Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Vanilla_91    02/10/2013    7 recensioni
Tokyo, centro della cultura, finanza, educazione e politica. Oltre alla grande presenza di quartieri, scuole, college, musei e ferrovie la dinamica e moderna capitale ha un lato di sè che pochi conoscono veramente.
La città è capeggiata da diverse bande a cui nessuno osa ribellarsi. Le organizzazioni criminali si suddividono il potere, ma due sono quelle che esercitano una maggiore influenza.
Kagome è una giovane ragazza di 18 anni che, suo malgrado, si ritrova invischiata in questo brutto ambiente e farebbe di tutto per uscirne. Inuyasha è nato e cresciuto in questo clima e non fa fatica a destreggiarsi tra individui loschi e situazioni difficili.
Due persone così diverse, con sogni e destini contrastanti, due ragazzi costretti a crescere in fretta.
Dal testo:
"Ciò che io ho sempre voluto è diventare qualcuno. Essere potente, temuto e rispettato. Voglio che quando gli altri mi vedano passare sappiano di essere inferiori. Non è ciò che ognuno vorrebbe?"
"No!"
"No? Se non è questo, cos'è che tu vorresti? Cosa c'è di più bello del potere?"
" E' semplice: la libertà!"
Riusciranno i protagonisti a trovare ciò che hanno sempre cercato?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Di un po’, ti sei forse rincretinito?- sbottò Miroku.
Erano ore che mi assillava e non riuscivo più a tollerarlo.
-Io..- tentai di dire.
-No, no, non dire nulla. Inuyasha, hai regalato a Naraku una somma enorme per avere quella ragazza. Per cosa? Per buttarla in mezzo ad una strada e costringerla a vendere il suo corpo.-
-Io Non Costringo Nessuno.- ringhiai, marcando ogni parola affinché il concetto gli fosse ben chiaro.
-È proprio a questo che mi riferisco. So bene quanto tu detesti quel giro, so che Sesshomaru ti staccherebbe la testa se venisse a sapere ciò che hai fatto. Ma allora perché?-
-Hai detto bene. Le escort che lavorano per noi lo fanno di loro spontanea iniziativa, senza nessuna costrizione. Io non ho costretto quella ragazza. L’ho messa di fronte ad una scelta e lei ha fatto quella sbagliata.-
-Scelta? Dimmi, Inuyasha, ti sembra quella una ragazza adatta alla strada? In più è troppo giovane per tutto questo. Maledizione, potrebbe persino essere minorenne.-
-Non lo è.-
Sbuffai, esasperato.
-È stata l’amante di Naraku, non dimenticarlo.- replicai, schifato.
-Questo non c’entra e  non spiega nemmeno il motivo che ti ha spinto a prendere questa decisione.- obbiettò.
Sapevo che sarebbe stato impossibile far cadere l’argomento con Miroku. Avrebbe insistito fin quando non gli avessi raccontato tutto.
-Mi ha rifiutato. Ha detto più d’una volta che avrebbe preferito prostituirsi per strada piuttosto che venire a letto con me. Io ho solo realizzato il suo desiderio.- confessai.
La rabbia tornò ad assalirmi. Non sopportavo il modo di fare di quella ragazza; mi irritava il suo modo di arrendersi con le parole, mentre i suoi occhi fiammeggiavano di rabbia e ribellione.
Odiavo il fatto di desiderarla tanto, mentre lei continuava spudoratamente a rifiutarmi.
-Lo sapevo.- bisbigliò il mio migliore amico.
-Che cosa?- domandai confuso.
-Che tu fossi un imbecille, ma non credevo sino a tal punto.- sibilò a denti stretti.
-Non ti sembra di esagerare, Miroku?- chiesi, accigliato.
Se l’imbecille dinnanzi a me non fosse stato il mio migliore amico, l’avrei ucciso di botte per l’offesa arrecatami.
-Per nulla! Puoi immaginare l’inferno che starà vivendo ora quella ragazza?- mi domandò con aria contrita.
La sua veemenza mi fece vacillare.
-Non sarà nulla di nuovo per lei. Ti ripeto che è stata l’amante di Naraku e tutti noi sappiamo delle voci che girano sulle sue prodezze sessuali.- replicai, meno sicuro di prima.
