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Autore: Becky2000GD    30/09/2013    4 recensioni
Mi sfiorò le guance e il mio cuore esultò palpitando più forte. Fermò la mano sul mio mento e lo strinse tra il pollice e l'indice esercitando una leggera e piacevole pressione. Alzò il mio volto verso di lui e ci guardammo negli occhi. I nostri sguardi erano incollati.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trè mi guardava sbalordito, non poteva credere a quello che gli avevo detto.
Io ero arrossita ma lo guardavo fisso negli occhi, sicura di me al cento per cento.
Sicura.
Si!
Improvvisamente si mise una mano sulla bocca, tentando di nascondere…le risate!
Scoppiò nuovamente a ridere, si, rise.
Ad un certo punto temetti che stesse per cadere a terra.
Non capivo:perché lo avevo divertito così tanto???
“Ma cos…”non riuscì a dir altro mentre lo guardavo basita.
Mi abbracciò forte e, tra un risata e l’altra, disse:”Ti prego…non penserai forse che farei certe cose con te??
Sei troppo piccola!
Non ti toccherò fino a quando non sarai abbastanza grande.
Non voglio farti fare cose di cui potresti pentirti…sai cosa intendo, no?”.
Rimasi senza parole.
Ero stupita, forse addirittura più di prima!
Ma perché, perché era sempre così incredibilmente generoso?
Pensava sempre a me e se ne fregava di quello che voleva lui.
Questo non è umano, il pensare solo a se stessi lo è, ma non questo!
Un comportamento fin troppo altruista.
Possibile mi nascondesse qualcosa??
Questa idea venne scartata pochi secondi dopo, quando mi resi conto di aver ancora al dito il nuovo regalo che mi aveva appena dato.
Cessò di ridere, portandosi una mano sullo stomaco.
“Io…ho fame!
Per favore, possiamo ordinare ora?”.
Che domande…?
Non avevo mai manifestato la sadica voglia di vederlo morire di fame, anche perchè non era una cosa che volevo accadesse!
Eppure lui stava lì, a fissarmi con occhioni imploranti.
Me lo aveva chiesto perché era davvero preoccupato che non volessi farlo mangiare?
Notando che non mi toglieva gli occhi di dosso, e che sicuramente non lo avrebbe fatto fin quando non gli avessi dato la risposta che cercava, mi affrettai a farfugliare qualcosa, tentando di mettere da parte i miei strani pensieri:”Si, si possiamo ordinare la pizza!
Se non ricordo male ti avevo detto di aver fame già una decina di minuti fa, no?
Dai, tranquillo, non voglio lasciarti senza mangiare” dissi scherzando e sorridendogli di tutto cuore.
Mi guardò teneramente.
Si alzò di scatto dal letto, mi prese la mano e mi strattonò delicatamente fino a farmi finire tra le sue braccia.
Come mai aveva la fissa di far cose così??
Non che mi dispiacesse troppo, ovviamente.
Solo che amavo pormi domande:perché fa questo, perché fa quello…lo facevo con ogni persona, non solo con lui.
Volevo assicurarmi sempre di non aver fatto nulla di sbagliato con cui poi aver indotto altre persone a comportarsi in determinati modi, strani, bizzarri o cattivi.
Si divertì a osservare l’indefinibile espressione sul mio viso in quel momento.
Non ero arrabbiata, ma sorpresa!
Spostò una ciocca dei miei lunghi capelli e mi diede un altro tenero bacio.
Non ebbi modo di resistere alla tentazione, così lo accarezzai sul viso.
Bella sensazione, sentirsi così amati e protetti allo stesso tempo.
Cosa altro potevo desiderare?
Interruppi il momento manifestando la voglia di andare al piano inferiore della casa.
Le stanze lì erano tutte molto belle, si, ma si stava facendo sera, la luce del sole si affievoliva sempre di più, e tutto assumeva un’aria un po’ malinconica per me, specie quelle stanze, quando pensavo che Trè doveva sempre dormire da solo quando era a casa.
