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Autore: sensuhaz    03/10/2013    7 recensioni
Quando persi i miei genitori e mia sorella in un incidente aereo mia nonna si prese cura di me, finchè non divenni maggiorenne.
Poi conobbi Louis, e da li la mia vita cambiò totalmente.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FLASHBACK 

Avevo le cuffie nelle orecchie con la musica al massimo del volume, ero in ritardo e dovevo sbrigarmi, o la signora Parker avrebbe chiuso le porte della scuola. Con lo sguardo basso correvo verso l'istituto, avevo il battito accelerato e il respiro pesante. Salivo le scale, ero quasi all'entrata quando qualcosa, o meglio, qualcuno mi urtò facendomi sbandare. I libri che tenevo poco prima in mano erano disordinatamente sparsi per terra e dei fogli contenuti al loro interno vennero trasportati via dal vento. Mi abbassai subito per raccogliere il disastro appena causato dallo scontro con rapidità, gli studenti erano quasi tutti entrati e la signora stava per chiudere le porte. Sembra strano ma, ero sempre l'ultimo della classe ad arrivare e puntualmente il professore chiamava sempre mia madre. I miei ricci erano scombinati dal vento e, anche se sono la cosa a cui tengo di più i miei capelli, in quel momento lasciai perdere. Raccolto il tutto mi alzai e non degnai nemmeno di uno sguardo colui che aveva causato questo incidente. Correvo verso l'entrata, quando una mano mi bloccò prendendomi per una spalla. "Scusami, non volevo." disse un ragazzo poco più basso di me, con un sorriso piuttosto rassicurante sul viso. Aveva una voce molto dolce e delicata, quasi femminile, solo un po' più mascolina. I suoi capelli erano scombinati, proprio come i miei in quel momento, e facevo fatica a capire come fossero realmente sistemati. I suoi occhi erano blu, ma non un blu qualsiasi, un blu raro, un blu in cui dentro ti ci perdevi rapidamente. Ero timido con tutti, soprattutto con gli estranei, quindi gli degnai solo di uno sguardo, incurvando quasi invisibilmente le labbra. Il ragazzo vide che non ricambiavo alla stretta di mano, così la ritirò con un espressione dispiaciuta. "Qual è il tuo nome?" Chiese il ragazzo. "Io mi chiamo Louis, piacere" aggiunse sorridendo. Louis. Amavo già il suo nome. Un nome angelico, proprio adatto a lui. "Mi chiamo Harry. Ora dei andare o farò tardi, ciao." Dissi. Ero duro, proprio come se non provassi dei sentimenti, ma non volevo che il professore chiamasse di nuovo mia mamma, che poi mi avrebbe messo in punizione il sabato sera.
 
