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Autore: anchelapioggiatisorrideva    30/09/2013    0 recensioni
Sophie Moore era musica.
Era musica nei suoi occhi color del ghiaccio,
era musica nelle sue lentiggini simili a costellazioni,
era musica nei suoi capelli rosso fuoco,
era musica nel suo sorriso timido contornato da due fossette,
era musica nei suoi capelli scompigliati la mattina appena alzata,
era musica nell'accarezzare il suo gatto grigio,
era musica nell'attraversare la strada mano nella mano con sua sorella minore,
era musica nel suo annusare i fiori esposti fuori dal fioraio,
era musica nell’illuminarsi dei suoi occhi alla vista della cioccolata,
era musica nel preparare il pranzo quando la mamma non era in casa,
era musica nel passeggiare per i corridoi della scuola senza essere notata,
era musica nel suo essere invisibile,
era musica nel suo nascondersi dalle persone,
era musica nel suo corrugare le sopracciglia mentre svolgeva un esercizio di matematica,
era musica nell'allontanare la gente,
era musica nei suoi "ti amo",
era musica nel suoi baci rubati,
era musica nei suoi abbracci stretti, […]
era musica nel suo combattere contro il mondo,
era musica nel suo lottare per la vita,
era musica nel suo stringere i denti ed andare avanti.
Lei era semplicemente musica.
La sua musica.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 4


 
 
Chad scostò le coperte sudate dal suo corpo, mentre il suo petto si alzava e si abbassava velocemente seguendo il ritmo irregolare del suo respiro. Si passò una mano sul volto stanco, e appena chiuse gli occhi, il volto perlaceo e innocente di Sophie gli si presentò in tutta la sua bellezza. Tutto era perfetto in quell’immagine, dai capelli di un rosso fuoco e travolgente, alle due perle di ghiaccio che fungevano da occhi, contornate da quella cascata di lentiggini che le donavano un’aria innocente.
L’aveva sognata, quella notte. Erano in un parco, immersi nel silenzio. Lei era seduta su una panchina gelata dall’aria fredda del mattino, le mani racchiuse l’una nell’altra in una posa timida, i capelli a coprirle il viso innocente e gli occhi rivolti verso il cielo, cercando di scoprire chissà quale segreto nascosto dietro quelle nubi lattee.
Il ragazzo la osservava da lontano, nascosto dietro un grande albero, completamente incantato dalla sua presenza. Niente di più, solo silenzio. E bellezza.
Chad scosse la testa cacciando via il pensiero della ragazza, e sospirò profondamente. Si alzò con difficoltà da quel groviglio di coperte, e si avviò con passo instabile verso il soggiorno, i piedi nudi a contatto con il freddo pavimento. Si guardò attorno, immerso nel silenzio della casa. Guardò l’orologio appeso sul muro dell’ingresso, e fece una smorfia quando vide l’orario: 4:27.
Scostò la tendina, ed osservò il cielo ancora scuro che faceva da protagonista in quella notte inquieta. Si avviò in cucina, e prese un bicchiere di vetro dal ripiano sul lavandino. Prese al volo una bottiglia d’acqua dal frigo e ne versò un po’ nel bicchiere. Mosse leggermente il bicchiere, osservando il liquido traballare a causa del movimento, e l’ingurgitò tutto in un solo sorso. Poggiò il bicchiere nel lavabo e tornò al piano di sopra, con la speranza di riuscire a chiudere occhio per le poche ore rimanenti, cosa che naturalmente non accadde. Si prospettava una lunga giornata. Prese uno dei suoi tanti telescopi, e rivolse la lente verso il cielo.
 
 
 

Sophie passò velocemente la spazzola fra i lucenti capelli rossi, cercando di sciogliere qualche nodo che si era formato durante la notte, stranamente euforica ed impaziente di andare al college.