- Io l’ho vista, Inuyasha. Mi trovavo da Kikyo per caso quando è stata portata via. Per quanto tentasse di mascherarlo, i suoi occhi erano colmi di infelicità e paura. Kagome era terrorizzata, Inuyasha.-
Nell’udire quelle parole qualcosa si smosse dentro di me. Mi risultava difficile credere che una donna che era stata l’amante di Naraku fosse ora spaventata dal tocco di un altro uomo, ma l’incertezza non mi abbandonava.
Perché ciò che aveva detto Miroku mi aveva tanto scosso?
 
 
Il cielo, ormai buio, aveva assunto quella sera uno strano colore tendente al nero, pronto alla tempesta.
L’asfalto, di uno smorto e malato grigio, sembrava riflettere in pieno i miei cupi sentimenti.
Tremavo. Tremavo per il freddo, per la paura, per il ribrezzo. Provavo repulsione per la vita a cui i miei genitori mi avevano condannata, per Naraku, per Inuyasha, per quello che tra poco sarei diventata e per quei dannati abiti che mi avevano costretto ad indossare.
Bankotsu, su ordine di Inuyasha, mi aveva condotta da una donna di nome Kikyo. Quella bellezza pallida e smorta mi aveva inizialmente intimorita per il suo comportamento freddo e distaccato, l’avevo poi odiata quando mi aveva obbligata ad indossare quegli abiti. Il top nero era corto, tanto di lasciarmi scoperta parte della pancia, scollato ed aperto sulla schiena. La gonna di jeans riusciva appena a coprirmi il sedere e quasi traballavo su quei tacchi sottili così alti.
L’uomo che mi aveva portata via da casa di Kikyo, e che da allora non aveva smesso di fissare il mio seno troppo esposto e le mie gambe eccessivamente scoperte, si avvicinò a me, espirando fumo dalla bocca.
Quell’odore acre mi nauseava, ricordandomi la pungente fragranza che costantemente impregnava l’ufficio, e inevitabilmente gli abiti, del mio precedente “padrone”.
-Allora, dolcezza, sei pronta per il tuo debutto?- mi domandò, sarcastico.
Non ritenni necessario rispondere.
-Gira voce che “il capo” abbia sborsato una fortuna per te. Mi sembra strano che si sia già stufato, ma non importa. Dovrai fruttarci molto prima che il tuo bel corpo appassisca sotto mani rudi e violente.- ghignò.
Morsi il labbro per non rispondergli a tono.
Odiavo il modo in cui parlava di me, del mio corpo, come fossi un oggetto, un involucro vuoto e privo di sentimenti.
-C..che cosa devo fare?- domandai.
Avrei fatto di tutto purché se ne andasse.
-Solo mostrare il tuo bel corpicino.- mi rispose malizioso, prima di allontanarsi.
Mi voltai a fissare lo squallido posto in cui mi avevano condotto. Ci trovavamo in una stradina fuori mano, stretta e poco illuminata. Su ogni angolo del marciapiede, erano appostate decine di ragazze.
Rimasi incredula, quando riconobbi una donna dalla fluente chioma rossa muovere qualche passo incerto verso di me.
-Ayame.- la richiamai, avvicinandomi a mia volta di qualche passo.
-C..che ci fai qui?- le domandai stupita, mentre i miei occhi correvano ad esaminare le sue forme femminili avvolte in un abito corto e dal colore sgargiante.
-Kagome, sono felice di rivederti, ma avrei preferito farlo in circostanze ben diverse.- mi disse, accennando un sorriso.
Ayame aveva solo due anni più di me e, oltre Sango, era una delle poche persone che potessi considerare amica.
L’avevo incontrata per la prima volta l’anno precedente, quando era stata assunta come donna di servizio nella villa di Naraku.
-Come sei arrivata qui?- le chiesi.
-C’è davvero bisogno di chiederlo? Come te, ho rifiutato quell’essere abbietto e a lui è stato sufficiente un mio solo rifiuto per sbattermi per strada.- mi spiegò amareggiata.
-Mi dispiace.-
-Non dispiacerti per me.- mi disse, ritrovando un po’ di quel brio che era tipico di lei. –Abbiamo poco tempo e io ho molte cose da raccontarti.-
-Poco tempo?- chiesi confusa.