 
“Harry, è pronto! Forza scendi in cucina!"
Sentii una voce chiamarmi dalla parte inferiore della casa. In sottofondo c'erano delle risate e si sentiva dalla mia camera l'odore della cena. Posai il mio diario affiancato da una penna nera in un cassetto del comodino affianco al mio letto, scendendo velocemente le scale per dirigermi in cucina.
“Che buon odore! Che hai preparato di buono stasera amore?” Dissi strofinando le mani tra di loro cercando di riscaldarle, avvicinandomi poi alla fronte di Louis per baciarla.
Si, Louis era diventato il mio ragazzo. Proprio quel Louis che mi fece entrare in ritardo in classe per l’ennesima volta, ma per una buona causa stavolta.
Louis Tomlinson, ventunenne e diciannovenne di allora, era il mio ragazzo da ben tre anni.
Giorni dopo che ci conoscemmo scoprii che veniva nella mia stessa scuola, incontrandolo varie volte nei corridoi. All’inizio la mia timidezza mi diceva di non farmi notare da lui e di evitarlo in tutti i modi possibili, ma un giorno non so cosa mi spinse ad avvicinarmi, ma scelsi il momento sbagliato.
Era con un gruppo di ragazzi dell’anno superiore al mio e quando andai a salutarlo mi sentii molto inferiore rispetto a tutti loro.
“Ehi ciao Harry! Anche tu vieni qui a scuola?” Rispose Louis sorridendo.
Ho sempre amato il suo modo di fare, è sempre così sorridente.
Mi limitai ad abbassare la testa e ad arrossire. I suoi amici capirono che ero debole, così da li iniziò la mia tortura.
“Hei secchione!” “Sei un frocio di merda” “Perché non ti uccidi? Faresti un favore all’umanità!” Ogni giorno gli insulti peggioravano, diventando sempre più pesanti e nessuno intorno a me si accorgeva che io stessi crollando pian piano.
Tutti forse tranne Louis.
Per quasi tutto l’anno, anche a inizio estate, indossavo maglie con le maniche lunghe per non far vedere i tagli. Tornavo a casa con la voglio di suicidarmi sempre più forte ogni giorno che passava, ma una volta stavo davvero per farlo davvero: ero sul punto di togliermi la vita.
Tornai da scuola dopo aver superato i bulli che mi aspettavano puntualmente in un vicolo sotto casa mia. Mi pestarono causandomi lividi su tutto li corpo, mi tirarono per la maglietta impedendomi di scappare, mi sputarono le loro gomme masticate in faccia e quando tutto finì mi diressi verso casa come se non fosse successo niente. Scaraventai lo zaino a terra vicino la porta all’entrata e mi diressi in bagno. Presi la lametta dallo scaffale e mi diressi in camera mia. Strinsi l’oggetto ormai impregnato di sangue per i tagli precedenti in un pugno e mi sedetti su uno sgabello posizionato al centro della camera.
Con le dita cercai di individuare sulle mie braccia le vene che portavano più sangue. Da esse potevo sentire il battito del mio cuore accelerare sempre di più ogni secondo che passava. Individuata la prima, poggiai la parte affilata della lametta su di essa e, con le lacrime che bagnavano rapidamente il mio viso, iniziai a muoverla con rabbia e dolore sul mio braccio.
Urlavo, rischiavo da un momento all’altro di cadere nell’oblio, ma non mi importava: volevo morire.
Persi molto sangue e me ne resi conto abbassando lo sguardo e guardando il pavimento sotto i miei piedi. Nel mio copro ormai erano rimaste le ultime gocce di sangue che mi impedivano non ancora per molto di morire, quando la porta della mia camera fu aperta con violenza.
Tutto intorno a me era sfocato, eppure riuscii a distinguere per bene il viso angelico di un ragazzo, Louis, che a quella scena non fece altro che piangere e a mettersi le mani tra i capelli.
Tremava ed era molto agitato, e questo non faceva altro che mandarmi ancora di più in confusione. La prima cosa che fece fu quella di andare in cucina a prendere uno straccio per poi legarmelo attorno al braccio, in modo da non farmi perdere quel poco di sangue che ancora mi manteneva in vita. Prese il suo telefono dalla tasca: le sue mani erano bagnate del mio sangue e non fece altro che sporcare il suo IPhone bianco. Chiamò l’ambulanza con urgenza, che già dopo meno di due minuti era sotto casa.
I paramedici entrarono in casa iniettandomi qualcosa nelle vene e mettendomi una mascherina per farmi respirare. Il mio corpo fu messo su una barella, che trascinarono poi con molta rapidità nell’ambulanza.
Eravamo diretti verso il pronto soccorso. Durante il viaggio le palpebre mi minacciavano costantemente di chiudersi, ma la presenza di Louis me lo impediva. Sentivo la sua mano calda che stringeva la mia fredda.
Lo vedevo piangere, i suoi occhi blu erano gonfi dalle lacrime e rossi. Non lo avevo mai visto così, eppure con lui trascorrevo la maggior parte del mio tempo visto che era il mio migliore amico.


“Ho preparato delle salsicce e le patate al forno, ti piace?” Chiese il ragazzo, asciugandosi le mani con uno straccio.
Mi limitai a sorridere. Avvicinai il mio corpo a quello di Louis facendo passi piccoli e disinvolti. La distanza diminuiva sempre di più, finchè non mi ritrovai a sovrastare l’altezza del ventunenne.
Non potetti non sorridere, infondo Louis aveva sempre fatto quest’effetto su di me sin dall’inizio. Sentii le sue due dita sulle mie guance, segno evidente che erano sbucate le mie fossette, una cosa che Louis amava. Misi le mie mani sui suoi fianchi e ci limitammo in un bacio semplice, eppure fummo interrotti.
“Ehm, io avrei una leggera fame!” Disse una voce femminile con tono sarcastico.
Lottie Tomlinson, nonché la sorella del mio ragazzo. Aveva un carattere solare e comico, proprio come quello di Louis, ma aveva la brutta abitudine di interromperci sempre.
Fu la prima insieme a mia sorella Gemma a sapere della storia tra me e Louis, visto che tutti ci odiavano.
“Ehi piccola, non ti lasciamo di certo digiuna! Forza inizia a mangiare.” Risposi, mettendole la cena nel piatto.
La cena fu accompagnata da risate e barzellette a volte squallide di Lottie.
Amavo questi momenti tra noi tre, erano diventati la mia famiglia, e non c’era niente di più bello di loro.
Quando persi i miei genitori e mia sorella in un incidente aereo mia nonna si prese cura di me, finchè non divenni maggiorenne. Poi conobbi Louis, e da li la mia vita cambiò totalmente.


 
***



 
ciao bella gente:)
bene, come potete vedere questo è il mio spazio autore.
diciamo che ho sempre voluto scrivere una fan fiction larry, anche se all'inizio l'intenzione era quella di scrivere una os, ma vabbè.
questo diciamo che è una sorta di primo capitolo, ma fa anche da trama.
anyway, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate quindi recensite!:)
  
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