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Autore: anneboleyn94    03/10/2013    4 recensioni
Quando Harry Potter scompare all'età di sette anni, l'intero mondo magico si affanna per cercarlo e portarlo in salvo, ma alla fine anche Silente è costretto ad arrendersi all'evidenza: Il Bambino che è Sopravvissuto è perduto per sempre...
O forse no?
All'insaputa di tutti, Harry arriva ad Hogwarts per il suo primo anno sicuro del suo talento e delle sue ambizioni, ma ha ancora tanto da imparare sul mondo dei maghi, e la Guerra nonostante tutto incombe.
E questa volta potrebbero non essere solo i maghi a scendere in campo.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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La conversazione con Veles avrebbe finito col rovinargli le vacanze di assoluto relax che aveva progettato, ne era certo. Non faceva che pensare alla Pietra, a Voldemort, a Piton. Lavr gli aveva suggerito di non ossessionarsi troppo su quelle che erano semplici speculazioni, ma come poteva non rimuginarci su? Uno dei suoi professori stava aiutando Voldemort! Doveva sapere. Doveva scoprire da chi doveva guardarsi. E sapeva chi poteva aiutarlo. Per questo quella sera, a cena, decise di affrontare il discorso con il suo tutore.

«Devo parlare con Veles» gli disse dopo avergli raccontato dei mesi trascorsi a scuola.

«Perché?» chiese il demone, senza però mostrarsi sorpreso.

«Voglio indagare nel passato di Raptor e Piton, ma per farlo ho bisogno di qualcuno che abbia contatti nel mondo magico, e tu…»

«Non sono la persona adatta» convenne Lavr «Se è davvero quello che vuoi, gli parlerò. D’altronde, sono certo che abbia iniziato a raccogliere informazioni da quando ha intercettato la lettera che mi hai mandato. Ma voglio che tu stia attento».

«Lo so, non vuoi che mi metta in mezzo».

«Quello, e devi fare attenzione con Veles. Il momento è delicato, e lui non aspetta altro che l’occasione di usarti a suo vantaggio.»

«Di cosa stai parlando?» domandò il ragazzo, confuso.

Lavr sospirò. «C’è agitazione nell’aria. Sono stato alla corte di Veles in questi mesi. Vi si respira un’atmosfera di attesa febbrile. Si colgono sussurri, ovunque risuonano frasi concitate mormorate nel buio. I vampiri sono in subbuglio, ed erano secoli che non ne vedevo così tanti radunarsi intorno al loro Signore. Sono sul piede di guerra».

«Guerra? Contro chi? Io non ho sentito niente!»

«Questo perché la mia razza agisce nell’ombra, e i pochi segnali vengono ignorati dalle alte sfere e mascherati al pubblico».

Harry si girò, sorpreso, vedendo l’oggetto della loro conversazione entrare nella stanza con i vestiti strappati e macchiato di vernice gialla.

«Ma cosa…?» esclamò stupefatto; con la coda dell’occhio vide Lavr portarsi un calice alla bocca per mascherare un ghigno.

«Cosa ti è successo?» domandò il ragazzo.

«Niente, ora anche gli edifici hanno il senso dell’umorismo» grugnì il vampiro, levandosi ciò che restava della sua camicia e sedendosi accanto a loro. «Quindi, mi pare di capire che ti serva il mio aiuto.»

Harry annuì.

«Molto bene. È bello vedere che sei capace di decidere con la tua testa, pasticcino. Conosco la persona che fa al caso nostro, ed è già al lavoro. Come ha detto lui» indicò Lavr «questa faccenda ha catturato il mio interesse. Ma voglio qualcosa in cambio del mio aiuto.»

«Veles…» lo ammonì il demone.

Il vampiro alzò una mano. «Tranquillo, tranquillo. Non metterò nei guai il tuo protetto. Chiedo solo che tenga gli occhi bene aperti a scuola e mi metta al corrente di ogni cosa sospetta. Entrambi non vogliamo che Voldemort metta le mani sulla pietra, tanto vale collaborare per prevenire che questo accada.»

«D’accordo» disse Harry. «Ma c’è una cosa che non capisco. Tu detesti Silente. Perché allora odi anche Voldemort?»

Veles lo guardò carico di disappunto. «A quanto pare, non sai ancora niente sul mondo magico» disse sepolcrale.

Harry arrossì davanti al suo sguardo, sentendosi punto sul vivo. Era vero, nonostante i libri che aveva letto e lo sforzo incessante di documentarsi il più possibile, quando era arrivato a Hogwarts si era sentito un estraneo. Non si sentiva parte del suo mondo: era stato cresciuto da dei babbani prima e da un demone dopo, e alcune tradizioni dei maghi gli sembravano ancora aliene. Come nella notte di Halloween, quando si era scoperto ignorante sulla festività di Samhaine. «Allora informami tu» disse fermamente, fissando il vampiro negli occhi cremisi.

«Molto bene. Ma sarà un discorso lungo, mi servirà qualcosa per sciacquarmi la bocca. Lavr, hai qualcosa o devo rifarmi i canini sul marmocchio?».

