Fanfic su artisti musicali > Austin Mahone
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Autore: niall_ate_me    02/10/2013    3 recensioni
'COSA?!' Gridò lei.
'Karen...'
'MA KAREN COSA? TI RENDI CONTO? COSA...' La sua voce cominciò a spezzarsi. '...cosa dovrei fare ora? Perchè? Io...'
'Ti prego,non piangere..'
La abbracciò. In quell'abbraccio si sciolse tutto ciò che dentro di lei si era raffreddato ormai da anni.
E,per la prima volta dopo tanto tempo,pianse.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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KAREN

 
Scusa Austin. Non volevo.
 
Era tutto quello che ero riuscita a pensare in quelle ore.
 
Era una delle poche volte in cui mi sentivo davvero in colpa in vita mia. Era strano. Sentivo lo stomaco bruciare. Sentivo che gli sarebbe accaduto qualcosa. Ed era tutta colpa mia.
 
‘SMITH!’ Sentii la voce del mio professore di biologia richiamarmi per la mia distrazione.
 
‘Scusi.’ Fu tutto quello che dissi.
 
Dopo 27 minuti,suonò la campanella e finalmente fui libera di uscire,tornare a casa e buttarmi sul mio letto.
 
Non avevo voglia di fare nulla. Una strana pressione mi turbava. Un peso sullo stomaco,insomma.
 
Uscii e bloccai il respiro quando vidi lui.Austin. Aveva il muso spaccato e un occhio nero. E in più un’aria distrutta gli dipingeva il volto.
 
Portai le mani al viso e me lo cinsi con queste ultime.
 
Piangevo dentro.
 
Deglutii e mi avviai cercando di evitare di farmi vedere da Austin.
 
Capii che il mio intento era fallito miseramente quando,guardandomi intorno,incontrai i suoi occhi.
 
Fu un attimo,mi ritrovai a correre senza neanche rendermene conto. Forse era stato un riflesso,non so.
 
Beh,riflesso  o meno,mi ritrovai a fuggire da Austin che mi stava seguendo,urtando tutte le persone che incontrava nel suo percorso e pronunciando una serie di ‘scusa’ ‘non volevo’ ‘permesso’.
 
Notai,guardandomi dietro che tutti lo guardavano,molto probabilmente per il labbro spaccato e l’occhio nero.
 
‘KAREN!’ Lo sentii urlare da dietro. Mi stava per raggiungere e,come se non bastasse,non ce la facevo più a correre.
 
Usai tutte le forze che avevo per non fermarmi. Mi voleva picchiare,ne ero sicura.
 
Ma,del resto,avrebbe avuto ragione. Era colpa mia se ora aveva la faccia distrutta,era il minimo.
 
‘KAREN,TI PREGO,FERMATI!’ Mi urlò. Stava a circa un metro e mezzo lontano da me.
 
Senza ascoltarlo continuai a correre,ma lui ormai era vicinissimo. Riuscivo a sentire i suoi passi dietro di me.
 
Sfinita,mi fermai.
 
Si fermò anche lui.
 
I nostri respiri affannati erano sincronizzati.
 
Si piegò in due dalla stanchezza.
 
L’unico rumore che riuscivo a sentire era il mare dietro di noi. L’unica cosa che ci separava da quest’ultimo,oltre che la spiaggia,era una ringhiera. Bastava scendere delle scale e ci saremmo ritrovati direttamente sulla spiaggia. Mi appoggiai alla ringhiera e mi girai per guardarlo.
Innamorata del mare,non della gente. Quello è l’unico che merita di essere guardato tutto il giorno.
 
Mi sorpresi. Sarei potuta andare a buttarmi lì dentro quando Austin mi inseguiva. Non credo che si sarebbe buttato anche lui. E sarei uscita solo quando se ne sarebbe andato.
 
 Mi rigirai di scatto,ripensando alla situazione in cui mi trovavo. Era ancora piegato in due,ma non sembrava essere ancora stanco.
 
Quando si alzò,lo vidi alzare un braccio. Chiusi gli occhi,pronta allo schiaffo che mi stava per arrivare.
 
Li strinsi sempre più,fin quando non mi vidi chiusa in due braccia.
 
Sentii le mie guance arrossire ferocemente.
 
Sentivo il suo respiro,ancora leggermente affannato,sui miei capelli e quella sensazione mi provocava una serie di brividi che mi percorsero velocemente la schiena. Non sembravano voler cessare.
 
