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Autore: TheCapo91    01/10/2013    2 recensioni
Se avete letto le prime serie del manga e giocato ai rispettivi giochi apprezzerete tutte le sfumature del racconto e i relativi riferimenti presenti.
La storia vede come protagonisti molti personaggi-chiave del manga, come Red e Blue, insieme al ranger Ignotus, mio alter ego, e altri personaggi inediti. Insieme affronteranno il folle Ixor e la sua Gilda delle Ombre, in un mondo dove i cattivi sanno usare un coltello al pari di una Pokèball e i buoni sentimenti devono fare i conti con il dolore e la diffidenza...
Il primo capitolo era stato concepito come autoconclusivo, ma ho iniziato ad affezionarmi ai personaggi e ho deciso di renderlo una serie.
Una storia dedicata ai veri fan, alla scoperta del più grande mistero della prima generazione dei Pokèmon.
Genere: Avventura, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blue, Nuovo personaggio, Prof Oak, Red
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le origini del mito'
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Caccia al mito







Erano passati diversi giorni da quando il trio di allenatori era partito da Biancavilla: anche quel pomeriggio il cielo era limpido e privo di nuvole, ma la fresca aria autunnale stava lentamente cedendo il posto a quella più rigida dell’inverno. Un sole pallido e freddo illuminava i tre compagni, ancora in marcia verso Lavandonia.
I ragazzi procedevano veloci e risoluti, ma i loro rapporti sfioravano l’astio: Frost era stato accolto con freddezza dagli altri due, come se la sua sola presenza fosse in qualche modo una mancanza di rispetto alla memoria del loro compagno caduto; il Ranger si era preparato a questa eventualità, ma ogni volta che parlava o prendeva in mano la situazione si sentiva perennemente sotto giudizio, come se i suoi compagni non vedessero l’ora che commettesse un passo falso per poter rimpiangere ancora una volta la mancanza Ignotus.
Blue, d’altro canto, era l’unica ragazza del gruppo e viaggiare continuamente con due maschi le seccava: irritabile e scontrosa, non era abituata a percorrere così tanta strada a piedi, men che meno così in fretta, ma non voleva fare la parte della bambina lamentosa e nascondeva la stanchezza dietro risposte acide.
Infine, Red continuava ad essere lapidariamente silenzioso; le sue uniche relazioni con il mondo esterno erano gli allenamenti con i Pokémon durante la pausa dopo cena, a cui non rinunciava mai: sembrava che riuscisse a condividere il suo dolore solo con loro, ed anche questi erano meno vitali e allegri che mai.
Frost era intimamente convinto che quella di Red fosse una semplice richiesta di aiuto e le prime volte che aveva cercato di infrangere quel silenzio lo aveva fatto con gentilezza e garbo: ma l’ostinato rifiuto di parlare da parte dell’allenatore aveva alla fine convinto il Ranger che quello del mutismo fosse un semplice mezzuccio per darsi un tono. Il grande Red che giocava al vendicatore silenzioso… Una gran delusione.
Il pomeriggio volgeva alla fine e Frost era davvero di pessimo umore; man mano che si avvicinavano a Lavandonia il clima si faceva più freddo e secco e l’intera area appariva sempre più grigia e priva di vita. Alberi spogli, rami affilati, perfino il terreno sembrava sbriciolarsi sotto le loro scarpe; l’inospitalità del paesaggio lo rendeva nervoso.
Tutta quella desolazione si rifletteva anche sulla fauna locale; non era raro che il trio dovesse fare attenzione folti branchi di Sandshrew irsuti che si spostavano in massa, o evitare i piccoli e feroci Nidoran, di entrambi i sessi, che si lanciavano in fulminei attacchi a sorpresa, per poi sparire nella boscaglia.
Era davvero insolito trovare Pokémon selvatici così aggressivi in un luogo così lontano da insediamenti umani…
Di colpo, un possente Nidoqueen sbarrò loro la strada, pestando con rabbia la coda sul terreno; Frost si guardò rapidamente attorno e notò che non vi erano altri Pokémon nelle vicinanze. Era improbabile che avessero varcato il suo territorio di caccia, in una zona così arida.