Si infilò goffamente un jeans chiaro ed una camicia blu a quadri, prima di infilare i piedi nelle sue solite Vans nere e correre al piano di sotto. Salutò in fretta la mamma Margaret e la sorellina Connie, prima di buttarsi a capofitto per le strade di Londra. Quel giorno il sole splendeva alto nel cielo, lasciando una sensazione di leggerezza nella mattinata della caotica città e dei suoi abitanti. Sophie infilò distrattamente un'auricolare collegato al suo cellulare nell'orecchio, e prese a canticchiare la canzone che passava in quel momento.
Senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò davanti al cancello d'ottone del college, e si guardò attorno speranzosa di trovare quella chioma nera. Sospirò frustata quando capì che non l'avrebbe scorta in mezzo alla folla di studenti, e fece per entrare nel grande istituto, quando un clacson la fece sobbalzare. Si guardò attorno spaesata, e scorse il ragazzo dagli occhi color miele su una moto rossa e lucente. Sgranò gli occhi per la sorpresa.
«Chad?» lo chiamò con tono sorpreso, e lui le sorrise.
«Ehilà, rossa.» La salutò giocosamente, facendola arrossire leggermente.
«Cosa... cosa ci fai con quella cosa?» Esclamò sbigottita facendolo ridacchiare.
«Sono venuto a prenderti!» Rispose ovvio, e la ragazza inarcò un sopracciglio.
«Non ti aspetterai mica che io salga su quel mostro?!» Esclamò la rossa incrociando le braccia al petto, e Chad roteò gli occhi al cielo.
«Oh, andiamo! Non dirmi che hai paura delle moto!» Ribattè esasperato, e lei arrossì violentemente.
«La maggior parte degli incidenti sono causati dalle moto.» Disse allora lei incerta, sentendosi una fifona. Chad ghignò divertito.
«Ti fidi di me?» Chiese allora lui diventando improvvisamente serio. Sophie rimase incerta a quella domanda. Portò una ciocca rossa di capelli dietro l'orecchio, posando il suo guardo altrove.
«Sophie.» La richiamò Chad. «Ti fidi di me?» Ripetè la domanda, e lei fissò il suo sguardo di ghiaccio nel suo color miele.
«Ti conosco appena.» Disse lei ovvia, e lui inarcò leggermente un lato della bocca all'insù. Scese dalla moto mettendo il cavalletto in modo che non cadesse, e si avvicinò alla ragazza che lo guardava intimidita.
Posò il pollice destro su una guancia di Sophie, che rivolse il suo sguardo sulla mano color caramello del ragazzo. Chad seguì la scia di lentiggini lungo il naso esile della ragazza, fino a tracciare il contorno delle sue sopracciglia chiare.
«Ti fidi di me?» Chiese ancora, incatenando lo sguardo color ghiaccio della ragazza nel suo, dandole tutta la sicurezza del mondo solo con quel semplice sguardo.
«Si.» Rispose lei con voce incerta, e lui sorrise tristemente.
«Non ne sembri convinta.» Rispose malinconico, e lei lo guardò contrariata.
«Si Chad, io mi fido di te.» Disse questa volta con voce sicura, facendo sorridere il ragazzo.
«E allora non hai motivo di aver paura di salire su quella moto.» Le disse allegro porgendole un casco grigio metallizzato. Lei lo prese riluttante.
«Ma c'è scuola...» Tentò lei debolmente, ormai rassegnata. Lui scosse la testa ghignando divertito.
«Non hai scuse, Moore. Non ti farà male fare salasso per una volta.» Disse deciso aiutandola a salire sul mostro di vernice rossa.
«Mia madre mi ucciderà.» La sentì borbottare, e ridacchiò divertito.
«Tieniti forte.» Disse facendo rombare la moto, e Sophie allacciò spaventata le braccia al bacino del ragazzo, stringendo forte.
«Pronta?» Chiese Chad facendo rombare ancora il motore, e Sophie strinse ancora di più la presa, strizzando gli occhi per la paura.
