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Autore: idrilcelebrindal    01/10/2013    4 recensioni
Seguito de "L'Erede di Durin"
Kili e Miralys stanno insieme da un mese e, dopo tante traversie e momenti difficili, tutto sembra finalmente andare per il suo verso. Ma una nube minacciosa compare all'orizzonte e minaccia i loro progetti di matrimonio: le rispettive madri. A causa di una ruggine vecchia di oltre un secolo, le due volitive signore sembrano intenzionate a creare problemi al giovane Re di Erebor ed alla sua compagna. E ancora: Ori alle prese con una nana ninfomane, Dàin che rivela doti di scrittore satirico, una truppa di cortigiani indolenti, un nano molto raffinato, una spia poco fedele... anche dopo la Riconquista, la Montagna Solitaria è un posto molto interessante!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dìs, Kili, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Erede di Durin'
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10 Una cascata di rose
10  Una cascata di rose

Miralys si guardò attorno e si stupì del caos controllato che regnava nella stanza. Come al solito Bleis era al centro della situazione. Le damigelle – Bleis  stessa e due ragazze elfiche – erano pronte, e si stavano dedicando alla sposa.
“Nervi saldi,” stava dicendo la nana. “Siamo a buon punto, non siamo ancora in ritardo e di certo tra tutte troveremo le forcine che mancano per completare l’acconciatura della sposa!”
La suddetta si stava guardando allo specchio, ancora in sottoveste; i suoi riccioli erano stati raccolti in una cascata solo apparentemente casuale.
“E se poi la mamma dello sposo volesse farci il piacere di portare quello che manca…” continuò.
“Che cosa?” si stupì Miralys.
“Non ti manca nulla?”
Miralys si guardò intorno. Il vestito era appeso sopra lo specchio, un sogno di seta color  verde acqua di foggia vagamente elfica, con finissimi ricami in filo d’oro. Le sue amiche di Gran Burrone si erano superate.
“Intendi un gioiello?”
“Ma sentila!” Bleis alzò gli occhi al cielo, con aria fintamente esasperata. “Certo! Hai mai visto una regina dei Nani senza nemmeno un gioiello? Guarda tua madre! Gronda oro anche a colazione.”
Miralys fece una smorfia.
“Un buon motivo per non portarne. Dìs non gronda oro, e non mi pare che ne soffra.”
“Dìs porta il giusto, ed oggi so che indosserà gli zaffiri. Ha passato un bel po’ di tempo a sceglierli nella sala del tesoro… come avresti dovuto fare tu, se non fossi quella che sei! Fortunatamente c’è chi ci pensa.”
Proprio in quel momento, la porta interna si aprì e comparve Dìs. La figlia di Thrain era l’espressione della regalità, dall’abito blu, colore della famiglia reale, all’acconciatura, agli splendidi zaffiri montati in mithril, che portava al collo, ai polsi e sulla fronte.  Il colore delle pietre rifletteva sapientemente quello degli occhi azzurro cupo, ed anche le strisce d’argento nei capelli scuri erano portate orgogliosamente, come gioielli.
“Sei bellissima, Dìs,” disse la futura nuora. La nana più anziana si illuminò.
“Dici? Pensi che piacerò a tua madre?”
Miralys ridacchiò e Bleis le fece eco.
“Fin troppo, ci scommetto. Di sicuro sarà una sorpresa per lei, dopo tutto quello che le hai  lasciato credere!”
“Ma saprà ormai che Dìs sta benissimo,” obiettò Bleis, “chiunque abiti qui lo sa, comprese le cameriere!”
“Non capisci, Bleis,” intervenne Dìs, “Eldris non si abbasserebbe mai a chiedere qualcosa ad una cameriera, o ad ascoltarne i pettegolezzi…”
“… e le sue dame meno ancora,” proseguì Miralys, “per loro le persone normali sono trasparenti. Fidati, non lo sa.”

