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Autore: cold_fire    02/10/2013    3 recensioni
dal capitolo 9:
Ero sempre stata una ragazza forte, non avevo mai pianto dopo la morte di mia madre, ma quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Non avevo pianto alla morte di mia madre, al coma di mio padre, al suo risveglio, al trasloco improvviso, al tumore di Cecilia, agli anni passati come vittima sotto il potere che adesso faceva di Cindy (la nuova moglie di mio padre) la capo famiglia, non avevo pianto ai maltrattamenti subiti da Matteo e nemmeno davanti al suo amore violento e non ricambiato mi ero soffermata per sprecare lacrime. Ma non Roberto, non lui… e non Elisa, non lei! Come avevano potuto… il mio ragazzo e la mia migliore amica... adesso avevo solo la danza.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 5
Inaspettatamente

Midnight ain’t no
Time for laughing
When you say
Goodbye


“sì, sì… sì. SI! Non ti preoccupare, Eli! Me lo hai detto già sette volte! Sto preparando tutto, non dimentico niente! Adesso, mi lasci respirare? Devo andare a danza, ce la fai a stare zitta per due ore?! Brava, grazie…” “però ricordati tutto! Il cuscino, il sacco a pelo, gli smalti, il pigiama…” “scusa Elisa, non ti sento bene. Devo andare… ciao” dissi interrompendo la conversazione. Andai all’armadio e tirai fuori uno zaino dentro al quale misi tutte le cose che mi occorrevano per danza e tutto quello che mia aveva detto di portare Elisa. Mi sistemai i capelli in uno chignon a dir poco perfetto e mi incamminai verso la porta d’ingresso. Sentii il cellulare suonare nella tasca del pantalone della tuta, ma lo lasciai perdere. Elisa, di sicuro. Elisa, di nuovo. Salutai mio papà con un veloce bacio sulla guancia che mi augurava un buon divertimento alla festa di Elisa e mi diceva di farle gli auguri da parte sua. Elisa, benché fosse una ragazza di diciotto anni, non aveva mai amato il troppo rumore, le discoteche o la musica a palla nelle orecchie. Ogni anno, al suo compleanno, organizzava un semplice pigiama party con le sue amiche più care, tra cui io.


