Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    03/10/2013    5 recensioni
Una banda di brutali trafficanti di esseri umani, un procuratore distrettuale dal passato misterioso e dalle ancor più misteriose intenzioni, un uomo, brillante uomo d’affari ma padre assente. Gli ingredienti per una nuova storia per Semir e Ben e per una domanda… quanto contano in realtà i vincoli di sangue?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie d'amore e di amicizia'
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A te la scelta

Gli uomini della SEC si stavano preparando e controllavano con cura le loro armi e tutto l’equipaggiamento
“Capo… io vado con loro” bisbigliò Semir alla Kruger cercando di non farsi sentire da Andrea, seduta poco distante con Laura.
“Cosa? Ma non se ne parla proprio, ha un braccio inutilizzabile, è appena uscito da un ospedale… dove crede di andare?” rispose stupefatta ed arrabbiata “Capo io non mi fido di quella della SEC, si credono tutti dei superuomini, non esiterebbero a mettere in pericolo la vita di Ben pur di stanare quella gente…” continuò a bisbigliare Semir “E poi sono piccolo, entro meglio negli spazi  ristretti”  continuò cercando di sorridere. “Sì e cosa farà là fuori con tutta quella gente armata, lei che non può neppure sparare??” la Kruger aveva alzato il tono della voce e Andrea si era immediatamente insospettita. “Shhh,  capo la prego non facciamoci sentire da mia moglie. Io li seguo e mi assicuro solo che vada tutto bene, prendo Ben e lo porto qui, niente altro, non farò imprudenze….”
Semir stava sfoderando tutto il suo fascino da stallone turco, ma la Kruger non era facile  a  cedere “Ho detto no, Semir è pericoloso, lei non sta bene sarebbe solo di intralcio” rispose stizzita “ ”Tanto ci vado lo stesso e lei non può impedirmelo!” si inalberò Semir. Kim sapeva bene che quando faceva così Semir era irremovibile e niente o nessuno poteva fargli cambiare idea “Va bene ma lei resta dietro gli agenti e si limita a prendere Ben appena lo fanno uscire di lì, non entrerà nell’aereo, ci siamo capiti?” gli disse stringendo gli occhi “Ok  capo ci siamo intesi” rispose Semir allontanandosi di soppiatto nella speranza che Andrea non lo notasse.

Klaus indossò il microfono che il capo della SEC gli passò ma allontanò con un gesto il giubbotto antiproiettile che gli porgevano “No se mi vede con quello addosso si spaventa…” disse sicuro “Ma signor Procuratore è pericoloso…” Klaus non rispose nulla si limitò a guardarlo fisso con sguardo che non ammetteva repliche.
“Ok chiamatela” disse poi al controllore di volo Quando il tecnico  gli passò la cuffia si limitò a dire “Sono Klaus. Sto venendo lì e tu mi aprirai il portello, dobbiamo parlare”. Poi staccò la comunicazione senza attendere risposta e si avviò giù per le scale verso l’uscita.
 

Ormai albeggiava. Ben era ancora stordito e al tempo stesso quasi euforico, nonostante la situazione, per aver sentito la voce di Semir… era vivo, era vivo e se stava lì doveva stare anche ragionevolmente bene. Gli uomini di Svetlana  erano esausti per il caldo e la mancanza d’aria, ma lei era ancora ben vigile e lo guardava fisso . Continuava a chiedere al pilota se c’erano contatti con la torre e ad ogni risposta negativa diventava sempre più nervosa
Ben si decise a provare ancora una volta la carta della convinzione “Nonna…” chiamò “Sì dimmi caro”  rispose Svetlana con un sorriso “Nonna stammi a sentire non c’è via di uscita, perché non usciamo di qui, vedrai ti aiuterò io,  ti starò vicino….” Fece Ben cercando di apparire convincente “No caro non possiamo, ci dividerebbero, ti porterebbero via e noi dobbiamo stare sempre insieme, siamo  una famiglia nessuno ci può dividere”  rispose lei fissando nel vuoto. “Ma nonna non c’è altra possibilità… ti prego…” “Invece sì,  ti farò vedere, tuo  padre libererà la pista, anche lui capisce che tu devi stare con me…” la voce di Svetlana si stava facendo sempre più acuta “ Ma Madame -intervenne uno degli uomini lei- non può condannarci tutti a morte per una sua stupida fissazione”
Svetlana divenne quasi violacea “Voi farete quello che io dico… se sarà necessario morire, moriremo, sempre meglio che  finire  nelle mani  questi luridi capitalisti tedeschi, nelle loro prigioni!!!” urlò isterica. Poi puntò la pistola  contro gli uomini e  urlò al pilota  “Inizia a muoverti!!! “