Dìs porse alla sposa uno scrigno intarsiato a diversi scomparti.
“E questi, cara, sono per la sposa di mio figlio. Ti farà piacere sapere che lui  ha scelto personalmente ogni gemma, insieme a Dori, e che il disegno è del tutto suo.”
“Cosa…? Non sapevo che Kili si intendesse di gioielli! Pensavo avesse lavorato con suo zio nella fucina.. almeno così mi ha sempre detto!”
“E’ vero, ma Thorin si è accorto molto presto del talento di Kili per le decorazioni delle armi, e da lì ai gioielli il passo è breve. Così per un po’ l’ha spedito ad imparare presso Dori, che come sai è un grande orafo.”
Miralys aprì la scatola, e trattenne il fiato. Sul velluto una cascata di smeraldi e brillanti lanciavano intensi bagliori; tralci e ghirlande di piccole rose selvatiche di diamanti, intervallate da foglie di smeraldi, componevano una splendida collana e una serie di accessori, compresi una quantità di piccoli fermagli per i capelli.
“Sai,” continuò Dìs, “sembrava che Kili tenesse particolarmente alle rose.”
A Miralys salirono le lacrime agli occhi per la commozione.
“Lo so,” disse, lanciando uno sguardo allo splendido bouquet di rose profumatissime che Ori le aveva recapitato poco prima, su incarico  del Re.  Ancora una volta, si sentì sopraffatta dai tanti gesti dolcissimi del suo amato.
“Non mi merito tutto questo. E’… è troppo!” sussurrò con voce soffocata, sollevando il viso verso Dìs.
“Cara,” rispose l’altra nana, “i gesti d’amore non si misurano, si fanno  e si ricevono, e basta. Quando sarai madre, capirai che non smetti mai, mai, di essere in apprensione per i tuoi figli, di preoccuparti della loro felicità, di desiderare di risolvere tutti i loro problemi;  ma ogni volta che vi vedo insieme, mi si scalda il cuore.  Kili non ha avuto una vita facile, per non parlare di questo ultimo anno, ma adesso sento che posso stare tranquilla, perché sempre, e comunque, con te accanto saprà affrontare qualunque cosa.”   

“Mia signora, tuo figlio Elder ti manda a dire che non potrà accompagnarti alla cerimonia…”
Eldris si voltò, incredula, verso lo sventurato valletto che aveva portato la notizia. Era già pronta,  era soddisfatta di se stessa, mancavano pochi minuti all’inizio della cerimonia e le mancava il cavaliere? Era sull’orlo di assaporare il suo trionfo e suo figlio, proprio il suo figliolo prediletto, le creava dei problemi?   
“Ma avevamo scelto gli abiti perché si accordassero! Come farò adesso? Cosa diamine gli è successo? E’ impazzito?”
Il valletto era estremamente imbarazzato.  'Pev Duvin,' aveva detto il principe, 'se ti fai sfuggive anche un solo alito  sullo stato disastvoso della mia faccia  e sul motivo di tutto questo, ti favò toglieve la pelle delle chiappe a stvisce, chiavo? Inventati qualcosa di glovioso, che so... che sono stato aggvedito dagli ovchi! cosa doveva raccontare? C’era anche una quantità di dame...   
“Ehm…” farfugliò, “il mio signore, ecco, non… lui non si sente bene..”
"E cos'avrebbe, sentiamo!"
" Gli orchi... è stato attaccato dagli orchi!"
Le dame si lasciarono sfuggire dei gridolini allarmati, ma gli occhi di Eldris divennero due fessure che sprizzavano lampi incendiari.
“Non sarà mica ubriaco da ieri sera!”
“Oh, no, no, signora! Già ieri non stava bene, non è andato alla festa…” il nano si accorse immediatamente di aver commesso un errore.
“E' ubriaco da prima di ieriii?? E non ha fatto niente?!"  la voce della Signora dei Colli Ferrosi stava progressivamente salendo d'intensità e nel suo sguardo era comparsa una luce pericolosa. Il valletto avrebbe voluto poter sparire sotto terra; l'inquietudine stava iniziando a serpeggiare anche tra le dame, che conoscevano bene Eldris.
"Non mi ha nemmeno avvisato!! Mi lascia cosììììì?!” la voce di Eldris stava per raggiungere gli ultrasuoni, con grande pericolo per la cristalleria. Il valletto sudava copiosamente. E adesso cosa le dico?


Kili si tormentava il colletto, non per la prima volta. Gli sembrava di avere un cappio intorno al collo. Il sontuoso completo blu e oro, il mantello decorato di candide pellicce preziose, erano diventati improvvisamente talmente stretti da pensare che il sarto avesse sbagliato le misure. E che avesse dimenticato, conficcati qua e là, tutti gli spilli che aveva usato. Persino le trecce ornate dai fermagli d’oro gli sembravano una intollerabile costrizione, anche perché continuava a tentare di passarsi la mano nei capelli, con l’effetto di attorcigliarvi le dita.
“Smettila di contorcerti come un serpente in trappola!” gli disse Dìs, allontanandogli le mani e sistemandogli il colletto. Indietreggiò, e annuì soddisfatta.
“Sei bellissimo,” disse.
“E scomodissimo!”
Dìs gli prese le mani e le sentì tremare. Il grande eroe della Battaglia dei Cinque Eserciti, colui che aveva ucciso Bolg, il Re sotto la Montagna, era talmente emozionato che gli tremavano le mani.
“Sei nervoso, va bene… ma cerca di controllarti! Tra qualche minuto tocca a noi.”
Kili ridacchiò.  “Ora capisco perché si cerca di far ubriacare lo sposo prima del matrimonio! Avrei dovuto pensarci.”
“Benvenuto nel mondo dei grandi, figlio mio…” Kili guardò sua madre, e d’impulso, l’abbracciò.
Lei ricambiò la stretta e per qualche momento rimasero così, senza parlare. Poi Dìs si sciolse con un sospiro, proprio mentre un nano faceva il suo ingresso.
“E’ ora, mio signore.” Kili si raddrizzò e prese un profondo respiro. Dìs fece altrettanto.
“Pronto con la maschera da Re?” lui annuì e le porse il braccio.
A noi due, Eldris.