Il cellulare vibrò due volte segno che mi era arrivato un messaggio. Numero privato. Lessi il testo del messaggio: rispondi. Il  telefono iniziò a vibrare ripetutamente facendomi sussultare. Numero privato… mi guardai in torno cercando di vedere se ci fosse qualcuno nei dintorni. Nessuno. Risposi “ciao dolcezza” disse Matteo “sai che una bellezza come te non dovrebbe andarsene in giro da solo? Se vuoi vengo li e ti faccio compagnia” “non ne ho bisogno grazie. Ho dietro lo spray al peperoncino e con i pugni me la cavo bene” dissi con tono di velata minaccia “da quando sei così suscettibile?” chiese lui con il tono di chi la sa lunga “e tu da quanto non ti fai i cazzi tuoi? Da quando hai iniziato a parlare o da quando sei nato?” si mise e ridere e sentii anch’io una risata simile a qualche metro di distanza da me. Mi girai di scatto spaventata e lo vidi. Se ne stava seduto su una panchina che mi sorrideva. Si alzò di scatto e si mise a camminare verso di me. Ad ogni suo passo in avanti io indietreggiavo di due. Allungò il passo affrettandosi verso di me e in poco tempo mi ritrovai a correre. Ad un certo punto sentii la sua mano afferrare il mio polso e tirarmi con così tanta violenza che la mano si sarebbe potuta staccare dal braccio. Mi fece voltare di scatto provocandomi un male atroce alla spalla. Decisi di guardarlo negli occhi, senza abbassare lo sguardo, e mettermi ad urlargli contro con la speranza che qualcuno mi sentisse, ma non ne ebbi il tempo. La sua mano che prima stringeva il mio polso adesso stringeva il mio collo e faceva avvicinare le mie labbra alle sue mentre la sua mano libera mi cingeva dolorosamente i fianchi, infilandosi lentamente sotto la mia maglietta. Quando le sue labbra toccarono le mie rabbrividii e cercai di spostarmi ma lui era più forte di me e mi costringeva a stare immobile. Solo quando la sua mano tentò di scendere sotto i fianchi mi venne un’idea che avrei dovuto avere prima e gli tirai il calcio più forte che mi uscì proprio contro la sua tibia. Si staccò di colpo spingendomi a terra per farmi cadere. Sentii una forte botta alla nuca e tutto iniziò a girare velocemente ma non potevo perdere tempo. Intanto che lui era ancora frastornato per il calcio, mi alzai aumentando le vertigini e diminuendo l’equilibrio. Non sapevo dove stavo andando ma mi misi a correre. Pian piano la vista tornò normale, proprio intanto che il mio subconscio mi faceva arrivare sana e salva alla scuola di danza. Per fortuna era mio solito partire dieci minuti prima da casa. Andai negli spogliatoi notando che non ero la prima, cosa che mi accadeva di solito. Non la riconobbi subito ma quando si voltò verso di me identificai la mia amica Ines. Lei mi corse incontro preoccupata, con una smorfia che sembrava trattenere un urlo. Non capii subito ma dopo un po’ mi resi conto che avevo iniziato a piangere e sentii un brusco dolore al collo e ai fianchi, per non parlare delle gambe che erano stremate dalla corsa. Mi gettai tra le sue braccia singhiozzando. “cosa è successo? Claire…?” non risposi, cosa che lei intese come negativa, ovvero, che intese nel modo corretto “non vorrai dire… non sarà mica stato… oh povera! Vieni qui Claire… va tutto bene, non ti preoccupare, è tutto passato, adesso ci sono qua io non lui. Stai calma” disse cercando di tranquillizzarmi. Mi staccai da lei e mi asciugai le lacrime e riuscendo, con un enorme sforzo di volontà, a non farne scendere altre. Presi la cipria dal mio zaino a andai allo specchio per osservare le mie catastrofiche condizioni. Il mascara era colato per via del pianto, il viso arrossato dalla corsa, un tremendo rosso cremisi spiccava sul collo ed ero sicura che se avessi controllato avrei trovato gli stessi segni sui fianchi. Lo chignon era tutto da rifare e avevo solo dieci minuti, compreso anche il tempo che mi sarebbe servito per prepararmi. Mi misi subito all’opera con le salviettine struccanti, rimisi la cipria abbondando sul collo per nascondere il rossore e aggiunsi il mascara. Disfai lo chignon per rifarne uno perfetto a quello che avevo fatto prima di uscire di casa. Mi cambiai in tutta fretta, ma intanto che mi mettevo il