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Autore: Nemesis01    02/10/2013    4 recensioni
Anno 1937, nella Germania nazista.
Zarin è un 18enne tedesco, figlio di un generale nazista, che sembra detestare la vita in generale.
Noah è un 25enne ebreo, che vive in Germania e di lavoro "vende sogni".
Dalla storia:
Un giorno eravamo in libreria, gli stavo passando dei libri per aiutarlo a tenere in ordine quel posto che odorava di incenso e margheritine, poi entrarono loro. Due uomini in divisa. La campanella tintinnò. Noah mi guardò e bisbigliò « Nasconditi. Qualsiasi cosa accada, nasconditi. Non uscire allo scoperto fino a quando non se ne sono andati. Queste sono le chiavi della mia libreria. Aspettami sotto casa, se dovessi far tardi. Non uscire. Resta nascosto. »
[..] Noah tornò a casa, aveva la camicia rotta e sporca di sangue e un grosso livido sulla fronte. Sua nonna lo abbracciò e lo riempì di baci sulla guancia; era così affettuosa ed io capii cosa significasse avere una famiglia. Con Noah e la signora Maya capii che cosa significasse vivere.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Novecento/Dittature, Olocausto
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Mazel tov!

 

Capitolo 07  – La speranza è l’ultima a morire

Quella fu l'ultima volta che avevo visto il sorriso di Noah. Appena scendemmo dal carro, ci trovammo di fronte dieci uomini armati. Il primo che presero fu Noah. Cercai di liberarlo ma il mio tentativo fu vano. Mi diedero un colpo dietro la testa. Vidi del sangue sul volto di Noah. Sentivo in lontananza la sua voce.
« Vai in America » gridava « fuggi, vai in America, ci vediamo a New York ». Non ricordo molto perché a causa del dolore lancinante dietro la nuca tendevo a vedere tutto in maniera più incomprensibile.

Ricordo le lacrime e le urla. Alina e la sua famiglia riuscirono, tra le lacrime, a salire su quella nave perché Noah li fece nascondere dietro ad una cassa di pesce e dei marinai americani li fecero accomodare all’interno. Presero Noah: ebbi la vaga impressione che fossero lì proprio per lui e per me.
Noah non lo vidi più. Sapevo esattamente dove l'avevano portato.
Io fui condotto nella mia cittadina. Incontrai mio padre al commissariato. Era una stanza anonima dalle pareti grigie sporche di resistenza. La voce del generale rimbombava all’interno.
« Portami da Noah. Voglio andare dove sta Noah. » era l'unica cosa che dissi con voce tremante di rabbia.
« Credevi di prendermi per il culo, moscerino? Secondo te non l'avevo capito che ti nascondevi a casa di quel frocio ebreo? »
« Non rivolgerti a lui con quel tono, bastardo!! Tu non hai la minima idea di cosa significa vivere, io l'ho imparato grazie a lui e- » fui interrotto da dei suoi ripetuti pugni. Non si sprecò ad usare un manganello, voleva rovinarmi con le sue stesse mani.
« Frocio » mi ripeteva continuamente in tono dispregiativo, mentre io mi sentivo  denudato della mia libertà e dell’amore che provavo per Noah.

Quando fui sufficientemente sanguinante e indolenzito, mi spedì in prigione. Disse agli altri che potevano divertirsi con me in tutti i modi che preferivano dal momento che ero un traditore del sangue puro. Gli altri lo presero in parola.
Ricordo che usavano il mio corpo come quello di una prostituta. Ricordo i soprusi di quegli uomini repressi. Le violenze. Le lacrime.
Ero rintanato in un angolo ogni notte, mi asciugavo gli occhi con il dorso della mano. Fui spogliato dai miei vestiti, ero nudo e infreddolito su un materasso lurido e sporco di sangue e umori. Fissavo quelle sbarre e speravo che Noah arrivasse come un eroe a portarmi via.
Noah non arrivava mai. Non arrivò mai.