-Ti prego di ascoltarmi. Kagome, Sango corre un grave pericolo. Naraku ha dirottato le sue perverse attenzione su di lei. È violento e non so per quanto tempo quella poverina riuscirà ancora a tenergli testa. Sango è forte, ma lui ha addirittura minacciato di ucciderla.-
Ricevere una coltellata in pieno petto sarebbe stato per me meno doloroso. Sapere che la mia migliore amica era al sicuro, per quanto potesse esserlo vivendo sotto lo stesso tetto di Naraku, era l’unica cosa che mi regalava un po’ d’ottimismo.
Era la speranza di rivedere lei e mio fratello a mantenermi viva e a darmi la forza di lottare.
-Dobbiamo fare qualcosa, Ayame.- esclamai disperata.
-Lo so, Kagome. In effetti contavo di venire a cercarti molto presto. So che il più giovane dei Taisho ha speso una fortuna immensa per averti, e io ho immaginato che se tu glie l’avessi chiesto avrebbe fatto qualcosa per aiutarci. Koga è andato su tutte le furie quando ha scoperto tutto, ma ha convenuto con me che questo fosse il modo più adatto d’agire.-
Koga..troppo presa dal mio incubo personale, avevo finito col dimenticarmi del mio amico, quel ragazzo dai sinceri occhi blu che tante volte mi aveva consolata, spingendomi a vedere il lato positivo anche nelle peggiori situazioni.
-Come sta Koga?- le domandai.
- Sono salva solo grazie a lui.- ammise Ayame, arrossendo.
La guardai, chiaramente confusa.
-Sono qui in attesa che venga conclusa la trattativa tra lui e Naraku. Quando ha saputo di quello che ti era stato fatto è andato su tutte le furie e quando ha scoperto che il signor Kumo voleva fare lo stesso con me, ha offerto a quel bastardo del denaro in cambio della mia libertà. È solo grazie a lui se non sarò costretta a prostituirmi.-
Le sue parole mi alleggerirono il cuore. Sapere che almeno lei sarebbe stata al sicuro, mi rallegrava. Koga avrebbe saputo proteggerla.
-Non temere, troveremo un modo per aiutare anche te, Kagome. Koga non ti lascerebbe mai tra le mani di un estraneo. Piuttosto, com’è che sei finita qui? Non dovresti essere a villa Taisho? Cosa ci fai in questo squallido posto, Kagome?-
-Le cose si sono complicate, Ayame.- ammisi triste.
-Ho rifiutato Inuyasha Taisho. Il resto puoi immaginarlo da sola..-
-Sei una ragazza forte e coraggiosa, Kagome. Non arrenderti proprio ora. Sono sicura che Koga troverà un modo per aiutarti.- bisbigliò convinta.
Mi limitai ad annuire. Non volevo crearle altre inutili preoccupazioni, ma sapevo che non sarebbe stato così semplice.
Con la coda dell’occhio vidi Takumi, l’uomo che ci sorvegliava, avvicinarsi, e per un istante temetti che il nostro conversare fitto l’avesse in qualche modo insospettito o infastidito.
-Ayame, devi andartene.- disse, indicando con un cenno del capo due uomini in attesa, comparsi dal nulla.
-Dove la portate?- domandai di getto, preoccupata.
-Non che siano affari che ti riguardano, ma qualcuno ha deciso che questo piccolo fiore non è adatta a questa vita. Adesso, però, basta perdere tempo. Devi andare via!- ordinò sbrigativo.
Per evitare che perdesse la pazienza, mi affrettai ad abbracciare Ayame e salutarla. Riuscì persino a trovare la forza di rassicurarla, assicurandole che tutto sarebbe andato per il meglio.
Non appena la figura della mia amica fu scomparsa dalla mia vista, l’ansia tornò ad assalirmi.
Se fino a quel giorno avevo creduto che la mia vita fosse un inferno, mi ero di certo sbagliata. Gli inferi si sarebbero aperti per me quella sera. Ne erano sicuramente sintomi il tormento e l’angoscia che mi consumavano da dentro.
Il mio cuore si arrestò quando dei fari superarono la penombra notturna, abbagliandomi.