Perché dopo tutto quello che gli avevo fatto mi abbracciava?
 
Decisi di ricambiare l’abbraccio e ci ritrovammo stretti l’uno all’altra come se fossimo una cosa sola.
 
Non ci importava delle persone che stavano attorno. Di quelle che ci guardavano. Di quelle che passavano.
 
Eravamo solo io e lui,lui ed io. Uniti,in un unico e solo corpo.
 
Sì,può sembrare esagerato sentirsi così solo per un abbraccio,ma in quell’abbraccio ci fu un miscuglio di sentimenti in me che mi sconvolgeva letteralmente lo stomaco.
 
Non mi sentivo così neanche quando andavo a letto con Nathan. O,meglio,quando mi costringeva ad andare a letto con lui.
 
I miei pensieri furono bloccati bruscamente.
 
Sentii delle lacrime sui miei capelli. Austin.
 
Improvvisamente sciolsi l’abbraccio e,pur essendo imbarazzata,cominciai a parlare.
 
‘Austin…che succede?’
 
Deglutì,si asciugò una lacrima e alzò lo sguardo,cominciando a guardarmi. I suoi occhi erano lucidi e capii che cercava disperatamente di mandare indietro le lacrime che minacciavano di uscire.
 
 

AUSTIN

 
Mi ritrovai a piangere davanti a lei. Davanti all’unica persona di cui il solo nome mi faceva rabbrividire.
 
‘Austin…che succede?’ Mi chiese lei con la sua voce sottile,dolce e amara allo stesso tempo.
 
Non sapevo che risponderle. In realtà non sapevo neanche io perché stessi piangendo. Cioè,lo sapevo,ma era difficile accettarlo,in un certo senso.
 
I suoi occhi castani mi guardavano intensamente,cercando una risposta.
 
Non riuscii più a reggere il suo sguardo,così lo abbassai.
 
‘Io..’ Cominciai ad aprire bocca.
 
‘E’ per Nathan,vero? Ti ha picchiato,per colpa mia.Scusa.’ La sentii dire. E quelle parole mi colpirono. Anzi,l’ultima parola mi colpì.
 
Karen Smith aveva,per la prima volta da quando la conoscevo,messo da parte il suo orgoglio e il suo tono arrogante che ogni volta la contraddistingueva dagli altri e mi aveva chiesto scusa.
 
Ci misi un po’ ad assimilare il ‘concetto’ e quando mi smossi, portai la mia attenzione sul senso di quella frase.
 
No,ora pensava che fosse colpa sua. Non era così.
 
Deciso,cominciai a spiegare.
 
‘Karen,non è così. Sì,il tuo ragazzo mi ha picchiato,ma non è colpa tua. E né tantomeno la causa del mio pianto è dovuta a questo evento. E’ che,per la prima volta,mi sono sentito davvero solo.
 
Sì,solo.
 
Mi spiego meglio.
 
Ero piccolo. Avevo 10 anni quando successe.
 
Eravamo una famiglia felice. Di quelle invidiate da tutti,di quelle a cui la gente sorrideva quando vedeva passare’
 
Mi fermai un attimo a prendere un lungo respiro.
 
‘Eravamo quattro’ Continuai. ‘Io,mio padre,mia madre e mia sorella,a cui volevo un bene incondizionato.
 
Lei aveva tre anni in meno di me.’ Guardai in un punto indefinito,ricordando quella bambina bionda.
 
‘Era la Vigilia di Natale. Tutti si affrettavano a prendere i regali per il giorno dopo,compresi noi.
 
Ad un tratto,cominciò a piovere,così corremmo verso la nostra macchina.
 
Ci infilammo immediatamente dentro. Scoppiammo a ridere una volta al sicuro.’
 
Una leggera risata si fece spazio sul mio volto.
 
‘Mio padre fece partire la macchina. E lì iniziò l’incubo più brutto della mia vita.’
 
Non riuscii a trattenere una lacrima.
 
Feci una pausa e trovai il suo sguardo interessato,così continuai.
 
‘Stavamo parlando dei regali che avevamo preso ai vari parenti,immaginando le loro reazioni e ridendo ogni tanto.
 
Ci fermammo ad un semaforo rosso. Aspettammo alcuni secondi,poi quando si fece verde partimmo.
 
Fu un istante. Tutta la mia vita mi passò davanti. La faccia terrorizzata di mia madre,mio padre spaventato a morte,le urla di mia sorella.
 
