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Autore: CassandraBlackZone    02/10/2013    1 recensioni
"...Molto bene, scricciolo. Ti do il benvenuto: io sono il Dottore e da oggi in poi, sarò tuo padre”
(Per poter leggere il resto, bisogna aver letto "A person to remember")
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, River Song, Un po' tutti
Note: Cross-over, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Nonostante fosse già  passato un mese, Matt  ancora si ricordava ogni minimo dettaglio della sua disavventura nella dimensione parallela: dal suo viaggio nel TARDIS e la guerra sul pianeta CBM2 alla sua piccola partitella di calcio col Dottore su una nuvola. Grazie a quella cometa blu era davvero sicuro che non era stato un sogno frutto della sua immaginazione, ma un meraviglioso ricordo da custodire.
Mai avrebbe immaginato di poter conoscere il Dottore, che da sempre aveva considerato un mero personaggio fantastico nato dalla mente di diversi scrittori. Al solo pensiero Matt sbottava sempre un sorriso.
Ma ormai era ritornato alla sua vita di attore, il che per lui era un bene poiché lui viveva per la recitazione, eppure da quando era uscito dal TARDIS, lui non aveva smesso di immaginare come sarebbe stata la sua vita se avesse accettato la richiesta del Signore del Tempo quella sera che mangiarono insieme una fetta di cheesecake appena fatta.
 
“Vieni con noi, Matt Smith”
“Come scusa?”
“Potresti sempre diventare il fratello maggiore di Asia. A lei piaci molto, anche a River e pure a me”
“Dottore… io non saprei…”
“Sei un bravo ragazzo, Matt. Potresti prendere lezioni d’armi da Vastra e Strax e cavartela alla grande nella nostra dimensione”

“Troppe cose tutte insieme. Per quale motivo mi stai chiedendo una cosa del genere? Io ho una casa qui, amici, una famiglia e un lavoro! Io non… Io sono solo un semplice attore… capisci… e…”
“Noi due siamo come dei Doppelganger
“Eh?”
“Cioè, non proprio dei Doppelganger, ma una specie. Ci sono diverse teorie su questo termine: ombre, sosia viventi, riflessi o una copia spettrale. Persino un chiaro presagio di sfortuna o di morte”
“Dottore, così mi spaventi…”
“Io di solito non credo a questo genere di cose, ma ho voluto usare questa parola per spiegartelo per bene”
“Spiegarmi cosa?”
“Che alla fine, io e te non siamo così diversi. Io vengo fuori da te e tu fuori da me”

“Dottore…”
“Perciò  come mio Doppelganger, come mio amico, Matt… io ti dico: fa attenzione e… vivi la tua vita al meglio”



