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Autore: Ca7    30/09/2013    2 recensioni
Capita a volte che due persone si cullino nei ricordi quando sanno di non poterne creare altri. E se poi quei ricordi si creano e si eclissano ancora, come si trova la forza per continuare sulla propria strada?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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In casa Davis - in piena notte - dopo essersi girata e rigirata per almeno dieci volte da un lato all’altro del letto, Kate si alzò per prendere un bicchiere d’acqua. Sentiva la gola secca e le labbra aride. Tornata in camera, si sedette alla sua scrivania, accese la piccola lampada vicino al notebook, prese un foglio di carta, una penna e iniziò a scrivere una lettera.


Qualche ora fa, ti ho praticamente detto che non c’è nessuna possibilità di sistemare le cose tra di noi … e adesso mi sento una totale idiota. Non so perché, ma da qualche tempo ho sviluppato questa brutta abitudine di dire quello che non penso ad alta voce e tenermi dentro quello che invece vorrei dire davvero. E di cose da dirti ne ho parecchie, Sarah. Sono passati esattamente due anni dall’incidente… ed è trascorso appena un anno da quando ci siamo lasciate. Penso spesso a quel periodo e ancora non mi spiego come siamo potute arrivare a tanto… arrivare addirittura a urlarci contro parole terribili. Parole che col senno di poi, so con certezza che non mi appartengono. Tutto quello che ti ho detto allora Sarah, è stato dettato dalla rabbia e dal dolore. Colin era il mio fratellino e perderlo mi ha distrutto dentro. C’è stato un momento però, in cui mi sono accorta che stavo distruggendo anche noi. Non potevo permetterlo. Non potevo permettere alla mia rabbia di distruggere la cosa più bella che mi fosse mai capitata in vita mia. Così mi sono fermata. Mi sono fermata e ho dovuto fare la cosa più difficile per me: lasciarti andare. Eri infelice Sarah… lo vedevo. E non era giusto trascinarti in quel caos buio e freddo, con me. Alla nostra età è troppo da sopportare.
Ricordi cosa mi hai detto il giorno in cui ci siamo lasciate? Mi hai detto: “Capisco perché lo fai… anche se fa male.” Lì ho capito che smettere di amarti, per me, era innaturale. So bene che adesso sei arrabbiata con me, ma mi conosci Sarah … non ho mai fatto nulla d’intenzionale che potesse in qualche modo ferirti. Proprio come oggi, con quel discorso. Tu hai ragione, avrei dovuto riprenderti… e non immagini neanche quanto vorrei farlo. So già che non sopporterei di vedere accanto a te nessun’altra; ma non posso tornare a essere la tua ragazza, perché io non sono più quella ragazza di cui ti sei innamorata. Quella che ti rendeva felice, che ti faceva ridere. Purtroppo la paura mi sta governando e tutte le volte che ti guardo non faccio altro che pensare che ti farei soffrire di nuovo… e non lo meriti. Tu sei la mia Sarah e sempre sarà così. Perciò non posso essere un ostacolo per te.
Kate
 
 
 
 
 ***************
 
Il week-end successivo, le Warrios erano pronte ad affrontare la prima partita del campionato contro le Razorbacks del “W.B. Saul High School”. I rispettivi Coach stavano dando le ultime indicazioni e incitando le proprie giocatrici.
Sugli spalti, in mezzo alla tifoseria, i genitori e gli altri studenti del liceo ospitante, c’era seduta anche Sarah.
<< Ciao Sarah.>>
<< Ehi, Cassie.>>
Da quel che ricordava, a Cassie il calcio non era mai piaciuto.
<< E’ strano vederti qui.>>
<< Già… anche per me. Però sapevo di trovarti e ho pensato che non ti sarebbe dispiaciuta un po’ di compagnia.>>, rispose Cassie.
<< Hmm! Hai parlato con mia sorella?>>
<< No, perché?>>
<< Niente! Chiedevo…>>, Sarah fece spallucce e lasciò cadere il discorso.
Nel frattempo le due squadre si erano schierate in campo e attendevano soltanto il fischio d’inizio. Kate era a centrocampo, insieme con un'altra compagna di squadra e per un attimo spostò lo sguardo in direzione di Sarah che però, guardò altrove, abbassando la testa.
<< Ultimamente ti ho visto un po’ scostante…>>, disse di punto in bianco Cassie, << e adesso capisco il perché.>>
<< Davvero sono stata scostante?>>
Cassie annuì.
<< Mi spiace, non volevo.>>
<< Tranquilla, non fa niente. Però lo sai… io, ci sono per te Sarah.>>, Cassie la guardò dritta negli occhi.
<< Se vuoi proprio saperlo… in questo momento avrei tanto bisogno di un’amica.>>
<< E così sarà!>>, le sorrise.

