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Autore: Daphne007    30/09/2013    2 recensioni
Los Angeles.
Helen, diciassette anni, bellezza unica, popolare a scuola, sembrerebbe avere tutti i presupposti per una vita perfetta, se non fosse per il suo brutto carattere.
Saranno proprio i casini in cui si troverà continuamente a portarla da Thomas, avvocato di successo, all'apparenza perfetto, ma anche lui con un carattere difficile.
Chi vincerà la battaglia? E se si trovassero in una vera e propria guerra?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Coincidence.
 


Aprii molto lentamente la porta di legno scuro e mi guardai intorno, ritrovando mi in un luogo ormai familiare.

Il preside Warren era seduto su una poltrona nera imbottita ed stava scrivendo qualcosa su un foglio sopra la sua scrivania nera.

Nel suo ufficio era tutto molto elegante e maschile.

I quadri, i mobili, l'orologio a muro, il fermacarte e il portamatite.

Era anche un tifoso di football, c'erano due magliette dell'UCLA appese alle due pareti frontali.

Passarono una decina di secondi, poi il suo sguardo si posò su di me.

Mi guardò assumendo un'espressione buffa, poi tornò serio e fece segno di sedermi.

Seguii le sue indicazioni e presi posto nella poltroncina destra.

'Signorina Carter, cos'ha combinato questa volta?' arrivò dritto al punto, mentre girava tra le dita una penna stilografica.

'Ho preso un brutto voto in matematica, i miei non sono a casa quindi non l'hanno potuto firmare e la signorina Black mi ha mandata qui. Non è felice di rivedermi, preside Warren?' dissi ironica accavallando le gambe e mettendomi comoda.

'Voglio una mail o un fax dai suoi genitori, voglio che mi diano la conferma di essere a conoscenza di questo suo peggioramento in matematica. Entro domani mattina.' concluse frettoloso come non mai.

Era strano. Probabilmente la discussione che aveva avuto col ragazzo di prima, l'aveva lasciato abbastanza scosso.

'Altrimenti?' ribattei seria e fredda.

In cambio ricevetti uno sguardo severo e molto incazzato.

Forse non dovevo osare così tanto. Alla fine non ci mettevo niente a falsificare un'email o un fax.

Decisi di graziare la pazienza dell'uomo seduto di fronte a me.

'Okay, domani riceverà il fax.' conclusi alzandomi in piedi e sentendolo sospirare.

Mi misi la borsa a tracolla sulla spalla e raggiunsi la porta.

Uscii senza nemmeno salutare, i primi trenta minuti di educazione fisica erano andati.

Avevo bisogno di un caffè e di una sigaretta.

Avevo abbastanza tempo per entrambi.

Mi diressi verso l'edificio 1, il mio armadietto era uno dei primi.

Inserii la combinazione e infilai tutti i libri e i quaderni dentro.

Lo chiusi con una botta e camminai verso la caffetteria poco lontana.

Il cellulare nella tasca dei jeans vibrò, era Ash.

Le scrissi di raggiungermi in caffetteria senza farsi vedere e nel frattempo ordinai due caffè alla cannella.

Passai la carta e firmai velocemente.

Scelsi il caffè più lungo e ci aggiunsi un goccio di latte.

'Ti prego, nel mio voglio un quintale di zucchero. Tra poco svengo.' mormorò Ashley senza fiato, accasciandosi sulla sedia.

Le allungai il caffè zuccherato e mi sedetti vicino a lei.

'Com'è andata dal preside?'

'Al solito. Oggi pomeriggio vengo a casa tua, devo falsificare un fax.' le comunicai controllando le mail nel cellulare.

'Mi è arrivata una mail da tuo fratello, stasera un suo amico dà una festa. Sarà pieno di universitari. Dobbiamo andarci. Controlla, ti sarà arrivata di certo.' concluse senza lasciarmi alcune possibiltà di replica.

 

Festa a villa Jackson, stasera alle nove.

Porta delle amiche a Matt non dispiacerà!

Mark.

 

Mark Carter, ventidue anni appena compiuti, bello, intelligente, laureato da poco e imprenditore affermato da ancora meno tempo.

