattle.
"Un'opportunità unica: salire sullo Space Needle per un giro solitario e gratuito!"
Ecco perchè c'era un sacco di gente che ci provava a buttare giù tutti quei barattoli, mentre lui l'ha fatto più per fare colpo sulla tipa dai capelli rossi che gestiva la bancarella.
Ovviamente ha vinto il biglietto, ma ha anche rimediato un appuntamento con la rossa per quella sera stessa.
Poi, nell'attesa, gli è venuta la pessima idea di provare ad andare sotto la torre. Ha guardato su e ha pensato "bè, che cavolo, non sarà peggio che buttarsi dalla scogliera di La Push".
Una fottuta prova di coraggio... ecco, forse, cosa l'ha spinto su quel maledetto ascensore!
Sono una testa di cazzo.
- Molti si spaventano, sa? Quella di rimanere bloccati con l'ascensore è una paura molto diffusa.
Sulla parola" paura" Samantha ha avuto un'esitazione, quasi l'imbarazzo di associarla ad un tipo grande e grosso come lui.
Embry raddrizza ulteriormente le spalle, proprio non può suscitare imbarazzo in una ragazza! Piuttosto si farebbe mordere da un vampiro!
- Puoi anche darmi del tu.
"Ecco, così si fa! Bravo Embry! Hai le gambe che ti tremano, ma sfoderi lo stesso tutto il tuo fascino".
Forse lei stava per ribattere qualcosa, magari accecata dal suo miglior sorriso "strappamutande", ma il telefono rosso inizia ad emettere un trillo potente e la vede aggrottare la fronte mentre tira su la cornetta.
- Sì? Qui è Samantha Preston.
La sente sfoderare un tono efficiente e sicuro, peccato che dopo qualche secondo la sua faccia prenda un'altra direzione. Quando si accorge che la sta osservando attentamente, infatti, compie un mezzo giro su stessa per nascondersi alla sua vista.
Lui, quasi in automatico le guarda il sedere e lo trova ben messo. La gonna che indossa, anzichè nasconderlo lo modella, stuzzicando ancora di più la sua fantasia.
Tanga o perizoma?
Per un attimo Embry si dimentica dove si trova e cosa sta succedendo, solo che il ritorno alla realtà è brusco, molto, molto brusco.
- Ehm... allora, sembrerebbe che l'ascensore non si è fermato per  mancanza di corrente... pare che ci sia stato un malfunzionamento.
E' la fine per lui.
- Come "pare"? Non ci sono i più avanzati sistemi di controllo su questo cazzo di ascensore?
Anche lui è stato brusco, molto, molto brusco nel rivolgersi a lei.
E' la paura a farlo parlare così, diversamente non si sognerebbe mai di spaventare una ragazza come sta facendo con Samantha.
L'ascensore non è molto grande, quindi lei si è schiacciata contro la parete pur di indietreggiare un paio di passi.
Embry si accorge così di essere avanzato, arrivando ad incombere su di lei come se la ritenesse personalmente responsabile per quella pessima notizia.
- Sì... è così. Ma pare... pare che ci sia stato un malfuzionamento nel sofwtare che gestisce appunto la sicurezza dei sistemi di controllo. Questo ha provocato l'arresto dell'ascensore e adesso... adesso non riescono più a farlo ripartire.
- Cazzo, cazzo, cazzo!
E' sboccato, lo sa, sua madre glielo dice da sempre. Ma lui non è che ci faccia molto caso, alla riserva nessuno si lamenta. Alle ragazze di solito un pò piace, fa da contorno alla sua aria da "duro", quella che sfodera insieme al giubbotto di pelle e agli occhiali scuri.
Ora, però, è frutto del terrore.
Deve uscire da quella scatola al più presto! Si sente soffocare e non è l'unica cosa tremenda che potrebbe succedergli...
Oh, no, potrebbe succedere che il lupo prenda il sopravvento... allora sì che sarebbero guai seri!
- Dovresti... dovresti cercare di respirare profondamente e mantenere la calma. I tecnici stanno lavorando al sofwtare e sono sicura che entro breve tutto si sistemerà.
Samantha è sempre più spiaccicata contro la parete, quasi sembra volersi fondere nell'acciaio che ha alle spalle, perchè lui...