Una monovolume, dai vetri oscurati, cominciò a farsi spazio per la stretta stradina, fino a fermarsi dinnanzi a me. Vidi Takumi buttar via la sua ennesima sigaretta e sistemare con un gesto impaziente il colletto della sua giacca blu. Si avvicinò,poi, di tutta fretta alla lussuosa auto grigia.
Non riuscì a cogliere nessun pezzo della loro conversazione, ma l’atteggiamento di Takumi, mi lasciò intendere che doveva trattarsi di un personaggio ben noto da quelle parti e soprattutto di qualcuno di potente.
Il fatto che quella monovolume si fosse fermata proprio lì e che Takumi continuasse a lanciarmi occhiate furtive, non mi piaceva per nulla. Lo sconforto più totale si impadronì di me quando vidi l’autista scendere da quell’imperiosa auto e aprire la portiera dei sedili posteriori.
L’uomo al suo interno scese, incamminandosi verso di me.
La luce ad intermittenza di un lampione illuminò la sua figura per alcuni secondi, sufficienti a farmi rabbrividire di disgusto.
Era un uomo basso e tarchiato, costretto in un abito scuro troppo stretto per lui, a giudicare dal tirare del bottone della sua giacca. I capelli grigi e il viso rugoso, lasciavano intuire che quell’uomo avesse ormai superato la sua primavera da moltissimo tempo.
Insomma, quello poteva essere mio nonno. Che diavolo poteva volere da me?
-Kagome, ti presento il signor Mizaya. A quanto pare questo gentile signore è rimasto affascinato da te e desidera trascorrere del tempo in tua compagnia.- mi disse con tono suadente Takumi, quasi come se il vecchio in questione mi avesse invitata a cena.
-Sono sicuro che Kagome saprà compiacerla, signor Mizaya.-
-È una novellina.- dichiarò senza alcuna inflessione nella voce il vecchio.
- È stata addestrata da Naraku in persona.- ribatté Takumi.
Addestrata? Da quanto mi ero trasformata in una giumenta?
Ero stanca di sentirli parlare di me come se non fossi presente. Non mi ero mostrata docile e remissiva né con Naraku, né con Inuyasha e non avrei cominciato a farlo quella sera.
-Io non sono stata addestrata proprio da nessuno. Io non sono un animale da circo.- protestai, risentita ed indignata.
Takumi mi fulminò, intimandomi silenziosamente di tacere, mentre il vecchio scoppiò in una risata divertita che sorprese tutti.
-A quanto pare questa ragazzina è indomita. Vuoi giocare duro?- mi domandò con gli occhi, piccoli ed infossati, che risplendevano di desiderio e pericolo.
-Con te non voglio fare nulla, brutto vecchio pervertito.- urlai schifata.
Takumi mi schiaffeggiò. Troppe volte avevano cercato di piegarmi al volere altrui ricorrendo alla violenza, ma non avevo mai ceduto e non l’avrei di certo fatto di fronte a quel vecchio.
-Sono spiacente, signor Mizaya. Io non..- tentò di dire Takumi, ma il vecchio sollevò una mano invitandolo a tacere.
-Non crucciarti e non batterla. Avevo intenzione di essere gentile, ma se a questa piccina piace il gioco duro vuol dire che l’accontenteremo.-
Lo guardai schifata, tentando di anticipare le sue possibili mosse.
-Tamaho- gracchiò, richiamando quell’energumeno del suo autista –Tienila ferma!- ordinò.
Non ebbi il tempo di dar un senso alle sue parole, che due braccia forti mi afferrarono rudemente e mi spinsero contro la portiera dell’auto, costringendomi all’immobilità.
-Lasciami. Lasciami andare subito, brutto stronzo.- urlai dimenandomi.-
- È inutile che ti ribelli. Tamaho non mollerà la presa e tu meriti una punizione per il tuo comportamento insolente.- sibilò avvicinandosi a me e stringendo il mio mento tra le sue dita callose e ruvide.
Quando le sue labbra cozzarono con le mie, costringendomi ad un bacio viscido e prepotente, lo stomaco si contasse. Per allontanarlo, morsi con forza il suo labbro inferiore finchè non sentì il sapore metallico del suo sangue nella mia bocca. Le gambe mi tremavano e la rabbia e l’adrenalina mi spingevano a provarle tutte per liberarmi.
Mizaya si scostò, portò una mano alle labbra e quando si accorse del sangue, mi schiaffeggiò.