Non era un annuncio sulla sezione 'dolci incontri' del Los Angeles Times, ma solo la presentazione di quello stronzo di mio fratello.

Il nostro rapporto non era ben definito. Cinque anni di differenza erano pochi, ma a volte sembravano troppi.

O forse eravamo tutti e due talmente impegnati a piacere ai nostri genitori, che ci eravamo dimenticati l'uno dell'altra.

Solo nell'ultimo periodo il nostro rapporto si era un po' rafforzato. Mamma e papà erano sempre fuori per lavoro e lui più spesso a casa. Aveva il controllo dell'azienda di papà mentre era via.

'Ok, ci andremo. Vengo da te alle sei per il fax e ci prepariamo insieme, ok?' proposi digitando una risposta frettolosa a Mark.

'No Hel, devo dormire da te. Sai che i miei fanno storie se faccio tardi la sera e il giorno dopo c'è scuola!' annuii pensando a come organizzarmi.

'Allora vengo da te alle sei, spedisco il fax, poi andiamo da me.'

 

'Ash sbrigati! Non credo di resistere ancora un secondo chiusa in casa..' dissi, urlando dal salotto di quella che io amavo definire la reggia dei Robins. Eravamo tutti benestanti, è vero, ma la casa della mia migliore amica superava ogni aspettativa! Era in stile barocco, curata in ogni minimo dettaglio, con ornamenti degni di un museo.

'Sì!! Sono pronta, sai che mi piace essere perfetta in queste occasioni! Allora, sto tanto male?' mi chiese scendendo le scale. Ai piedi portava le Louboutin laccate beige, il mio regalo per il suo ultimo compleanno, accompagnate da un vestito rosa antico, che le arrivava fin sopra al ginocchio. Molto semplice nel complesso, ma che addosso a lei aveva il suo fascino.

Aveva piastrato completamente i suoi capelli mossi e aveva applicato sulle palpebre un semplice ombretto salmone.

'Sei stupenda Ash, mi fai sfigurare!' dissi abbassando lo sguardo.

Esaminai il mio abbigliamento. Indossavo un tubino nero con scollatura a cuore e con qualche ricamo sulla gonna, che era decisamente più corta di quella di Ashley.

Avevo abbinato il tutto con le mie appariscenti decoltè di ben 12 cm.

I nostri stili erano molto diversi, il mio era sicuramente più aggressivo e anche se non rispecchiava pienamente la mia personalità, mi faceva sentire più sicura di me, più intraprendente.

'Hel non dire sciocchezze! Sono certa che alla festa farai innamorare tutti di te, anche se vorrei ricordarti che hai già un ragazzo!' esclamò la bionda con ammiccamenti alquanto espliciti che mi fecero pensare a Lucas.

'Non c'è bisogno che me lo ricordi! Prometto che farò la brava!'

'Vedremo.. Su andiamo! Ci aspetta una gran serata!'

 

'Dovrebbe essere questa, l'indirizzo è giusto e sento della musica provenire da dentro' disse Ash, mentre io parcheggiavo dietro un'infinita fila di macchine.

Tutta Los Angeles sembrava essere lì.

D'altronde bisognava aspettarselo, mio fratello e i suoi amici erano soliti organizzare i party più esclusivi della città.

'Pronta per entrare femme fatale?' disse la mia amica con fare scherzoso. Le feci la linguaccia e mi misi un velo di rossetto bordeaux sulle labbra.

'Si comincia!' le urlai divertita.

Appena entrate ci ritrovammo in mezzo ad un vortice inarrestabile, ragazze che ballavano con addosso solo la biancheria intima, ragazzi che facevano fatica a restare in piedi, ma continuavano ostinati a giocare a birra-pong ed altre coppie impegnate a flirtare senza sosta incuranti di essere osservati da decine di occhi indiscreti.

'Non sembra male!' urlò eccitata Ashley, cominciando a muovere i fianchi a ritmo della musica.

Una coppia di universitari ci raggiunse. Dissero di chiamarsi Joe e Ethan, ci chiesero in quale facoltà studiavamo e senza darci la possibilità di rispondere alla domanda precedente, ci dissero che loro erano studenti di medicina.