Il demone gli scoccò un’occhiata annoiata e invocò un calice dorato, colmo di sangue. «Tieni, affogatici pure. Se non vi dispiace, io mi ritiro nel mio studio. Questa conversazione non m’interessa. Harry, bentornato. Veles, non distruggere niente. A dopo». Aprì un passaggio nascosto nel muro e sparì.

«Non sapevo ci fosse un passaggio là» commentò Harry.

«Si beh, buona fortuna a orientarti in questo posto. Torniamo al discorso. Presta attenzione, perché ti parlerò di miti tramandati dall’alba dei tempi, di leggende perdute e riscoperte infinite volte nel corso dei millenni, di guerre e di conflitti, e dell’origine stessa del mondo» cominciò il vampiro, gesticolando «Immagino che tu sappia, che le più antiche civiltà veneravano la Dea madre, la natura benigna, la fonte di vita. Ma fin dalle epoche più remote, diverse razze popolavano la terra. Ciascuna con le proprie credenze, le proprie aspirazioni, le proprie debolezze. Inizialmente, anche i non maghi erano consapevoli dell’esistenza della magia e di razze senzienti non umane, ma con il passare dei secoli, questa conoscenza è andata perduta e si è trasformata in mito. Ma al momento, questa parte della storia non c’interessa. Quello che conta, è che i maghi e le altre razze magiche, un tempo facevano realmente parte dello stesso mondo: convivevano fra di loro, nonostante le differenze. Come i babbani credevano nella Dea Madre, noi credevamo nella Magia. Secondo la tradizione, il mondo è stato creato in equilibrio tra i contrari: luce e buio, maschile e femminile, bene e male. Questi opposti cercheranno sempre di prevalere l’uno sull’altro, ma questo non dovrà mai accadere».

«E’ il principio cardine delle filosofie orientali»

«Si, ma nel nostro mondo non si tratta di speculazioni filosofiche, è la realtà delle cose. L’intero mondo magico e le sue creature sono divisi in due fazioni per nascita: luce e buio.»

«Ma questo è ridicolo» lo interruppe Harry «Ognuno sceglie il proprio destino. Sono i maghi a decidere che tipo di magia praticare!»

«E’ vero, ma non puoi negare che per nascita si è più portati per un certo tipo di incantesimi. La magia scorre nel sangue».

«Non dirmi che sei anche tu un fanatico del sangue puro!» esclamò Harry.

Il vampiro fece una smorfia. «Credimi, non è solo una teoria quella della preservazione del sangue puro, ma non m’interessano le beghe tra maghi e non ho il tempo, né la voglia, di colmare tutte le tue lacune. Se l’argomento t’interessa, ti consiglio di parlarne con i tuoi adorabili compagni di casa. Io ti sto offrendo un quadro più ampio. Nel corso della storia le due fazioni rivali si sono scontrate ripetutamente e si sono alternate al potere. Si dice che la storia è un cerchio che si ripete all’infinito: una delle due parti prende il potere e lo conserva, finché l’altra non si ribella, e dallo scontro solitamente nasce una nuova era. La storia è piena di grandi figure che hanno assunto il ruolo di leader, la cui superiorità era tale da essere accettati e seguiti da tutte le razze del loro stesso schieramento. Dopo la morte del Lord Oscuro Dimitrov, avvenuta negli ultimi anni del Settecento, la luce ha assunto il controllo dell’intera Europa. La situazione è rimasta immutata finché uno dei maghi più potenti maghi di sempre non ha cominciato a radunare seguaci. Gli schieramenti si sono preparati alla guerra, da ogni parte d’Europa maghi e creature oscure si sono alleate per combattere. Ma la guerra non c’è stata; il conflitto è stato risolto da un duello tra i due leader, Silente e Grindewald. Come saprai, il loro scontro è stato leggendario, ma sfortunatamente Grindewald è stato sconfitto e rinchiuso a Nurmengarden, la prigione che egli stesso aveva costruito. Il suo esercito si è sfaldato, le speranze di riscatto delle forze oscure sono state deluse e la luce ha continuato a governare, e lo fa tuttora. Ma ormai ha tenuto il controllo troppo a lungo. Dopo due secoli di potere, la nostra nemica è diventata audace come non mai. Nella foga di distruggere tutto ciò che era oscuro o semplicemente diverso, i maghi hanno dimenticato gli antichi miti, hanno scordato l’importanza dell’equilibrio. Il mondo ha bisogno di qualcuno che rimetta le cose a posto».

«Qual è il ruolo di Voldemort in tutto questo?»

«Voldemort non è che l’ombra di un Lord Oscuro, un fantoccio, figlio delle politiche cieche e ignoranti degli ultimi secoli. Non ha niente a che vedere con i grandi maghi oscuri del passato» rispose Veles, sprezzante.

«Eppure, viene considerato il più grande mago oscuro di tutti i tempi» obiettò Harry. «Più potente dello stesso Grindewald».