-Adesso basta. Mi hai scocciato, puttana.-
Schiacciò il suo corpo contro il mio, troncandomi il respiro, per permettermi di sentire la sua erezione. Schifata tentai di allontanarmi, ma le mani di Tamaho stringevano ancora le mie spalle in una presa ferrea e dolorosa.
Il vecchio prese a baciarmi il collo, disegnando sul mio corpo una scia di saliva man  mano che si spingeva più in basso verso la scollatura del mio top. Una sua mano prese ad accarezzarmi il ventre, risalendo velocemente, e in quel momento ebbi davvero paura.
Quello era davvero l’inferno!
Le sue mani bruciavano sulla mia pelle, così come avrebbero fatto le fiamme degli inferi e mi sentivo soffocare in quel vortice di dolore e paura. Il timore per ciò che a breve sarebbe accaduto, prevalse sulla rabbia.
Tutte quelle emozioni mi avevano spossata. Ero stanca e le forze mi abbandonarono. Sentivo il mio corpo distante, come se tutto quello non stesse accadendo veramente a me.
Capì di aver cominciato a piangere solo quando percepì il sapore salato delle mie stesse lacrime in bocca.
Sentire la sua mano che si chiudeva, rudemente, a coppa sul mio seno, mi diede il colpo di grazia.
-No, no, ti prego lasciami. Lasciami andare, ti prego.- pregai.
-Ti sei arresa alla fine, puttana. Mi dispiace, ma ho speso troppo per lasciarti andare così.- ghignò, prima di rituffarsi nell’incavo tra il mio collo e la spalla.
Avrei preferito perdere i sensi per non “assistere” a tutto quello che sarebbe accaduto.
-Basta! Lasciala andare!- ordinò una voce dura ed autoritaria.
Fu quel tono, ormai così conosciuto, a svegliarmi da quello stato di torpore.
Il vecchio si allontanò di un passo da me, ma il suo energumeno non mollò la presa sulle mie spalle.
-Taisho, cosa ci fai qui?-
-Ti ho detto di lasciarla andare. Non vedi in che stato è?- ordinò, ignorando la domanda di Mizaya.
-Ho pagato per lei. Qual è il tuo problema?-
-Dice il vero, signor Taisho. Il signor Mizaya ha pagato una cifra notevole per avere Kagome.- confermò Takumi.
-Non mi importa. Restituiscigli i suoi soldi. E non farmelo ripetere ancora una volta, lascia andare quella ragazza.- sibilò.
Stava davvero accadendo tutto ciò o si trattava di un frutto della mia fantasia? Cosa ci faceva lì Inuyasha Taisho?
-Tamaho, lasciala andare.- ordinò il vecchio.
Il leccapiedi si affrettò ad eseguire l’ordine e in un attimo mi ritrovai libera. Libera e circondata da una gabbia di uomini che mi intimorivano.
-Vieni qui, Kagome.- mi ordinò Inuyasha.
Troppo scossa e spaventata feci come mi aveva detto e con le gambe che a stento mi reggevano mi avvicinai a lui.
-Taisho, che stai combinando? Sai quanto io rispetti te e tuo fratello, ma ho pagato profumatamente per avere quella ragazza. Perché ora mi viene negata?-
Già, perché mi aveva strappato dalle braccia di quel vecchio? Che cosa aveva in mente?
Ero esausta, non avrei sopportato altri giochi.
 
 
Ero furioso. Era l’ira a scorrere nelle mie vene, non più il sangue. Stavo violentando me stesso per non prendere a pugni quel vecchio schifoso, ma non volevo spaventare ulteriormente Kagome.
Vederla in quello stato, tremante e piangente, mi aveva sconvolto.
Volevo portarla via da quello squallido posto, ma prima dovevo sistemare le cose con quel vecchio.
-Kagome non è in vendita. Vattene, Mizaya, prima che io perda il controllo. Vattene, prima che io prenda decisioni che porterebbero il tuo clan all’estinzione.- lo minacciai, senza esitazione.
Quel dannato sapeva bene che le mie non erano parole pronunciate senza fondamento, così come sapeva che avevo tutto il potere per fare ciò che avevo detto. Mizaya chinò il capo, conscio della sua inferiorità.