«Non direi.» Si lamentò, ma la sua voce si perse nell'aria che ora le frustava il suo viso ed il resto del suo corpo. Sbarrò gli occhi sentendo la strada scivolare imbizzarrita sotto le ruote della moto, e per un attimo le sembrò di volare. Erano sono lei, quel ragazzo, quel mostro rosso e l'adrenalina pura che scorreva nelle vene di entrambi.
Erano loro due, contro il mondo.
Le fusa del motore facevano da sottofondo a quel viaggio pazzesco, e, suo malgrado, non potette fare altro che ridere divertita, seguita a ruota dal ragazzo concentrato nella guida.
«Ti piace?» Le chiese cercando di superare il frastuono del vento, e lei sorrise entusiasta.
«E' una cosa pazzesca!» Urlò lei in risposta, allentando la presa sul bacino del ragazzo, fino ad aprire le braccia a mo’ di ali. Chiuse gli occhi godendosi il profumo di fresco che le arrivava dritto in faccia, quasi volesse frustarla.
«Dove stiamo andando?» Chiese tornando a circondare il ragazzo con le braccia, e lui rabbrividì al contatto con il suo corpo caldo ed esile.
«E' una sorpresa.» Rispose semplicemente, e Sophie prese ad osservare assorta il paesaggio che le scorreva accanto: campi, erba alta, grano, fiori, frutti, alberi. Tutto le riempiva il cuore di un'emozione a lei sconosciuta: la felicità.
Sospirò felice, per la seconda volta in due giorni, Chad era riuscito a farla sentire giusta, nel posto giusto. E capì che ormai la sua vita dipendeva da quel ragazzo dalla pelle color caramello. La sua felicità, dipendeva da quel meraviglioso ragazzo.
Improvvisamente la strada sembrò riprendere solidità, e il veicolo prese a rallentare lentamente. Sophie si guardò attorno spaventata.
«Che succede?» Chiese rivolgendosi al moro, e lui ghignò entusiasta.
«Succede che siamo arrivati, principessa.» Disse senza rendersene conto, e le guance di  Sophie presero un colorito simile al porpora, a quel nomignolo. Prese ad attorcigliarsi nervosamente una ciocca di capelli, e il ragazzo ridacchiò notando il gesto.
«Che c'è?» Chiese lei sentendosi a disagio, e Chad scrollò le spalle.
«Ogni volta che sei nervosa fai quella cosa con i capelli. La trovo una cosa tenera.» Disse titubante, posando il suo sguardo lontano dal viso di Sophie, che sorrideva imbarazzata.
La ragazza alzò lo sguardo sul paesaggio, e sorrise entusiasta alla vista del vento che giocava con la sabbia come solo due migliori amici sanno fare, e del mare, che con estrema delicatezza abbracciava entrambi, portandoli in un vortice di suoni e profumi che per Sophie simboleggiavano il paradiso.
«Bello, vero?» Sussurrò Chad con lo sguardo assorto in quel magnifico paesaggio.
Sophie sorrise leggermente.
«E' meraviglioso.» Disse.
«Forza, ti aiuto a scendere.» Esclamò Chad, ma Sophie alzò un sopracciglio guardandolo strafottente.
«Ce la faccio anche da sola.» Rispose pavoneggiandosi, e Chad ridacchiò.
Sophie alzò una gamba portandola dall'altro lato, e nel giro di due secondi si ritrovò con il sedere piantato sulla sabbia. Chad scoppiò a ridere, rise fino a lacrimare, e Sophie lo guardò corrucciata.
«Non è divertente!» Esclamò alzandosi in piedi, e lui scese dalla moto ancora ridacchiando. Mise il cavalletto, prima di scoppiare nell'ennesima risata, non riuscendo a trattenersi. Lei alzò gli occhi al cielo, e prese a camminare in direzione del bagnasciuga. Lui la seguì correndo in un modo buffo, prima di abbracciarla da  dietro e stringerla forte.
