1 Settembre 2012
Sto seduta qui,
in mezzo a tante persone strette in abiti dai colori vivaci e
sgargianti, che
assisto al discorso del padre di lei.
“ Sono
così
fiero di mia figlia, la renderai felice Louis. Per lo meno, lo spero per te.”
Nella sala
scoppiano gli applausi e il boato di cori a favore della coppia di neo
sposi,
la madre di lei abbraccia e bacia il marito quando la raggiunge al
tavolo a cui
siedono gli sposi.
Sto qui , seduta
in mezzo a gente che non conosco e che non sopporto, e lo faccio
perché ci
tieni.
La cerimonia in
chiesa è stata una palla stratosferica, e tu sei pure ateo,
il vestito della
sposa le sta a pennello, è ampio e principesco, e lo
sappiamo entrambi che non
sopporti le favole.
Alta, magra,
bella e bionda, non ci sono paragoni con me, e io mi sforzo di essere
felice
per te. Sorseggio del vino bianco e ti guardo da qui, e sei bello
dannazione,
bello da far paura. Sembra che il sarto italiano che hai ingaggiato
apposta per
la cerimonia, abbia cucito lo smoking su di te. E’ grigio
chiaro, come il
colore che i tuoi occhi assumono contro la luce troppo intensa del
sole, mi
domando se Cece ci abbia mai fatto caso, perché
sì. Io ci ho fatto caso. Il
viso è pulito e rilassato, le labbra perennemente piegate in
un sorriso, la
barba appena accennata e il naso leggermente a patata,
che è forse la cosa più umana che
hai. Sei
troppo bello per essere umano e non te lo perdonerò mai.
Finisco il vino
in un sorso mentre vedo le tue labbra sussurrare all’orecchio
di tua moglie, e
dio solo sa che le dici per farla arrossire in quel modo.
<<
Balliamo?.>>
Alzo un
sopracciglio e mi volto lentamente nella direzione da cui è
venuta
quell’assurda richiesta,
“
Chiunque tu sia, manco morta.”
Bello, alto,
smoking nero, mani grandi, capelli castani e occhi verdi –
credo – fossette
adorabili che stonano sul suo sorriso malizioso.
<<
Certo
che ballo con te.>>
Sorridi.
<< Che
per
caso hai fatto una
pubblicità per la
Colgate?. Non prendermi per una psicopatica, ma i
tuoi denti sono così bianchi che accecano.>>
Lui ridacchia
per nascondere l’imbarazzo e risponde scuotendo la testa,
tendi la mano verso
di me e aspetti che io l’afferri.
Poso il calice e
afferro la tua mano , mi accorgo subito che la mia è troppo
piccola per stare
nella tua.
Arriviamo in un
angolo tranquillo della pista, le luci si abbassano nel momento esatto
in cui
chiedi il permesso di cingermi i fianchi, io non lo chiedo e incrocio
le mie
dita dietro il tuo collo. Tu scuoti la testa e iniziamo a ondeggiare
piano,
seguiamo il ritmo di un lento che
ho già
sentito altrove.
<<
Quante
volte hai rimorchiato con una frase del genere?.>>
ridacchia lui,
riferendosi al mio apprezzamento per i suoi denti.
<< Un
mucchio di volte – mi interrompo, lo guardo negli occhi
– alle
elementari.>>
La sua risata
bassa è frizzante, come il cinguettio degli uccelli in
primavera.
La canzone
è
quasi finita e per
un istante noto con
la coda dell’occhio la sposa che volteggia in pista, lui la
guida sicuro, un
minuto più tardi si sono affiancati a noi. Rispondo allo
sguardo inquisitorio
di Louis, incenerendolo a mia volta. Ringrazio mentalmente il dj per
aver chiesto
agli sposi di spostarsi al centro della pista. Sciolgo le dita e lascio
andare
questo ragazzo dai denti abbaglianti, lo
ringrazio per il ballo, ho bisogno di aria. Mi volto per allontanarmi
dalla
pista, muovo qualche passo in avanti ma di nuovo gli occhi di Louis mi
immobilizzano.
Mentre il dj
sceglie la prossima canzone, lo vedo parlare a Cece, lei annuisce e si
concede
di ballare con suo padre che ha gli occhi lucidi e la pancia
prorompente. Louis
sorride agli amici che si buttano in pista, la sua bellezza mi ammalia
e,
“Cazzo” penso quando mi accorgo che è
troppo vicino per poter fuggire via.
<<
Balli
con me adesso.>>
E’
più un ordine
che una domanda. Tu non chiedi mai, prendi ciò che vuoi e
basta.
Sbuffo e alzo
gli occhi al soffitto alto, “Fanculo dj” ha scelto
un altro lento. Louis
sorride e poggia le sue mani sui miei fianchi, sento dei brividi salire
su
dalla spina dorsale e mordo l’interno della guancia per
nascondere il tremolio
delle labbra. Poso
le mie mani sulle sue
spalle, lui fa una smorfia contrariato e le guida dietro il suo collo.
<<
Allora,
mi pare che ti stia divertendo. >> allude al ragazzo con
cui ero poco fa,
il sorriso malizioso.
