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Autore: aquariusff    02/10/2013    3 recensioni
.......Ma come diavolo faceva a vivere lì suo padre? Lontano dal mondo civilizzato, immerso nei boschi e il primo centro abitato più vicino che distava almeno 10 Km!
....Lentamente lo tirò giù e con sua grande sorpresa, si aprì una piccola scaletta di legno che conduceva ad una stanza al piano superiore, proprio sotto il tetto.Iniziò a salire quella scala....chissà cosa nascondeva.
....Era un album di foto; era stato confezionato a mano e, nonostante fosse passato tanto tempo, era ancora in ottime condizioni.
Immediatamente riconobbe la calligrafia di suo padre:
- Luglio 2009, l'estate più bella della mia vita -
.... "Papà scusa, io non volevo".
"Ne riparliamo domani. Sono stanco e troppo arrabbiato".
"Dimmi solo chi è quella ragazza?";
"Kora! Non peggiorare la situazione".
"Il nome. Dimmi solo il suo nome e ti giuro che filo di corsa in camera mia".
Bill sollevò la testa dall'album.
Espirò lentamente il fumo della sigaretta.
"Elena. Si chiamava Elena".
...."Papà devi tornare a cercarla! Le hai fatto una promessa";
"Kora sono passati più di vent'anni! Ti rendi conto che è una cosa impossibile?";
Il suo sorriso era sempre lo stesso, aveva solo i capelli più corti....
" Ciao Elena...";
"Bill.... sei proprio tu?"
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XXII

"Elena!";

Bill si precipitò fuori dal ristorante nel tentativo di raggiungerla ma era troppo tardi.

Le ruote stridettero sull'asfalto mentre si allontanava velocemente da lì.

"Elena.....";

incrociò il suo sguardo solo per un istante: aveva il viso inondato di lacrime.

"Maledizione!" imprecò a denti stretti.

L'ultima cosa che voleva era farla soffrire ancora.

Rientrò nel locale, pagò il conto e poi si avviò al parcheggio.

Si avvicinò alla sua auto con l'aria mesta.

Quelle lacrime erano una sofferenza atroce.... e le parole che gli aveva detto....

si sentiva un verme.

Camminava avanti e indietro senza sosta, come un animale in gabbia.

"Sono un idiota! .....un perfetto idiota....".

- non hai esitato a fare a pezzi il mio cuore e a gettarlo via -

Prese a calci con forza una ruota e si strinse la testa fra le mani: quelle parole continuavano a riecheggiare nelle orecchie...forse un pugno sul viso avrebbe fatto meno male.

Doveva fare qualcosa.... non poteva restare lì, con le mani in mano mentre lei era chissà dove....

doveva cercarla, doveva spiegarsi; adesso doveva assolutamente dirle ciò che provava per lei, ciò che aveva rappresentato nella sua vita in tutti quegli anni.

- perchè non sei rimasto dov'eri? -

"Già....forse sarebbe stato meglio!" pensò con amarezza.

Con quanto dolore aveva pronunciato quella frase....sentiva il petto schiacciato in una morsa.

Senza attendere oltre salì in macchina e mise in moto.

Anche se avesse dovuto girare tutta la notte l'avrebbe trovata.

Vagò a lungo per le stradine secondarie e semi sconosciute, per le vie del centro, al porto ma di lei nessuna traccia.

Pensò che potesse essere tornata a casa.

Magari la quiete ed il silenzio di quelle quattro mura  l'avrebbero fatta sentire al sicuro....

Frenando bruscamente, invertì la direzione di marcia sollevando un coro di proteste e di clacson inferociti.

Non li sentì neanche.

Imboccò il viale alberato a tutta velocità, arrivò al cavalcavia quasi senza accorgersene e poi sul ponte che sovrastava l'autostrada fino alla grande rotonda facendo stridere le gomme sull'asfalto.

Arrivò al vialetto in preda all'agitazione e allo sconforto: vedeva i suoi occhi così tristi, quell'espressione così affranta, quelle lacrime precipitare lungo il suo bel viso....

Parcheggiò proprio davanti al suo cancello: si precipitò fuori dall'auto e suonò al citofono ma nessuno gli aprì.

Tutto era silenzioso e buio; si spostò un pochino per controllare se  sul retro ci fosse la sua auto.

Increspò la fronte ed iniziò a mordersi nervosamente le labbra: non era nemmeno lì.

Dove poteva essere?

Dove era andata a rifugiarsi?

Era quasi sul punto di arrendersi quando gli venne in mente l' ultimo posto dove ancora non l'aveva cercata.

Raggiunse la spiaggia che ormai era notte fonda.

Il cielo era coperto di nuvole: solo a tratti permetteva alle stelle di spuntare timidamente in quel cielo blu cobalto.