Già, perchè lui le sta ancora addosso. E' uno scricciolo in confronto a lui, e non deve essere piacevole pensare che qualcuno ti potrebbe stritolare con una mano sola.
Sono una testa di cazzo.
- Okay... okay!
Espira con forza e fa due passi indietro, uscendo dallo spazio vitale della ragazza. Che non si rilassa per niente, è ancora chiusa in un ascensore con un ragazzo che deve apparirgli grande come una montagna e che, per giunta, da l'idea di non saper gestire affatto la propria aggressività.
Espira ancora più profondamente e cerca di sorridere. Non è sicuro del risultato, però almeno ci prova.
Alza le mani nel classico gesto che sembra dire "ehi, sono buono come il pane, stai tranquilla..." e la guarda dritta negli occhi.
- Scusami. Ho reagito male. Mi sa che... che... che...
Cazzo! Proprio non gli viene di dirlo!
C'è un guizzo di comprensione in quegli occhi azzurri e lui vorrebbe piangere. Di vergogna, ovviamente.
- Soffri di claustrofobia!
L'ultima volta che ha pianto, ancora non sporgeva dal suo letto di quasi tutta la lunghezza del polpaccio, e lo ha fatto sempre per lo stesso motivo, ma poi ha giurato che non l'avrebbe fatto mai più.
Forse è stato un giuramento azzardato il suo.
- Perchè non me l'hai detto subito?
Embry è sconvolto, ma legge chiaramente dietro a quella domanda un'altra domanda "ma perchè allora sei salito su questo ascensore? Per rovinare questa giornata lavorativa proprio a me?"
Ha ragione di chiederselo; se lo chiede pure lui e la risposta è sempre la stessa.
Sono una testa di cazzo.
Per un attimo pensa al branco, quando si trasformerà e scopriranno quello che gli è successo...
Non può tornare a La Push, è meglio morire lì, in quell'ascensore!
- Posso sapere come ti chiami?
Il tono di voce della ragazza è cambiato ancora, ora ha una traccia di calda comprensione. Si è staccata dalla parete e lo guarda con meno preoccupazione.
Non dovrebbe, perchè lui è comunque molto pericoloso. Le sue emozioni sono un pò fuori controllo al momento.
- Embry... Call.
- Piacere Embry, io sono Samantha.
C'è una piccola mano tesa davanti a lui, ma presto scompare nella sua molto più grande.
- Piacere mio.
Un pò surreale quella presentazione, ma fare la conoscenza di una ragazza è sempre un bel momento comunque.
- Allora, Embry, posso darti qualche consiglio per gestire... ehm... la tua paura?
Si è sputtanato, non c'è speranza.
- E' così evidente?
Lei annuisce e gli sorride.
- Hai cercato di aprire le porte dell'ascensore... e poi ti sei arrabbiato quando mi hanno comunicato quello che è successo. Si diventa aggressivi anche quando si ha paura...
- Vi fanno dei corsi apposta per capirlo?
La domanda gli viene spontanea e pensa che sembrerà uno scemo totale.
- Più o meno. Io, però, sono anche una studentessa della facoltà di psicologia qui a Seattle, sono avvantaggiata.
Storce il naso in un modo buffo e gli sorride ancora.
Embry sente qualcosa rimescolarsi nello stomaco, o magari appena più sotto, comunque qualcosa si smuove.
Non è bella Samantha, nel senso non è una di quelle che avrebbe attirato la sua attenzione in altre circostanze, ma possiede uno sguardo ed un sorriso che lo incantano.
Lo incantano?
Davvero lo ha pensato?
- Lavoro qui solo nei week-end. Non ci crederai, ma è un ottimo punto di osservazione...
- Osservazione?
Evidentemente è diventato ebete, la paura gioca brutti scherzi.
- Sì, osservazione del comportamento umano.
- Allora ci usi come cavie?
Samantha ride e lui si incanta di nuovo.
- Più o meno... anche se detto così lo fai sembrare proprio brutto.
Lui non ride, perchè il rimescolamento nello stomaco prosegue.
- E tu? Cosa fai di bello?
"Lavoro come meccanico nell'officina del mio migliore amico e mi trasformo in un lupo gigantesco per difendere la riserva dove vivo  da un eventuale attacco dei nostri nemici naturali, i vampiri".