body vidi un graffio profondo nel fianco… come aveva fatto a tagliarmi? Forse era quello il dolore che sentivo quando mi stringeva… pensai. A meno che… mi venne in mente un giorno, quando eravamo insieme. Eravamo al parco e ci tenevamo per mano, io ignara di ciò che lui era realmente. Quello fu il primo segno della sua violenza. Passammo accanto ad un gruppo di persone che lo guardò con un ghigno sul volto. Lui era molto carino (e ammetto che lo anche adesso) e metà della scuola (la metà femminile, si intende) lo guardava con gli occhi dolci. A lui non piacevano quella attenzioni e decise di baciarmi sul posto, per far vedere a quelle ragazze che era impegnato. Io non volevo baciarlo. Non che non mi piacesse, ma non volevo essere coinvolta in quella storia. Cercai di oppormi ma lui mi prese il fianco affondandoci le unghie, come a costringermi a fare quello che voleva lui. E io, spaventata, decisi di contraccambiarlo, però… no, non poteva essere così idiota… so che lui aveva sempre avuto un’idea possessiva della persone, voleva sempre avere il controllo su tutto e su tutti, ma non poteva arrivare a ferire volontariamente per il fatto che non mi avrebbe mai avuto… voleva dire che se gli avessi detto di no un’altra volta sarebbe potuto andare peggio…
In quel momento una lacrima cadde sul mio viso, ma la asciugai in fretta per far si che non rovinasse di nuovo il trucco. Ero, per come lo direi io, estremamente fottuta. Non mi avrebbe mai lasciata in pace fin quando non gli avrei detto di sì… fin quando non mi avrebbe costretta a dirglielo…
Rabbrividii al solo pensiero e finii di cambiarmi veloce. Quando uscii dallo spogliatoio notai un gruppo di persone vicino all’entrata dell’aula. “Ehi ragazzi! Guardate chi arriva” disse una voce che conoscevo bene “la principessa della scuola di danza, la cocca dell’insegnante” “chiudi quella bocca Chris! Te lo dico anche se so che per te è impossibile tanto quanto ballare decentemente” dissi prendendo in giro il mio migliore amico “oh, stai calma dolcezza” disse. No. Non quella parola. Mi ricordava lui. Quando stavamo insieme mi chiamava dolcezza. Adesso mi chiamava dolcezza. Ormai quella parola mi faceva rabbrividire nonostante il suo significato completamente opposto. “Chris… non devi chiamarla…” iniziò Ines in un sussurro che probabilmente pensava non potessi sentire “sto bene Ines, non ti preoccupare… va tutto bene...” dissi facendo una piccola pausa prima di pronunciare l’ultima parola. Ero sicura che Ines aveva raccontato tutto a Chris intanto che mi cambiavo, sapevo che aveva una cotta per lui. Entrammo nell’aula di danza insieme ad altre ragazze e ragazzi che facevano il corso cono noi. Giulia, l’ insegnante di danza, ci salutò con un breve cenno del capo intanto che congedava le ragazze del corso precedente. “entrate pure e iniziate a riscaldarvi, io devo uscire un attimo per fare una chiamata urgente, ma ci metterò poco.” Disse uscendo di corsa dalla sala. Circa un quarto d’ora dopo rientrò con una faccia seria che guardava il cellulare come se volesse incenerirlo. “ok, posizionatevi alla sbarra e iniziamo la nostra lezione senza interruzioni per una buona volta” ma non appena smise di parlare qualcuno bussò alla porta. “avanti” disse lei con voce infastidita. Tutti ci voltammo incuriositi verso la porta che si era aperta e alcune delle ragazze dall’altro lato della sala spalancarono gli occhi. Da dove mi trovavo non riuscivo a vedere chi aveva bussato ma ero troppo curiosa. “oh certo” disse Giulia “quasi mi dimenticavo. Vieni, entra pure così ti presento agli altri”. E anche io sgranai gli occhi quando vidi chi fosse lo sconosciuto. Si trattava di un ragazzo alto qualche centimetro in più di me, con dei capelli biondissimi e degli occhi azzurri come il cielo. Andò direttamente da Giulia e si volto per guardarci tutti con un sorriso timido che gli affiorava sulle labbra. “ragazzi e ragazze, lui è Filippo e farà danza con noi quest’anno. Si è appena trasferito quindi vedete di trattarlo bene, anche perché è ad un livello un po’più professionistico del vostro. Adesso iniziamo una volta per tutte!” e la lezione inizio definitivamente.
 