Tutti nell’aereo si guardarono terrorizzati quando il pilota annunciò “Madame c’è la torre di controllo in linea… un certo Klaus”
Svetlana sempre tenendo la pistola spianata presa la cuffia. Dopo poco la porse di nuovo al pilota sorridendo “Visto? Te lo avevo detto, tuo padre sta venendo qui… ci lascerà partire” disse rivolta a Ben con un largo sorriso


 Andrea era seduta sulle scomode poltrone di plastica della sala di controllo accanto ad una agitatissima Laura “Andrea ti prego dimmi che andrà tutto bene” le disse la ragazza quasi supplicandola “Ma certo Laura andrà tutto benissimo, fra poco riavremo Ben qui con noi sano e salvo” le disse la donna con affetto materno. Con gli occhi cercava però il marito che sembrava sparito dalla stanza. Intuendo cosa stava per succedere Andrea si alzò e scese al piano di sotto giusto in tempo per vedere Semir che si avviava con la squadra della SEC verso l’uscita “Dove credi andare??” gli urlò dietro Semir tornò sui suoi passi e l’abbraccio “Devo andare Andrea, non posso non farlo” le disse senza che la moglie potesse replicare
 
 
Klaus si avvicina a passi lenti verso l’aereo. In quei momenti l’unica cosa che sperava era rivedere  Ben e portarlo via, poi di quello che sarebbe successo gli importava poco. La sua vita era comunque al termine.
Arrivò a pochi metri dall’aereo senza che dall’interno ci fossero segnali di alcun tipo. Si fermò a poca distanza dal portellone ed attese con le braccia alzate. Con la coda dell’occhio poteva vedere gli uomini della SEC che sgusciavano sotto l’aereo nella parte in cui non c’erano finestrini, per non essere visti.
Dopo minuti che gli parvero secoli, il portellone si aprì  e la scaletta scese automaticamente. Sempre a braccia alzate Kluas salì ed entrò nell’aereo. L’aria era irrespirabile e tutti erano sudati ed ansimanti
Klaus cercò subito con gli occhi Ben e quando lo vide non potè fare a meno di gioire dentro di sé. Era sul fondo dell’aereo e a parte un grosso livido sulla tempia ed il labbro spaccato pareva incolume.

Poi rivolse la sua attenzione a Svetlana. Era ancora molto bella nonostante l‘età e l’aria scompigliata. Klaus studiò attentamente le parole, notando la pistola  spianata che aveva in mano 
“Mamma,   devi far uscire Ben di qui….” disse con voce calma Negli occhi di  Svetlana passò un lampo di furore “Sei venuto qui per dirmi questo?? Vuoi che io lasci qui la mia famiglia? Tu hai fatto questo, tu l’hai abbandonato, io non farò lo stesso….” “Mamma  è necessario, verrò io con te, lascia andare lui….”
Svetlana gli sorrise ironica “Io e te siamo già vecchi Klaus, la famiglia ha bisogno di sangue giovane…lui  sarà il mio erede, sarà tutto suo e porterà avanti ciò che io ho costruito” gli disse socchiudendo gli occhi “Ora dai l’ordine di liberare la pista, dobbiamo partire, oppure moriremo tutti qui, staremo insieme in un modo o nell’altro…” continuò con voce gelida
Klaus  si rese conto che Svetlana era assolutamente decisa nella sua follia. E si decise ad usare l’arma del bluff e mentire. “Ben non è mio figlio mamma, lui è figlio di Konrad Jager”
 
 
Gli uomini della SEC procedevano silenziosi, seguiti a stretta distanza da Semir che cercava di essere veloce come loro ma aveva grandi difficoltà. Il braccio iniziava a fargli molto male, ma strinse i denti cercando di pensare che presto sarebbe finita e avrebbe rivisto Ben sano e salvo
Giunti sotto la  fusoliera aspettarono che Klaus salisse sulla scaletta ed entrasse nel portellone. Poi febbrilmente uno degli uomini vestiti in nero cercò l’accesso al portello e in breve lo trovò. Pochi minuti e fece cenno agli altri; subito dopo  il piccolo accesso si aprì e due degli ufficiali sparirono nella pancia dell’aereo.
 Semir si costrinse ad aspettare sotto la fusoliera mandando preghiere al cielo che tutto andasse bene
 