- Sono un meccanico, vivo a La Push, nella contea di Forks.
Però non è così fuori controllo da aggiungere anche la seconda parte della risposta che ha pensato.
- Allora sei solo in gita qui a Seattle.
- Sì.
Cerca di capire se sia dispiaciuta che non vive lì almeno quanto lo è lui.
Ma cosa cazzo sta pensando adesso?
- Una gita fortunata. Sai che ci sono sempre file chilometriche per salire sul Needle? E' un privilegio poterlo fare dopo l'orario di chiusura al pubblico.
Proprio un gran culo!
 Però qualcosa di buono gli ha portato, in effetti....
- Certo, questo piccolo incidente forse non ci voleva...
- Vero, però così ho avuto la possibilità di conoscerti.
L'ha detto sul serio? L'ha detto, Samantha è arrossita.
- Bè, grazie.
- Hai da fare quando scendiamo da qui?
Dritto al sodo, come è solito fare sempre con le ragazze. E' la sicurezza di chi poche volte si è sentito dire "no".
- Non so... dovrei studiare. Dopodomani ho un esame molto importante.
- Neanche il tempo per un caffè?
- ....
Lo squillo del telefono rosso si intromette e lei non risponde. Gli fa pensare che di solito succedono nei film queste cose, nella realtà no.
- Sì?
Samantha ha riacquistato il tono efficiente, ma le guance sono ancora arrossate.
- Oh, bene. Il mio passeggero sarà contento di saperlo.
La vede annuire e premere alcuni bottoni sul pannello di controllo.
- Sì, tutto a posto. Certo, dopo passo per compilare la mia parte di rapporto. Va bene, non mancherò di riferirlo al Sig. Call.
Sig. Call... lo fa sembrare qualcosa che non è. Lui è sempre stato solo Embry per tutti.
- Allora, Embry, pronto a ripartire?
- Sì, basta che mi riporti a terra.
La mano sulla chiave, Samantha sembra delusa.
- Oh... pensavo... insomma, da lassù la vista è magnifica e tu, dopotutto sei riuscito a gestire la tua paura, non te ne sei accorto?
No, se ne accorge solo ora che glielo sta dicendo.
- E' merito tuo. Mi sa che le usi bene le tue cavie...
Ride, e il suo stomaco è lì che si annoda come se fosse dotato di volontà proprio.
- Lo prendo come un complimento.
- E' un complimento. Hai saputo gestire un ragazzo in preda al terrore come se non avessi mai fatto altro nella vita...
Lei arrossisce ancora e lo guarda di sottecchi.
- Posso... posso chiederti quanti anni hai?
- Diciannove.
E' abituato alla reazione che ha anche Samantha: occhi e bocca spalancata.
- Solo... diciannove?
- Ah, ah. Mia mamma aveva paura che non crescessi.... così mi ha fatto mangiare molto.
Le strizza l'occhio, sfoderando la solita battuta trita e ritrita. Però lo fa sentire leggermente a disagio mentirle, e un pò lo fa incazzare la cosa.
Il telefono rosso squilla di nuovo e lei sussulta.
- Non siamo ripartiti...
In effetti quando risponde deve fornire la spiegazione che non sono ancora ripartiti perchè il suo passeggero è indeciso: non sa se salire o scendere. Sì, dice a chiunque stia parlando con lei, si è un pò spaventato.
Me la sono fatta sotto, poi però ti sei messa a parlare e mi sono dimenticato di tutto, anche che soffro di claustrofobia.
Ma come è stato possibile?
- Sì, ora gli dirò che deve decidere. A dopo, grazie.
Lo guarda e si schermisce stringendosi nelle spalle.
- Allora, Embry? Su o giù?
Gli piace come dice "Embry", la erre rotola in una maniera che gli accende strani brividi. Si appoggia alla parete trasparente dell'ascensore e le sorride a trentadue denti.
- Su, decisamente su.
Lei gira la chiave e gli sorride a sua volta.
Sei fottuto, Embry.
Ma non lo pensa il suo cervello, lo pensa il suo stomaco.
F-o-t-t-u-t-o.
Sette lettere per dire che forse tutte le sue teorie sull'imprinting, o sull'amore, o su qualsiasi cosa sia, sono appena crollate come un castello di sabbia davanti al paio d'occhi più incredibili che abbia mai incrociato in vita sua.


