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Autore: Strawberry Milkshake    03/10/2013    2 recensioni
Quanti di voi vorrebbero volare insieme a Deidara?
Quanti di voi vorrebbero usare la falce di Hidan?
E quanti hanno pregato Jashin per riuscirci?
Beh, io l’ho fatto e i risultati non sono stati…quelli che dovevano essere!
Ho fatto irruzione a Konoha e sono stata rapita da una banda di fighi… ma si può sapere che cos’ha contro di me il destino!?
Genere: Azione, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Hidan, Kakuzu, Nuovo Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'New Generation'
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CAPITOLO UNDICI
Perché girare per i boschi a notte fonda, e senza una meta è da persone normali…
 
 
 
Himeko, Himeko, mi senti?

Continuavo a girare la testa, ma non riuscivo a scorgere nessuno in mezzo a quella distesa di bianco. Annuii un po’ titubante, continuando a fissare davanti a me.

Himeko, sono qui.

La voce era vicinissima, mi girai di scatto ma ancora una volta non vidi nessuno.

Stai cercando delle risposte, vero Himeko?

Annuii convinta, non rinunciando a scoprire dove si nascondesse la mia interlocutrice.

 Allora devi partire Himeko…per trovare la verità…

Cosa!? Provai a parlare, ma dalla bocca non uscì nessun suono.

Ti stanno aspettando Himeko, devi andare, loro ti potranno aiutare.

Ma loro chi? Ok, il mio subconscio ha dei seri problemi! Scossi la testa non capendo.

Aspetta ancora un po’, Himeko, e saprai tutto…

La vidi, finalmente, in lontananza, una giovane ragazza dai capelli scuri con addosso un Kimono. Non feci in tempo a fare niente che era già scomparsa.


 
Mi tirai su così velocemente che per poco non mi vennero le vertigini. Un sogno, uno stupidissimo sogno come tanti altri.

No, questo era più folle e pazzoide, sicuramente.

Mi precipitai in bagno e aprii l’acqua della doccia, incurante di svegliare qualcuno, tanto sono quasi tutti in missione.

Osservai interessata una gocciolina che scivolava lentamente sulla superficie liscia delle piastrelle.

Allora devi partire Himeko…per trovare la verità…”

Trovare la verità. Interessante, quella ragazza sapeva il fatto suo. Chissà, magari avrei potuto veramente partire, e magari avrei trovato anche le risposte che mi servono.

Un’idea allettante, devo ammetterlo. Penso che domani ne parlerò col capo.

Perché aspettare tanto Himeko?

Trasalii non appena sentii la voce. Ma cos’è, uno scherzo?

Ok, probabilmente sono ancora mezza rimbambita e il mio subconscio se ne sta approfittando.

Non stai sognando, Himeko. Devi andare, ti stanno aspettando.

…No seriamente ma che cosa sta succedendo? E poi non posso mica andarmene così, su due piedi, senza avvertire nessuno!

Aspettai immobile al centro della stanza di udire la voce. Niente, quindi si, sono impazzita e anche di brutto.

Feci per dirigermi verso il letto, ma mi bloccai a occhi sgranati.

Un samurai, stava seduto su una roccia con lo sguardo fisso sulla Luna, mentre…una fenice volava allegramente sopra gli alberi circostanti!? Ma che cazzo…?

L’immagine sparì in un attimo, e mi resi conto che quella era un’altra visione.

Ti stanno aspettando, Himeko…

Mi accasciai al suolo con la testa fra le mani. Perfetto, prima le strane sensazioni, poi le visioni, adesso sento pure delle voci! Esorcista, dove sei quando servi?

Incredibilmente stanca, barcollai fino al letto, ma non riuscii a dormire, ogni volta che chiudevo gli occhi non potevo fare a meno di sentire di nuovo la voce.

La mia vita è un casino.

Presi lo zainetto da sotto il letto e cominciai a metterci dentro vestiti alla rinfusa, biancheria strappata dai cassetti, scorte alimentari (due mele e una pesca abilmente sottratte dalla cucina).