Una macchina ci venne addosso alla massima velocità,probabilmente non riuscì a fermarsi in tempo al semaforo.
 
Svenni. Mi risvegliai nel letto duro e tra le pareti fredde dell’ospedale. Mi guardai intorno,non c’era nessuno.
 
 Qualcuno bussò alla porta e vidi entrare una dottoressa.
 
Le chiesi immediatamente dove fossero i miei familiari.
 
Lei non mi rispose. Mi disse solamente che pochi minuti dopo sarebbe venuto mio zio a prendermi e che avrei dovuto tenere il braccio ingessato per un po’.
 
Così,non seppi niente in quel momento.
 
Dopo tre minuti,la dottoressa mi prese per mano e uscimmo fuori. Trovai mio zio con la sua Mercedes che mi aspettava là davanti con lo sguardo affranto.
 
Entrai nella macchina che mi portò a casa sua.
 
Non feci cena. Volevo solo rivedere i miei genitori e mia sorella. Così,mi dissero di andare a letto.
 
Feci per andare in camera,ma li sentii parlare.
 
Così origliai.
 
Dicevano che mio padre e mia madre erano in coma e che le condizioni di mia sorella ancora non si sapevano.
 
Mi cadde il mondo addosso. Il dolore era fortissimo.
 
Corsi a letto e cominciai a piangere e,quando credetti di aver finito tutte le riserve d’acqua che avevo nel corpo,mi addormentai.
 
Il giorno dopo non parlai. E non mangiai neanche. Rimasi tutto il tempo a guardare fuori dalla finestra.
 
Il giorno dopo ancora,mangiai qualcosa e cercai di riprendermi,ma  non riuscivo a spiegarmi il perché nessuno della mia famiglia fosse tornato.
 
Dopo circa due settimane,sentimmo suonare il campanello.
 
Andai io ad aprire. Era mio padre che,appena mi vide,mi abbracciò. Gli chiesi immediatamente dove fossero mia madre e mia sorella. Lui esitò prima di rispondermi,poi mi disse che la mamma non ce l’aveva fatta. Che però stava in un posto migliore di questo.
 
Arrivò il momento di dirmi dove fosse mia sorella. Lui esitò nuovamente,poi mi rispose che neanche lei c’era più,che era morta sul colpo. Ma che sarebbe stata la stella più luminosa la sera. E mi raccomandò di alzare sempre lo sguardo la notte prima di andare a dormire e di trovare mia sorella,per darle la buonanotte.
Magari può sembrare strano,ma io lo faccio ancora. So che la stella più luminosa del firmamento è lei. E mi sta guardando. Mi guarda e mi sorveglia ogni notte insieme alla mamma..’
 
Un groppo in gola bloccò il mio discorso. Cercai di soffocarlo e ci riuscii con risultati discreti.
 
Continuai. ‘Da quel giorno,mio padre,accecato dal dolore,cadde in depressione e cominciò a bere.
 
Tornava a casa tardi e mi picchiava ogni volta che tornava ubriaco fradicio.
 
Proprio per questo,un giorno,dopo circa quattro mesi dal suo ritorno dall’ospedale,seppi che la sera prima mio padre si era messo alla guida completamente,appunto,ubriaco e mise sotto due persone. Che morirono.
 
Così andò in galera e lì sta ancora oggi.’
 
Non riuscii a trattenere una lacrima.
 
Posai il mio sguardo su Karen. Mi aspettavo due occhi compassionevoli,invece sembravano totalmente normali,ma profondi. Riuscivo ad intravedere tutto il dolore che le stavo trasmettendo.
 
Avevo mostrato tutto il mio lato debole a quella ragazza. Era strano come mi fossi riuscito ad aprire,ero solito a evitare l’argomento.
 
‘So che ti stai chiedendo cosa centri con Nathan,ora ci arrivo.
 
Quando mi ha picchiato,mi sono affiorati tutti i ricordi di mio padre che tornava la sera tardi e mi picchiava.
 
E in quel momento mi sono sentito solo. Mi sono reso conto di quanto avessi perso. Mi sono reso conto che avevo perso la mia famiglia. Avevo perso tutto. E,per la prima volta dopo tanti anni,ho aperto davvero gli occhi a questa situazione.
 
Di solito riuscivo ad evitare di ricordare,magari pensando ad altro. Ma in quel momento,non esisteva altro.
 
