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Autore: Black Spirit    01/10/2013    3 recensioni
Noi siamo i fuochi di mezzanotte.
Noi siamo le ombre.
Noi siamo i morti.
Noi siamo gli invisibili.
Noi solo noi.
Solo noi possiamo tornare.
O almeno loro.
Io sono solo il nuovo.
Io sono solo il novellino.
Io Duncan Nelson, il punk, il duro qui non so dove mettere le mani.
E lei...
Lei è una dodici.
Lei è speciale.
Lei è potente.
Lei è Gwen.
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Duncan, Gwen, Trent , Un po' tutti | Coppie: Duncan/Gwen, Trent/Gwen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale
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Ok, andiamo.

Mi avviai verso la porta, deciso ad andare alla stanza di Gwen con la mia solita e beneamata aria spavalda ma per mia grande fortuna quando avevo già la mano sul pomello della porta e stavo per uscire dalla mia stanza mi venne un atroce, spaventoso dubbio che mi paralizzò letteralmente sul posto e mi tolse la forza di fare anche un altro singolo, lentissimo passo...

Courtney mi aveva accoltellato almeno più di una decina di volte prima che smettessi di contare e anche addirittura la forza di formulare un pensiero coerente...

Se mi fossero rimaste le cicatrici di tutto quello che mi era accaduto?

Usando tutta la forza di volontà di cui ero capace mi levai lentamente la maglietta, manco fossi appena diventato uno spogliarellista, che notai essere completamente imbevuta del mio stesso sangue che era persino riuscito a cambiarne il colore e mi bloccai così, con la maglietta ancora fra le mani e cercando di convincermi a guardare...

Se mi fossero davvero rimasti i segni delle coltellate sarei ridotto a veramente malissimo.

Ah, siamo sinceri sarei ridotto a un colabrodo se mi fossero davvero rimasti i segni!

Ok Duncan...

Sei un ragazzo grande, forte e vaccinato, non sei mai stato un vigliacco e non devi assolutamente permetterti di iniziare adesso, chiaro?

Forza fai un bel respiro e abbassa lo sguardo.

Ora!

Lo feci e l'unica cosa che riusci a vedere fu semplicemente...

Niente.

Non c'era nulla come se non fossi mai morto, come se Courtney non mi avesse mai pugnalato, come se non fossi mai arrivato lì.

Ecco cosa intendeva Gwen con “Devi ancora finire di guarire”...

Bene, ecco qualcos'altro da aggiungere alla mia lunghissima, interminabile lista delle “Cose che devo chiedere a Gwen”: come fanno a non esserci nemmeno le cicatrici?

Certamente, non posso mica rimettere quei maledetti vestiti imbevuti del mio stesso sangue senza contare che in fin dei conti fare una bella doccia mi farebbe bene...

Mi diressi verso la porta del bagno e feci una doccia calda che mi tolse di dosso tutto quello stupido liquido rosso che avevo praticamente ovunque sul mio corpo facendo finalmente tornare a contatto con la luce la mia povera pelle completamente stremata e dopo quello che mi era capitato molto più chiara di quanto mi ricordarsi, mostrando quello che non mi sarei mai aspettato di vedere sulla mia pelle o che per lo meno non credevo possibile proprio ora.

Il mio nuovo tatuaggio, l'uno che mi era apparso sull'avambraccio aveva fatto posto ad un suo degno compagno.

Quattro lettere.

Quattro lettere che formavano un bellissimo nome.

Quattro lettere che formavano un bellissimo nome che non mi sarei aspettato di vedere proprio sulla mia pelle.

Il nome di Gwen.

Ma che diavolo ci fa lì?

Perfetto, qualcos'altro da chiedere insieme al motivo di questo mio repentivo cambio di colore.

Scacciai il pensiero e uscì dalla doccia frettolosamente con addosso solo un semplice asciugamano e mi diressi tranquillo verso il mio armadio.

Vuoto.

Ok, cosa aveva detto Gwen?

Visualizza dei vestiti ed essi appariranno nell'armadio.

Mi concentrai come mai in vita mia ma purtroppo per me non ci riuscì un granché bene.

Riprovai e riprovai ancora.

Ma dopo quattro tentativi tragicamente falliti, diedi un fortissimo calcio all'armadio e rinunciai a procurami dei vestiti puliti.

Invece presi i vestiti sporchi di sangue rappreso e li infilai nel lavandino del bagno lasciando scorrere l'acqua bollente finché non tornarono al loro colorito originale.

Più o meno.

Allora li presi e me li misi addosso velocemente per non sentire il freddo che l'acqua trasmetteva nonostante fossero completamente bagnati.

Tanto che vuoi che mi succeda?
Al massimo mi prenderò un raffreddore.

Ghignai al pensiero di un morto col raffreddore e mi diressi velocemente verso la stanza dei dodici, anzi della dodici.

Feci un respiro profondo e nonostante le numerose e preoccupanti raccomandazioni, anzi forse è meglio dire minacce, della ragazza che occupava la camera decisi di entrare senza bussare solo per indispettirla un po'...

Chissà come reagirà.

Quasi sicuramente si arrabbierà...

O peggio.