Non prestai attenzione ad altro e sollevando Kagome tra le braccia mi affrettai a portarla via di lì.
 
 
 
-Dove mi stai portando? Mettimi giù.- lo pregai, mentre le lacrime continuavano ad annebbiarmi la vista e i singhiozzi a scuotermi il petto.
Per anni avevo cercato di temprare il mio carattere, di imparare a celare le mie emozioni, ma quella notte tutte le mie maschere erano crollate. Ero troppo sovraccarica di emozioni per trovare un po’ di lucidità o freddezza in quel caos di terrore.
-Calmati! Sei al sicuro adesso!-
-Al sicuro? Lasciami andare, ti prego.-
 
 
La guardai e sospirai. Il viso rosso per il troppo pianto e chiazzato da quel trucco pesante ormai sciolto, il corpo infreddolito e tremante mi riportarono con la mente alla notte di qualche anno prima. Rin allora era poco più che una bambina, eppure quello non era bastato ad arrestare i suoi assalitori.
L’avevano picchiata, seviziata e poi abbandonata quasi morente in una pozza di sangue. Fu uno spettacolo orribile e pietoso che mai avrei dimenticato e che aveva sciolto persino il cuore duro e freddo di mio fratello, che da quel momento non si era mai più separato da quella ragazzina sfortunata.
Mi sentivo una merda per quello che avevo fatto a Kagome. Riuscivo a percepire la paura che aveva di me e quello mi lasciò disarmato. Negli ultimi giorni il desiderio di vendetta contro quella ragazzina insolente mi aveva animato, ma io non avrei voluto quello.
Non v’era traccia in lei della combattiva, ribelle e sfrontata ragazzina che mi aveva sfidato, quella che tenevo tra le braccia era una donna umiliata e ferita.
-Dove stiamo andando?- mi domandò ancora.
-Ti riporto a casa.-
-Capisco. Vuoi abusare di me prima che lo faccia qualcun altro.-
Sollevai di colpo la testa e mi persi in quel mare infinito di dolore, terrore e disperazione che erano i suoi occhi color del cioccolato.
Uno strano sentimento mi attanagliò lo stomaco portandomi a pronunciare parole a me sconosciute.
-Mi dispiace. Mi dispiace davvero per quello che ti ho fatto. Non volevo che le cose andassero così.- proferii, sincero.
Mi sarei aspettato urla, insulti e accuse, ma lei mi sorprese.
Non distolse gli occhi dai miei, smise di piangere e annuì.
-Non mi farai del male?- mi chiese con disarmante sincerità.
Negai con il capo.
Annuì ancora, prima di poggiare la testa contro il mio petto, esausta.
Quel suo gesto così semplice ed innocente, mi scatenò dentro una marea di emozioni inspiegabili.
Quella ragazza era speciale. Fragile e delicata, ma anche forte e determinata. Sentivo per lei un forte e profondo istinto di possesso e protezione che non riuscivo a spiegarmi.
-Non permetterò più nulla del genere. Nessun’altro ti farà del male.-
La mia era una promessa che a nessuno avrei permesso di violare..nemmeno a me stesso.



Angolo autrice:
Ciao a tutti, ed ecco il nuovo capitolo anche di questa storia. Chiedo scusa se il capitolo non è proprio il massimo, ma è stato scritto in un momento di pausa tra un corso e l'altro :)
Che dire? Scopriamo qualcosa del passato di Rin che ci fa capire perchè, come spiega Miroku all'inizio, Sesshomaru ed Inuuyasha detestino "il giro" della prostituzione. Sango è in grave pericolo e Kagome non ha passato per nulla una serata piacevole..staremo a vedere cosa riserva il futuro ai nostri protagonisti.
Chiedo scusa a chi legge "Tra presente e passato" per averla un pò abbandonata, ma ho intenzione di riprenderla non appena ho terminato una delle storie in corso. A tal proposito volevo ricordarvi che mancano 4 capitoli al termine di "Come te..nessuno mai", 10 a quello di "Un nuovo destino" e 4 al termine di questa. Ringrazio ancora una volta tutti coloro che leggono e seguono le mie storie. Siete tantissimi e non so davvero come ringraziarvi :D
Baci, una Serena già stanca dell'università appena ricominciata xD
   
 
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