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Samantha non è tanto convinta che quella domenica sia stata una buona giornata.
E' convinta che sia stata una giornata... meravigliosa!
Ha conosciuto Embry.
Lui è... lui è... bè, è qualcosa di assolutamente imprevisto. Proprio così, è la variante impazzita nello schema ripetitivo che è stata sino adesso la sua vita.
Studia sui libri dei più grandi psicologi passati e contemporanei, ha seguito diversi seminari extra-corso, non può davvero credere, perciò, di essere stata vittima di un colpo di fulmine!
Scientificamente viene spiegato cosa succede nel corpo di una persona quando si usa quell'espressione così romantica.
"E' il risultato del rilascio di sostanze chimiche come la dopamina, l'ossitocina, la vasopressina e l'adrenalina. E quindi il colpo di fulmine incendierebbe il cervello, più che il cuore".
Ma lei è stata vicino ad Embry per non più di un'ora e mezza! Oltretutto, all'inizio, ha quasi avuto paura di lui...
Certo, dopo hanno preso quel caffè insieme, ma alla macchinetta della centrale operativa dello Space Needle, tra le chiacchiere degli ultimi colleghi che stavano per smontare come lei.
Si sono limitati a qualche altro scambio di informazioni, niente di così personale o trascendentale!
Eppure... ha sfiorato ancora una volta la mano di Embry, quando gli ha passato il bastoncino per il caffè, sentendo di nuovo la sua pelle bruciare a quel contatto.
E' stato allora, che si è persa nei suoi occhi scuri, risucchiata in un'altra dimensione. Le è sembrato che si agitasse qualcosa in quello sguardo, come delle ombre pericolose ma anche seducenti.
Cristo Santo, deve essere impazzita!
Le sue compagne di stanza la chiamano Samantha-piediperterra-Preston. Non ha mai fatto voli di fantasia, anzi, argomenta qualsiasi opinione con una maniacale ricerca di basi solidi.
E adesso?
Si ritrova come una scema a fissare quel pezzo di carta su cui ha annotato il numero di Embry.
Sam, quel ragazzo ha solo diciannove anni!
E lei ventitrè, praticamente una vecchia al suo confronto, dal momento che le donne possono vantare una maturità sentimentale più avanzata già in caso di età paritetica. Lo diceva già persino Freud, che dello studio sui rapporti uomo-donna è stato un vero precursore.
Sentimentale?
Non ha pensato maturità sessuale, ma sentimentale.
E' in guai grossi.
Si è prefissata di non cadere nella trappola di una relazione seria prima della laurea, e praticamente c'è quasi. Ancora due esami e poi discuterà la tesi. Non può permettersi distrazioni proprio ora.
Solo che quel pezzo di carta scotta come se ci fosse ancora la grande mano di Embry a stringere la sua.
Dovrebbe buttarlo, lui non le ha chiesto il suo di numero, forse troppo sicuro che lei lo richiamerà.
Dovrebbe arrabbiarsi, i tipi arroganti e pieni di sè non sono il suo genere, ma Embry...
Bè, deve ammettere che fa parte di quel fascino che l'ha fatta arrossire più volte, facendo sentire lei una ragazzina!
Non lo è di certo, ha già avuto altre storie, eppure...
Eppure c'è qualcosa che le fa battere forte il cuore quando pensa a lui. Cristo Santo, se ne è andato solo da mezz'ora e lei già sente la sua mancanza!
Samantha si decide a riporre la divisa nell'armadietto, poi prende la sacca con i libri e si dirige verso l'uscita.
Andrà nella sua stanza, come da programma pre-Embry, e studierà fino a che non cadrà addormentata sui libri.
Basta con i voli di fantasia sui colpi di fulmine!
