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Autore: formerly_known_as_A    01/10/2013    2 recensioni
Da quando sembra essersi riappacificato coni suoi vecchi compagni, Rin è più rilassato. È evidente nel modo in cui cerca di parlargli senza far roteare gli occhi e sopportando i suoi complimenti continui. È evidente nel modo in cui Nitori riesce a svelare nuove piccole sfaccettature della sua personalità.
Rin nota una certa reazione di Aiichirou e decide di chiedere spiegazioni.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nitori Aiichirou, Rin Matsuoka
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Fair-weather friend: un amico che si presenta o si comporta da tale solamente quando le cose vanno bene, in circostanze piacevoli.


“Che cos'è successo?”

La domanda di Rin sorprende Nitori, che alza lo sguardo dai compiti sui quali era concentrato e si volta verso il compagno di stanza.

Il nuotatore è seduto sul letto, le cuffie sul petto e il lettore mp3 disperso tra le lenzuola. Quando il compagno di stanza gli ha lanciato l'ultima occhiata furtiva prima dell'esercizio otto, stava ancora ascoltando la musica, intento a fissare la rete del letto superiore.

Non capisce la sua domanda e picchietta nervosamente sul quaderno con la penna.

Da quando sembra essersi riappacificato coni suoi vecchi compagni, Rin è più rilassato. È evidente nel modo in cui cerca di parlargli senza far roteare gli occhi e sopportando i suoi complimenti continui. È evidente nel modo in cui Nitori riesce a svelare nuove piccole sfaccettature della sua personalità.

Anche se lo chiama per nome solo in occasioni davvero speciali, quando è felice, riesce ad apprezzare questo cambiamento abbastanza da non curarsene.

D'altronde, il loro rapporto si è sempre basato sui piccoli gesti, sull'andarsi incontro... non che ci sia nulla oltre l'amicizia!

Nitori lo fissa senza capire che cosa intenda con quella domanda improvvisa. Potrebbe dirgli che, quella mattina, si è bruciato con il tè e scrive un po' a fatica, se si riferisce a questo. Si guarda la ciocca sul dito, allungando la mano verso di lui per mostrargliela.

“Questo? Stamattina. A colazione.” riesce a dire, arrossendo un poco perché non immaginava potesse notare questi piccoli dettagli insignificanti.

Rin scuote la testa, posando le cuffie di lato e mettendosi meglio a sedere.

“Non sto parlando di questo.” ribatte.

Nitori si sorprende di come riesca ad alzarsi rapidamente, andandogli in contro quasi con violenza. Alza le braccia di riflesso, per proteggersi, serrando gli occhi.

“Questo. Hai paura di me?” chiede l'altro, facendogli aprire gli occhi e scuotere la testa rapidamente. Non potrebbe avere paura di lui.

Sì, è successo che abbia reagito male, che abbia urlato contro di lui di tacere e, in tutta sincerità, il giorno del torneo ha pensato che l'avrebbe lanciato da qualche parte.

Ma Rin è violento solo a parole e Nitori lo sa. Sono i sentimenti repressi, i rimpianti e la tristezza a renderlo così, ma mai si sognerebbe di colpirlo.

“Rin-senpai, non mi fai paura.” risponde, abbassando le braccia ed osservandolo mentre si siede nuovamente sul letto, le mani sulle ginocchia.

“Che cos'è, allora?”

“Non voglio parlarne.”

La risposta è così veloce da stupire anche il ragazzo, che prende a fissarsi le mani con interesse. Corruccia le sopracciglia, scuotendo la testa per rinforzare quell'affermazione e l'altro sbuffa, ma non cede.

Non vuole pensarci. Tanto meno rendersi ridicolo di fronte al proprio senpai.

Non quando finalmente l'ha riconosciuto come proprio eguale, non dopo la fatica che ha fatto per stargli vicino.

“Nitori.”

Solleva la testa, incontrando gli occhi rossi di Rin ed arrossendo malgrado la tempesta che ribolle nel suo petto. Ha uno sguardo particolare, attento e forse un po' ferito.

Starà sicuramente pensando che gli ha detto molto di sé e questo non è il modo per ricambiare. Starà mettendo in dubbio la loro amicizia?

Scuote di nuovo la testa, stringendo i pugni sulle ginocchia e facendo un enorme sforzo nel voltarsi e lasciare Rin senza una risposta. Riesce in qualche modo a riprendere la penna e riprendere a scrivere, prima di tirare una riga per lo spavento causato da una mano sulla spalla.

“Rin. Per favore, smettila.” lo prega, la voce ferma nonostante l'evidente timore che ne traspare, tanto da far sobbalzare l'altro, che -da quello che sente- torna a sedersi sul letto.


Per due giorni interi, Nitori crede di cavarsela.

Rin non fa accenno all'argomento e lui non può che esserne felice, continuando la propria vita tra compiti, allenamenti ed un'uscita casuale al conbini per il mensile strappo alla dieta rigida che il Capitano impone loro.