'I soliti narcisisti' pensai tra me e me, ma proprio quando stavo progettando un modo per scappare da quei due sfigati, una voce interruppe i miei pensieri.

'Hastings, Stark.. Lasciate in pace le due signorine, non sono pane per i vostri denti!'

Riconobbi la voce di mio fratello Mark alle mie spalle, mentre i due bestioni se ne andavano lanciando uno sguardo sprezzante verso mio fratello. Era vero, eravamo diversi per molto aspetti, ma per quanto riguardava il riconoscere i coglioni, avevamo una dote incredibile entrambi.

'Ciao Mark!!' disse la bionda di fianco a me, con tanto di occhioni e sorriso ammaliante.

'Ehi, ciao bellissima' rispose mio fratello con altrettanto fascino.

Se non li avessi conosciuti bene, avrei sicuramente pensato che ci fosse qualcosa tra loro. Fortunatamente si trattava di semplice cortesia.. O almeno speravo fosse così!

'Sì, salve..Ci sarei anche io! Non so se hai presente, tua sorella? Quella che dorme nella camera di fianco alla tua?' dissi con tono sarcastico, lanciando frecciatine a mio fratello.

'Come non notarti Hel, questo vestito non è un po' troppo corto? Perchè non prendi esempio da Ashley, lei è molto più fine..'' aggiunse Mark scoccando un altro sguardo fulminante alla mia amica.

'Sisi, bene, ho capito.. Sentite vado a prendere qualcosa da bere, Ash vuoi qualcosa?'

'Un Gin Lemon sarebbe perfetto!'

'E al tuo fratellino non lo chiedi?' disse Mark facendo finta di asciugarsi una lacrima immaginaria dall'occhio destro.

Lo ignorai e mi avviai al bancone. C'era una fila assurda, quindi nell'attesa decisi di fumarmi una sigaretta.

Tirai fuori dalla pochette il mio pacchetto di Marlboro, ma mi accorsi che avevo dimenticato l'accendino in camera di Ashley.

Mi girai intorno per individuare qualcuno che stesse fumando e dopo qualche secondo, individuai un gruppetto di ragazzi riuniti in gruppo che ridevano e scherzavano.

Mi avvicinai alle loro spalle e senza volerlo, ascoltai la loro conversazione.

'Dai Warren, hai scelto il lavoro sbagliato! A differenza di quel genio di tuo padre, che è libero di farsi tutte quelle fighe della Marymount High School!'

Nella mia mente si materializzò l'immagine del preside Warren e d'impulso feci una faccia disgustata.

Non andavo d'amore e d'accordo con quell'uomo, ma dire che se la faceva con le studentesse, era veramente esagerato.

Poi due ragazzi, notando la mia presenza alle loro spalle, mi indicarono.

'Ti serve aiuto, dolcezza?' chiese un biondo ammiccando.

Alzai un sopracciglio, sfidandolo con lo sguardo e in quel preciso istante mi accorsi della presenza di un viso conosciuto.

Il ragazzo dagli occhi blu, che avevo visto litigare col preside nel suo ufficio.

Allora capii, era suo figlio ed era a pochi metri da me.

Mi guardò restando in silenzio e aspettando che rispondessi al suo amico.

Mi diedi un paio di secondi per squadrarlo meglio.

Era alto, aveva le spalle larghe come un giocatore di football, indossava una camicia azzurrina che metteva in evidenza i suoi addominali e un paio di jeans che gli fasciavano le gambe muscolose.

Una ragazza mi passò accanto, mentre cercava di accendersi una sigaretta.

Le chiesi l'accedino, accesi la mia e mi voltai per dar loro la risposta tanto attesa.

'Non più di quanto ne serva a te!' risposi secca, facendo poi un tiro.

'Ci conosciamo?' ribattè il biondo dando una gomitato al figlio di Warren.

'Sì, da quello che dici, dovrei essere una di quelle che si sbatte il preside sulla sua scrivania!' sbottai, fulminandolo con lo sguardo più cattivo che fossi in grado di fare.

Alzai lo sguardo in cerca di Ash e non trovandola, me ne andai.

 

  
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