Oggi ha conosciuto un gran bel pezzo di ragazzo, diciannovenne per giunta, con una dose di testosterone così alta da aver mandato momentaneamente in tilt i suoi ormoni.
Tutto lì, niente di più, niente di meno.
Se lo ripete più volte mentre lascia il Needle Space, dirigendosi verso la fermata dell'autobus. Peccato che davanti al marciapiede, a pochi passi da lei, stazioni una moto di grossa cilindrata.
Il suo proprietario ha il viso parzialmente nascosto da un paio di occhiali da sole neri, però sfoggia un sorriso che è in grado di spedirle il cuore in gola. Ha le braccia incrociate sul casco e sembra proprio uno che ha a disposizione tutto il tempo del mondo.
Le gambe le tremano, sembrano diventate della stessa consistenza della gelatina mentre gli si avvicina.
- Ciao, Samantha.
Ha la gola secca, ma riesce lo stesso ad articolare delle parole sensate.
- Ciao, Embry. Cosa ci fai ancora qua?
Piega leggermente la testa di lato, e a lei sembra che il sorriso gli illumini ancora di più il viso.
- Potrei dirti un sacco di balle... ma credo che questa volta dirò la pura verità: non ho nessuna voglia di aspettare che mi richiami.
Il cuore le batte così forte che non potrà non sentirlo anche lui, nonostante il rumore del traffico incessante.
- Lo so che mi hai detto che devi studiare...
Le sembra che adesso abbia perso un pò di quella sicurezza che ha sfoggiato dopo "l'incidente" in ascensore, ma non gli impedisce comunque di andare avanti.
- Quindi, non voglio distoglierti dai tuoi impegni, solo... ecco, potresti magari pensare di studiare in un posto dove io potrei rimanere comunque in tua compagnia?
Che cosa? Ha capito bene? Vuole rimanere a guardarla mentre lei studia?
Dovrebbe già pensare di chiamare la polizia, denunciando che un pazzo la sta importunando.
Ma Embry è lì, a cavallo della sua moto, si è anche sfilato gli occhiali. Può vedere quegli occhi così misteriosi e insieme così rassicuranti.
Samantha non sa che le prende, cosa la spinga verso di lui in quella maniera assurda, lo conosce da appena un paio d'ore!
- C'è una tavola calda... vicino al campus dell'università. La domenica sera è semivuota, a volte vado lì a studiare quando una delle mie compagne di stanza... ehm... ecco... ha bisogno di privacy.
Lui è tornato a sorriderle in quella maniera mozzafiato, è come un raggio di sole che sbuca da dietro una coltre di nuvole, abbagliandola.
- Perfetto, ora abbiamo un posto dove andare!
Le tende il casco che ha in mano, invitandola così ad avvicinarsi a quel bolide che le incute un certo timore.
Non è un'amante della velocità, veramente nemmeno del rischio, eppure ha appena deciso che seguirà quel ragazzo.
E' impazzita.
Nonostante lei sia in piedi e lui seduto sulla moto, la supera di molto in altezza.
Embry è un gigante, inizialmente quando è salito in ascensore si è sentita minacciata dalla sua prestanza fisica. Non ha potuto verificarlo davvero, ma immagina che sotto quei vestiti ci siano muscoli solidi e...
Arrossisce paurosamente mentre lui l'aiuta ad allacciarsi il casco che si è infilata per interrompere quel flusso di pensieri inopportunamente eccitanti.
Deve sedersi dietro di lui tra qualche secondo e stringerlo tra le sue gambe!
Neanche fosse una verginella alla sua prima esperienza!
Ma che le prende?
Se lo domanda ancora una volta, mentre Embry le sorride... felice.
E' quella la parola che le è balzata in mente per definire l'espressione che ha ora il suo viso dai tratti marcatamente indigeni.