Io non potevo ancora sapere cosa era accaduto davvero al mio Noah. Potevo solo immaginarlo e nonostante temessi il peggio, il peggio in realtà era ancora più devastante.
Fu mio padre a parlargli. Insomma, immaginatevi un generale tedesco che scopre che colui che si era presentato come un  "tedesco fratello di Angelica" era in realtà un ebreo omosessuale fidanzato con suo figlio. Noah fu spedito direttamente ai campi, solo dopo che mio padre gli avesse spezzato la gamba sinistra e quella destra. Non era utile per i lavori ai campi. Io lo aspettavo e lui invece...

Nel 1944 fui portato ad Auschwitz. Mi aveva accompagnato proprio il generale Wolfrang in persona. Mi sputò in faccia prima di affidarmi a delle altre guardie, dopo avermi spiegato per filo e per segno come aveva ridotto Noah. Avevo perso il conto delle persone che avevano violato il mio corpo, che mi avevano sputato addosso nella migliore delle ipotesi, che mi avevano ferito a sangue. Tutte le volte piangevo perchè mi sentivo sporco. Come se avessi tradito Noah.
Nel campo la vita non era diversa. Ad approfittarsi di me non erano solo quelli più rozzi e incivili, ma anche le guardie. Stupidi vigliacchi. Nascondevano la loro indole omosessuale sfogando su di me la loro repressione dopo aver preso moglie e concepito dei figli. Ricordo la violenza incessante con la quale ferivano il mio corpo come mille lame. Ogni volta mi sentivo sudicio e infranto come il mio cuore e come la speranza di vedere Noah.

Nel campo conobbi un ragazzo, il suo nome era Luigi. Era ebreo anche lui, nato in Italia. Luigi lavorava in una panetteria in Italia prima di finire ad Auschwitz, ogni tanto parlavamo prima di andare a dormire. Lui mi teneva compagnia e stringemmo amicizia. Così, quando ogni tanto ci davano un tozzo di pane raffermo, io immaginavo che fosse pane appena uscito dai forni a legna di cui mi parlava Luigi in un tedesco stentato. Chiudevo gli occhi e sentivo l'odore del pane fresco, il parlottare delle casalinghe che facevano la spesa, il campanello della libreria di Noah. Anche Luigi era stato acciuffato mentre cercava di partire per l'America. Diceva che alcuni ce l'avevano fatta. Io pregavo per Alina e la sua famiglia. Pregavo per Noah. Pregavo per la signora Maya.  Ricordo che quando cercavo di oppormi, o quando non lo facevano, o quando cadevo e mi facevo male durante quei lavori, trovavano sempre un modo per punirmi. Sono stato umiliato, sfruttato, maltrattato. Ho visto le pene dell'inferno. Solo perché amavo un uomo. Un uomo che stava subendo le stesse cose solo perché amava me e il loro stesso Dio ma ci credeva in maniera diversa. Ricordo che volevo cedere. Però c'era Luigi che mi aspettava sveglio come un cane da guardia aspetta il padrone. Voleva accertarsi sempre che fossi vivo. La speranza, in quei pochi attimi, s'accendeva. Come quando, nei terreni del signor Pryce, appassivano le margherite e Noah mi faceva notare che erano appena fruttati i meli.

Ad Auschwitz vidi cose che non potevo neanche immaginare nelle più omicide fantasie verso coloro che abusavano di me. Eravamo marchiati a fuoco. Ci costringevano a lavori da bestie da soma e quando ci facevamo male, ci mandavano "a fare la doccia" nelle camere a gas. Quelli che andavano, non tornavano mai.
Luigi era sposato con Cinzia, una bella italiana formosa con dei capelli lunghissimi neri, secondo lui la più bella ragazza che un uomo potesse mai desiderare. Io gli dissi che amavo Noah. Lui non disse nulla. Non ebbe pregiudizi. Luigi mi ascoltava ed io ascoltavo lui. Mi disse che l'amore è bello da qualunque parte proviene e che amare non è mai un peccato.
Quando arrivammo, ci privarono di tutti i nostri effetti. Luigi mi raccontava che lui aveva ingoiato la fede che portava al dito in segno dell'unione con Cinzia. Insomma, l'aveva ingoiata per non farsela portare via. Poi aveva cercato tra le sue feci per ritrovarla. La sciacquava con l'acqua che ci davano da bere e quando venivano le nuove ispezioni l'ingoiava di nuovo. Era una cosa immensamente schifosa, immensamente tenera, immensamente disperata. Pensai che avrei voluto anch’io ingoiare un pezzo di Noah da tenere sempre con me, ma di Noah l'unica cosa che avevo era un libro che avevo affidato ad Alina prima di farci portare sul carro da quell'infame del signor Kinley.