<< Si,
i
camerieri sono molto cordiali, fa i miei complimenti a Cece per i centro tavola
gialli.>>
“Mi fanno
cagare
i cigli gialli.”
<< Ti
fanno schifo i gigli, quelli gialli poi, figuriamoci.>>
Lo guardo e
scoppio a ridere, mi conosce troppo bene. Lui ride con me, mi racconta
dell’ansia che lo ha assalito mentre vedeva Cece avanzare
nella navata della
chiesa, dell’unica pecca di sua moglie
“Non ha senso
dell’umorismo”, dell’alito cattivo di sua
suocera e di
quanto si sia divertito al suo addio al celibato. Ride alla mia
espressione di
puro disgusto e disinteresse quando prova a raccontarmi i dettagli di
quella
serata, scuote la testa e mi risparmia.
Il lento
finisce, mi guarda e << Vieni con me.>>
Mi afferra una
mano, Cece sta lanciando il bouquet e nessuno sembra accorgersi di noi,
usciamo
dalla sala e prendiamo delle scale sulla destra. Arriviamo al
pianerottolo
dell’ultimo piano, Louis apre la porta sulla quale lampeggia
l’insegna di ‘
uscita di sicurezza’, e con un cenno della testa mi invita a
seguirlo. Usciamo,
ci troviamo sul tetto che assomiglia ad una terrazza. L’aria
è fresca e pulita,
per un attimo guardo il cielo e le stelle inesistenti a causa della
luce dei
lampioni, poi mi
avvicino a Louis che si
è seduto su una sedia di plastica verde scuro.
<< Sei
bellissima con questo vestito.>> ammette lui, ed
è vero. Indossa un abito
lungo fino ai piedi di un lilla pallido, senza spalline e la scollatura
a
cuore.
<< Con
ciò vuoi dire che di solito non lo sono?>>
Rido e lei
scuote la testa esasperata, le tendo la mano e quando lei
l’afferra l’attiro a
me, fino a farla sedere sulle mie ginocchia. Le nostre mani si
incastrano come
se fossero fatte apposta per stare insieme.
<< Che
galantuomo! – continua poi volgendo lo sguardo sul profilo
semi illuminato di
Londra – E così, ti sei sposato, congratulazioni
Louis. Davvero, sono felice
per te.>>
<<
Grazie, sai è una
sensazione strana, ma
così sono felice.>>
Si sistema
meglio sulle mie ginocchia, mi guarda negli occhi e incastra in labbro
inferiore fra i denti, è nervosa.
<<
Credi che potremmo continuare a vederci? . Ogni anno, il 15
luglio.>>
Alzo un
sopracciglio confuso.
<<
Certo, scusa perché me lo chiedi?.>>
<< A
Cece potrebbe dare fastidio.>>
<< Non
preoccuparti di questo>>
<< Me
ne preoccupo invece, sei suo marito.>> ribatte lei a voce
bassa.
<<
Sposandomi ha accettato me, e tutto quello fa parte di
me.>>
Avvicinai il
mio volto al suo, come nella notte in cui ci siamo conosciuti e
<< Tu
fai parte di me, Tayla.>>
Dico in un
soffio, per poi lasciarle un bacio a fior di labbra,.
<<
Questo non è un addio.>>
Lei sospira
ad occhi chiusi, non sembra convinta
ma
rimane in silenzio.
<<
Sarà
meglio andare. - decreta poi alzandosi in piedi – Tutti si
chiederanno che fine
hai fatto.>>
Sorride e
arrossisce, e “Dannazione, sei adorabile.”
Mi alzo e la
precedo, scendiamo le scale in silenzio, sto per entrare in sala quando
lei
afferra la mia mano per richiamare l’attenzione.
<< Io
vado, domani mattina devo alzarmi presto, salutami Cece e ancora
auguri.>>
Sorride, poi
mi attira a se in un abbraccio e “ Dio santo, fa il bravo. Ti
voglio bene.”
La stringo
forte e “ Ci vediamo, presto” le rispondo.
Si stacca da
me, mi da una pacca sulla spalla e scende le scale, appena scompare
dalla mia
visuale sospiro e rientro in sala.
In un secondo
arrivo al piano terra, l’addetta al ricevimento mi consegna
la borsa e il
cappotto, mi affretto ad uscire.
Esco di
lì
con una gran voglia di piangere, secondo Louis tutto sarà
come prima, eppure io
lo so che in realtà cambierà tutto quanto.
Infilo il
cappotto, e sto per afferrare il cellulare in borsa, quando sento una
voce
chiamarmi.
<< Te
ne vai?.>>
E’ il
ragazzo
di prima, sta appoggiato al muro dell’edificio con la schiena
e tiene una
sigaretta fra le dita.