Il vampiro alzò gli occhi al cielo «Per prima cosa, tu fra tutti dovresti sapere bene che questo non è vero. Per quanto duecento anni di governo della luce siano riusciti a spazzare via dalla memoria dei maghi la verità su Merlino, tu ed io sappiamo che lui era il più potente mago oscuro del mondo. Né Voldemort né Grindewald possono reggere il confronto. In ogni caso, forse Voldemort era magicamente più potente del mago tedesco, ma ciononostante non merita il titolo di Lord. Questo spetta a colui o colei che viene incaricato dalla Magia di guidare tutti gli esseri oscuri. Voldemort si è autoassegnato il titolo e l’ha usato per procurarsi seguaci tra le creature magiche emarginate e discriminate, che hanno creduto alle sue vuote promesse. Tuttavia, Voldemort non combatte per creare un mondo nuovo. Forse all’inizio, ma poi le sue paure lo hanno reso folle. Lui e i suoi seguaci non sono diversi dai patetici ometti che governano attualmente l’Europa. Credono che i maghi possano sopravvivere senza l’appoggio delle altre creature, pensano di essere superiori. Hanno dimenticato le regole della magia. Il problema non è la supremazia della luce, ma che l’equilibrio è andato perduto: le due fazioni si sono disgregate; maghi oscuri e della luce si sono mischiati tra loro, si sono alleati nell’intento di combattere i loro naturali compagni. Capisci ora? L’ultima guerra magica è stata una farsa: un Lord Oscuro che non era tale, interessato solo al potere, e ad opporglisi un Lord della luce incapace di fare il suo dovere».

«Parli di Silente?»

«Silente conosce bene le leggi della magia. Sa meglio di chiunque altro che questa situazione non può continuare. Eppure, dopo la sconfitta di Grindewald, si è rintanato a Hogwarts, senza rivendicare appieno il suo titolo di Lord della luce, lasciando che personaggi greti e mediocri distruggessero ciò che restava delle antiche tradizioni, opponendosi con debolezza alle leggi discriminatorie approvate contro i non umani, nella convinzione che il vero nemico fosse la Magia Oscura, e che la perdita dell’identità fosse il prezzo da pagare per sconfiggerla e estirparla. Silente si è convinto che sia la cosa migliore, che il mondo può andare avanti anche senza la tensione tra le due opposte tendenze. I suoi deboli tentativi di sostenere l’uguaglianza tra tutte le creature non sono che un modo per ripulirsi la coscienza. Ma le leggi della magia non possono essere bleffate. La guerra è alle porte. Non resta che sperare che quando scoppierà, ci sarà un Lord Oscuro, uno vero, a guidare le forze oscure, di nuovo unite, e riportare l’ordine, altrimenti il futuro sarà quanto mai incerto. Finora la mia razza e le altre creature si sono astenute dal combattere i maghi, nel tentativo di restare fedeli alle regole, nella speranza che i maghi comprendessero la gravità delle loro azioni, ma non rimarremo ancora a lungo inerti a farci schiacciare. Le forze oscure combatteranno, e se non potranno farlo con i maghi oscuri, lo faranno contro di loro».

«Che cosa intendi?»

«Intendo che se qualcuno tra i maghi non aprirà gli occhi, la vostra razza pagherà a caro prezzo la vostra tracotanza. Pensate di essere superiori al resto del mondo, siete sicuri che la vostra magia vi protegga da ogni minaccia, ed in passato forse è stato così. Ma io non credo che la storia sia ciclica. Io penso che le cose possano cambiare. Se i nostri naturali alleati si ostineranno a combatterci, ci rivolgeremo da un’altra parte».

«Stai dicendo che visto che maghi oscuri e della luce si sono alleati contro i non umani, questi si alleeranno tra di loro contro i maghi? È una possibilità remota, forse non so molto sul mondo della magia, ma so che i centauri, gli elfi, i goblin, non farebbero mai causa comune con voi. E tra le creature oscure, senza un leader, sarà difficile che vampiri, giganti, e lupi mannari si uniscano».

Il vampiro ghignò, e Harry percepì un’ondata di potere venire da lui. Non era propriamente magia oscura, perché in quanto vampiro, il potere magico di Veles era limitato, ma era un’autorevolezza che prima non gli aveva mai visto. Per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, capì perché i vampiri lo consideravano il loro Signore indiscusso. «Oh, ma ci sono anche altre strade da percorrere. Strade mai battute prima, che potrebbero generare effetti imprevedibili. Vedi, sono ormai cinquant’anni che un’immagine mi gira in testa. Da quando il mondo è entrato nel più grande conflitto della sua storia. Ecco vedi, io immagino il Ministero della Magia e i trionfi maghi che vi lavorano, così convinti della loro superiorità da non prestare attenzione a ciò che accade al di fuori del loro piccolo mondo. E mi chiedo quanto durerebbero, in una guerra, contro le bombe e i missili e le armi chimiche. Mi chiedo che difesa potrebbero offrire, le vostre amate bacchette, contro le tecnologie sempre più potenti e distruttive dei babbani».