- Pronta?
Annuisce, il cuore che le batte a mille all'ora.
- Sei mai salita su una moto?
Scuote la testa.
- Posso dire che sono contento, allora, che la tua prima volta sia con me?
Samantha non si arrabbia, non si indigna, non lo manda a quel paese. Non lo sa perchè, ma è sicura che Embry non abbia voluto dare nessun doppio senso a quella frase.
Il suo sorriso è sincero, come l'espressione gioiosa dei suoi occhi.
- Ho come l'impressione che ti piaccia la velocità...
Lui ride, e il raggio di sole diventa una luce accecante.
- Beccato. Ma giuro che stavolta vado piano.
Stavolta.
La prima volta di tante volte, intende questo?
Lo guarda negli occhi e trova la risposta: sì, ci saranno altre volte.
Ha un tuffo al cuore e deve fare qualcosa per riprendere il controllo delle sue emozioni.
- Okay, allora che faccio adesso?
- Metti un piede lì, su quel sostegno, e sali. Dall'altra parte c'è n'è uno uguale. I piedi li appoggi lì, e poi ti tieni a me. E' più sicuro che non attacarsi alla maniglia dietro di te.
Le ha fornito rassicurazioni sul fatto che non sta approfittando della situazione, ma lei non ci ha nemmeno pensato... anzi...
Lo terrà tra le sue gambe...
Prima che la veda arrossire di nuovo, nonostante il casco, fa quello che le ha detto. In un attimo è dietro di lui, il suo corpo massiccio sorregge la moto e lei insieme.
Non sembra fare il minimo sforzo, d'altronde ora che lo ha abbracciato, le sembra di essere aggrappata ad una solida roccia.
Emana un calore incredibile, tanto piacevole da farla rabbrividire.
- Che stupido, scusami. Prendi il mio giubbotto!
Samantha capisce che l'ha sentita tremare, ma siccome non vuole fargli sapere il perchè, accetta la sua gentile offerta.
Infila il giubbotto di morbida pelle nera sopra il suo di jeans. Ci è cascata praticamente dentro, quasi non riesce a tirare fuori le mani!
Poi si rende conto che però ora è lui ad indossare una semplice t-shirt. E' vero che sono appena i primi di settembre, è vero che lui sembra scottare come una stufa, ma andranno pur sempre in moto.
- Aspetta, adesso sei tu quello che avrà freddo. E sei pure senza casco.
Ma che fine ha fatto fare a Samantha-piediperterra-Preston?
Ma lui scuote le spalle, mentre con una semplice pressione del dito avvia il motore, emettendo un rombo talmente potente da attirare le occhiate curiose di alcuni passanti.
- Tranquilla, Samantha, ho la pelle più dura di quanto sembri...
Lo dice con una certa ironia, ma lei non ci fa caso più di tanto, ora è un pò preoccupata per quello che sta facendo.
Se la vedessero i suoi genitori? In ventitrè anni non ha mai azzardato nulla di così irrazionale, come accettare di andare in moto con un perfetto sconosciuto.
Ma sotto le mani sente battere il cuore di Embry. E' un pulsare ritmico, lento e ipnotizzante.
Qualcosa le si smuove dentro e non sa bene cosa sia.
Se fosse costretta a definire per forza la sensazione che prova, direbbe che è come se quel battere esercitasse un richiamo potente su di lei.
- Pronta?
La voce un pò roca di Embry la riporta al presente.
- Sì.
- Bene, reggiti forte, si parte.
Samantha lo fa, si stringe a quei muscoli solidi, sotto cui batte quel cuore forte.
Si sente come se stesse partendo per un viaggio imprevisto, ma desiderato.
Decide allora di smettere di pensare, per godersi quel momento di assoluta follia, ovunque la porterà.



 

 







 











 

 

 






 


 

 
 
  
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