<< Mia
madre si è raccomandata di non parlare agli
sconosciuti.>>
Rimane
spiazzato ma sorride, con un gesto secco getta a terra il mozzicone
della
sigaretta e
<<
Piacere sono Harry, ho ventun anni, diplomato in legge da due. Sono
nato a
Holmes Chapel e sono vaccinato.>>
<<
Piacere sono Tayla, ho la tua età mentre il resto non
t’interessa.>>
<<
Allora, te ne stai andando? >>
<<
Sì.>>
<< Ti
va se andiamo a prenderci qualcosa da bere?>>
<< Ho
voglia di Mcdonald’s. >>
<< Ho
la macchina parcheggiata dietro l’angolo,
andiamo?>>
<<
Okey, non giudicarmi ma, io prendo ancora l’Happy
Meal.>>
Il viaggio in
auto dura poco, quel che basta per comprendere che alla fine questo
Harry, è di
buona compagnia.
Ordino delle
crocchette di pollo e un Happy Meal
<<
Hamburger semplice, senza cetrioli, per favore.>>
<< Per
me
un Mc menu grande, grazie.>>
Scegliamo a caso
fra i tanti tavoli vuoti di quel venerdì notte, sono le due
e per fortuna c’è
orario continuato fino alle cinque. Finisco le mie crocchette in
silenzio, sono
ancora al primo morso quando Harry, ovviamente senza permesso, afferra
la mia
scatola e ci fruga dentro.
Lo guardo
arcuando le sopracciglia e << Scusami, ma che stai
facendo?.>>
<<
Controllo la sorpresa.>> risponde alzando le spalle.
Prendo un respiro e
“E’ la mia sorpresa, cazzo mia e non
tua.”. Conto fino a dieci e cerco di
rilassarmi.
<<
E’ il
mio Happy Meal, mia la sorpresa, quattro sterline e novanta, mio per
diritto.>> dico invece, almeno
non ho detto nessuna parolaccia, “Mamma , saresti fiera di me
caspiterina!.”
Lui alza le
spalle, di nuovo, e sorride
strafottente mentre scarta il giochino-sorpresa. “ Che cazzo
hai da ridere
sempre?.”
<<
Fanculo i buoni propositi, molla la mia sorpresa.>>
Ride di gusto e
alza le mani in alto con fare innocente, la spilla di Peppa Pig cade a
terra.
La raccoglie, sorride a mezza bocca e allunga la
mano verso di me. Mi soffermo per un attimo
sulle sue labbra, sono sottili e leggermente screpolate,
nell’angolo che
formano è spuntata una timida fossetta.
Scuoto la testa
in segno di negazione, lui alza un sopracciglio confuso e
<< Ti
piace Peppa Pig?>>
Piego le labbra
in una smorfia di disprezzo puro.
<< Lo
prendo per un no. Pensa che la stanza di mia sorella maggiore ne era piena di peluche di
varie
grandezze.>>
<< Che
infanzia terribile. – dico alzando le spalle – La
prossima volta però, non sarò
così gentile, colleziono tutti i gadget sorpresa degli Happy
Meal. Nemmeno mia
madre aveva il permesso di riordinarli, ci sono cose su cui non
transigo, e
questa è una di quelle.>>
Serro le labbra
in un piccolo sorriso quando i frammenti di quei ricordi mi scaldano il
cuore.
Lui scuote la
testa e ridacchia sorpreso e
<<
Nessuno
ha il diritto di toccarli?>>
Il sorriso si
spegne.
<<
Fino ad
ora solo un mio amico ne ha avuto l’onore.>>
<< Chi
è il
fortunato?>>
<<
Louis.>>
Sospiro e
abbasso lo sguardo, il rumore delle auto solitarie che sfrecciano in
strada si
mischiano ai nostri respiri silenziosi.
<<
Anche
io ho un segreto – si gratta la testa improvvisamente a
disagio, aspetta che io
alzi lo sguardo su di lui, prima di continuare con tono imbarazzato
– tengo i
calzini bianchi, separati da quelli colorati.>>
Sorrido, alzo le
spalle e << Ad ognuno il suo.>>
Annuisce e si
schiarisce la gola, cambia discorso.
<<
Quindi
eri tra gli invitati dello sposo?.>>
<<
Sì, tu
eri tra quelli di Cece?>> gli chiedo alzando un
sopracciglio, pensavo
fosse un collega di Louis.
<<
Sono il
suo testimone, nonché migliore amico.>>
<< Ma
tu
pensa! – dico a denti stretti, schiocco le dita –
com’è piccolo il
mondo!>>.
Circa venti
minuti più tardi Harry ha parcheggiato l’auto di
fronte al mio appartamento, lo
saluto con la mano e un sorriso mentre mi avvicino al portone di casa.
Lui
abbassa il finestrino e
<<
E’
stata una bella serata, vorrei rivederti ancora.>>
Giro la chiave
nella toppa e gli do le spalle, mordo il labbro inferiore per impedirmi
di
sorridere e rispondo
<<
Grazie,
sfortunatamente anche per me. – mi volto e alzo le spalle
indifferente – Solo
vivendo il domani, sapremo.>>
Con la
coda
dell’occhio lo vedo scuotere la testa e sorridere a mezza
bocca, chiudo il
portone piano e salgo le scale in silenzio mentre sento il rumore del
motore
che riparte.
Tayla