“Ehi Matt! Cos’hai? Ti vedo pensieroso”
Matt scosse la testa girandosi poi di scatto alla sua destra. I suoi occhi incrociarono quelli di Jenna che lo fissava preoccupata.
“Oh, Jenna! Ciao… no, niente! Stavo pensando”
“Ah, capisco. Ehi, ottime riprese oggi!”
“Già!”
“Sai, oggi eri particolarmente diverso”
“Che vuoi dire?”
Jenna fece una piccola smorfia in cerca delle parole giuste, fino a quando non alzò un dito e lo puntò contro Matt, come un detective che aveva scoperto il colpevole.
“ Avevo la strana sensazione che fossi qualcun’altro! Sinceramente parlando mi sembravi… il Dottore in persona!”
L’uomo rimase scioccato da quella affermazione, che vedere Jenna così eccitata non poté far altro che sorridere.
“Ma dai! Non essere ridicola! Io sono io e basta. E poi sono un attore, è normale saper immedesimarsi nei propri personaggi”
“Ma oggi è stato diverso! Sta di fatto che mi sono venuti i brividi durante il tuo monologo. Davvero spettacolare! Bravo!”
All’improvviso un cellulare suonò. Era quello di Jenna.
 “Oh, scusa! Mi chiama il mio agente! Ci vediamo più tardi!”
“Ok!”
Matt salutò Jenna che si allontanò correndo con già il cellulare appoggiato all’orecchio. Appena svoltò l’angolo, il giovane attore camminò con lo sguardo basso e ripensò per un attimo a ciò che l’amica aveva detto: sembravi il Dottore in persona.
La verità era che anche solo dopo aver letto una sola volta quel monologo già lo sapeva a memoria. Quella mezza pagina scritta a caratteri cubitali racchiudeva ciò che era il Dottore: in essa sentiva ogni sua emozione, ogni sua sofferenza proprio come quando per pochi istanti era stato in lui. Sentirlo parlare era come assimilare la sua essenza che in qualche modo lo aveva influenzato parecchio durante le riprese.
Le lacrime. Bastarono quelle lacrime prima del grido disperato alla divinità di Akhaten  per sentirsi dire da Farren buona la prima.
Nessuno se lo aspettava. Tutti avevano pensato che fosse una sua trovata giusto per dare un tocco di personalità è di realtà facendogli così mille complimenti, ma non era così: Matt si sentiva veramente male mentre pronunciava quelle parole. Invano aveva tentato di trattenerle, senza risultato, cosa che lo faceva un po’ rabbrividire e imbarazzare.
“Oh, ma che stupido che sono…”
“Non si deve abbattere così”
“Eh?”
Un po’ disorientato Matt si girò prima a destra e all’indietro per poi capire che la persona che il suo interlocutore era alla sua sinistra: una ragazza dalla carnagione chiara, gli occhi verdi e con lunghi capelli rossi gli posò un timido sorriso.
D’impulso l’uomo lo ricambiò e un brivido di freddo percosse velocemente la sua schiena da quanto era stupito.
“Tu…”
“Mi spiace, signor Matt. Ho ascoltato la vostra conversazione mentre portavo questi documenti”
Sempre sorridendo, Matt non fece caso alle parole della ragazza e le puntò il dito contro sicuro ormai di sapere chi fosse.
“Tu sei Sarah!”
La rossa sbatté un paio di volte le palpebre e ridacchiò imbarazzata.
“Che sorpresa… non immaginavo che lei sapesse il mio nome”
“Oh, ti prego! Non darmi del lei! Chiamami solo Matt!”
“Va bene… Matt”
“Ottimo!”
“Scusa… non sono proprio abituata a darti del tu
“Beh, questo è già un inizio”
I due risero all’unisono lasciandosi alle spalle i convenevoli.
“Senti, io ho la pausa in questo momento! Lascia che ti aiuti!”
“Oh, no! Non mi permetterei di...”
“Poche storie, voglio darti una mano!”
Matt si avvicinò a Sarah per prendere metà dell’enorme risma di carta. Non appena le loro mani si toccarono,lui notò qualcosa brillare sull’anulare della mano sinistra di lei. Le sue labbra s’incresparono in un sorriso vedendo quella splendida fede.
“Ma guarda che bell’anello! Una neo-sposa, immagino!”
Sarah arrossì cercando invano di coprirsi con più carta possibile.
“Beh, ecco… ci… sposeremo fra una settimana”
“Ma è davvero fantastico! Sono davvero felice per voi due!”
“Ti ringrazio! Pensa che non è stata una passeggiata”
“Che vuoi dire?”
“Beh, ecco… le nostre famiglie credono in due religioni diverse e per un bel po’ di tempo il problema è rimasto fino a quando un giorno si sono decise ad accettare il nostro amore. Ci conosciamo da quando eravamo bambini”
Lei sorrise dolcemente pensando al suo futuro matrimonio. Matt allungò una mano alla testa di Sarah arruffando i suoi bei capelli ramati.
“Alla fine ci siete riusciti. Resterete insieme per sempre”
Sarah annuì timidamente con gli occhi che le brillavano.
“Sì. Finalmente”
Matt e Sarah camminarono fianco a fianco fino alla stanza da raggiungere. Appoggiate le varie scartoffie su uno scaffale, uscirono dalla stanza stiracchiandosi.
“Visto? In due è stato più facile, no?”
“Sì! Hai ragione!”
“Giusto per curiosità. Dove vi sposerete?”
“Ecco… potrebbe essere strano ma… non ci sposeremo in una chiesa, bensì su una collina in campagna”
“Caspita!”
“Abbiamo deciso così perché è lì che ci siamo incontrati la prima volta da piccoli. Entrambi abbiamo una casa lì, vicino ad un campo di colline verdi. Un posto stupendo e pieno di bellissimi ricordi dell'infanzia. Spesso è li che ci nascondevamo per non mangiare le verdure!”

"Ahahah! Bene. Sono davvero contento”
Avvicinatosi a Sarah, le appoggiò la mano destra su una spalla e la baciò sulla fronte.
“Ora faccio un salto nel mio camerino. Ci vediamo in giro Sarah e auguro tanta felicità a te e a Rey”
Sarah rispose con un sorriso altrettanto largo.
“Senz’altro!”
I due si salutarono con una mano sorridenti per poi imbucare due strade opposte. Sarah prese a camminare tutta contenta, fino a quando qualcosa non la bloccò e di colpo smise di sorridere. Un enorme dubbio lasciò perplessa la ragazza che d’impulso si girò e vide Matt di spalle che camminava. Era sul punto di chiamarlo a gran voce, quando l’attore entrò in una stanza.
“Ma… come faceva a sapere che il mio fidanzato si chiama Rey?”
Con lo sguardo basso, Sarah riprese a camminare ma più lentamente. Magari lo aveva nominato senza accorgersene oppure era lui che era riuscito a vedere il suo nome inciso sull’anello- azzardata come ipotesi, poiché l’incisione era rivolta verso il palmo della mano-, oltre a questi due presupposti non le venne in mente nient’altro.
La domanda restava, ma bastò ammirare di nuovo quello splendido anello al dito per ritornare serena e ricominciare a lavorare.
   
 
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