- Avanti, Nidoqueen, da brava – iniziò cauta Blue, avvicinandosi lentamente – non siamo qui per combattere… Ora ci muoviamo e cerchiamo un…
Con un possente ruggito, il Pokémon selvatico agitò di nuovo la coda e caricò.
Con un urlo, Blue si gettò fuori traiettoria, finendo fuori dal sentiero, mentre i ragazzi riuscirono ad evitarla con più prontezza.
- Lascio l’incombenza a te, Red – trillò la ragazza, sollevandosi in aria col suo Jigglypuff – Sistema questa gentile signora e proseguiamo.
Il ragazzo fece un passo avanti, ma Frost lo afferrò per una spalla.
- No. Stavolta tocca a me!

Con sufficienza, Red gli lanciò un’occhiata e si fece da parte, mentre la Nidoqueen pestava furiosamente le zampe a terra, delusa di non aver colpito il bersaglio.
- Vieni fuori, Illusion! – comandò il Ranger e dalla Pokèball che aveva scelto apparve un Glaceon.
- Fa vedere a questo Nidoqueen come si esegue un Geloraggio!
Il getto di energia congelante colpì il Pokémon selvatico in pieno, ma questi se ne liberò con una scrollata di spalle e iniziò una nuova carica.
- Geloscheggia!
Schivando la seconda carica, il Glaceon di Frost colpì la schiena corazzata dell’avversaria con una raffica di ghiaccioli affilati, che pure non sortirono effetto.
Il ragazzo ringhiò dalla rabbia. Aveva portato a segno due attacchi inutili e aveva la fastidiosa sensazione che i suoi compagni lo stessero considerando un incapace; decise allora di elaborare una tattica più complessa del semplice attacco frontale.
- Dagli una mano, Elusion! – urlò scagliando una seconda Pokèball.
Il tempo di chiamare il suo secondo Pokémon fu sufficiente al Nidoqueen per assestare un potente colpo di coda ad Illusion, che venne scaraventato a diversi metri di distanza, senza fiato.
Il manto scuro dell’Umbreon che uscì dalla sfera Pokè brillò ai raggi del tramonto, elegante, quando atterrò con grazia sul campo.
- Un Umbreon? – chiese Blue dall’alto – Non è un Pokémon Ghiaccio! Voglio dire…
- Cosa?
- Beh, sai, prima Glalie, poi Glaceon… e dato il tuo nome, pensavo… oh, lascia perdere…
- Ho anche uno Staraptor! – sbottò Frost – Se il nome dell’allenatore influenzasse i Pokémon che utilizza, tu e Red dovreste usare solo Pokémon monocromatici!
- Smettila di dire idiozie e concentrati sulla lotta!
La Nidoqueen si era avventata su Illusion ruggendo e la sua coda era diventata viola e irta di aculei. Se quel Velenocoda fosse andato a segno, la sua strategia sarebbe stata rovinata irrimediabilmente.
- Elusion, fermalo con Ombra Notturna!
Sfruttando le ombre degli alberi che si allungavano all’approssimarsi della notte, l’Umbreon estese una lunga proiezione oscura verso la Nidoqueen; quando la raggiunse, la sua coda perse potere ed il Pokèmon arrestò la sua carica, come in preda ad una asfissiante stanchezza. Questo permise ad Illusion di portarsi nuovamente a distanza di sicurezza e affiancare il compagno.
- Molto bene – disse Frost, mentre Nidoqueen iniziava a caricare un potente Iperraggio – Formazione Sigma 7, a medio-corto raggio. Forza!
In un batter d’occhio, Illusion saltò roteando su sé stesso e usò l’attacco Nebbia, facendo calare sul campo una fitta nube di vapore acqueo.
Il Pokémon selvatico interruppe momentaneamente l’attacco cercando il bersaglio e alla sua sinistra intravide la sagoma evanescente di Umbreon, immobile. Continuò quindi a caricare l’energia nella bocca, sempre di più, quando di colpo l’immagine svanì per ricondensarsi a pochi centimetri dal suo volto; con un elegante balzo, Elusion atterrò sul muso dell’avversaria, graffiandolo e colpendole la mascella con una delle zampe posteriori. L’energia dell’Iperraggio esplose quindi all’interno della bocca di Nidoqueen e il Pokémon Veleno la indirizzò automaticamente verso l’alto, esponendo l’addome. All’unisono, Illusion ed Elusion lanciarono rispettivamente una Palla Gelo e una Palla Ombra, che impattarono il ventre scoperto del Pokémon selvatico.
