Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: fralesuebraccia    03/10/2013    0 recensioni
- Non posso.
- Perché?
- Troppe persone sono entrate e uscite nella mia vita, lasciandomi a terra. Non posso permetterlo di nuovo. - Distolse lo sguardo.
- Ma io non lo farò. Non ti lascerò mai andare. Te lo giuro. - Evitò il mio sguardo.
Dopo una lunga pausa parlò - Come fai? - Chiese, guardandomi negli occhi.
- A fare cosa?
- A farmi impazzire così. - Disse con una smorfia divertita sulle labbra.
- Ehy, ti ricordo che sei stato tu quello che per tre mesi mi hai fatto dannare par darti ripetizioni di Chimica! - Lo guardai divertito.
E chi l'avrebbe mai detto che mi innamorassi di quel ragazzo?
- Vero, scusa. Come posso farmi perdonare?
- Io un modo lo conosco - Dissi vagamente, prima di posare nuovamente le labbra sulle sue. Dio solo sapeva quanto amavo quando mi stringeva in quel modo.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Pattie Malette
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2.
 
Il pianto di un bambino interruppe il mio sonno tranquillo.
Distrattamente cercai l’orologio; Le quattro e mezzo.
Un altro lamento squarciò l’aria.
Buttai le coperte in fondo al letto e mi alzai, cercando a tastoni l’interruttore della luce. Uscì dalla mia camera ed entrai nell’altra stanza. Trovai Jasmine seduta nella culla, con i lacrimoni negli angoli degli occhi. Lentamente andai da lei e la presi in braccio. Le provai a far bere un sorso d’acqua ma rifiutò energicamente spingendo via con la manina il biberon. Allora lo posai sul comò e la portai in camera con me.

Quando mamma faceva il turno di notte a lavoro, mi ritrovavo sempre Jasmine nel letto. Chissà, forse si svegliava da un brutto sogno, o magari le mancava la mamma.
La cosa era alquanto buffa perché chiamava anche me mamma e, dovevo dire che, a diciassette anni, lei era praticamente mia figlia. Mamma era sempre al lavoro per mantenere la famiglia ma mi faceva rabbia che la piccola chiamava anche me mamma. Le volevo un bene dell’anima ma volevo davvero che imparasse a distinguere chi davvero dovesse prendersi cura di lei. Ma dato che mamma era sempre indaffarata… non aiutava per niente! Volevo che crescesse con almeno una figura materna , dato che quella paterna non la aveva ma…. avevo sempre diciassette anni e non volevo che mia sorella si dovesse appoggiare a me per tutto perché un’ adolescente non può garantire tutto ciò di cui ha bisogno una bambina piccola.

Ne parlavo con mamma, qualche volta - o dovrei dire: urlavo con mamma. Ogni volta che provavo a spiegarle che lei era assente non mi ascoltava e mi faceva rabbia. Non l’avevo mai perdonata del tutto e non sapevo neanche se l’avrei mai fatto. Non se lo meritava. Guardai Jasmine chiudere gli occhi piano piano, distogliendomi da quei pensieri che avrei preferito non avere. Le sfiorai la fronte con le dita e mi misi a giocare con quei pochi capelli castani che aveva. Era perfetta. E senza neanche accorgermene, caddi in un sonno senza sogni anche io.


Una manina piccola mi toccò le labbra, poi gli occhi.
Dopo ricadde bruscamente sul mio naso. Grugnì. Lentamente aprii gli occhi e mi ritrovai ad osservare due occhi azzurri che curiosi, mi guardavano.
— Hai finito di rompere di prima mattina? — Chiesi con tono scherzoso

. La presi per la vita e portai le braccia in alto, facendo sfiorare i nostri nasi. Sorrise. La sdraiai nuovamente sul letto e le iniziai a fare un leggiero solletico sulla pancia. Rise come una pazza. Amavo vederla ridere così.

— Piccola, vuoi andare a mangiare? — Le lasciai un bacio sulla fronte. — Vieni qui, andiamo di sotto.

La presi per mano e iniziammo a fare le scale, pianto piano - dato che era ancora poco stabile. Arrivammo in cucina e la misi sul seggiolone, mentre preparavo la colazione per entrambe. Scaldai un pentolino di latte e la macchinetta per il caffè per me, mentre per Jasmine presi il biberon dallo scolapiatti; ci misi del latte e lo infilai nel microonde a scaldarsi.
Jasmine iniziò a battere le mani sul piano di plastica del seggiolone, impaziente. Tipico! Non era mai stata una tipa calma.

— Ehy tranquilla! Sono le sette, non puoi iniziare a far baccano a quest’ora! Tra poco è pronto.

Neanche il tempo di finire la frase che scattò il segnale acustico del microonde. Tirai fuori il biberon e glielo diedi tra le mani, calmandola definitivamente.
Intanto presi una tazza bella capiente, ci versai una bella quantità di caffè appena fatto e un po’ di latte. Poi mi sedetti su una delle tre sedie del bancone, con la tazza in mano e la testa affollata di pensieri.

Venerdì sera avevo finalmente staccato un po’ la spina, ne avevo bisogno. Ora mamma era all’ospedale e io a badare a mia sorella, di nuovo. E Spancer… Dio solo sapeva dove era andato quel ragazzo! Avevo voglia di uscire, tanta voglia.
Una volta ci avevo provato, a portare con me Jasmine mentre uscivo con le amiche; dire che era stato un disastro era dire poco! Si era agitata tutto il tempo e aveva sonno, quindi non è stata tranquilla un secondo. Da quel giorno ho rinunciato a farla uscire con me.

Il suono della notifica dell’ Iphone risuonò nella stanza silenziosa, distraendomi ancora una volta dai miei pensieri.

Da: Sconosciuto
Marzo sta per iniziare. Dimmi il luogo e l’ora. Ci sarò.
Justin

“Ma porca miseria!” Pensai. “Ma questo non ha niente da fare alle sette di domenica mattina che scrivermi un messaggio?”.

A: Justin
Ho fatto una sorta di programma in questi giorni. Se ci vediamo tre-quattro volte al mese ce la farai. Dipende da te.
Va bene Giovedì prossimo alle quattro da Nando’s?

La risposta non tardò ad arrivare.

Da: Justin
Ok, ci vediamo lì.

Sbuffai. Sapevo che quel ragazzo mi avrebbe fatto passare le pene dell’Inferno! Nei momenti liberi, avevo studiato una lista delle cose da fargli ripassare. Avevo anche fatto un programma di studio in un momento di noia e, subito dopo, avevo fotocopiato qualche pagina con dei facili esercizi da svolgere. Stando al programma, ci saremmo visti circa una decina di volte per un’ ora e mezza. Dovevo ammettere che non era proprio una cosa drastica, ci si poteva lavorare.
L’unico dubbio che mi tormentava era: ‘Sarà fedele alla sua promessa?’ . Di certo non avevo voglia di perdere tempo!
Era stato carino a chiederglielo per favore ma bisogna sempre tenere a mente che lui è Justin Bieber, il ragazzo più imprevedibile di tutta Los Angeles.
Cosa potevo aspettarmi da un tipo del genere?

 


Seguitemi su Twitter per sapere quando aggiorno (: ! (@1HeroKidrauhl) Al prossimo capitolo C:
  
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