Un brivido attraversò la schiena del ragazzo, ma Veles si affrettò a rassicurarlo, con aria compiaciuta: «E’ uno scenario interessante non trovi? Ma io spero che non si arrivi a questo, no. Ho vissuto più di quanto tu non possa immaginare, i millenni mi hanno reso saggio, e non voglio contravvenire alle leggi che regolano il mondo per capriccio. No, io spero che questa buia epoca termini per mano di un nuovo Lord oscuro.»

«E il ritorno di Voldemort complicherebbe le cose. Merlino, tutto questo è… è troppo! Non so cosa pensare».

«Devi sapere cosa c’è in ballo; dovrai prendere una posizione prima o poi» disse Veles, serio come non mai.

«Perché? Perché continui a ripetere che io sono immischiato in questa storia? Io non…»

«Non ti sei mai chiesto perché Voldemort abbia tentato di ucciderti quando eri un neonato, Harry Potter?»

Preso in contropiede, il ragazzo scosse il capo.

«Non si sa per certo, ma alcuni pensano che volesse prevenire il sorgere di un nuovo, vero, Lord Oscuro».

«Io?» boccheggiò Harry «ma avevo solo un anno!»

«Molte speranze sono riposte in te. E che sia vero o no, ti ho visto studiare la magia con Lavr. Ho visto la tua passione, così come ho visto la tua ambizione, la tua brama. Hai un grande potere, sei l’erede di Merlino, l’unica persona al mondo ad essere sopravvissuto alla maledizione senza perdono. Non ti preoccupare, avrai tempo per decidere, ma sappi che nell’istante in cui Voldemort dovesse tornare, ti darà la caccia, e la tua nuova identità non basterà a proteggerti». Si alzò in piedi. «Devo andare ora. Fatti trovare qua domani alle nove. Scopriremo la verità sul servo di Voldemort insieme. Au revoir».

Il resto della giornata passò velocemente. Harry non cercò la compagnia di Lavr, preferì restare solo per metabolizzare le nuove scoperte. Nella sua mente, ripensava alle parole di Veles, alla prospettiva di una guerra imminente. Eppure, ciò che più lo aveva colpito, era l’idea che alcuni credessero che lui potesse diventare il leader delle forze oscure. Scosse il capo, cercando di fare chiarezza tra i suoi pensieri. Meglio dormirci su. Si recò in bagno per lavarsi i denti, ma si bloccò davanti allo specchio. Osservò il suo riflesso, e non poté fare a meno di immaginarsi adulto, circondato da un esercito. Il Lord Oscuro scelto della magia. Qualcosa si risvegliò dentro di lui, qualcosa di bestiale, una brama intensa, mai sperimentata prima, e scoprì di desiderare che quell’immagine diventasse realtà con ogni fibra del suo essere.

 

Dopo una notte agitata da sogni confusi, Harry si preparò per l’appuntamento con Veles. Scese in cucina vestito di tutto punto, salutò Lavr e si versò del succo di frutta, senza nemmeno sedersi. «Ho un appuntamento con Veles» spiegò.

«Credimi» disse il demone alzando gli occhi al cielo «non c’è bisogno di affrettarsi.»

Harry iniziò a capire cosa avesse voluto dire quando le lancette dell’orologio segnarono i minuti e poi le ore senza che il Signore dei vampiri si degnasse di arrivare. Quando infine comparve in cucina alle cinque del pomeriggio, il ragazzo dovette faticare non poco per trattenersi dal lanciargli qualche fattura.

«Avevi detto di svegliarmi presto» sibilò.

«Si beh, non è salutare dormire fino a tardi» replicò Veles, ilare. «Comunque sono stato trattenuto, ma ora possiamo andare».

«Dove esattamente?»

«A Londra». Il vampiro afferrò una mela dal centrotavola proprio mentre Lavr entrava nella stanza.

«Mi dimentico sempre di metterci il veleno» commentò casualmente il demone. Veles gli lanciò un’occhiataccia e addentò il pomo con aria di sfida.

«A Londra dove?» chiese Harry.

«Devo incontrarmi con la donna che ho incaricato di raccogliere informazioni, una magano che lavora al Ministero. Non sa nemmeno da che parte si regga una bacchetta, però è la migliore quando si tratta d’intrufolarsi e spiare, e non c’è serratura che riesca a resisterle. Così, visto la paga da fame che le danno, arrotonda facendo dei lavoretti in proprio nelle case dei babbani, e a volte accetta qualche incarico che le affido io o altri abbastanza furbi da riconoscere del talento quando lo vedono. Mi ha mandato un messaggio proprio ieri per dirmi che ha raccolto abbastanza informazioni.»

«D’accordo» disse Harry «Andiamo. Tu vieni Lavr?»

«Non me lo perderei per niente al mondo» fu l’annoiata replica.

 

 

«Non penso di poter stare qui» mormorò Harry poco dopo, sentendo le guance andargli a fuoco. Veles li aveva trascinati in quello che aveva tutta l’aria di essere un night club; era praticamente deserto, visto che era ancora presto, così presero posto in un tavolino in prima fila davanti al palco dotato di palo per la lap dance. Una ragazza vestita con dei cortissimi pantaloncini e un reggiseno che lasciava poco spazio all’immaginazione si avvicinò immediatamente e salutò Veles con un bacio a fior di labbra.