Questi emise un ruggito di dolore, prima di cadere al suolo, esausto.
- La vittoria è nostra! – annunciò Frost e i suoi due Pokémon gli corsero incontro, festeggiando.

Mentre il Ranger si complimentava con i suoi Pokémon per la riuscita della formazione d’attacco, Blue scese dal suo Jigglypuff e affiancò Red.
- Non è male come allenatore, in fondo – disse a mezza voce – anche se il suo stile è terribile non si può negare che… Ehi, dove vai?
Red si era avvicinato al Nidoqueen esausto e lo stava esaminando con attenzione.
- Non avrai intenzione di catturarlo, vero?
Red scosse la testa e prese tra le mani la coda inerte del Pokémon. Sulla punta luccicava qualcosa di intermittente…
- Che roba è? - fece la ragazza - Sembra un… 4? No, aspetta… 9… e adesso 2! Che razza di roba è questa?
Red scosse di nuovo la testa e prese dal suo zaino una fialetta di Pozione e la spruzzò sul numero. Per qualche secondo parve funzionare: poi, come se nulla fosse, ricominciò ad apparire e scomparire, in sequenza del tutto casuale.
- Numeri… I numeri… - mormorò Blue – è come ci ha detto la recluta al Laboratorio…
- Che cosa state facendo?
Frost si era avvicinato ai compagni e li guardava con rinnovato orgoglio, fiero della sua vittoria.
- Il Pokémon che hai affrontato è stato in qualche modo coinvolto nei piani del nostro obiettivo. Non deve mancare molto a Lavandonia…
- Beh, se questo è il massimo che sa fare, non sarà un problema per noi!
Blue lo guardò severa.
- Questo esemplare presenta sulla punta della coda un piccolo numero intermittente e tu hai impiegato quasi un quarto d’ora per affrontarlo. Con due Pokémon, tra l’altro. L’adepto ha parlato di tanti numeri, dappertutto ed enormi; se, come penso, questo Pokémon è stato contagiato da… qualunque cosa Ixor abbia creato, ne ha contratto una minima parte, probabilmente per caso. Non sarà così facile come pensi…
Red si alzò dalla Nidoqueen, le lasciò una Baccacedro accanto e si incamminò di nuovo sul sentiero, senza commentare.
Blue lo seguì e Frost rimase di nuovo da solo, ruminando dalla rabbia.
Aveva affrontato un potente esemplare di Nidoqueen nel suo habitat naturale e lo aveva messo al tappeto; era una vittoria innegabile, conseguita senza neanche danni particolari da parte dei suoi Pokémon. Se Blue era tanto brava che facesse da sola, la prossima volta!
Ormai era chiaro che quei due non lo avrebbero mai potuto vedere come un alleato e si ripromise di non averci più nulla a che fare, una volta terminata la missione.
Scuro in volto, li seguì lungo il sentiero, che si diramava verso nord, mentre gli ultimi raggi del sole morivano all’orizzonte, annunciando la sera.



Mentre l’oscurità calava su Kanto, Ignotus prese di nuovo coscienza di sé e fluttuò nel corpo di Misdraevus che aveva ricevuto, prendendo ogni giorno sempre più confidenza con le sue nuove abilità. A quanto pareva, i Pokémon Spettro si rendevano invisibili durante il giorno ed entravano in una sorta di trance simile al sonno, fino a che i raggi solari non si affievolivano abbastanza.
La coscienza del vero Misdraevus gli teneva compagnia per tutto il tempo, dandogli suggerimenti istintivi per quanto riguardava le mosse apprese, l’alimentazione e le altre cose basilari della vita di un Pokémon.