«Dài, stavo scherzando.» Le sussurrò nell'orecchio, ma lei voltò la testa dall'altro lato.
«Se ti faccio vedere una cosa, mi perdoni?» Le chiese cercando di convincerla, e lei scrollò le spalle, non volendogli dare nessuna soddisfazione, ma, suo malgrado, incuriosita da quella sua proposta. Chad racchiuse una mano della ragazza nella sua, stringendola leggermente, e la portò dal lato opposto della piccola spiaggia. La ragazza sgranò gli occhi per lo stupore.
«Oh mio Dio!» Disse annaspando, stringendo la presa sulla mano di Chad senza rendersene conto e lui sorrise felice a quel gesto. Spostò il suo sguardo sulla piccola barca a vela che galleggiava a riva.
«Ti piace?» Le chiese lui, e lei annuì con vigore, mantenendo lo sguardo fisso sulla piccola barchetta.
«E’ bellissima, è stupenda, è meravigliosa, è… è…» Cominciò a farfugliare mangiandosi le parole, e Chad ridacchiò posandole una mano sulla bocca per farla tacere.
«Ehi, con calma!» La prese in giro, e lei roteò gli occhi al cielo.
«Ho sempre desiderato salire su una barca a vela!» Disse una volta che fu libera di parlare, e Chad sorrise felice. L’aiuto a salire e preparò il necessario per poter navigare tranquilli.
Solo quando la riva sparì dalla loro vista rivolse lo sguardo verso la ragazza, che, invece, aveva i suoi due cristalli rivolti verso il mare, la mente assorta in chissà quali strani pensieri.
«Sophie. Non è un nome inglese, giusto?» Chiese all’improvviso Chad, cercando di iniziare una conversazione, e la ragazza parve tornare con i piedi per terra. Lo guardò confusa per qualche istante, prima di rispondere.
«No, infatti. Mia madre è francese, ho vissuto a Parigi fino all’età di sei anni, poi sono venuta a vivere qui in Inghilterra a causa del lavoro di mio padre.» Rispose con un piccolo sorrisetto sul viso, ed il ragazzo annuì affascinato.
«Quindi sai parlare il francese?» Le chiese ridacchiando, e lei scrollò le spalle ridendo a sua volta.
«Diciamo che me la cavo.» Rispose semplicemente.
«E tua sorella?» Chiese ancora il ragazzo, curioso di sapere di più sulla sua vita.
 «Oh no, lei è nata qui in Inghilterra.» Rispose Sophie, sorridendo intenerita al pensiero della sorellina.
«E ti manca la Francia?» Chiese Chad, controllando che la barca stesse andando nella giusta direzione.
«Qualche volta, ma in fondo avevo solo sei anni quando ci siamo trasferiti, non ricordo molto del mio Paese nativo.» Spiegò scrollando le spalle, tornando ad osservare il mare.
«E tuo padre, che lavoro fa?» Chiese curioso Chad, e subito notò il cambiamento d’espressione nel volto della rossa. Pensò di aver detto qualcosa di sbagliato, ma non riuscì a capire cosa.
«Mio padre faceva il medico.» Rispose semplicemente, marcando sul verbo al passato, e Chad alzò un sopracciglio confuso.
«Faceva?» Chiese ancora, e Sophie sospirò tristemente.
«Lui è morto due mesi fa in un incidente stradale.» Rispose sentendosi stringere il cuore a quelle parole: non era ancora rassegnata all’idea di non poter più rivedere il padre.
«M-mi dispiace, io n-non volevo… perdonami…» Balbettò Chad rosso in viso, e Sophie gli sorrise rassicurandolo.
«Non preoccuparti, non potevi saperlo.» Gli fece notare, e lui annuì leggermente, le gote scure ancora un po’ rosse dall’imbarazzo.