Dormire soli, come deve essere?
Me lo ero sempre chiesta.
Non soltanto soli nella stanza, quello era una cosa di tutti i giorni per me perché ovviamente anche io avevo una stanza tutta per me!
Ma andare a letto, con la consapevolezza del nulla attorno a se, cosa deve suscitare in una persona?
Tanti oggetti materiali a riempire il vuoto, ma tutto inutilmente, perché un oggetto rimane sempre tale!
Sapere che attorno non hai nessuno, solo vuoto, solo tanta solitudine in giro per i corridoi!
Le stanze scure…Nell’ombra cosa si nasconde?
Nulla…nulla…questa parola mi fece rabbrividire!
Il silenzio è il rumore più assordante che ci sia, il nulla spaventa l’essere umano.
Si, vero.
Ebbene, gli ricordai che dovevamo ancora ordinare.
Quando mi sentì dire così mi prese per mano, affrettandosi a voler scendere le scale.
Improvvisamente io sentii qualcosa sfiorarmi le spalle.
Mi affrettai a girarmi, spaventata dall’idea di cosa potesse esser stato, ma, presto, mi resi conto che si trattava solo della finestra.
Si, dell’aria che arriva dalla stanza da bagno!
Già dovevo chiuderla, altrimenti, più tardi, la casa sarebbe diventata fin troppo fredda!
“Aspetta, non ho ancora chiuso la finestra in bagno!
Senti, intanto perché non vai a ordinare telefonicamente questa pizza??
Non credo tu abbia nuovamente voglia di guidare!” dissi sorridendo.
Annuì con la testa.
“Già, capisco perfettamente.
Allora prendila pure come preferisci e va pure in soggiorno, poi ti raggiungo!”.
Dopo aver chiuso mi affrettai a tornare giù per le scale.
Proprio come eravamo d’accordo, lui stava ad aspettarmi e nell’attesa faceva questo benedetto ordine.
Sentivo la sua voce provenire dalla stanza, poco lontano da me.
La sua voce, già.
Presto sentii come un profonda e dolorosa fitta al cuore, mentre un turbinio di pensieri amari e infinti ricominciava a frullarmi in testa.
Se ne andrà presto, lo sai???
La mia voce interiore non faceva altro che ripetermelo.
Perché ora tutto questo tornava a farmi del male?
Perché questo male mirava solo a voler distruggere il mondo caldo, perfetto e accogliente che mi ero creata nel corso di quell’anno?
Il piccolo posticino, in un angolo recondito della mia mente, quello dove mi rifugiavo quando le cose andavano male, stava sparendo, distrutto dalla consapevolezza di ciò che sarebbe molto probabilmente successo nel futuro.
E crollavano le speranze per l’avvenire, per quello che sarebbe dovuto essere un giorno.
Lì, sugli ultimi scalini, mi bloccai.
Sentivo ancora la sua voce dolce a poca distanza da me, ma sapevo che presto sarebbe diventata solo uno di quegli amari ricordi di gioventù.
Mi misi a sedere.
Le mani sugli occhi.
Mi bagnai le dita, i palmi delle mani con le lacrime.
Il freddo, ora, non c’era più, ma io tremavo lo stesso.
Vero, il gelo non era attorno a me, non fuori!
Ma dentro.
Presto sarei tornata ad essere solo una scatola, un oggetto inutile, privo di qualcosa al suo interno.
Un contenitore senza nulla da offrire, se aperto.
Sapevo cosa sarebbe successo:non appena Trè si fosse allontanato da me avrebbe trovato di meglio e, chiedendosi come potesse esser stato così cieco, mi avrebbe lasciata per sempre.
La piccola landa incantata, creatasi in me, quella dove riponevo tutte le mie buone intenzioni e i buoni sentimenti, sarebbe scomparsa nel nulla, da un momento all’altro, come l’uomo che tanto amavo.
E un altro lungo tunnel nero, freddo, e privo di amore, si sarebbe ripresentato.