Fissai lo zaino inerme sul pavimento, poi passai lo sguardo sul vano aperto. Presi il rotolo che il capo mi aveva consegnato mesi fa e lo buttai malamente in mezzo alle altre cose.
Prima di andare, presi un foglio dalla mia scrivania e cominciai a scrivere due righe, giusto per non far incazzare gente. Ok, non sarebbe servito a molto ma vabbè.

Uscii silenziosamente in corridoio e saltai l’intera rampa di scale, prima di entrare in cucina. Poggiai i foglio piegato in mezzo al tavolo, vicino ai biscotti, così sono sicura che lo noteranno.

Tornai in camera in due secondi, chiusi la porta, diedi una minima sistemata al letto e uscii dalla finestra.
 
 
 
Naturalmente non avevo tenuto conto di un fattore importantissimo, ossia…DOVE CAZZO DEVO ANDARE?

Stavo vagando in mezzo ai boschi da ore, ero caduta un’infinità di volte e la cara vocina non si era fatta più sentire, neanche per una misera indicazione!

Provai anche a mettere il Gps sul cellulare, ricordandomi in seguito, che non c’era nessun tipo di satellite.

Perché, perché mi sono cacciata in questa ridicola situazione!? Avrei fatto bene a studiare quel maledettissimo giorno!!!



 
 
 
Deidara fece il suo ingresso in cucina, stiracchiandosi e sistemandosi le pieghe dei pantaloni, l’unico indumento che era riuscito a indossare, visto che si era alzato in ritardo.

In un primo momento non riuscì a capire come mai ci fosse un sacco di gente accerchiata attorno a un unico punto del tavolo, così si avvicinò, facendosi spazio tra Kisame e Zetsu.

Kakuzu teneva in mano un foglio, assottigliò lo sguardo gelido non appena iniziò a leggere.

Deidara ci mise un po’ a capire di cosa stesse parlando, ma non appena ebbe afferrato il concetto sgranò gli occhi, come, del resto, fecero gli altri.


Ragazzi,
Alla luce di avvenimenti che non posso spiegarvi, anche perché io ne so meno di voi, ho deciso di partire.
No, non sto andando a fare la spia da nessuna parte, anche perché è un po’ difficile con il senso dell’orientamento che mi ritrovo, comunque sarò di ritorno prima dell’inizio della missione per catturare il bicoda.
Per il resto non ho nient’altro da dirvi, cercate di non far esasperare troppo il vecchio Kuzu (Perché posso chiamarti così, vero? No? Vabbè, ormai l’ho fatto!) e portate rispetto alla Sorellona, altrimenti non vi laviamo più le mutande!
Himeko.”
 
-Ma cosa significa, un? Vuoi dire che Hime-chan se ne andata, un?-

-A quanto pare…- rispose Kisame, sistemandosi sulla spalla la sua fedele spada.

-Che cosa cazzo significa, tirchiaccio di merda, eh?-

Deidara roteò gli occhi, la cara Himeko, durante la sua fuga notturna, non aveva certo pensato che il suo caro fidanzatino forse non sarebbe stato d’accordo.

Hidan strappò il foglio dalle mani di Kakuzu, stringendo prepotentemente la carta.

Il capo scelse, ovviamente, il momento migliore di entrare ossia mentre l’albino sfoggiava le bestemmie migliori del suo repertorio.

Hidan dopo aver distrutto tre tazze e rovesciato cinque piatti, uscì dalla cucina, sbattendo così forte la porta che si scardinò.

Non si fece vivo per i tre giorni successivi.
 


 
 
 
Ok, erano esattamente quattro giorni che camminavo senza sosta e senza meta, stavo morendo di fame e si stava pure facendo buio.

Praticamente perfetto.

Seguii un piccolo sentiero di terra battuta, che portava fuori dalla foresta. Gli alberi si diradarono, lasciando spazio a una spiaggia di sabbia finissima.

Sabbia? Mare? HO CAMMINATO COSÌ TANTO!?

Avanzai un poco, buttai lo zaino a terra e mi distesi, ammirando le onde scure che si infrangevano continuamente.

Restai in quella posizione per un tempo interminabile, finchè non vidi un lampo blu guizzare nel cielo.

Alzai lo sguardo verso i rami dell’albero vicino, e per poco non urlai.

