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Autore: Inilis    02/10/2013    1 recensioni
"Salve, sono Lucy, e mi sto svegliando da un sonno durato 20 anni."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 3


Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L'ennesimo litigio, l'ennesima lancia che trafigge il mio cuore.
Eppure ormai sono anni che convivo con la doppia personalità di mia madre, ma ancora non riesco ad abituarmi.
E' una sofferenza troppo grande, ogni litigio è un devasto interiore, piano a piano sento sgretolarsi la briciola di serenità che ero riuscita a raggiungere. Mi sento persa e per l'ennesima volta sola, è la riconferma che non ho nessuno da amare, è la riconferma che non sono amata da nessuno.
Non sentirei questo vuoto precipitoso dentro me se avessi qualcuno a cui aggrapparmi..
Quanto desidererei scoprire cosa sia l'amore, non l'ho mai appreso, non l'ho mai vissuto, quel poco che so, lo devo solo ed esclusivamente a me stessa, alla mia mente che mi aiuta a fantasticare, a viaggiare in posti dove non sono mai andata, dicono che sia bello il posto dove vive l'amore. Vorrei proprio andarci..Prendere un'astronave e vagabondare nell'universo alla ricerca di questo amore che tutti ambiscono, che tutti, almeno una volta provano..Chissà, forse persino una disperata come me riesce a trovare questo amore..Chissà..

La nostra non è mai stata una famiglia.. è una dittatura dove mia madre vive come sovrana incontrastata. Non puoi pensare, è lei a prendere ogni decisione, non hai il libero arbitrio. Se ti mette davanti ad una scelta puoi star tranquillo che è sempre quella sbagliata. Lei è l'unica che sa fare bene le cose, tu sei solo un servo incapace.
Non m'ha mai insegnato nulla, di lei mi ricordo solo le sue grida e la cattiveria che usciva a fiumi da quegli occhi neri. Mi terrorizzava, il mio corpo non reagiva, penso di non dimenticare mai la sensazione di immobilità che mi prendeva..una statua, proprio una statua incapace persino di chiudere gli occhi davanti alle lacrime che facevano a pugni per uscire..Non le diedi mai la soddisfazione di piangere davanti a lei, uscivo di casa a corse e correvo, correvo, correvo finchè non mi fermavo sfinita su una panchina e li il fiume si trasformava in vero e proprio torrente in piena mentre nelle mie orecchie risuonavano ancora le sue urla..non mi spiegò mai il perchè gridava in quel modo, mi diceva solo“Sei la solita incapace! Sei una stupida! Ma da dove sei uscita tu?!”, ma cosa pretendeva da una bambina di sette anni, mi ha solo traumatizzata.
Sono cresciuta con la paura nel sangue, ho paura della gente, non so mai cosa dire alle persone, per mia madre ogni cosa che dicevo era stupida o insensata.
Dopo oggi la mia decisione è definitiva: me ne vado!
Continuare mi porterebbe alla pazzia, ho bisogno del mio angolo, del mio spazio, ho bisogno della mia libertà.
E così, inizio a preparare i miei bagagli, andrò da Alan finchè non troverò una casa tutta mia, o almeno qualcuno con cui conviverci.. suppongo che sarà dura giungere a questo secondo punto conoscendo il mio carattere, spero solo di trovare una persona per bene e che si faccia i carpacci suoi.
-”Cosa stai facendo?”-
-”Me ne vado!”-
-”Non dire idiozie, tu non vai da nessuna parte! Non saresti in grado di concludere nulla da sola!”- il disprezzo nella sua voce, il sangue inizia a ribollire nelle vene.
-”Non sta a te dirlo”- pacata, calma, nascondendo i miei sentimenti.. devo continuare così, non posso cedere all'ira.
Respiro profondamente, un lungo sospiro mi aiuta a scaricare l'energia negativa che vibra nell'aria e investe il mio animo.
-”Sappi che se esci da quella porta non potrai più ritornare!”-
-”Meglio, così almeno ora sarò libera per sempre da questa prigionia!”-.
Così detto, presi i miei stracci e me ne andai ma prima di chiudere la porta..
-”Le mie chiavi sono nel cassetto, non le ho prese, puoi stare tranquilla ora, potrai vivere nel tuo mondo perfetto senza che io te lo rovini!”-
-”Tanto tornerai da me strisciando, sei e sarai per sempre una buona a nulla!”- urlò dietro la porta che si era affrettata a chiudere con le chiavi.
Ora, inizia il nuovo capitolo della mia vita, il risveglio è totale.