«E tu invece, cosa mi racconti della tua famiglia?» Gli chiese lei dopo qualche minuto di silenzio, e lui sospirò sollevato dal cambio di argomento.
«Oh, tutto normale. Mia madre lavora in un panificio a cinquanta metri da casa e mio padre lavora in una pizzeria. In famiglia siamo tutti fissati con il cibo a quanto pare!» Esclamò ridendo, contagiando anche la ragazza.
«E tu invece? Cosa ti piacerebbe fare da grande?» Gli chiese lei curiosa, poggiando il mento sulle ginocchia piegate e guardandolo con i suoi occhioni azzurri.
«L’astrologo, mi piacerebbe fare l’astrologo.» Rispose Chad sorridendo, e lei sgranò gli occhi entusiasta. Era così diverso da ciò che si aspettava: pensava di essere alle prese con il solito ragazzino innamorato del calcio con il sogno di diventare un calciatore. E invece no, ancora una volta, aveva trovato un modo per stupirla.
«Ti piacciono le stelle, allora?» Gli chiese sorridendo, e lui annuì infilando le mani nelle tasche, arrossendo leggermente. Si sentiva a disagio a parlare di quello con lei, aveva paura di doverle raccontare della sua Stella delle nevi, sarebbe stato decisamente imbarazzante.
«Anche io amo le stelle.» Sussurrò dopo un po’ Sophie, e Chad piantò i suoi occhi in quelli della rossa.
«Hai mai provato a contarle?» Chiese lui sedendosi di fronte a lei, e Sophie corrugò le sopracciglia.
«Come potrei?» Chiese confusa, e lui scrollò le spalle.
«Quando si è innamorati si può fare tutto.» Rispose semplicemente, e la ragazza rimase in silenzio.
«No, non l’ho mai fatto. Non sono mai stata innamorata. E tu?» Chiese dopo un po’, sentendo il cuore aumentare il ritmo nel pronunciare quelle parole.
«Io sono innamorato delle stelle.» Rispose Chad sentendosi leggermente a disagio nel pensare agli occhi della ragazza, che a lui, parevano vere e proprie stelle.
«E quindi, quante sono? Le stelle, voglio dire.» Chiese lei dopo un po’.
«Due, come i tuoi occhi.» Rispose lui prontamente, sentendosi in imbarazzo subito dopo aver pronunciato quelle parole. Si inumidì le labbra cercando di respirare regolarmente.
Sophie arrossì violentemente, ed abbassò subito lo sguardo, sentendosi a disagio.
«Credo che sia ora di tornare alla spiaggia, si sta facendo tardi ed il viaggio per tornare a Londra è lungo.» Disse Chad schiarendosi la voce, e lei annuì, ancora un po’ rossa sulle guance. In quel momento potette solo immaginare quanto fossero marcate le sue lentiggini, e le prese mentalmente a parole.
Dopo un po’ accostarono la barca al bagnasciuga e Chad scese per primo, per poi aiutare Sophie a scendere a sua volta, ma, nel momento in cui i piedi della ragazza toccarono la sabbia, le sue gambe cedettero facendola cadere sulle ginocchia. Sophie si prese la testa fra le mani e strizzò gli occhi, assumendo una smorfia di dolore e serrando i denti. Chad si inginocchiò accanto a lei, la preoccupazione evidente nel suo volto.
«Sophie!» La chiamò. «Ehi, tutto okay?» Le chiese preoccupato, e lei annuì leggermente alzandosi lentamente in piedi.
«S-si, ho solo avuto un giramento di testa, credo.» Balbettò confusa, e Chad annuì stringendole la mano. L’aiuto a salire sulla moto rossa, e partì verso Londra, non riuscendo comunque a togliersi di dosso una sensazione d’angoscia.
Qualcosa gli diceva che quello non era stato un semplice giramento di testa.
  
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