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La lezione era appena finita ed ero tutta dolorante. Non ero riuscita a concentrarmi molto, mi ero sicuramente impegnata di più nel trattenere le lacrime che minacciavano di uscire ogni volta che mi tornava in mente un ricordo di me e di Matteo, prima e dopo che ci eravamo lasciati. Stavo per uscire dalla porta quando sentii una voce chiamarmi “Claire, scusa, puoi venire qua un attimo?” chiese Giulia, tornai indietro fino ad arrivare da lei, chiedendomi cosa mi dovesse dire “scusa se mi intrometto nelle tue faccende ma… c’è qualcosa che non va?” quella domanda mi lasciò interdetta. Appena notò il mio sguardo confuso, riiniziò a parlare “oggi a lezione eri molto meno concentrata del solito, hai sbagliato non pochi passi. Non ti ho richiamata perché mi sono accorta che c’era qualcosa che non andava. Io ci tengo a te Claire, sei una delle migliori ballerine di tutta l’accademia, e non mi vergogno di fare paragoni. Ma ho troppe domande. Sbagliavi i passi, eri rigida nei movimenti, avevi lo sguardo perso, gli occhi lucidi, nei movimenti coi fianchi o nei salti ha volte avevi una smorfia di dolore sul volto… e cosa hai fatto al collo? È troppo rosso, io… io mi preoccupo Claire. E’ successo qualcosa?” quando smise di parlare rabbrividii sentendomi sprofondare e desiderai di non esistere. Cercai di contenermi e con il tono più distaccato che riuscii ad ottenere le dissi “non preoccuparti, sto bene… io… solo problemi da quindicenne, niente di grave.” “non so cosa sia stato, o chi, ma quei segni al collo e il dolore ai fianchi non dovrebbero mai rientrare in un problema da quindicenni. Se hai bisogno di parlare con qualcuno di qualcosa, io ci sono.” Non sapevo perché, ma le sue parole non mi facevano stare meglio “io sto bene, te cosa è successo? Ho notato che eri arrabbiata dopo la chiamata, fra te e tuo marito c’è qualcosa che non va?” ok, il rapporto che avevo con la mia insegnante di danza era fin troppo intimo, ma lei mi conosceva da quando ero piccolo, era la migliore amica di mia mamma, lei era stata tra le prime persone a vedermi appena nata. Era naturale un po’ di confidenza “non ci crederai mai… sono incinta!” mi aspettavo di tutto… ma non quello! “MAE’FANTASTICOGIULIA!!!” dissi tutto d’un fiato. Non ci credevo… ma questo voleva anche dire… no… probabilmente aveva notato il mio cambiamento d’umore e si affretto a spiegare “sì… è quasi tre mesi e sono riuscita a vederti solo oggi e sono un po’ in ritardo lo so, ma… già da settimana prossima dovrei andare in maternità, sai, sto avendo dei problemi con il bambino e prima ho chiamato la ginecologa che non ha risposto... comunque quest'anno avrete una nuova insegnante di danza” “oh mio Dio… non so se essere contenta per te o essere triste perché non ci insegnerai danza per quasi tutto l’anno…” dissi con voce smorzata “non ti preoccupare Claire, la nuova insegnante è molto giovane, circa… sei anni in più di voi? Ma non ti preoccupare, è bravissima, ed essendo così giovane riuscirà magari a capirvi meglio e ad insegnare meglio di me, adesso corri a cambiarti e avverti gli altri che durante la lezione non mi è venuto in mente di avvisare” e così dicendo uscii dall’aula. Andai negli spogliatoi e avvisai tutti, che reagirono nel mio stesso modo, ovvero prima felici e poi tristi. “E’ una notizia fantastica… ma non credo che abbia fermato te solo per questo… si è accorta di qualcosa?” mi chiese Ines sottovoce, in un sussurro che quasi non sentii. Annuii leggermente guardando da un’altra parte cercando di trattenere le lacrime che volevano scendere insistenti sul mio volto, ma comunque trattenute. “sei pronta? Dobbiamo andare alla festa di Elisa!” dissi per cambiare discorso “sì, io ci sono, ma non potremmo aspettare i ragazzi?” chiese lei con il suo tono supplichevole che mi scioglieva sempre “ok” consentii io. Quando Chris arrivò ci accorgemmo che era in compagnia del ragazzo nuovo. Come aveva detto di chiamarsi… Fabrizio? “ciao” disse Chris appena ci vide “ciao" rispose subito Ines continuando con le presentazioni “piacere, io sono Ines e lei è Claire” “piacere, io sono Filippo” disse quello che pensavo fosse Fabrizio. “piacere” dissi “senti Chris, adesso io e Ines dobbiamo andare perché siamo in un enorme ritardo, quindi ci vediamo. E piacere di averti conosciuto anche se per poco.” Dissi infine rivolgendomi a Filippo e prendendo a braccetto Ines, per portarla fuori dall’edificio di corsa.
 
 

Ehi ehi ehi!!! Come va? Eccomi di nuovo anche se con un po’ di ritardo, è solo che mio fratello si era impossesstao del computer, lasciandomelo si e no dieci minuti al giorno. Spero di essere più veloce con il prossimo capitolo. Ringrazio enormemente RiccioLilli perché continua a recensire instancabilmente e ringrazio di cuore anche Loulou_24 che tiene questa storia tra le seguite. V.v.u.m.d.b.!!! davvero, siete fantastiche. Riguardo al capitolo… non è molto interessante, se non per l’inizio e un po’ la fine. Adesso vi ho presentato gli ultimi amici di Claire, quelli di danza, che sono Chris e Ines, e ho anche fatto entrare (e rimarrà purtroppo per poco) l’insegnante di danza, Giulia, con cui Claire riesca a confidarsi quasi senza problemi. Il nome di Giulia mi è venuto in mente per ringraziare RiccioLilli per le recensioni e per la storia nelle seguiti, e consiglio a tutti la sua stori a sugli 1D, nuova scuola nuova vita.
Scusa ma non so mettere il link.
Per ora è tutto, alla prossima
Baci, Savo
  
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