Svetlana rimase congelata alle parole di Klaus “Non è vero, stai mentendo!!” urlò  isterica “Lui è mio nipote!!” Ben approfittò della situazione per avvicinarsi a Klaus e a Svetlana
“Ci sono io, mamma, resterò io con te” disse Klaus cercando di calmarla mentre l’anziana donna  ondeggiava fra le mani tremanti la pistola

Poi successe tutto molto in fretta.
Con un piccolo tonfo  il sedile sul fondo dell’aereo si ribaltò e spuntò da una botola un uomo armato e vestito di nero che con un balzo fulmineo entrò completamente nella cabina, subito seguito da un altro “Polizia fermi tutti, incrociate le mani sulla testa!!!” urlarono
Klaus approfittò dell’effetto sorpresa e con un gesto improvviso fece cadere la pistola dalle mani di Svetlana. Ma nel fare ciò non si accorse dei due uomini che stavano vicino a Ben e che, appena videro entrare gli uomini armati della SEC, sfoderarono le loro pistole; uno di loro afferrò il ragazzo per il collo puntandogli l’arma alla tempia

“Fermi!! state fermi o l’ammazzo” urlò quello che puntava l’arma contro Ben
Tutti si congelarono  all’istante. “State lontani, abbassate le armi” continuò ad urlare l’uomo mentre nervosamente agitava la pistola puntata  su Ben
 “Ok ma state calmi” disse Klaus facendo segno agli altri di abbassare le armi I due si avviarono verso l’uscita “Vogliamo un’auto, portate qui un’auto e lasciatela qui davanti con le portiere aperte. Poi liberate la strada o vi ripeto l’ammazzo seduta stante”  urlò ancora l’uomo Klaus annuì verso l’uomo della SEC che riferì gli ordini al walkie-talkie che aveva con sé
 
Semir stava ancora aspettando sotto la fusoliera. Perché  ci mettevano tanto? Dall’esterno sentiva solo voci concitate  ma non riusciva a capire le parole
Poi vide arrivare un’auto  scura che si fermò poco distante con le portiere aperte “Che cazzo sta succedendo??” sibilò fra sé e sé.
Neppure il tempo di finire il pensiero che vide due uomini scendere a marcia indietro la scaletta. Uno di loro teneva Ben per il colletto della camicia e gli puntava una pistola alla tempia
“Merda” imprecò Semir facendosi più vicino e cercando di non farsi notare

La cosa fu fulminea
Mentre i due si avviavano a marcia indietro vero la macchina con Ben, Semir vide Svetlana precipitarsi giù dalla scaletta pistola in pugno, seguita da Kluas.
“Voi non porterete via mio nipote, è mio!!” urlò completamente folle. Senza dire nulla prese la mira tenendo la pistola con le mani nodose; sparò colpendo l’uomo che teneva Ben per il collo giusto in mezzo agli occhi. Semir non riuscì ad impedire a sé stesso di urlare spaventato.
L’uomo crollò a terra come una marionetta cui avevano spezzato i fili, mentre Ben si teneva le orecchie ancora intontito per il rumore del colpo.
Svetlana guardò Ben con occhi allucinati “Benjamin, vieni qui, vieni qui dalla nonna, ora ce ne andiamo” fece con voce infantile puntandogli però la pistola addosso. Ma Ben rimase immobile, con Klaus vicino a pochi metri di distanza.
 “Signora butti la pistola, è finita” ordinò la Kruger che nel  frattempo era arrivata con molti altri agenti vicino all’aereo
 “No!!! non è  finita, se non posso averlo con me, non lo avrà nessuno” disse mentre premeva il grilletto
Klaus vide come al rallentatore le dita nodose di Svetlana che premevano il grilletto.
 Non pensò a nulla, solo a spingere via Ben dalla linea di fuoco. Doveva salvare il suo unico figlio, non aveva altra scelta.
Gettò Ben a terra pochi istanti prima che la pallottola lo colpisse come un pugno enorme proprio in mezzo al petto.
Semir vide Svetlana sparare e per alcuni istanti il cuore si fermò. Poi di istinto si gettò sulla donna anziana e la buttò a terra, togliendole la pistola di mano mentre lei continuava ad urlare folle e senza più connessione con la realtà