Vago per le strade di questa piccola cittadina, non so nemmeno io dove sono diretta, non voglio affrontare Alan, o almeno non ora, sono troppo impregnata di rabbia per poter affrontare una discussione con lui, arriverei a farmi odiare, e questo non posso permetterlo.
Decisi di dirigermi al parco comunale, a dire il vero è molto più di un parco, è un posto magico dove la natura si combina in armonia, sembra una piccola oasi verdeggiante, con le sue piante carnose, i roseti che in questo periodo sono in fiore, le risate dei bambini che riecheggiano; chiunque entra in questo parco rimane meravigliato dal suo assoluto senso di pace, riesce a trasmetterlo a chiunque entri, è per questo che adoro venire qui.
Mi dirigo verso la mia panchina, è solitaria ma è proprio questa sua solitudine che la rende speciale, che la rende me. Vive fra lo scontro di due nature, i sempre verde che fanno a gara a chi tocca prima il cielo, e l'inizio di una lunga siepe dove alla base spuntano timidamente dei gelsomini. Il profumo degli abeti e dei gelsomini mi aiuta a liberare la mente, non penso proprio a nulla quando sono lì.
Mi lascio cadere sulla panchina abbandonando le poche cose che mi sono portata dietro: “Questo è il paradiso” pensai.
La mia mente si liberò e si mise a giocare con la parte fantasiosa di me, quella che cerca di trovare figure in ogni nuvola, ed è proprio mentre sto giocando che i miei occhi iniziano a sentirsi pesanti e chiudendosi fanno scappare rivoli di acqua salata. Piano a piano il ruscello si trasforma, c'è un'alluvione in arrivo; il mio corpo, da abitudine, si raggrinza in un piccolo feto mentre i polmoni vanno alla ricerca di aria, si sentono ristretti, in una stanza troppo piccola per loro, sta per finire l'ossigeno a disposizione nonostante l'immensità delle piante intorno a me.

-”Lucy?..Lucy!”-
Qualcosa mi percuote, mi sembra di essere su un trattore, le budella che vanno su e giù, la testa che mi balla di qua e di là, non ce la faccio a riprendermi, non voglio svegliarmi, non voglio tornare alla realtà.
-”Lucy, svegliati!!”- ma questo è..
Apro leggermente gli occhi, la vista è appannata ma il suo inconfondibile viso..
-”Lucy che è successo?”-
-”Lascia che si riprenda..”-
-”Parole sante..”- sbiascicai appena la voce mi tornò.
Finalmente la vista mi torna normale, ed ecco che incontro occhioni verdi, quegli occhi che sanno cos'è la sofferenza, li riconoscerei fra mille.
-”Mi hai fatto preoccupare scema!”-
-”Ma allora ha funzionato!!”- cercai di mettere tutta l'enfasi possibile, Ren è un bersaglio duro da ingannare.
-”Cosa funzionato?.”- non sembra molto convinto.
-”La mia parte! Oddio.. sto migliorando sempre di più! Il mio insegnate di teatro sarà estremamente contento di vedere i miei progressi!!”-
-”E da quando fai teatro?”- la sua faccia assomigliava all'espressione che si utilizza nei messaggi -.- .
Infatti scoppiai a ridere senza trattenermi.
-”Sembri il trattino punto trattino! Giuro d'ora in poi ti chiamerò TPT!”-
-”Ma sei matta?!?! Mi hai fatto preoccupare! Stavo persino per chiamare Alan, e se lo viene a sapere lui vedi quante ne senti!Cavolo Lucy, è mai possibile che tu sia così idiota?!”-
-”Cosa?!?! Idiota io?? Ma pensa piuttosto a te! Nessuno ti ha chiesto di venire qui, e poi cosa ci facevi qui eh?eh?eh?.. Mi spiavi?? MANIACO!!!!”-
-”Ma chi ti credi?! Non sei Claudia Schiffer! Lei si che l'avrei spiata volentieri, non uno sgorbio come te!”-
Il mio viso diventò rosso, gli occhi mi bruciavano, giuro che adesso questo lo ammazzo! Lo giuro! Con le mie stesse mani!
-”Bimbi, ora basta!”-
-”E tu che vuoi?!”- mi rimangiai subito la parola.
-”Oh, scusa.. Piacere Lucy!”-
-”Peter, ti presento Lucy lo sgorbio!”-
-”COME OSI MANIACOOOOOOOOOOOOO!”-

  
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