Al loro ingresso, nell’enorme salone centrale cadde un silenzio carico di aspettativa. La sala era sfolgorante di luci; centinaia di  lampade di cristalli sfaccettati pendevano da catene d’oro che si perdevano nell’immensa penombra della volta; ad ogni alito di brezza che penetrava dalle aperture strategiche poste ad altezza vertiginosa, i cristalli si muovevano, riflettendo la luce e mandando bagliori di ogni colore. Al centro della sala, una piattaforma rialzata  era circondata dai posti d’onore per gli ospiti più importanti, i parenti  e gli amici più cari: tra loro, tutti i Compagni. Le terrazze, le balconate, le scale ed i ponti sospesi, su su fino ai livelli più alti, decorati da migliaia di ghirlande di fiori,  erano gremiti di gente di ogni razza, tutti abbigliati nei loro abiti migliori. L’effetto era di un caleidoscopico sfavillìo.
Di tutto questo Kili non vide nulla; non avrebbe potuto riferire nessun particolare nemmeno se ne fosse andato della sua stessa vita. Il suo sguardo era fisso sull’ingresso ad arco, decorato da ghirlande di fiori, posto sul lato opposto della sala: lei sarebbe entrata da là, e null’altro aveva importanza.
Al suo fianco, Dìs procedeva con incedere regale, chinando il capo in magnanimi cenni di saluto; e dopo pochi passi il suo sguardo si fissò su qualcuno in prima fila. Il viso di Eldris divenne prima bianco, poi a poco a poco sempre più rosso fino a raggiungere la tonalità granata dell’abito; se le occhiate potessero incenerire, Dìs sarebbe  stata ridotta ad un mucchietto di ceneri fumanti.
La  madre dello sposo raddrizzò ulteriormente le spalle e guardò la sua consuocera con un sorriso soavissimo.
La vendetta è un piatto che va mangiato freddo, pensò. Anche dopo cento anni.
 
“Sei più nervoso di un gatto selvatico, padre. Smettila subito di agitarti!”
“La fai facile, tu! E se inciampo?” la voce di Dàin era lamentosa.
“Perché mai dovresti inciampare? In ogni caso, se dovesse succedere, ti sorreggerò io e la gente comprenderà,” ridacchiò Miralys. “Dopo tutto hai i tuoi anni.”
“Portami un po’ di rispetto, signorinella!” brontolò Dàin. Perché mai,  si chiese, le nane sono sempre così composte? Cos’hanno nelle vene? Ghiaccio? Guardò la figlia e sospirò. Era un incanto; i riccioli biondi sembravano cosparsi di rose, così come il vestito, ma lo splendore degli occhi verdi superava quello delle gemme.  Fortunato il ragazzino…
“Ma tu non sei nervosa?”
“Padre, sono stata nervosissima fino a dieci minuti fa. Adesso è tutto a posto, perché dovrei innervosirmi?” sorrise, e il cuore di Dàin si sciolse.
“Spero tanto che tuo marito sia consapevole della sua fortuna,” disse.
“Oh, lo è, credimi. Ed io della mia.”
Dori comparve sulla soglia con un largo sorriso.
“Sono tutti ai loro posti. Tocca alla sposa!”
“Oh, Mahal!” gemette Dàin.
“Smettila, padre! Ascoltami e andrà tutto bene.”
“Ascoltarti? Hai intenzione di parlare?”

Bleis e le damigelle elfiche si erano già incamminate.
Miralys e suo padre percorsero lentamente i pochi metri che li separavano dall’ingresso principale della sala, e si fermarono, ascoltando la bellissima musica.
“Pronto?” chiese lei; Dàin fece un sospiro profondo ed annuì.
“Ricordati di respirare, padre, se non vuoi cadere lungo disteso! Non sarebbe dignitoso.”
Ad un particolare passaggio della melodia, Miralys mosse un passo, e Dàin la imitò. Avanzarono fino ad arrivare sulla soglia dell’ ingresso, e lì le dita della sposa artigliarono il braccio del padre.
“Fermo.” Rimasero immobili per qualche istante, in modo che tutti nella sala potessero ammirare la perfezione della sposa. Il sospiro collettivo che si alzò dalla moltitudine in attesa confermò che lo scopo era stato raggiunto.
“Avanti.” Nei secondi successivi Dàin imparò una straordinaria novità: sua figlia riusciva a parlare senza muovere le labbra! Pur sfoggiando un radioso sorriso, Miralys continuò a rovesciare sul padre un diluvio di istruzioni  a voce appena udibile: “rallenta”, “sorridi”, “saluta con la testa”, “non fermarti”… ma a circa metà del percorso, tacque improvvisamente.
Il suo sguardo aveva incontrato quello di Kili.
E in quel momento, tutto sparì: la sala decorata di ghirlande, i Nani che occupavano tutte le terrazze, le scale e le balconate, i Compagni tutti insieme elegantemente vestiti, le delegazioni, la moltitudine variopinta dei presenti, sua madre con uno splendido vestito ed un viso tempestoso come non l’aveva mai visto, Dìs con un sorriso serafico… tutto sparì. Tranne lui.