Appollaiata comodamente su un ramo abbastanza robusto, stava la fenice che avevo visto nell’ultima visione.

Il volatile scese e si avvicinò, atterrando poi sul mio braccio sinistro. Mi guardò con i piccoli occhi color pece e, quasi istintivamente presi ad accarezzarla, come se fosse una  cosa naturale.

L’uccello allungò il collo, distendendo le piume, in cerca di maggiori attenzioni. Ammirai estasiata le piume che non venivano consumate dalle fiamme.

-Ehi, magari tu sai dove devo andare, eh?- dissi scherzando, mentre gli accarezzavo la testa.

Come se mi avesse capito, si sollevò da terra, iniziando a volare in modo concentrico sopra il mare.

-Cosa? Devo andare di là?-

ricevetti uno stridio di conferma.

-Ma c’è il mare!-

La fenice però non ne voleva sapere, continuava insistentemente a volare in tondo. E così, forse perché ormai non sapevo più che cosa fare, raccattai le mie cose e mi avvicinai.

-…Oh…-

L’acqua si stava ritirando, scoprendo una piccola strada lastricata che si snodava all’orizzonte.

Ma certo! Una strada invisibile che si può percorrere solo durante la bassa marea. E naturalmente qualcuna la doveva aver costruita perché si potesse arrivare da qualche parte, no?

Iniziai a correre, mentre la piccola fenice mi seguiva dall’alto.


 
 
 
 
 
Il ragazzo si avvicinò alla finestra aperta, che dava sul villaggio. Osservò la Luna, socchiudendo gli occhi cremisi.

Tornò alla sua scrivania, scostando bruscamente un plico di fogli dalla dubbia utilità, e concentrandosi sulla foto di una ragazza.

-…Himeko…- sussurrò, attaccandola con una puntina su un’asta di legno, assieme a tante altre, tutte raffiguranti ragazze  -Che nome poetico…-

Sfiorò con la punta delle dita le foto, ognuna delle ragazze presentava delle caratteristiche fisiche simili, avevano tutte i capelli castani e gli occhi delle più svariate tonalità di verde.

-...Ma del resto hai sempre avuto buon gusto, io l’ho sempre detto…- si soffermò su un foglio ingiallito che ritraeva una sacerdotessa, accarezzandolo  -…Non è forse così, Kaguya?-


 
 
 
 
Trascinai i piedi fino alla sabbia della costa.

Finalmente arrivata!

Con un fiatone assurdo caddi sulla spiaggia, cercai di riprendere fiato, con scarsi successi.

Il caro pennuto continuava a svolazzarmi intorno, pieno d’energia.

-La fai facile, tu, anf anf, hai le ali e puoi volare!-

Dopo un buon quarto d’ora riuscii ad alzarmi e continuai a seguire la fenice, che si stava divertendo a fare lo slalom tra gli alberi della foresta che penso si estenda per gran parte dell’isola.

Più che foresta sembra una giungla, come quella di Madagascar, magari adesso mi compare re Julien davanti al naso mentre canta “mi piace se ti muovi!”

Finalmente, dopo un’ora circa, arrivai in uno spiazzo erboso parecchio ampio.

La fenice stridette felice, dirigendosi in picchiata verso un samurai che era appena uscito dall’enorme tempio.

-Ehi, sei tornato, Hikaru, ben fatto davvero!- e prese ad accarezzare l’uccello, che si era appollaiato sul suo braccio.

Il samurai si volse verso di me, sorridendo.

-Benvenuta, ti stavamo aspettando, sacerdotessa Kaguya.-



 
 
 
*Angolino dell’autrice!*

 
Buongiorno!
Ed eccomi di nuovo qui, in questo chappy si scoprono un po’ di cose in più…forse, vabbè, non è un problema, visto che nel prossimo chiarirete tutti i vostri dubbi, non temete!
E se per caso volete recensire, fatelo pure, mica mi offendo! E poi avete solo da guadagnarci punti in più, quindi cosa aspettate?
Si, basta importunarvi!
E il caro rotolo farà la sua degna parte nel prossimo chappy, non preoccuparti Emily!
Un bacione a tutti! Vi lascio con una foto di Hikaru!
Strawberry <3
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