Avrebbe addirittura messo in discussione tutto ciò che c’era stato prima.
Possibile che per me non ci potesse esser via d’uscita?
Non volevo che le cose tornassero ad essere ciò che erano prima del suo arrivo nella mia vita, no, ti prego, no!
Mi sentivo morire, si, stavo morendo lì, su quegli scalini, solo per il dolore di qualcosa che non era neppure accaduto.
Come un bambino che piange in anticipo quando si rende conto che un giorno, il suo cagnolino, morirà.
“Niente è eterno” dicevano.
Non ci avevo mai creduto ma ora potevo quasi toccare quel pensiero, quel modo di vedere le cose.
Si stava concretizzando dinnanzi a me.
Esiste forse qualcosa che sia stato costruito per durare?
Neppure l’essere umano ha vita infinita, perché dovrebbe averla un sentimento?
Ero terribilmente scossa, avevo paura, non sapevo più a che santo votarmi.
Senza che neppure e ne accorgessi avevo incominciato a singhiozzare dal dispiacere.
Il pianto non cessava.
Non sentivo nulla attorno a me, solo il freddo dentro.
Non mi resi neanche conto che lui era lì con me, fin quando non ebbi il suo braccio a circondarmi le spalle.
“Non devi piangere, ti prego!
Non sai quanto mi faccia star male vederti in queste condizioni per me…” mi disse, la sua voce tremava e lo sentivo soffrire.
Senza pensarci troppo mi allontanai le mani dal viso, scoprendo i due occhi bagnati e gonfi di lacrime salate.
Mi voltai dalla sua parte, cercando in vano il suo sguardo.
Frank si era perso, perso mentre guardava il pavimento davanti a noi, anche lui con le lacrime agli occhi.
Cercai di dire qualcosa, ma la voce mi si bloccò in gola, capendo che gli stavo facendo ancora più male.
“Sai…neanche io voglio separarmi da te per tanto…ma non posso farci nulla.
Non sai quanto temo la lontananza.
Sei così piccola…rispetto a me sei solo una bambina.
Chissà cosa potrebbe accadere mentre sarò via.
Potresti innamorarti di un altro, più giovane di me magari.
E allora mi lasceresti.
E io non voglio…ma che dovrei fare?” si portò le mani sugli occhi, tentando di nascondere le lacrime e i continui sospiri.
Non potevo vederlo così.
Chi se lo aspettava che condividessimo le stesse paure?
Non credevo fosse possibile.
Mi sentii in dovere di fare qualcosa.
Però tutto quello che mi fu possibile fare, fu prender le sue mani tra le mie, allontanandole dal suo volto.
Eravamo nelle stesse condizioni, stavamo soffrendo.
Non potei trattenere uno sguardo pietoso ed un sorrisino, che in realtà nascondeva solo tanta tristezza.
“Mi dispiace, non volevo farti piangere…ma credo che, forse, infondo sono anche felice!
Abbiamo le stesse paure, anche io temo che tu possa lasciarmi.
Ti capisco, tu capisci me…se solo potessimo star assieme, se potessi venire con te, sarebbe tutto più semplice.
Ma devo ancora andare a scuola.
Insomma, per ora no, e neppure quando partirete.
Ma dal mese successivo dovrò ricominciare a studiare…ma credimi, se potessi venire con te, anche solo per non lasciarti solo, oh, io lo farei!” le mie parole non erano mai state più sincere.
I suoi occhi, sentendo l'ultima frase, si illuminarono.
“Piccola, tu ricomincerai la scuola un mese e dieci giorni dopo che sarò partito all’incirca, no?” chiese.
“Be…dunque, si!
Mi sembra proprio di si, si!
Perché me lo chiedi?” non capivo.
Ci stringevamo ancora le mani.
Allora, si alzò in piedi e mi tirò su con lui.
“Ma è fantastico!
Puoi venire con me quindi!
Tornerai prima che ricominci la scuola!” disse.