Ben  si sentì spingere a terra con forza tale che per alcuni istanti rimase senza respiro e ad occhi chiusi. Quando riaprì gli occhi realizzò quello che era successo  e si mise in ginocchio. Accanto a lui immobile c’era Klaus. Sotto di lui si era già formata una grossa macchia di sangue.
“Oddio no!!” mormorò Ben mentre delicatamente girava Klaus e  lo prendeva fra le braccia tenendo la testa sulle ginocchia. Magicamente apparve accanto a lui Laura “Laura ma che….” ebbe appena il tempo di mormorare meravigliato, ma la ragazza era già impegnata ad esaminare la ferita “Chiamate una ambulanza” urlò Semir avvicinandosi anche lui.
Ma lo sguardo  triste che gli lanciò Laura fu più che eloquente
Ben cercò di mettersi in contatto con Klaus accarezzandogli i capelli ed il viso.  “Coraggio, ora arriva aiuto, andrà tutto bene, te la caverai” gli mormorò ma anche lui, dopo tanti anni in polizia, si  rendeva conto della situazione. Appena notò Svetlana che urlante veniva trascinata via in manette con gli altri uomini
Klaus aprì stancamente gli occhi e sorrise vedendo il viso di  Ben su di lui. Sentiva che le forze gli stavano venendo meno e cercò la mano del ragazzo stringendola  nella sua
“Non ti preoccupare Ben, va tutto bene, doveva andare così, e poi non andrà sprecato molto credimi…” disse con voce appena udibile “Te la caverai vedrai, basta che resti sveglio, devi restare sveglio” lo incitò Ben, ma Klaus gli fece uno stanco sorriso. Con la mano insanguinata  accarezzò la guancia di Ben
“Chiamami papà, ti prego fallo almeno una volta” chiese debole mentre  gli occhi iniziavano ad appannarsi
“Papà…” mormorò Ben, ma non fu sicuro che Klaus l’avesse sentito prima  che l’uomo chiudesse gli occhi e si accasciasse completamente fra le sue braccia.
*********************

Il funerale era affollatissimo. C’erano moltissime persone ed un mucchio di autorità, ma Ben pensò che in fondo era comunque un funerale solitario. Non c’era nessun parente stretto, almeno ufficialmente, vicino a quella tomba
Konrad aveva insistito per organizzare tutto lui e tenere anche l’orazione funebre. Parlò del valore della amicizia e di come questa  può passare anche attraverso periodi difficili, dell’eroismo e della generosità di Klaus e di quanto gli fosse grato per aver salvato suo figlio.
 Ma tutti erano un po’ annoiati, pensò Ben, nessuno provava reale affetto per Klaus, ad eccezione di Ben stesso e ora di Konrad.
Al termine tutti si allontanarono subito, i politici e le autorità non prima di aver rilasciato dichiarazioni alla tv presenti sull’eroismo  del procuratore e sulla necessità di un più efficace controllo sulla criminalità proveniente della ex Unione sovietica
Svetlana era stata  ricoverata in un manicomio criminale e tutti  i sui uomini erano finiti  in prigione. L’organizzazione criminale era stata completamente sgominata anche in Ucraina. Il nuovo Procuratore aveva patteggiato con Peter una pena lieve da scontare ai servizi sociali in  cambio della testimonianza.
Insomma era tutto a posto, ma Ben si sentiva a disagio mentre si allontanava dal piccolo cimitero, lo stesso dove era sepolta Beth, percorrendo il viale tenendo Laura per mano.  Non si erano detti molto da quando era tuto finito, avevano trascorso la maggior parte del tempo abbracciati e grati della presenza l’una dell’altro.
L’unica cosa di cui avevano discusso  e concordato era  che potevano decidere con calma “quando” sposarsi, perché sul “se” sposarsi era già tutto chiaro: lo avrebbero fatto

“Ispettore Jager… aspetti” Ben sentì una voce femminile che lo chiamava alle spalle  Era la segretaria di Klaus, che lo raggiunse trafelata. “Ispettore devo consegnarle questa” gli disse porgendogli una busta. Era indirizzata a lui e la grafia era di Klaus. “Alcuni giorni fa il Procuratore me l’ha data dicendomi di consegnarla a lei se gli succedeva qualcosa” disse triste la segretaria prima di salutare ed andare via

“Allora venite a casa nostra? Stiamo un po’ insieme? Le bambine vogliono stare con lo zio Ben…” chiese Semir, che li seguiva poco distante sul viale, vedendo l’espressione di Ben.  Aveva ancora il braccio fasciato e appeso al collo, ma l’aspetto era molto migliorato
“Certo” rispose il socio con aria triste. “Ehi stai bene?” chiese preoccupato  Semir prendendolo in disparte “Sì ma Klaus ha lasciato questa…” disse il ragazzo mostrandogli la lettera “ E non la leggi?” chiese ancora Semir intuendo il tormento dell’amico “Non lo so” disse Ben  Forse aveva paura di quello che c’era scritto.

