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Autore: Desmond    30/09/2013    1 recensioni
Un ragazzo come tanti, che però si trova invischiato in una faccenda di spionaggio internazionale molto più grande di lui. Un grande segreto che avvolge un membro della sua famiglia. Uno sbaglio di persona che porterà Darius Desmond Rogers a diventare qualcun altro, una spia. Desmond Duncan, al servizio di Sua Maestà, la Regina Elisabetta, sulla quale grava l'ombra di un assassinio: «Un comunicato stampa congiunto di Jonathan Evans e Sir John Sawes, direttori generali rispettivamente di MI5 e MI6, allerta la sicurezza nazionale: Sua Maestà Elisabetta II potrebbe essere in grave pericolo.»
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Giunsi in largo anticipo, il mio treno non sarebbe passato di lì a un’ora. Passeggiavo nervosamente avanti e indietro, le idee si accavallavano l’una con l’altra vorticosamente: la famiglia, la lezione, mio fratello che risultava disoccupato, Madeleine, i ragazzi ben vestiti, Nick…
Il filo dei miei pensieri venne interrotto da un inaspettato dolore lancinante alla bocca dello stomaco, un cazzotto che mi aveva centrato in pieno. Mi ritrovai piegato in avanti e col fiato corto. Tentai di rimettermi dritto, guardando per un attimo il mio aggressore. Era un uomo sulla trentina, completamente calvo, alto e robusto, con le spalle larghe e le braccia muscolose. Mi sferrò un secondo pugno, dritto sul naso, che cominciò a sanguinare, mentre mi si annebbiava la vista. L’ultima cosa che ricordo è un violento calcio sul fianco, che mi fece accasciare a terra, privo di sensi.

Mi svegliai in una stanza vuota, una piccola lampadina che pendeva sopra la mia testa era l’unica fonte di illuminazione. Mi girava la testa, la vista, ancora annebbiata, era resa ancora più difficoltosa dalla penombra che avvolgeva la stanza. Provai a muovermi, ma ero stato legato alla sedia; le corde strette mi ricordarono il dolore tra stomaco e fianco, emisi un gemito. Passi. Una voce femminile squarciò il silenzio, rimbombando nella mia testa.
«Buongiorno, signor Cooper», disse con un tono sarcastico. Non risposi. Non riuscivo a vederla bene in faccia, ma un riflesso ramato si disegnava confusamente tra i suoi capelli raccolti; era tutto ciò che vedevo.
«Lei sa un po’ troppo sul mio conto, non crede?». Provai a mugolare qualcosa, ma mi accorsi che la mia bocca era tappata con un panno, e che stringerlo mi faceva male. La donna mi stampò uno schiaffo sulla guancia sinistra; la sua corporatura sembrava esile, ma celava una forza letale. Non mi capacitai di come un colpo così violento fosse stato dato da un braccio così sottile. Mi ritrovai con la testa voltata verso destra, vidi l’omone pelato che mi aveva aggredito prima – poco prima? qualche ora prima? il giorno prima? questo non saprei dirlo – lo vidi trafficare su un banchetto con delle siringhe. In effetti, aveva tutta l’aria del potenziale eroinomane.
«Io e il mio amico Tom ci auguriamo che lei non scriva più certe cattiverie, capisce? – si rivolte poi al suo compare – Tom, è tutto pronto?». L’uomo risposte con un grugnito, sentii i suoi passi pesanti avvicinarsi, e dentro di me mi chiesi come fosse stato possibile non sentirlo alla stazione, quando mi aveva aggredito. Porse la siringa alla ragazza. Girai la testa appena in tempo per vederla a un palmo dal mio naso, mentre l’ago si conficcava nella mia carne, dritto nel deltoide sinistro.

C’è un momento in cui il filo che hai dentro si spezza. Non senti più il dolore, senti solo una grande rabbia, senti la voglia di urlare ma non hai fiato nei polmoni. Quasi come se stessi morendo, ma è molto peggio. La morte ti porta via, prima o poi. Il filo che si spezza ti gela. Ti fa chiedere cosa ci sia di bello ancora nella vita, ti fa domandare quale peccato possa meritare questa pena. L’inferno che hai dentro esce, i tuoi demoni diventano realtà, ti circondano, ti soffocano. Dentro ti rimane il vuoto. Per me era quel momento, il mio filo si era spezzato. In quel momento, Sir Darius Desmond Rogers smetteva di vivere. E forse, già da quell’istante, iniziò ad esistere Desmond Duncan.
  
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