Il 26 gennaio del 1945 mi ruppi un braccio. Da giorni sentivo le persone borbottare di "salvezza". C'erano docce sempre più frequenti. Luigi mi disse di nascondermi. Con Luigi dividevo la brandina. Ci nascondemmo sotto le coperte. Il tono era troppo agitato, erano evidentemente di fretta.
« Che stanno dicendo, Zarin? Uè, che sta dicendo? »
« Shh! Abbassa la voce, Luigi! Non sono riuscito a sentire bene.. Borbottavano di una perdita.. Di un impero finito.. Di fare piazza pulita... Restiamo nascosti, Luigi, presto potrai rivedere la tua Cinzia se stai un po' zitto! »
Lui annuì e bofonchiò « Spero che anche tu possa ritrovare il tuo Noah... »
Luigi era sincero. Parlava sempre con il cuore in mano. Gli sorrisi e lui sorrise a me.

Il 27 gennaio 1945 uscimmo all'avanscoperta. Vedemmo dei soldati senza una svastica sulla divisa. Ci videro anche loro. Luigi ed io iniziammo a correre all'impazzata. Correvano anche loro.
« Please, don't run! Don't run! We aren't going to hurt you! Please! Stay here! Please! We're here to save you! Hey, you two! »
Ci scovarono. Tremavamo come due foglie. Il soldato aveva un elmetto verde militare, rigido, ed un fucile sulle spalle.
« Are you ok? Your arm is bleeding... »
« Che sta dicendo questo tizio, Luigi? »
« Ahh, questo è inglese! Mio zio è in America, qualcosa la so! Aspetta aspetta..
Ehm.. I.. Me.. We, ecco, we are ehm.. We are... »
« Free! You are free! Come with us! »
« Free? We are free?
Liberi? »
« Yes, free! Liberi, free! Come on! »
« COME ON! »
Luigi saltò dalla gioia e mi abbracciò. Anch’io piansi dalla gioia e lo abbracciai. Eravamo free, qualunque cosa significasse eravamo fuori da lì.
« Where are you going? » domandò il soldato « You can follow your dreams now, which are your destinations? »
« America » dissi io, alzando lo sguardo verso il cielo « New York. »

Luigi non poteva fare altro che urlare « Cinzia, sto tornando da te amore mio! » e saltava seguendo quel soldato. Si strappò quel camice a righe da dosso, piangeva dalla felicità. La sua voce strepitava. Io guardavo il cielo e sorridevo.
« Todà rabà, signora Maya » sorrisi. Ora dovevo raggiungere Alina e Noah.

Quel giorno seppi cosa significasse la libertà. Avevo tanta vita dentro e tanta altra da vivere.

 



 

 

L’angolo dell’autrice:

Ciao a tutti! Eccomi qui con il settimo e penultimo capitolo di “Mazel tov”. Volevo ringraziare AsanoLight, Bliss_, Jasminevampire, Frauro, Amarie, LolaBlack, Danyel, darkmagic31 e otti89 per aver aggiunto la storia alle seguite e Ladydaredevil per le recensioni :3 l’invito è sempre il solito: lasciatelo un commentino a questa povera ragazza .w.

E ora, che ne sarà di Noah? Si ritroveranno in America, la terra delle mille opportunità?? Lo scopriremo nel prossimo (e ultimo) capitolo!

A presto! :3

Dal prossimo capitolo:

« Ahh, la pioggia » mormorò un signore poco più grande di me, coprendomi con l'ombrello.
« Riesce sempre a-- » feci per parlare ma lui concluse la frase al posto mio.
« A coglierci di sorpresa. »

   
 
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