È al ritorno, però, nel momento in cui meno se lo aspetta, che una voce lo distoglie dalla contemplazione del profilo del suo senpai.

“Nitori!”

La sua espressione si ghiaccia in un sorriso spaventato, mentre si volta nella speranza di aver sentito male. Rin smette di parlare di squali australiani che si sono adattati all'acqua dolce e lo lascia vulnerabile all'attacco di quella persona.

Non vuole ricordarsi il suo nome e, quando glielo ripete, annuisce debolmente, nascondendolo di nuovo in una piega della memoria. Arretra di un passo quando gli da' una pacca sulla spalla e cerca di non guardare troppo il suo volto, ma non serve a niente.

“Wah, come sei cresciuto! Cosa vi danno da mangiare alla Samezuka?” chiede, ridendo, quell'ex compagno di classe che vorrebbe aver rimosso completamente dalla propria esistenza.

Nitori è terrorizzato e non risponde, aprendo appena la bocca. Istintivamente vorrebbe chiedere aiuto, mentre una parte di lui che pensava sopita lo informa che nessuno verrà in suo soccorso.

Quella persona sa che scuola sta frequentando. Cerca di aggrapparsi al pensiero rassicurante che abbia riconosciuto la divisa. Cerca di pensare a che scusa usare per scappare il più velocemente possibile.

“Comunque è un sacco di tempo che non ci vediamo! Che ricordi, le medie, eh? Io vado al liceo F., è un po' lontano, ma hanno una buona squadra di baseball!” esclama, come se niente fosse. “Tu nuoti ancora?”

Come può fare finta di niente? Come può tornare nella sua vita quando tutto va' bene, quando sembrava essersi dimenticato?

Ha una buona vita, adesso, Aiichirou. Nonostante la fatica degli allenamenti e la scuola impegnativa, sta bene. Non c'è nessuno a tenergli la testa sotto l'acqua o a spingerlo nei corridoi o a provare la nuova mazza da baseball sul suo stomaco.

Quelle cose erano lontane, prima di quell'incontro.

“Sì.” riesce finalmente a rispondere, sentendosi un blocco di ghiaccio. Il sole è tramontato ed è convinto di tremare per questo. “Nuoto ancora.”

Nonostante il suo impegno nel farlo smettere, nuota ancora. Perché è quello che lo fa sentire bene, quello che gli piace, quello che lo avvicina alla persona che ha a lungo idealizzato, prima di scontrarsi con una realtà molto diversa.

Ma non importa, perché Rin è ancora il suo modello.

E, all'occasione, è quello che lo salva ancor prima di aprire bocca. Lo riporta al presente, prima di sbuffare appena e lamentarsi senza parole.

“Ai, ho fame.” conclude, dopo un lungo biascicare.

Ai. Sorride appena, sentendo la tensione scivolare via.

“Scusami, dobbiamo andare!” riesce ad esclamare, prima di mettersi a correre verso il dormitorio. Non smette di correre finché il cancello non lo separa dalla strada, dal mondo e da quella persona, finché Rin non lo guarda con un misto di incomprensione e stizza che, ancora una volta, lo riportano a cosa è importante.

L'ha di nuovo chiamato per nome.

Il maggiore non fa domande, almeno finché non chiudono la porta della stanza dietro di loro e lo guarda posare il sacchetto prima di cercare di salire sul letto. Trema, nonostante tutto, perché la paura sta svanendo piano piano, lasciandolo stremato.

“Aiichirou!” sbotta Rin, prendendolo per i fianchi ed obbligandolo ad affrontarlo.

Nitori volta lo sguardo, una sottile rabbia che cerca di farsi largo nella disperazione di quel momento.

“Parlami!” aggiunge il maggiore, scuotendolo appena.

“Non è come se mi avessi spiegato tutto della tua vita, Rin!” grida, colpendo la scala.

Rin lo guarda, aggrottando le sopracciglia e lui si aspetta che prenda la giacca e se ne vada per sbollire la stizza, come sempre. Invece non si muove e la vista gli si appanna.

Gli è grato per questo. È spaventato, furioso, ma è grato a Rin perché non se ne va' e non lo lascia solo. Al contrario, lo vede avvicinarsi attraverso il velo di lacrime ed allarga le braccia in modo comico per farsi stringere.

Rin ha addosso un profumo di colonia appena percepibile ed è caldo e silenzioso, quando lo abbraccia. Non sa se essere felice o sentirsi in colpa nei confronti del Nitori che soffre, da qualche parte nella sua testa.

Si sente patetico, ma ha bisogno di quella stretta, ha bisogno di sentirsi apprezzato, di sapere che, al diavolo i sentimenti d'amore che prova palesemente per il suo senpai, almeno gli è amico.