Dopo cena Ben si sedette  sul divano del salotto di casa Gerkan  Fuori si udivano le risate felici della bambine che giocavano con Semir e Laura a nascondino mentre Andrea stava in cucina a preparare il caffè
Ben tirò fuori la lettera di Klaus dalla tasca e dopo averla guardata a lungo si decisa ad aprirla. Dentro c’erano un foglio ed altre due buste chiuse. Ben con le mani leggermente tremanti aprì il foglio

Caro Ben
avrei voluto scrivere caro figlio mio, ma  mi  è sembrato inopportuno, anche se tu sei questo per me: mio figlio.
Se stai leggendo questa lettera allora io non ci sono più. In un modo e nell’altro sono morto, ma che questo sarebbe successo presto lo sapevo  da molti mesi.  Ti avranno detto che non mi restava molto da vivere, ma di questa circostanza non me ne sono fatto un problema, credimi, avrei solo aver avuto più tempo con te.
Quando sai di dover morire inizi a ripensare alla tua vita e alle cose fatte e soprattutto a quelle che avresti potuto fare. L’unica cosa di cui mi sono pentito è non aver lottato per te. Ho cercato l’alibi  di averlo fatto per il tuo bene e vedendo la tua vita, l’uomo che sei  diventato,  mi sono anche convinto di aver fatto la scelta giusta. Ma in fondo né io né Konrad avevamo il diritto di decidere al posto tuo; spetta unicamente  te decidere, hai il diritto di conoscere, se vuoi,  la verità. Oppure di scegliere tu  chi considerare tuo padre a prescindere  dalla semplice genetica.
Quando ti ho incontrato per la prima volta, quando ti ho visto era già sicuro che tu fossi mio figlio,  lo sapevo prima e l’ho saputo dopo nel mio cuore
 Ma, come ti ho detto, tu hai il diritto di conoscere la verità oggettiva. Così ho fatto  prelevare dalla tazzina da cui avevi bevuto il dna. Allegata troverai la busta con il risultato delle analisi. Come vedi non l’ho aperta, perché  in questo Konrad ha ragione; nessuna analisi clinica potrà dimostrarmi che io non sono tuo padre. A te la scelta.
Nell’altra busta c’è il mio testamento. Potevo lasciarti tutto, come era giusto, ma ti conosco, conosco li tuo disprezzo per il denaro ed in fondo il mio non ti serve neppure. E così ho deciso che qualcosa di giusto da quello che ho costruito in una vita solitaria poteva nascere; l’unica beneficiaria come potrai leggere è l’associazione no profit di Laura. Potrà così continuare le sue ricerche mediche e salvare vite.
 E’ una ragazza splendida, sposala figlio mio, non farle mai mancare il tuo amore, e se necessario lotta per lei. L’amore e la famiglia sono l’unica cosa che veramente conta nella vita.
E non essere mai triste per me. In fondo anche se per poco tempo  ho avuto quello che avevo sempre desiderato ed è molto di più di quello che tanti altri hanno avuto.
Con amore
                                                                                  Klaus  
 

Ben rimase per molti minuti in silenzio rigirando la busta con il risultato delle analisi fra le mani. La tentazione di aprirla era forte, ma davanti agli occhi gli passavano le immagini della sua infanzia. Stranamente non gli tornarono in mente quelle dei litigi o delle sfuriate con il padre, ma solo quelle  dei momenti felici, le gite al lago, le vacanze in Italia, il Natale. E si rese conto che in fondo erano molti quei momenti belli
“Quello che conta è l’amore” aveva scritto  Klaus.
E Ben prese la sua decisione. Si  alzò e prese dalla scrivania  l’accendino, poi bruciò la  busta con il risultato delle analisi nel posacenere.
Rimase a guardare  la busta bruciare sino a che  Laura  non lo richiamò “Ben, c’è Konrad al telefono”  gli disse porgendogli il cellulare
“Ciao papà dimmi….” rispose Ben
                                                                                                   FINE

Allora questa lunga storia è finalmente finita. Stavolta il ringraziamento per chi è riuscito ad arrivare sino in fondo è doppio, vista la lunghezza dei capitoli e della storia in sé Un ringraziamento particolare va alle mie ormai fedeli amiche e consigliere Laura, Iuccy, Sophie e Djaly che imperterrite continuano a recensire le sciocchezze che scrivo.. Grazie a alla prossima
  
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