Procedeva adagio lungo il sentiero poco illuminato che conduceva al parcheggio della spiaggia.

"Finalmente!" si rincuorò appena vide la sua auto.

Immediatamente parcheggiò accanto alla sua  e si precipitò fuori.

"Elena!" gridò forte il suo nome ma lei non rispose.

"Elena, dove sei?"; ma ancora nulla.

"Elena rispondimi per favore...." ancora silenzio.

Corse fino alla spiaggia.

Il mare impetuoso, schiantava con forza le onde sulle sabbia e il vento agitava i pini e anche il suo cuore.

"Dove sei Elena...." man mano che passava il tempo la preoccupazione prendeva il sopravvento.

Aveva guardato praticamente ovunque ma non era ancora riuscito a trovarla.

"Se ti è successo qualcosa per colpa mia....io...non potrei mai perdonarmelo" pensava sempre più in ansia.

"Elenaaaa!" continuava a gridare il suo nome ma la sua voce era appena udibile; il rumore delle onde e il vento la coprivano disperdendola  nell'aria.

Raggiunse il vecchio bar, i lidi ma Elena sembrava sparita nel nulla.

Camminò lungo la spiaggia, alla ricerca di un indizio, di una traccia poi, quando il suo cuore ormai era in preda alla paura e all'angoscia, finalmente la vide.

Le nuvole si erano diradate un pochino permettendo alla luna di illuminare la spiaggia ed il mare in burrasca.

Elena se ne stava rannicchiata ai piedi di quel vecchio tronco.

Con le braccia si cingeva le gambe e aveva la fronte appoggiata alle ginocchia.

Bill si portò una mano al petto e tirò un enorme respiro.

Finalmente l'aveva trovata.

Si avvicinò lentamente a lei: la sentì piangere mentre tentava di nascondere il viso.

In quel momento avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non vederla in quello stato.

Era ad un passo da lei.

Vedeva il suo corpo scosso dai singhiozzi.

Non riuscì ad aprire bocca....

Elena si voltò a guardarlo: quegli occhi rossi e gonfi di pianto e di vento erano una lama conficcata nel petto.

Si sentiva inerme, annientato.

Era lui il responsabile di tutto quel dolore e non poteva fare nulla per alleviarlo.

Non riusciva a trovare il coraggio di parlarle, di confortarla.

In silenzio si sedette accanto a lei.

La guardò con tenerezza:  sentiva un nodo stringergli la gola e i respiri erano quasi un dolore.

"Elena, io..." ma non riuscì a finire la frase.

Elena gli appoggiò il viso sul petto lasciandosi andare ad un pianto sconsolato.

Bill le passò un braccio intorno alle spalle e la strinse più forte che potè.

"Perdonami amore mio... " il suo cuore gridò forte ma dalle sue labbra non uscì alcun suono;

".... perdonami".

Restarono così abbracciati a lungo in quella notte di tempesta.

Elena aveva pianto tanto: le emozioni l'avevano sfinita e si era addormentata con la testa ancora sul suo petto e stretta tra le sue braccia.

Bill si era sfilato la giacca, facendo attenzione a non svegliarla e poi la coprì per non farle prendere freddo.

La guardava mesto: cosa si nascondeva nel suo cuore? Cosa si agitava sotto quella apparente calma? Cosa era successo in tutti quegli anni durante la sua assenza?

Anche lei aveva sofferto molto e quella reazione ne era la dimostrazione evidente.

Cosa ne era stato della sua vita? Dei suoi sogni? Dove era finita quella ragazzina dolce e sognatrice che lo aveva fatto perdutamente innamorare di sè?

A guardarla così, mentre dormiva stretta a lui sembrava che il tempo fosse rimasto fermo a vent'anni prima.... solo che adesso non erano più dei ragazzi spensierati e le ferite erano ancora aperte.

-Cosa ho fatto?.... In tutti anni ho pensato soltanto a me, alla mia vita incasinata, ai miei fallimenti, ai miei errori... ma tu, tu non dovevi pagare un prezzo tanto alto.... non volevo Elena, credimi.  Mi sono illuso... si, ho sperato, ho voluto fortemente credere che tu fossi felice, che mi avessi dimenticato. Forse era il modo più semplice di mettere a tacere la mia coscienza, i miei sensi di colpa ma vederti così... non posso accettarlo. Mi si spezza il cuore. Avresti potuto avere una vita serena, avresti potuto avere una famiglia...magari dei figli e invece. Sei ancora qui, su questa stessa spiaggia a piangere ancora per me, per quella promessa che non ho saputo o forse non ho voluto mantenere... - pensava a tutte queste cose mentre la stringeva più forte.