Poi mi sono ricordato di te. Mi sono ricordato che c’era ancora una ragione per sorridere e lasciare alle spalle i ricordi. Magari mi stai prendendo per un pazzo,ma è così,tu mi fai uno strano effetto.’
 
Ammisi.
 
 

KAREN

 
Quella storia mi aveva distrutta. Non pensavo che Austin Mahone,la persona che sembrava essere la più felice del pianeta,potesse avere alle spalle un passato del genere.
 
Mi toccò per davvero il cuore,e lo oltrepassò,arrivando all’anima.
 
Poi mi aveva detto che gli facevo uno strano effetto,che ero la ragione del suo sorriso. In quel momento il mio cuore sembrava non voler cessare di battere,e batteva così forte che per un attimo temetti potesse bucarmi il torace.
 
Mi sentii andare a fuoco,nonostante il clima invernale.
 
Cercai delle parole da dire e,quando pensai di aver trovato quelle giuste,cominciai a parlare.
 
‘Austin..io..mi dispiace tanto. Non pensavo che tu avessi un passato così terribile. Anche i miei non ci sono più e vivo da mia zia,ora. Beh,ci tenevo a dirti che se vuoi parlare,sfogarti,io ci sono.
 
E..anche tu mi fai uno strano effetto. Non so se sia paragonabile all’amore,ma so che mi fai attorcigliare su se stesso lo stomaco quando ti vedo.’ Confessai,sorprendendomi di aver avuto il coraggio di dire ciò che avevo detto.
 
Mi fermai improvvisamente a fissare le sue labbra. Sembravano terribilmente morbide e la voglia di sapere se erano davvero come sembravano si fece spazio in me.
 
Non riuscii a reprimere quella voglia,così  mi avvicinai continuando a fissargli le labbra.
 
Lui probabilmente capì le mie intenzioni.
 
Mi prese per i fianchi,mi avvicinò lentamente e,improvvisamente,vidi il suo viso a pochi centimetri di distanza. Cominciai a fissare quegli occhi,concentrati più che altro sulla parte bassa del viso.
 
Quando le nostre bocche distavano di soli due centimetri, si leccò le labbra.
 
La voglia di baciarlo era incontrollabile e lui sembrava pensarla allo stesso modo.
 
Morivo dalla voglia di assaporare le sue labbra. Così ripresi a guardarle e misi le mani tra i suoi capelli,spingendolo leggermente verso di me.
 
Chiusi gli occhi e il suo naso toccò il mio.
 
I battiti del mio cuore si fecero irregolari del tutto. Sembrava impazzito.
 
Il suo respiro era vicinissimo,lo sentivo sulle mie labbra.
 
Il suo profumo mi inebriava completamente,mentre dei brividi mi scendevano e percorrevano tutta la schiena,fino a scomparire,per poi fare spazio ad un altro.
 
Riuscivo già ad assaporare le sue labbra,quando una voce ci interruppe bruscamente. Non so se per fortuna o per sfortuna.
 
‘Karen! Sab..oh,non volevo interrompere.’ Era Emily.
 
‘No,no. Fai pure,noi stavamo..ecco..’ Balbettai imponendomi di trovare il più velocemente una scusa credibile.
 
‘Sì,ok,non importa. Volevo dirti che Sabato è il compleanno di Katy e ci ha invitate al Sape Local e in più possiamo bere quanto vogliamo! Ha detto che paga tutto lei’ Mi disse un po’ troppo entusiasta,saltellando.
 
Il Sape Local era una discoteca,quella più famosa della città. Ed era anche quella in cui si ci divertiva di più.
 
Le bevande erano eccessivamente costose,però.
 
‘Oh,ma è fantastico’ Le sorrisi.
 
‘Allora? Che dici di accompagnarmi a fare shopping per scegliere un vestito?’ Mi chiese ancora entusiasta.
 
‘Oh..ma certo..’ Le risposi lasciando trasparire un po’ di indecisione dalla mia voce. Poi guardai Austin per aspettare un suo consenso. E lo ebbi.
 
Non che per fare qualcosa avessi avuto bisogno del suo consenso,ma forse era turbato dal fatto che la mia amica ci avesse interrotti.
 
‘Se non vuoi non importa,possiamo fare un’altra volta magari..’ Mi disse cercando inutilmente di nascondere il suo tono deluso.
 
‘Ma certo che voglio,andiamo subito’ Le sorrisi di nuovo.
 
I suoi occhi si illuminarono,dopodiché mi chiese: ‘Viene anche il tuo..amichetto?’ Lo squadrò.
 
