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Autore: Red_head    01/10/2013    8 recensioni
« Ti piace?»
« Si tratta di un'illusione. Tolte le vesti di cigni, principi e regine, torneranno a essere persone qualunque, mescolate nella calca di una metropoli che appare romantica e misteriosa, ma alla fine è solo il nido di tanti brutti anatroccoli.» Solo ora le rivolse nuovamente lo sguardo, le labbra increspate in un sorriso mellifluo. « Sì, mi piace molto. Me ne sento ispirato.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Blu. Rosso. Bianco.
Le bandiere sventolavano imperiose intorno a Buckingham Palace e lui si perse per un attimo a pensare a quali colori avrebbe dovuto mescolare insieme per poter ottenere l'intensità di quei toni. Socchiuse appena le palpebre, lì, in piedi davanti all'imponente cancello del palazzo reale e non si curò di sembrare strano in mezzo alla massa di turisti accorsi per le foto di rito, o per vedere il cambio della guardia: le lenti a specchio blu elettrico dei Ray Ban aviator che indossava, rendevano impossibile scorgere i suoi occhi e lui poteva perdersi tranquillamente nel suo mondo.
Ciano, un pizzico di magenta e una quantità ben calcolata di nero.
Magenta, giallo e sempre una punta di nero. E anche di blu.
Bianco, ma lo avrebbe sporcato con una punta di ciano.
Aprì gli occhi e sorrise al nulla incamminandosi verso St James park, godendosi i raggi caldi di un sole di fine estate che non scottava affatto. Amava passare i week end a Londra, gli piaceva girovagare per la città con gli auricolari affondate nelle orecchie, senza una meta precisa. Portava sempre con sé una vecchia cartella di cuoio a tracolla, al momento utile a stropicciargli la t-shirt color porpora, vagamente sbiadita, e a trasportare per lui un blocco da disegno, un astuccio e la sua macchina fotografica digitale compatta.
Comprò a un baracchino una lattina di coca-cola ghiacciata e decise di sedersi su una panchina di legno rivolta verso il lago centrale, proprio davanti a una fontana che regalava agli astanti la vista di diversi giochi d'acqua.
Aprì la lattina e con calma si armò del blocco rilegato in pelle e di una matita a carboncino in grado di lasciare un tratto nerissimo sui fogli color crema.
Non amava il bianco, splendeva troppo e gli dava fastidio agli occhi: era nato con le iridi chiare, color nocciola e le luci troppo intense gli procuravano un enorme fastidio. Il bianco era tremendamente intenso.
Prese a scribacchiare qualche parola casuale, a schizzare delle sagome indistinte, ma senza una precisa visione nella mente; oggi era così, non riusciva a disegnare o scrivere nulla di concreto, di reale, solo mostriciattoli abbozzati insieme a parole senza senso. Cigni dalle ali di foglie attaccate a rami che diventavano lettere, erre con becchi da pellicano e ombreggiature che diventavano cerchi d'acqua.
Alzò lo sguardo verso il lago dove gli animali nuotavano indisturbati, circondati dal verde di una natura rigogliosa che ti faceva dimenticare di trovarti in una rumorosa metropoli, stracolma di persone, auto, moto, taxi. Sorrise appena nell'osservare un grosso scoiattolo intento a fare amicizia con un cucciolo di cane: un husky completamente bianco, dal pelo lungo, che portava una pettorina azzurra attaccata alla quale splendeva una medaglietta argentata. Distolse lo sguardo un paio di volte per via del riflesso del sole sul metallo della placchetta che doveva essere a forma di osso; ridacchiò quando il cucciolo si accucciò sul prato, le orecchie tese in avanti e gli occhietti azzurri fissi sull'animaletto selvatico che lo fissava come se fosse un completo idiota. L'husky scodinzolava, felice, con la linguetta rosea a penzoloni che ogni tanto muoveva a bagnarsi il naso. Di quanto in quando uggiolava, lo capiva dai movimenti della mandibola, non perché lo sentisse: non si era sfilato gli auricolari e non aveva intenzione di farlo. Quando il cagnolino cercò di avvicinarsi allo scoiattolo, questo balzò all'indietro e scappò via, correndo fra le sterpaglie per nascondersi alla sua vista; nemmeno a dirlo, il cucciolo rimase sconvolto. Ritirò la lingua nella bocca e sedette all'improvviso sulle chiappette pelose, smettendo di scodinzolare. Fissava il punto dove prima si trovava lo scoiattolo, come se questo dovesse riapparire da un momento all'altro e si scostò solo dopo una manciata di secondi, quando qualcuno richiamò la sua attenzione.
E riprese a scodinzolare.
Seguì la sua corsa buffa, un po' goffa e sicuramente tenera, come è quella di tutti i cuccioli e lo vide balzare sulle zampe posteriori per fare le feste a dei jeans neri, sui quali ora erano stampate le piccole zampate di quell'husky delizioso.
Rise appena e quasi non si accorse della mano destra che muoveva il carboncino a disegnare quel cucciolo peloso: disegnò la sagoma irta sulle zampette, intento a tatuare la propria firma terrosa sopra al denim di quello che poteva essere un passante qualunque, o il suo padrone.
Era semplice dare volume a un ammasso di pelo, perse qualche attimo in più a disegnare l'espressione felice del muso cucciolo, delle gambe fasciate da quei pantaloni scuri che gli davano appoggio e delle mani che, ora, erano intente a perdersi fra il pelo bianco e soffice dell'husky.
Aggrottò leggermente le sopracciglia scure e socchiuse appena le palpebre nel constatare che i capelli del giovane accovacciato di fronte al cagnolino erano tanto biondi da poter concorrere con la candidezza del pelo dell'animale. Distolse lo sguardo, infastidito, e concluse lo schizzo aggiungendo un abbozzo di corpo alle gambe che aveva tracciato. Una t-shirt a maniche lunghe, delle dita piuttosto affusolate e capelli accecantemente chiari riversati in avanti, a nascondere completamente il viso. Scurì le braghe dello sconosciuto e sfumò un po' di carboncino con le dita intorno a lui e al cagnolino, lasciando il corpo dell'husky e i capelli del suo padrone senza il minimo accenno di ombre.
Quando tornò ad alzare il viso il ragazzo si era allontanato, ma l'husky era in piedi sulle quattro zampe e lo stava fissando: i suoi occhi azzurri, color del ghiaccio più puro, lo colpirono più dell'ululato che gli rivolse. Sorrise appena e si alzò in piedi, incamminandosi nuovamente verso Buckingham Palace dalla parte opposta rispetto a quella del cucciolo. In fondo alla pagina, prima di andarsene, aveva scritto quattro parole: « Yeux couleur de glace (1)





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Copertina: Occhi di ghiaccio;
(1) Occhi color del ghiaccio.



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