Singhiozza, aggrappandosi alla sua felpa, nella schiena, vergognandosi per il modo in cui si abbandona a lui, le gambe che cedono mentre lo posa sul letto ma non lo lascia.

“Mi dispiace.” riesce a dire, sfregando il viso contro la sua maglietta. È un disastro di lacrime, ma Rin sembra non badarvi.

“Sta zitto.” mormora, una carezza sulla nuca che contraddice il suo tono, mentre lo sente ondeggiare e singhiozza ancora più forte, perché il senpai lo sta cullando, cercando di calmarlo.

Si vergogna così tanto, eppure non cerca di allontanarsi, di fare finta di niente.

I suoi genitori sanno di quello che ha passato alle medie. Gli hanno parlato di avere coraggio, di reagire, nonostante fosse una sola persona contro un muro di silenzio.

Gli insegnanti hanno parlato di fasi della crescita, alcuni sono arrivati a confessare di aver passato lo stesso, ma essere persone migliori.

Nitori non ha idea di come si possa diventare migliori, a forza di colpi e quaderni che scompaiono.

È la prima volta che può approfittare dell'abbraccio di qualcuno, anche se chi lo sta stringendo ancora non sa nulla. Non vuole rivivere quel lungo anno, non vuole spiegarsi. Vuole soltanto continuare a stare bene così.

Ci vuole almeno mezz'ora prima che riesca a calmare i singhiozzi, altri dieci minuti prima che si decida ad allontanarsi, notando subito la macchia scura sul davanti della maglietta di Rin ed arrossendo.

“Mi dispiace.” ripete, abbassando lo sguardo.

“Vuoi smetterla di pensare alla mia maglietta?” borbotta il maggiore, sfiorando con un dito il cerotto sotto il quale la pelle bruciata si sta rigenerando.

Quando l'ha visto la prima volta, l'ha reputato infantile. Ma non ha mancato di notare il sorriso appena accennato che fa sempre quando ci sono degli squali di mezzo.

Rin apre la bocca di nuovo, ma Aiichirou lo precede.

Gli racconta ogni cosa. Com'è iniziata per caso solo perché era più debole degli altri, com'è peggiorata quando quelli che potevano ancora considerarsi scherzi sono diventati colpi, com'è finita dentro una piscina, poi in un letto di ospedale.

Scoppia a piangere ancora, quando diventa tutto troppo da ricordare, ma Rin gli stringe la mano e il minore si sente in dovere di continuare, fino alla fine.

Non si sente meglio, dopo. Forse andrà meglio dopo qualche giorno, forse mai. Ma il senpai gli stringe la mano e non lo guarda con disprezzo, è già un inizio.

“Volevo essere forte e divertirmi davvero con il nuoto. Volevo... Volevo essere come te.” confessa, scuotendo la testa. “Ma non posso esserlo e...”

“Ed è meglio così.” lo interrompe per la prima volta Rin, sbuffando. “Non sono un granché come modello, Nitori, tu sei molto più forte di me. Dopo... Dopo questo. Ho negato tutta la mia tristezza dietro il mio orgoglio, tu sei andato avanti. Non che voglia ammetterlo davvero. E tu non dovrai riferirlo.” borbotta ancora, perdendosi in uno sguardo laterale tipico di quando si imbarazza per qualcosa.

Nitori sorride. Le guance gli tirano per le lacrime che si sono asciugate lì, ma qualcuno di importante sa e non lo sta umiliando ulteriormente.

“Dannazione, ho voglia di spaccargli la faccia.” aggiunge, sorprendendolo davvero.

Scuote la testa, allungando una mano per prendere la sua maglietta nel pugno ed attirare la sua attenzione.

“Mi dispiace averti spaventato.”

Il minore sorride ancora, esitando un momento prima di tirarlo contro di sé un altra volta.

Non c'è ragione per farlo, ma vorrebbe essere egoista e godersi un abbraccio diverso. Finisce per aggrapparsi disperatamente alla sua schiena, sfregando la guancia sul suo petto e sospirando.

“Mi hai ascoltato. Mi hai detto delle belle cose. Rin...” mormora, tremendamente rosso in volto, ma ben intenzionato a starsene lì ancora un po'.

Riesce a tirarlo nel letto, rannicchiandosi su di lui e chiudendo gli occhi, per finire di calmarsi anche se ha il cuore che batte all'impazzata.

“N-non farti strane idee, sei il mio kohai, è mio dovere proteggerti!” sbotta Rin e Nitori non ci crede neppure un momento.

“È passato.” riesce a rispondergli, un dito che si avventura sotto al suo mento con meraviglia. Vale la pena stare male in questo modo, se il premio è questo?

Scuote la testa, il sorriso meno evidente mentre si mette a sedere.

“Grazie.”

Si sente tirare per il braccio e scompare di nuovo nella sua maglietta, stupito.

“Stai qui.” mormora Rin, bloccandolo con le braccia.

E Nitori resta, chiudendo gli occhi con un sospiro.

   
 
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