‘No,devo tornare a casa’ Rispose lui al posto mio,capendo che la domanda era più che a me,era rivolta a lui.
 
‘Bene,allora andiamo’ Ricominciò a saltellare Emily.
 
Alzai gli occhi al cielo e risi.
 
Salutai Austin e ci avviammo per i lunghi marciapiedi poco affollati a quell’orario.
 
‘Dato che a quest’ora i negozi sono chiusi,faremo pranzo in un ristorante,ci prenderemo un gelato e cominceremo a fare shopping!’ Gridò con un’ esuberanza eccessiva.
 
Non potei trattenermi un risolino. Annuii con la testa e presi il telefono per avvisare mia zia del fatto che non sarei andata a mangiare quel giorno.
 
Dopo averla avvisata,bloccai il telefono e lo riposi nella mia tasca destra.
 
‘Eheh,abbiamo trovato un bell’ “amichetto”,eh?’ Disse improvvisamente dandomi una gomitata.
 
‘Ma smettila..’ La incitai a finirla.
 
‘Vedo che stai cominciando a dimenticare Nathan,finalmente,era ora!’
 
‘Io e Nathan stiamo insieme e ci amiamo.’
 
‘E’ per questo che stavi per baciare quel ragazzo?’ Rise dopo la sua domanda retorica.
 
‘Io..’ Arrossii imprecando contro la mia mente che quel giorno non sembrava volesse funzionare per elaborare scuse veloci e credibili.
 
A Emily non era mai piaciuto Nathan. Non riuscivo a capire il perché.
 
Lei,forse notando il mio imbarazzo,mi prese improvvisamente per il polso e urlò:
 
‘Andiamo lì!’ Indicò una pizzeria poco distante da noi. ‘Fanno una pizza meravigliosa,i proprietari sono italiani’
 
Senza aspettare una mia risposta,cominciò a camminare. Non sembrava voler lasciare la presa sul mio polso.
 
Ma la lasciai fare.
 
Sorrisi tra me stessa,non capendo neanche il perché.


 

 

 

 SPAZIO AUTRICE


Saaaaalve a tutti c: 

Volevo innanzitutto scusarmi per il capitolo schifoso e,oltretutto,chilometrico OuO 
Ma serviva per far capire il passato di Austin e per far capire cosa provasse lui per Karen e viceversa u.u So che mi odiate per non averli fatti baciare AHAAHAHAHAHAHAH Ma ne avranno tempo più in là u.u 
Inoltre in questo capitolo c'è un particolare (?) che sarà rivelatore (?) per capire l'altro capitolo cosa riguarderà. Ma non dico niente e.e 

Scusate ancora per il capitolo :c

Però,dai,vi ho fatto anche il POV di Austin,mi dovreste voler bene u.u 

AHAHAHAHAHAHAHAHAHA

Anyway,passiamo ai ringraziamenti.

GRAAAAZIE MILLE A
FUCK YEAH COME SEMPRE *^*, UN RINGRAZIAMENTO ANCHE A NICKNAME FIGO eijdio,grazie c:, E A AMEEZY ,UN NUOVO RECENSORE IJEDEJOI GRAZIE BELLA C: SU,DIAMO TUTTI IL BENVENUTO A AMEEZY U.U *Dà IL BENVENUTO*

E LO DIAMO ANCHE A NICKNAME FIGO CHE NON LO HA AVUTO,DATO CHE L'IDEA DI DARE IL BENVENUTO AI NUOVI RECENSORI MI E' BALENATA (?) IN TESTA SOLO ORA AHAHAHAHAHAH *Dà IL BENVENUTO*

E OVVIAMENTE,RINGRAZIO SEMPRE FUCK YEAH,IL MIO LOVE,AW. AAAHAHAHHAAHAHAHHAHA 

VI AMO TUTTI,PERO' U.U


Ok,questo spazio autrice non ha senso. Come il capitolo,d'altronde,ma vabbè.

Ringrazio come sempre chi ha messo tra preferiti/ricordati/seguiti la storia wjdiuejh siete 7 preferiti 1 ricordati e 4 seguiti jidjieo,siete fantastici. 

Come sempre,ringrazio anche le lettrici silenziose :D

Bene,se non siete morte dalla noia del capitolo o dello spazio autrice,o di tutte e due insieme,vi saluto e vi regalo anche un pandacorno c:

*Dà il pandacorno*

Bene,vado,ciaoo c:



 
 
 
 
  
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