Un sorriso pazzesco,incredibilmente felice, comparve sul suo viso, senza lasciar più tracce di tutto il dolore di prima.
“C-cosa?
Trè, ma lo sai che Emily non mi farà MAI venire!” risposi triste, sapendo che lo avrei ferito con quelle parole, ma era la verità.
Non doveva illudersi con qualcosa che non poteva succedere!
“Pff, non è tua madre!
Se i tuoi acconsentono mi basterà firmare da qualche parte e potrai venire!”continuò.
“La fai facile!
E credi che i miei me lo lascerebbero fare?
Se sapessero che stiamo assieme ti denuncerebbero!
Non è il caso…” mi voltai.
Sarebbe stato bello poter andare.
Ma non c’erano possibilità.
“Ci inventeremo qualcosa, una scusa!
Magari dì loro che hai vinto qualche concorso idiota, un qualcosa così e potrai venire!
Infondo furono i tuoi a regalarti il biglietto per il nostro concerto, no?”.
Già, era vero.
I miei sapevano quanto tenessi ai Green Day, sapevano che erano la mia band preferita e, poco prima che incontrassi Trè per la prima volta, mi avevano anche regalato il biglietto per un concerto!
Molto bene, ora la teoria di Frank non era più così stupida, aveva un buon piano!
Ma…non mi andava di mentire così spudoratamente!
“Si, vero, hai ragione!
Ma…saresti felice se tua figlia dicesse a te una simile bugia?” chiesi guardando il pavimento.
Lui non rispose subito.
Mi lasciò le mani e si strofinò gli occhi.
Lo guardai.
“No…non ne sarei felice…per niente!”ammise.
Sospirò e, riprendendomi per mano, mi portò in soggiorno.
Ci sedemmo sul divano e accendemmo la tv.
Cercava di far finta di nulla, ma si vedeva quanto ci stava male.
Non che io, in quel senso, fossi messa meglio!
Passarono pochi minuti, ma non riuscivo proprio a star tranquilla.
Sapevo che aveva avuto una buona idea, per noi due, ma non potevo essere così scorretta!
Trè cercava di avere un comportamento il più normale possibile in quei momenti, ma qualcosa, ovviamente, non mi convinceva.
Quando lo vidi poco interessato al programma che aveva scelto, mi avvicinai di più a lui, baciandolo all’angolo della bocca.
“Scusami…anche io vorrei poter venire ma non è possibile, lo capisci, vero?” mi azzardai a chiedere, ma subito dopo ebbi la sensazione che sarebbe stato meglio far silenzio.
“Certo che capisco.
Sono stato un idiota anche solo a proporti una cosa simile!
Ma…in un certo senso è vero che hai vinto un concorso, sai…nessuna ragazza riusciva da tanto tempo a suscitare in me certe emozioni!
Fino a quando, quel giorno, non sei arrivata tu!
E tutto è cambiato, sempre in meglio!” disse sorridendo.
Un sorriso un tantino malinconico, addolorato.
“Sono stata molto fortunata” dissi piano, stringendo il suo braccio e poggiando la testa sulla sua spalla.
I minuti passavano e apparentemente lui si era dimenticato di tutto, mentre rideva felice guardando un programma un veramente stupido, demenziale al massimo.
Io, però, stavo ripensando a quella cosa di prima.
Ma davvero, volevo lasciarmi sfuggire questa occasione?
Viaggiare con lui, conoscere finalmente Billie Joe e Mike!
Ma soprattutto, poterlo controllare sempre.
Non perderlo di vista un attimo e non rischiare che facesse sciocchezze!
Perché non accettare???
Sarebbe stato fantastico!
E, non avrei neppure dovuto dire chissà quale bugia…infondo, non avrei fatto nulla di male, no?
Guardai Frank e dissi:”Senti, ci ho ripensato, possiamo fare questa cosa?
Voglio venire con te!”.
Prima che lui potesse rispondere suonò il campanello.
Din-don!
Oh, ecco la pizza!
   
 
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