Sapeva perfettamente che non avrebbe mai potuto rimediare al male che le aveva fatto ma, se lei glielo avesse permesso, avrebbe passato il resto della vita che gli rimaneva a cercare di farsi perdonare e a renderla felice...a rendersi felici perchè adesso come mai prima di allora aveva compreso che lei era tutto ciò che mancava nella sua vita.

Sebbene si sentisse una canaglia per come si era comportato, quel malessere, quel senso di vuoto che si trascinava dietro  lo aveva finalmente abbandonato: era come se la sua anima si fosse improvvisamente ricongiunta a quella di Elena ritornando ad essere una cosa sola.

"Mmm..." Elena si sfregò gli occhi con una mano mentre il suo respiro veniva smorzato da un singulto.

Aprì gli occhi lentamente e vide la sua immagine sfuocata.

Bill le sorrise dolcemente.

"Buon giorno".

"Non era un sogno..." disse mettendosi dritta e scostando un pochino la sua giacca.

Le prime luci del mattino cominciavano ad affiorare nel cielo ancora buio della notte.

"Avresti preferito che svanissi assieme alla notte appena trascorsa?" le chiese intimorito.

"No"; finalmente si voltò a guardarlo negli occhi.

Aveva il viso segnato, il trucco disfatto e gli occhi ancora rossi.

"Non bisogna aver paura del proprio passato, affrontare i suoi fantasmi e fare i conti con il proprio dolore".

Si mise in piedi a fissare l'orizzonte.

Aveva ripreso il controllo di sè e della situazione: indossava di nuovo quella maschera di risolutezza e di distacco ma non aveva perso la sua dolcezza.

Bill la guardava con ammirazione: c'era tanta dignità e forza d'animo in lei che non poteva non esserne impressionato.

"Sii sincero con me Bill, almeno questa volta";  Elena lo guardava implorante.

"Perchè sei tornato qui dopo tutti questi anni?"

Bill sospirò pesantemente, rivolgendo lo sguardo alle onde che pigramente si allungavano sulla spiaggia mentre le acque del mare specchiavano come un immenso manto di velluto blu, le ultime stelle del cielo della notte.

"Non lo so. Non so cosa mi abbia spinto a venire fin qui....forse l'insistenza di Kora, forse i ricordi di una estate meravigliosa, forse trovare finalmente un pò di pace....se solo sapessi quanto sono stanco di questa vita".

Elena  guardava le sue spalle curve, quell'aria così afflitta e quegli occhi velati, lei non aveva mai visto tanta malinconia in quegli occhi che ricordava così profondi ed espressivi

"Forse sto solo cercando di ritrovare me stesso".

"Capisco" disse dopo un lungo sospiro.

Quante attese disilluse.

Perchè si aspettava che fosse tornato per lei? Perchè sperava ardentemente che anche lui, forse si sentiva incompleto, che quella forza che la spingeva inevitabilmente a tornare in quel luogo, nello stesso periodo, spingesse anche lui a mantenere fede a quella vecchia promessa, a completare la sua vita così vuota e così insignificante da quando non era più tornato.

"Ti-ti auguro di trovare al più presto quella serenità che tanto cerchi Bill... " si voltò,  raccolse i sandali e lentamente si incamminò lungo la spiaggia.

Aveva percorso solo pochi passi quando la voce di Bill la raggiunse.

"Sarà difficile che io trovi la serenità, se te ne vai".

Elena sentì una fitta proprio in mezzo al petto, sentiva il cuore battere forte ed il respiro accelerare.

Si voltò un tantino e lo vide  ancora seduto ai piedi di quel vecchio tronco che la guardava.

Si fissarono a lungo senza dire nulla.

"...Se riuscirai a dimenticare il tempo....se riuscirai a  perdonarmi  per il male che ti ho fatto....forse potrebbe esserci una seconda possibilità per noi....una seconda possibilità per  essere felici".

Si alzò e lentamente la raggiunse.

Ora erano l'uno difronte all'altra, i loro occhi si riflettevano come specchi nelle spire dell'anima.

"Tu sei quella pace che tanto desidero Elena.... sei tu che manchi in questa mia vita ..."

Bill le prese il viso tra le mani ed Elena abbassò lo sguardo e all'improvviso le sue labbra si posarono sulle sue delicatamente,  con timore.

Lei tremava tra le sue braccia: era così fragile e vulnerabile in quel momento ma all'improvviso gli lanciò le braccia al collo e rispose a quel bacio con una dolcezza struggente.

Si stringeva forte a lui e aveva quasi il timore che da un momento all'altro svanisse.

Bill si stacco da lei per un attimo per poterla guardare negli occhi.

"Sono tornato per restare Elena... non andrò mai più via, te lo giuro".

Elena aveva gli occhi velati di lacrime.

"... Te lo giuro".

continua

  
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