Il ragazzo capì quanto quelle creature tenevano in considerazione la libertà e quale profondo legame significava per loro unirsi ad un allenatore; naturalmente ignorava ancora molto dell’argomento e avrebbe tanto voluto chiedere al suo ospite cosa si provasse a stare dentro una Pokèball o lottare contro altri Pokémon in una palestra, ma poi ricordò che Misdraevus era ancora allo stadio selvatico e l’unica interazione con gli umani era stata tutt’altro che piacevole: preferì dunque non fare domande e godersi il viaggio in quella dimensione così diversa…
Sentiva dentro di sé una specie di richiamo, con il quale percepiva vagamente il bisogno di dirigersi verso nord-ovest; immaginava che fosse il suo “senso-Pokémon” a fargli da bussola. Ma fino ad allora non aveva incontrato ancora traccia del folle scienziato…
Giunto nelle gallerie sotterranee ad Azzurropoli, però, Ignotus percepì una sensazione diversa e sgradevole e decise di indagare; i Pokémon notturni che si aggiravano in quei posti provavano lo stesso e gli riferirono che la fonte di questo disturbo si trovava ancora più a nord, oltre i gli acquitrini…
Man mano che si avvicinava, i Pokémon selvatici che incontrava si dimostravano più ostili e meno propensi ad aprirsi o a rispondere alle domande, anche quando offriva loro le Bacche che raccoglieva.
Da alcuni Tangela loquaci (ed estremamente golosi) apprese che una potente entità maligna era comparsa non lontano da lì.
Poi il membro anziano dello stormo di Golbat “Dente di veleno”, che aveva incrociato nei pressi di una grotta, gli rivelò che questo oscuro personaggio si aggirava nella città umana dove sorgeva la costruzione che accoglieva le spoglie mortali dei Pokémon. Quel riferimento fece capire a Ignotus che Ixor si trovava a Lavandonia, dove era situata la Torre Pokémon, il più grande cimitero della regione: quale posto migliore per il suo ritorno?
Ricompensò lo stormo con le ultime Bacche che aveva e continuò il suo viaggio, per affrontar il suo assassino, ancora una volta…


- Spiegatemi di nuovo perché non siamo arrivati a Lavandonia volando – ringhiò Blue mentre superavano la zona paludosa nei pressi del Percorso 12.
- Perché magari daremmo nell’occhio? Sai, tre persone che cavalcano Pokémon dirette verso una cittadina sperduta nelle montagne… – le rispose bieco Frost – Tu in particolare, con quel Jigglypuff rosa…
- Va bene, va bene, ho capito…
Piccoli Yanma si libravano a pelo d’acqua, il corpo immobile e le ali talmente veloci da risultare quasi invisibili: Frost ne guardò uno muoversi con precisi scatti rettilinei, apparentemente senza meta: nelle zone non coperte dalle ninfee poteva addirittura scorgere piccoli Poliwag che sguazzavano sottacqua, insieme ai Mudkip ed altri Pokémon acquatici.
Red cercava di seguire il passaggio più asciutto, ma spesso il terreno scivoloso diventava talmente impraticabile da costringerli a camminare nel fango, con grande disappunto di Blue.
- Almeno non abbiamo incontrato altri Pokémon impazziti – osservò il Ranger – Siamo sicuri che stiamo procedendo nella direzione giusta? – aggiunse rivolto a Red.
Ancora una volta, la domanda non ricevette risposta e Frost sbuffò, dando un calcio ad un ciottolo, che atterrò nello stagno sottostante con un fangoso “plop”.
- Non dovrebbe mancare molto, comunque – fece Blue qualche minuto dopo – So che le zone degli acquitrini si trovano immediatamente sotto Lavandonia.
Passò ancora qualche ora, mentre il fango sul terreno diventava sempre più secco e stabile mano a mano che i ragazzi si allontanavano dalla palude.
E poi Blue la vide.
- Laggiù! – indicò – Non è la Torre Pokémon?
I ragazzi aguzzarono la vista attraverso i rami degli alberi; la maestosa torre era circondata da un sottile strato di nebbia che ne sfumava i lineamenti, ma era sicuramente vicina. Ci vollero ancora parecchi minuti di lunga salita, ma finalmente il trio giunse sopra la collina che dominava Lavandonia.
Lo spettacolo che avevano davanti rasentava la follia.