«Era da un po’ che non passavi da queste parti» esclamò. Aveva una voce leziosa che la rese immediatamente antipatica al maghetto. «Sei qui per vedere Alex? Manca ancora un po’ alla sua esibizione.»

«No, cherie, in realtà sono qui per affari» replicò il vampiro abbracciandola per la vita. «Portami il solito, e lo stesso anche per il mio amico».

La cameriera scoccò un’occhiata ammirata al demone, che la ignorò. «D’accordo. E il bambino cosa prende?» chiese, girandosi verso Harry con un sorriso più falso del suo seno.

Il ragazzo stava per rispondere, ma Veles lo precedette e ordinò una coca. Come si fu allontanata, Lavr chiese, con la solita calma: «Ma non potevi scegliere un altro posto per questo incontro?»

«Che tu ci creda o no, l’ha scelto il mio contatto, non io. Non ci vengo così volentieri, ma visto che tutti quelli che ci lavorano sono sul mio libro paga, non c’era ragione di protestare».

«Quando dici sul tuo libro paga…»

«Intendo che sono tutti sotto Fascino, si» confermò gioviale. «Questo posto ha una clientela variegata. Io gli aiuto a coprire certi loro affari con la polizia, e loro procurano cibo ad alcuni dei miei neovampiri. Sapete, qui girano tante persone di cui nessuno noterà mai la scomparsa. E loro si occupano anche di non lasciare tracce. È perfetto».

Harry preferì non commentare. Si girò a guardare il locale, lieto che fosse troppo presto perché si riempisse. Si chiese quanti babbani fossero sotto il controllo del vampiro. Ripensò alle sue parole del giorno prima, all’idea dei vampiri alleati con i non maghi, e rabbrividì.

La ragazza di prima tornò poco dopo con le loro ordinazioni, che servì avendo cura di sporgersi in avanti per donare ai due adulti una panoramica del suo seno. Harry sogghignò quando vide il suo risentimento per l’indifferenza del demone, e anche Veles parve averlo notato, perché sembrava diviso tra il divertito e il seccato per la noncuranza dell’amico.

Dopo qualche minuto passato in silenzio, una donna si avvicinò a loro tavolo. Non c’erano dubbi sul fatto che non lavorasse lì: era una signora di mezza età dall’aspetto anonimo: magra, con dei vestiti spenti e troppo larghi e dei grossi occhiali che le davano l’aspetto di una mosca. Li salutò e si sedette con loro. Aveva una voce bassa, sottile. Era il tipo di persona che passa sempre inosservata; lo stesso Harry - che pure aveva una buona memoria per le fisionomie - era sicuro che se l’avesse incontrata in un altro contesto non l’avrebbe mai notata. Eppure, Veles parve estasiato di vederla. Le rivolse un gran sorriso e si affrettò a richiamare la cameriera per farle portare un drink, che lei vuotò in un sorso.

«Allora, hai portato tutto?» le chiese.

«Si, ho tutto qua nella mia borsa» rispose la donna, asciugandosi la bocca con la manica destra. «Lei ha portato i soldi?»

Harry, che stava osservando attentamente il vampiro, notò un fremito agli angoli della sua bocca, e lo attribuì allo sforzo del biondo di essere gentile. Veles allungò un mazzo di banconote babbane alla donna, che le afferrò e le contò rapidamente, per poi annuire soddisfatta e tirare fuori una pila di fogli dalla borsa.

«Qui troverete le informazioni che avete richiesto» disse. Si raddrizzò e cominciò, con tono chiaro e professionale: «Dagli archivi del Ministero della Magia, processo a Severus Piton, accusato di attività criminali e di appartenenza al gruppo di seguaci di colui che non deve essere nominato noti con il nome di mangiamorte. In data 9 dicembre 1981, la suprema corte del Wizengamot dichiara Severus Piton non colpevole. Motivo della sentenza: pur essendo stato accertato che Piton fosse un mangiamorte e nonostante le prove che egli abbia partecipato in diverse occasioni alle retate degli stessi, la corte ha preso atto della testimonianza di Albus Silente, il quale assicura che Piton non ebbe mai un ruolo centrale nelle attività illecite dei mangiamorte e che, pentitosi delle sue scelte, sia diventato una spia per la luce mesi prima della caduta di Colui che Non Deve essere Nominato».

«Piton era una spia tra i mangiamorte?» ripeté Harry, sbalordito.

La donna si girò verso di lui e annuì. «Queste sono le informazioni che ho trovato negli archivi giudiziari, ma nel fascicolo troverete tutto il resto. Per quanto riguarda l’altro uomo, Raptor, non ho trovato precedenti penali; in generale, è stato più difficile indagare sul suo passato. A mio parere, questo è sospetto, ma giudicherete voi».

Veles prese le due cartelle e le sfogliò rapidamente, annuì soddisfatto. «Molto bene, hai fatto un ottimo lavoro, come sempre.»

«Non è difficile quando puoi intrufolarti negli archivi inosservata».