La partita ebbe inizio e le Warriors misero subito in pratica ciò che meglio riusciva loro: il possesso palla. Arma fondamentale per una squadra di calcio, specie per una che riesce ad amministrare il gioco e possiede, tra le sue giocatrici, dei talenti veri in grado di cambiare le sorti di una partita in men che non si dica. La prima mezz’ora se ne andò con le Razorbacks rintanate nella propria area di rigore a respingere l’attacco continuo delle Warriors. Poi una delle centrocampiste perse palla e le ospiti ne approfittarono per attuare il contropiede e spingersi in avanti verso la porta protetta da Abbey Young che, fortunatamente, riuscì a bloccare il tiro avversario. Ritrovatasi con la palla tra le mani, rinviò all’istante, il pallone raggiunse Kate che si trovava nei pressi del centrocampo, sulla fascia destra; saltò un’avversaria, poi un’altra con un dribbling e alzando lo sguardo quel tanto che le bastava verso l’area di rigore, vide una sua compagna di squadra libera e allora crossò. Il pallone arrivò a destinazione e dopo averlo stoppato con il petto, l’altra attaccante delle Warriors tirò dritto verso la porta avversaria, segnando. Dieci minuti dopo, l’arbitro fischiò la fine del primo tempo. Alla ripresa, l’andamento della partita cambiò soltanto quando le Razorbacks riuscirono a pareggiare, poiché il gioco si animò di più da una parte all’altra del campo. Nonostante questo, però, sembrava proprio che la gara sarebbe terminata con un pareggio. Sembrava, appunto. All’85’ Kate subì un fallo proprio vicino l’area di rigore avversaria e s’incaricò lei stessa di battere la punizione; d’altronde era la sua specialità. Pose il pallone per bene, indietreggiò di qualche passo, guardò prima il portiere, poi la difesa, poi il pallone. Batté due volte la punta del piede destro sul manto erboso, sospirò, prese la rincorsa e tirò. La palla si alzò fin sopra la barriera e seguendo una traiettoria perfetta, s’infilò dritta nell’angolo alto destro della porta. Le bianco-blu passarono in vantaggio ed esultarono festeggiando Kate. Esultarono anche le persone sedute in gradinata e anche Sarah, che seppur presa dall’entusiasmo, non poté fare a meno di guardare Kate e ricambiare il suo sorriso contento.
Alla fine le Warriors vinsero la loro prima partita.

Uscita dallo spogliatoio, Kate s’incamminò verso l’uscita della scuola. Percorrendo il corridoio principale vide Sarah e decise di raggiungerla, correndo.
<< Sarah?>>, le sfiorò un braccio.
La ragazza si girò verso di lei.
<< Bella partita! Complimenti.>>, esordì Sarah.
<< Grazie!>>, Kate sistemò la tracolla del borsone che le stava scivolando dalla spalla; deglutì e incominciò a ripetere nella propria mente quello che le voleva dire.

In quello stesso istante, qualche metro più in là, vicino gli armadietti, Cassie osservava la scena. Come spuntata dal nulla, Marika Brown si accostò a lei.
<< Tanto non torneranno insieme.>>, con le braccia conserte, poggiò la schiena a uno degli armadietti.
<< Come fai a esserne così sicura?>>
<< Beh, se noi ci impegneremo… non accadrà.>>
<< Che cosa intendi per “ci impegneremo”?>>, Cassie guardò la ragazza stranita e al tempo stesso curiosa.
<< Tu sei molto vicino a Sarah… ed io mi sono molto avvicinata a Kate questa estate. Quindi se giochiamo bene le nostre carte…>>, disse Marika con tono malizioso.
<< Oh, no. Puoi scordartelo. Non farò una cosa del genere a Sarah.>>
<< Ascoltami bene Cassie. Finito l’anno, Sarah si diplomerà e lascerà la scuola… hai davvero intenzione di passare il tuo penultimo anno qui dentro come la sua “spalla su cui piangere” o vuoi provare a diventare quello che da tempo vuoi essere per lei?>>
Cassie lanciò uno sguardo verso Sarah e Kate.
<< Pensaci. Sono sicura che in qualche modo riuscirai a farla innamorare di te.>>, Marika possedeva questa capacità innata di convincere le persone o comunque insinuarsi nei loro pensieri come una zanzara che ronza costantemente vicino all'orecchio.
 

<< Kate, senti… devo andare.>>, Sarah fece per andarsene.
Kate, a quel punto, la prese per un fianco e avvicinandola a sé, la abbracciò.
<< Mi dispiace tanto.>>, le sussurrò tra i capelli.
<< Anche a me.>>, replicò Sarah distaccandosi.
  
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