La scena che mi si parò davanti era incredibile anzi forse è meglio dire spaventosamente irreale e per me orribile.

C'era Gwen, la ragazza che cercava di dimostrarmi in tutti i modi possibili di non avere la capacità di provare alcun tipo di sentimento con le lacrime agli occhi mentre stringeva a se con una forza che non credevo potesse mai avere, un ragazzo dai capelli rossi e il viso tempestato di lentigini che piangeva distrutto da chissà quale terribile, spaventoso dolore, che stringeva a se con una forza veramente incredibile la giovane dai capelli scuri e che mi dava profondamente sui nervi perché sapevo che io non avrei mai potuto stringerla così.

Lei non me lo avrebbe mai permesso.

Ma non era quella la cosa che mi faceva pensare di più per ora.

C'era un altra cosa che mi stupiva o forse è meglio dire spaventava e allo stesso tempo mi incuriosiva incredibilmente...

Quel ragazzo coi capelli rossi e le lentiggini aveva tutta l'aria di essere vivo e vegeto.

Quindi Gwen è ancora qui...

Perché deve apparire a questo ragazzo?

Lei è ancora qui solo per...
Per lui?

Sentì un colpo al cuore terribilmente simile alle coltellate che mi erano state recentemente inflitte dalla giovane ispanica.

Ma questo faceva ancora più male.

Questo era un dolore terribilmente più forte di quello provato prima.

Molto più profondo.

Molto più...
Distruttivo.

Ma non potevo fare niente.

Io non sapevo ancora apparire ai vivi.

Anzi io non potevo apparire ai vivi.

Soprattutto non a quel vivo.

Lui non era un mio caro e da quel che lei mi aveva detto potevo apparire solo alle persone che mi amavano.

Quindi dovevo andarmene.

E dovevo farlo in fretta...

Perché se mi fossi avvicinato troppo lei mi avrebbe visto.

E se lei mi avesse visto mi avrebbe odiato.

Più di prima...

In fondo che diritto avevo io di spiarla?

Di entrare in camera sua?

Di guardare un momento così privato della sua esistenza?

Chi ero io per lei?

Nessuno.

Ecco chi.

Solo un tizio di cui si doveva occupare perché non aveva nessun altra scelta.

Solo un enorme fardello.

Bene questo fardello si sarebbe tolto in fretta dai piedi.

Mi diressi verso la porta il più velocemente che potevo ma non feci in tempo perché lei mi aveva visto ed era arrabbiata, decisamente molto, molto ma molto arrabbiata.

Lei si alzo e tutto scomparve in un enorme vortice e mi ritrovai in una stanza incredibilmente bella e allo stesso tempo sobria che identificai come quella di Gwen.

Ma purtroppo per me non ebbi molto tempo per pensare a dove mi trovavo o guardare l'arredo perché lei mi aveva già sbattuto al muro, tenendomi per la maglia e mi guardava con uno sguardo omicida.

“Cos'è che non hai capito nella frase se apri la porta senza bussare te la farò pagare veramente molto cara razza di brutto idiota?”

La guardai con l'aria di sfida che mi riusciva incredibilmente bene dal giorno in cui ero nato e risposi senza nessuna paura o quasi di quello che a poco mi sarebbe successo, tanto ormai stavo già male di mio.

“Niente, semplicemente non avevo la minima voglia di fare come avevi detto, bellezza”

La feci arrabbiare ancora di più come era logico che accadesse in fin dei conti l'ho chiamata bellezza.

“Razza di maledetto deficiente non farlo mai più se vuoi continuare a camminare sulle tue gambe, chiaro Duncan?”

Ghignai in modo spavaldo come amavo fare con tutte le persone con un minimo di autorità.

No, non doveva sapere quanto soffrivo.

Nessuno doveva saperlo.

Non io.

Non il ragazzo forte e senza paura che ero sempre stato.

Non oggi.

Ne mai.

“Se no che mi fai di bello, sentiamo tesorino!”

Mi viene voglia di ridere al pensiero che in un certo senso le avevo appena detto “Ti amo” anche se dentro a un altra parola e che lei nemmeno lo sapeva.

Ma Gwen non lo trovava divertente come me purtroppo.

“Sai solo perché sei morto non vuol dire che tu non possa soffrire. E io sono terribilmente anzi incredibilmente brava a far soffrire le persone, sopratutto i punk pieni di se”

Detto questo mi diede un pugno allo stomaco che mi tolse il fiato.

Di nuovo.

Dopo aver boccheggiato per un paio di secondi riuscì finalmente a riprendere la capacità di parola e a risponderle.

“Va bene come vuoi tu Gwen, ora però puoi gentilmente rimettermi giù cara la mia donna tutta muscoli?”

Lei alza gli occhi al cielo e mi lascia cadere poco gentilmente per terra ma io riesco ad atterrare in piedi facilmente.

“Contento?”

La ragazza si sedette a gambe incrociate sul letto dalla trapunta bianca in pizzo e mi fece segno di sedermi davanti a lei.

“Entusiasta”

Mi sedetti su una sedia nera lucida proprio davanti al letto.

“Perfetto ora spiegami una cosa. Perché sei completamente bagnato?”

  
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