«Ed è lì che sta la tua bravura. Per ora è tutto. A meno che voi due non vogliate aspettare che inizi lo spettacolo…» sorrise a Harry e Lavr, ma davanti alle loro facce poco entusiaste tornò serio «Allora noi andiamo. Tu divertiti, Magnolia. I drink sono sul mio conto. Domani ti farò sapere se mi occorre altro». Si alzò e si diresse verso l’uscita, e Lavr e Harry lo seguirono.

Improvvisamente, lo videro bloccarsi, come pietrificato. Seguendo la direzione del suo sguardo, Harry vide una ragazza mora, bellissima ma truccata pesantemente, vestita con una corta vestaglia rossa e dei tacchi altissimi. La mascella di Veles si indurì, mentre la sconosciuta lo guardava con rabbia crescente; i lineamenti dolci del suo viso si deformarono in un’espressione animalesca, gli occhi vermigli brillarono nella penombra, la bocca si aprì a rivelare dei canini affilati.

«Alex, che cazzo stai facendo? Muovi il culo, tra un po’ inizia il tuo spettacolo» urlò una voce maschile. La ragazza parve calmarsi, il suo viso tornò normale. Con un’ultima occhiata di puro disgusto, si voltò e sparì dietro una porta riservata. Senza commentare, Veles uscì dal locale.

 

Tornati al Palazzo, Harry e Veles si diressero verso l’accogliente soggiorno per studiare i documenti che Magnolia li aveva consegnato. Lavr li seguì, ma s’immerse nella lettura di un tomo antico, ignorandoli. Decisero di dividere il lavoro per fare più velocemente; Harry scelse di studiare il fascicolo di Piton, mentre il vampiro prese         quello di Raptor.

Fin dalle prime pagine, rimase impressionato dall’accuratezza delle ricerche. Nel fascicolo, la donna aveva ricostruito dettagliatamente la vita del suo capocasa. C’era la sua scheda scolastica, inserti di giornale sulla sua attività di pozionista, schede informative sulle persone a lui più vicine, vecchie foto e perfino l’abero genealogico della sua famiglia. Via via che scorreva le pagine, sentiva di essere una spanna più vicino a comprendere Piton, un uomo che nei pochi mesi trascorsi a Hogwarts aveva imparato ad apprezzare, nonostante il suo carattere cinico e sarcastico. Scoprì che era mezzosangue: sua madre, Eileen Prince, era l’erede di un antica casata purosangue nota per la pratica delle arti oscure; era stata smistata a serpeverde e finita la scuola si era sposata con un babbano, Tobias Piton, perché incinta. Severus era nato il nove gennaio 1960 nel quartiere di Spinner’s End, dove abitava tuttora. Sua madre era stata privata di quel poco che restava del patrimonio dei Prince a causa del suo matrimonio, e Tobias era un muratore e un alcolista. Così Piton, cresciuto in un ambiente familiare poco felice, probabilmente era stato lieto di andare a Hogwarts. Era stato smistato a serpeverde, ovviamente, ed era stato uno tra i più brillanti studenti del suo anno, con un particolare talento per le pozioni. Nella parte del fascicolo dedicata agli anni a Hogwarts erano riportate anche delle note sul suo comportamento o che comunque lo riguardavano. Nel leggerle, il cuore di Harry perse un battito più di una volta. Il nome di suo padre compariva di frequente, in genere in compagnia di quelli che erano sicuramente suoi amici, Sirius Black, Peter Minus, e talvolta anche un certo Remus Lupin. All’inizio, scorrendo i resoconti di scherzi, duelli e liti, ne ricavò l’idea che James e Piton fossero stati rivali, cosa non inconsueta tra grifondoro e serpeverde, ma continuando con la lettura, notò che era quasi sempre suo padre ad attaccare. Gli diede fastidio, e non poco, pensare che l’uomo che gli aveva dato la vita fosse stato un bullo, soprattutto visto che Piton era stato il suo bersaglio.

Eppure, fin dagli ultimi anni di scuola, poté vedere un cambiamento nel suo capocasa: a partire dal quinto anno, iniziò a trovare cenni di attività proibite compiute da lui e un gruppetto di altri serpeverde. Magnolia aveva riportato qualche informazione su ognuno di loro. Avery, Nott, Lestrange, Malfoy. Tutti in seguito accusati di essere mangiamorte e in alcuni casi condannati.

Non provò biasimo per Piton. Poteva comprendere quanto dovesse stato felice, il ragazzo emarginato, preso di mira dai bulli, nel stringere amicizia con un gruppo di ragazzi ricchi e influenti. Sicuramente, in quel periodo aveva iniziato a praticare le arti oscure. Finiti gli studi, la carriera di Piton era stata brillante. Il suo vecchio professore, Lumacorno, lo aveva caldamente raccomandato, e l’amicizia con Malfoy e il suo innegabile talento avevano fatto il resto. Poi era scoppiata la guerra. C’erano poche informazioni su quegli anni, la maggior parte delle quali contenute nei verbali del processo. Harry le lesse con attenzione, consapevole che le risposte che stava cercando era quasi certamente contenute tra quelle poche righe. Il suo professore era stato accusato nei primi mesi dalla scomparsa del signore oscuro, in seguito alle testimonianze di alcuni mangiamorte di poco conto. Non appena era stato fatto il suo nome, Albus Silente si era fatto garante della sua non colpevolezza e la sua testimonianza era risultata decisiva: il processo era durato solo un giorno e Piton era stato scagionato da tutte le accuse. Da quel momento in poi, aveva lavorato a Hogwarts. Seguivano alcuni appunti sugli ultimi anni che Harry saltò, frustrato. Non sapeva cosa pensare! Severus era stato un mangiamorte, eppure Silente sembrava fidarsi di lui. Perché?

