Estratto dal capitolo 1:
[...Che le dita del tempo, pizzichino l'arpa dell'eterno, per far sì che quanto sia narrato
rimanga inciso per chi soltanto nel pensiero può viverlo.
Che risuoni nell'infinito,
la scelta che ogni cosa ha mutato,
decretando dove ogni passo non sarebbe più stato lo stesso,
per la sola voglia d'arrendersi all'essenza di ciò che più si brama...]
Un Dio reietto narra.
Una Dea di luce inconsapevole del proprio animo.
In una terra di morte, di polvere e cenere, dove nulla alberga se non lamenti, la speranza di un fiore di melograno nascerà tra le rocce, trascinandosi dietro la leggenda dell'immortalità.