L’intera città era impregnata di un’aura di irrealtà: la foschia che circondava la Torre Pokémon sembrava pervadere anche tutto il resto della cittadina, insinuandosi tra i muri delle case e nei vicoli più remoti e dandogli un aspetto spettrale.
Nessuno dei tre era mai stato in quel luogo prima, eppure erano certi che c’era qualcosa che non andava.
Il cartello che recitava “Lavandonia: nobile città viola” era parzialmente strappato e lacerato in diversi punti.
- Avevo sentito che questo posto era noto come Città dell’eleganza. Devono avere un bel senso dell’umorismo…
- Inoltre – aggiunse Frost – non vi sembra che manchi qualcosa? Dov’è il Centro Pokémon?
La città era davvero piccola e il tetto rosso che caratterizzava l’edificio sarebbe dovuto essere facilmente individuabile dall’altezza su cui si trovavano; ma non ve ne era traccia.
I tre scesero dalla collina verso l’entrata principale: ad accoglierli vi fu solo il cigolio del cartello di benvenuto.
- Più che altro mi chiedo… Dove sono gli abitanti?
Le strade erano deserte e le case con le finestre non sprangare sembravano non ospitare nessuno da giorni.
A Frost venne voglia di urlare “C’è qualcuno?” in mezzo alla strada, ma questo avrebbe vanificato lo sforzo che avevano fatto fino ad allora per passare inosservati. Anche se il solo fatto di essere vivi sembrava una nota stonata in un simile paesaggio.
- Qui dice che il Centro Pokémon si trova poco lontano dall’entrata principale dove siamo – disse Blue, consultando la mappa – Da quella parte…
Circospetti, superarono le file di case che li separavano dal punto indicato dalla ragazza, per poi bloccarsi di colpo; là dove sarebbe dovuto sorgere il Centro non vi era assolutamente nulla, solo terra smossa e bruciata.
- Che Ixor abbia fatto esplodere una bomba all’interno? Ma perché? – domandò Frost.
Red si limitò a scuotere il capo.
Poi un movimento rapido catturò il loro sguardo: una sagoma nera si muoveva a gran velocità dietro le case abbandonate, immediatamente dietro la zona devastata. Fino ad ora era l’unica cosa viva che avevano incontrato dal loro arrivo in città e di comune accordo decisero di seguirla.
Con profonda sorpresa di Frost, le tracce non li portarono alla Torre Pokémon, ma ad una piazzetta a nord della città; mentre seguivano la strada principale, scorsero nuovamente la figura nera attraversare la strada e precederli alla piazza.
I tre ragazzi raggelarono: era un Raticate, nero come la notte. Ma la cosa spaventosa risiedeva nel fatto che quel colore era dato dal sovrapporsi di numeri lungo tutto il pelo e su tutto il corpo, lasciando scoperti solo gli occhi e le zanne, entrambi bianchi come la neve.
Il Pokémon si fermò per guardarli con la coda dell’occhio; poi soffiò rabbioso e diede loro nuovamente le spalle, sgusciando velocemente verso la piazza.
- A quanto pare… Ci siamo.
- Dovremmo almeno elaborare una strategia per affrontare quell’affare – disse Frost – Dobbiamo anche considerare l’ipotesi che ce ne siano altri. Se ci dividiamo, Red li può attaccare frontalmente e io intanto li aggiro da dietro…
Ma Red non ascoltava. Al centro della piazza aveva scorto una figura alta e spettrale, con un camice bianco; il Raticate gli si era avvicinato e si strusciava tra le sue gambe, mentre altre figure nere come la notte emergevano dietro di lui.
Red avvertì distintamente una forte fitta allo stomaco e per un attimo abbassò lo sguardo; poi portò la mano alla visiera del cappellino e lo girò. Davanti a lui aveva la ragione di quel lungo viaggio e la causa di tutte le sofferenze che aveva patito negli ultimi mesi. Aveva davanti l’assassino di Ignotus.
- IXOR! – ruggì Red, lanciandosi contro il nemico.


 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autore: nessun nuovo glitch è stato inserito in questo capitolo. Ma se volete davvero capire le emozioni di Red nel momento in cui si accorge della presenza di Ixor, vi lascio una traccia.
https://www.youtube.com/watch?v=buifCKc9RNU
  
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