Cercò di immedesimarsi nel suo professore. La sua vita non era stata facile, nessuno gli aveva mai regalato niente, anzi. Era stato un figlio non voluto, un mezzosangue nella purissima casa di serpeverde, perseguitato dai compagni di scuola; ma si era rialzato, con le sue sole forza. Aveva trovato un mezzo di riscatto nella sua intelligenza e nella pratica di arti proibite. Cosa aveva significato, per lui, essere un mangiamorte? Sentirsi parte di qualcosa di grande, far parte di una cerchia influente.

Potere, gloria, rivincita.

Piton era un mago oscuro per lignaggio e per scelta. E lo era ancora, aveva sentito il suo potere fin dalla prima volta che aveva messo piede nell’aula di pozioni. Allora perché cambiare fazione? C’era forse qualcosa che gli sfuggiva, qualcosa che Magnolia non era riuscita a scoprire, qualcosa che lo aveva cambiato? O forse Silente si era sbagliato. Magari, dopotutto, Piton era ancora fedele a Voldemort.

«Dannazione» sbottò Harry, chiudendo di scatto il fascicolo. Era deluso. Aveva sperato di scoprire che no, il suo capocasa non stava tentando di resuscitare l’assassino dei suoi genitori, e invece i suoi dubbi erano aumentati piuttosto che scomparire.

«Deduco che non hai trovato quello che cercavi» ghignò Veles.

«No! Piton era un mangiamorte, ma Silente si fida di lui. In questa cartella c’è riportata tutta la sua dannata vita, ma non c’è traccia del motivo per cui il preside lo ha tenuto fuori da Azkaban!»

«Cosa dice la sua testimonianza al processo?»

«Te l’ho detto, niente. Stando ai verbali, Silente si è alzato in piedi, ha detto che Piton era passato dalla loro parte prima della caduta di Voldemort e che si fidava di lui, e il Wizengamot lo ha dichiarato innocente. Tutto qui.»

«Non mi stupisce. Quei processi sono stati una vera farsa. Io invece credo di aver avuto più fortuna».

L’attenzione di Harry venne immediatamente catturata. «Cosa hai trovato?»

«Un sacco di noiosi dati sulla sua noiosa vita, ma proprio quando stavo per dar fuoco al fascicolo, ho letto qualcosa di interessante. Dopo aver occupato la carica di professore di Babbanologia, Raptor chiese un congedo di un anno per viaggiare. E indovina dove andò?». Fece una pausa per aumentare la suspense, e poi esclamò, vittorioso: «Albania!»

Lo guardò senza capire, e Veles gli rivolse un’occhiata di sufficienza. «Albania» ripeté «Merlino, non dirmi che non lo sai! È opinione comune, che Voldemort, o almeno quello che resta di lui, si sia rifugiato in Albania».

«Raptor potrebbe averlo trovato. O forse è andato là apposta per cercarlo» ipotizzò Harry.

«Esattamente la mia teoria. È un uomo mediocre, desideroso di fare qualcosa di grande. Immagino che sognasse di trovare Voldemort, aiutarlo a tornare e diventare il suo servo più fedele o boiate simili».

Il ragazzo non poté fare a meno di sentirsi sollevato, ma durò poco. «E’ solo una supposizione, però. Non abbiamo prove» disse.

Il vampiro prese il fascicolo di Piton e lo sfogliò velocemente, senza rispondere. Harry lo vide saltare gli anni di scuola e soffermarsi sui verbali del processo, la fronte aggrottata per la concentrazione e la bocca incurvata in una smorfia di disappunto. «Silente si è esposto molto per far scagionare Piton» pronunciò infine. «Dubito lo avrebbe fatto se non avesse avuto l’assoluta certezza sulla sua lealtà. E se anche Piton fosse riuscito a ingannarlo, perché cercare di rubare la pietra sotto il suo naso? No, sono quasi sicuro che sia Raptor il nostro uomo. Ma io non li conosco. Tu cosa pensi?».

«Contro Raptor abbiamo solo il viaggio in Albania…».

«Quello e il fatto che al ritorno ha fatto domanda per la cattedra di difesa e per ottenerla ha dato sfoggio di capacità magiche che in precedenza non aveva mai mostrato» disse il vampiro, indicandogli una pagina sulla cartella di Raptor. «Fossi in te mi concentrerei su di lui, anche se non devi sottovalutare Piton. Se proverai a prendere la pietra…»

«Credevo avessimo concordato sul fatto che fosse una pessima idea». Harry e Veles si girarono contemporaneamente. Aveva dimenticato, e evidentemente anche il vampiro, che Lavr fosse nella stanza.