Quando Miralys fece il suo ingresso, il cuore di Kili saltò un battito. E’ talmente splendida…
La guardò avanzare con quel suo passo leggero, sempre più emozionato, sull’orlo della confusione totale, finchè la guardò negli occhi. Ed allora, magicamente, tutto andò a posto.
Sì. Tutto è perfetto.  E, senza averlo minimanente premeditato, le andò incontro.

Si fermarono a pochi passi l’uno dall’altra, gli occhi negli occhi, immemori di tutto e di tutti.  Con un sorriso, Dàin  sfilò dal suo braccio la mano della figlia; Kili allungò la sua e lei la prese.
Senza interrompere il contatto visivo, mano nella mano, avanzarono qualche passo, fino alla bassa piattaforma dove si trovava un sorridente Oìn, pronto a celebrare il matrimonio.

In seguito, né Kili né Miralys riuscirono a riferire molti particolari della cerimonia. La tradizione matrimoniale tra i Nani è particolarmente complessa e comprende gesti di cui si sono dimenticate le origini; ognuno di loro era realmente consapevole solo dell’altro, al proprio fianco. L’unico ricordo che rimase indelebilmente impresso nella loro memoria fu la cerimonia degli anelli, cesellati partendo da un unico filo  d’oro che non doveva mai essere spezzato. Gli anelli dovevano restare uniti durante la lavorazione, la eventuale decorazione, l’incisione delle rune con i nomi segreti degli sposi; il celebrante, dopo aver infilato gli anelli al dito degli sposi, spezzava finalmente il filo d’oro che li collegava, separandoli.

“Se dunque la vostra volontà è quella di unirvi per l’eternità, così come Mahal ha stabilito, alzate la mano sinistra.” disse Oìn.
Kili sporse in avanti la mano, con il palmo in su, e pronunciò, con voce calda e roca, le parole rituali:
“La mia forza per sostenerti, il mio braccio per difenderti, il mio amore per illuminare la tua vita:”
Vorrei dirti, ancora una volta, che tu sei e sarai sempre l’unico amore della mia vita. Quello che provo per te… non ho parole che possano farti capire. Posso solo fartelo sentire con ogni tocco, ogni sguardo, ogni momento passato con te. Sei diventata parte di me, mi sei entrata così a fondo nel cuore e nelle ossa che riesco a stare lontano da te solo perché so che tu ci sei, che sei ad aspettarmi.
Miralys pose la sua mano su quella dello sposo, e si udì la sua voce, dolce e limpida:
“Le mie braccia per accoglierti, il mio cuore per confortarti, il mio amore per illuminare la tua vita.”
Amore mio, sei entrato nella mia vita e l’hai riempita di te. Mi hai aperto un mondo che non immaginavo nemmeno esistesse. Non riuscirò mai a dirti quanto ti amo: ma posso fartelo sentire con ogni bacio, ogni carezza, ogni minuto della nostra vita.
Oìn infilò le due fasce d’oro e spezzò il filo, separando gli anelli.
“Spezzato nell’oro, il legame tra i cuori rimanga saldo fino alla fine dei giorni, da qui all’eternità, con l’aiuto di Mahal!”
In quel momento le loro dita si intrecciarono, e rimasero così fino alla fine del rituale. E quando, infine, Oìn pronunciò le parole conclusive, Kili attirò a sé la sua sposa per un bacio: e fu un bacio vero, non la beccatina nervosa che spesso si scambiano gli sposi, imbarazzati. Come dimostrò l’immenso applauso e la salva di fischi che si levò dai presenti.


Bene! Finalmente ce l'hanno fatta! Ma la giornata non è ancora finita...
L'idea degli anelli che si separano mi è stata ispirata da qualcosa che avevo letto una volta, dove agli sposi venivano messi ai polsi due braccialetti uguali che venivano separati alla fine della cerimonia. Chiedo venia, ma non riesco proprio a ricordare dove l'ho letto.
  
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