«Lavr ha ragione. Non sono affari miei. Silente sa che qualcuno sta dando la caccia alla pietra e saprà anche perché la vuole. Se ne occuperà lui. Ora scusatemi, devo andare in bagno». I due adulti storsero il naso all’ultima frase, ma lui non se ne curò e uscì dalla stanza.

Quando stava tornando, però, commise l’errore di appoggiarsi per un secondo alla parete del corridoio, aprendo inavvertitamente un passaggio segreto. Incuriosito, entrò. Fosse stato un poco più alto, avrebbe dovuto camminare curvo: il passaggio era stretto e basso, e la fioca luce della bacchetta lo illuminava completamente. Lo percorse velocemente, arrivando davanti a un muro. Deluso, stava per tornare indietro, quando gli giunse la voce di Lavr, nitida come se fosse a pochi passi.

«La ragazza del night club. Alex» stava dicendo il demone.

Harry si avvicinò al muro. Lo toccò con la bacchetta, e quello si trasformò in un vetro trasparente, dal quale poteva vedere Lavr e Veles seduti nel accogliente salone. Stando alla prospettiva dal quale li osservava, doveva trovarsi dietro al grande specchio situato in fondo alla stanza. I due uomini erano poco lontani: Lavr gli dava le spalle, mentre poteva vedere il profilo del vampiro.

«Era la ragazza che mi avevi mostrato in quel locale quattro anni fa» continuò il demone.

«Mi sorprende che te la ricordi» lo derise Veles. Il suo tono era indisponente, ma Lavr non diede cenno di esserne infastidito.

«Sai bene che la mia memoria è perfetta, inoltre quella ragazza era particolare. Aveva una bella voce. Sembravi molto preso da lei».

Il vampiro lo ignorò, girandosi a guardare verso il punto in cui si trovava Harry. Il ragazzo temette che lo avesse scoperto, ma poi il vampiro tornò a fronteggiare Lavr. Sospirando per il sollievo, il mago si disse che avrebbe fatto meglio a smettere di origliare, ma non riuscì a vincere la propria curiosità.

«Ho avuto l’impressione che fosse ridotta male» disse ancora il demone.

«Senti, a te che te ne frega eh? L’ho trasformata quattro anni fa, e ora lavora in quel buco. Questo è tutto. Ah, lei mi odia, ma questo immagino lo avessi intuito».

«Però ti piaceva. Perché lasciarla a vivere in quelle condizioni? Perché non l’hai portata alla corte?»

La domanda cadde nel vuoto. Harry si decise ad andarsene, aveva giocato fin troppo con la sua buona sorte, quando colse la risposta del vampiro, mormorata con tono pieno di sprezzo e delusione.

«Credevo fosse speciale. Era così bella, così fresca. Volevo darle tutto, volevo che lei mi desse tutto».

«E poi cosa è successo?»

«L’ho trasformata, ma è stato uno sbaglio. È diventata tediosa, insignificante, debole. L’immortalità non le dona».

 

Harry non tornò dai due adulti, bensì decise di stare un po’ da solo, in camera sua. Quei pochi giorni erano stati pieni di scoperte, tra ciò che gli aveva detto Veles e le scoperte su Piton, e ora questa conversazione.

L’immortalità non le dona.

Ripensò al bel viso della giovane, carico di rabbia e disperazione, e provò un’ondata di sdegno per il modo in cui Veles aveva parlato di lei. Sembrava un bambino che avesse rotto il giocattolo preferito!

Era troppo. Tutte le informazioni che gli erano state date… pensò a Voldemort, a Silente, a Veles, e si rese conto che non era che un bambino, confronto a loro. A scuola poteva anche essere considerato un prodigio, ma loro avevano un esercito, influenza, decenni di esperienza, anzi, nel caso di Veles, millenni.

Doveva diventare più forte. Non per quello che gli aveva detto Veles, non era ancora pronto ad accettare l’idea di diventare il capo delle forze oscure. Quello era un pensiero stravagante, alieno. No, doveva diventare potente, perché solo quando sarebbe stato invincibile, sarebbe stato completamente libero. Come Lavr.

Di scatto, colto da un impulso irrefrenabile, si gettò fuori dalla stanza e corse verso la biblioteca; gli bastò pensare al libro che stava cercando perché questo gli apparisse davanti.

Introduzione alle arti oscure nel combattimento.

Si sedette sulla poltrona, e iniziò la sua lettura.

 

 

 Eccomi di nuovo qua :)  Questo capitolo è abbastanza importante, e ormai ci avviciniamo alla fine del primo anno. Con questo si  conclude la parentesi sulle vacanze, nel prossimo capitolo ci sarà il ritorno a Hogwarts e sarà quasi tutto  dal pov  di Severus.  Spero che vi sia piaciuto e che il discorso di Veles sia chiaro. Alla prossima :)

  
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